anche se cresce dentro di esso: "l'attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì stimolare piuttosto la sollecitudine a coltivare questa terra, dove cresce quel corpo dell'umanità nuova che già riesce ad offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo (SRS 27,d). L'esito che non si identifica con il lavoro è la stessa umanizzazioen dell'uomo e della società.
Ora, le scelte del passato non precludono il futuro, perchè Dio attraverso la terra rinnova la sua promessa. Tutto questo è legato, però, ad una condizione: l'osservanza di un comportamento che trascrive nel quotidiano la volontà di Dio. Per il magistero sociale l'ingiustizia sociale e l'idolatria corrodono dal di dentro la benedizione di Dio, deformano l'ideale inscritto nella terra perchè legge e vita sono solidali, obbedienza e benedizione stanno o cadono insieme, il modo buono nasce germoglia sul cuore giusto: ". Il carattere morale dello sviluppo e la sua necessaria promozione sono esaltati quando c'è il più rigoroso rispetto di tutte le esigenze derivanti dall'ordine della verità e del bene, propri della creatura umana ... il vero sviluppo deve fondarsi sull'amore di Dio e del prossimo, e contribuire a favorire i rapporti tra individui e società. Ecco la "civiltà dell'amore", di cui parlava spesso il Papa Paolo VI" (SRS 33).
Segue sul file allegatodon Giuliano Gazzetti, ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, Modena Premessa al saper giudicare (discernimento) 1. Saper giudicare questo nostro tempo è il compito, per magistero della Chiesa, di un processo di discernimento ad opera di un soggetto: la comunità cristiana (Cf OA 4). E' il compito pastorale della chiesa nella società complessa, un atteggiamento di fiducia nei confronti della realtà civile, nella quale si cercano i "segni dei tempi" (GS 4 e 11). Il discernimento si rende necessario per due ordini di motivi: per l'ambivalenza tra una lettura storica e sociologica della realtà e quella della fede (la realtà ha due dimensioni), e per una certa ambiguità insita nelle vicende umane, essendo la storia aperta sia al bene che al male. Nella prospettiva del fare discernimento occorre cogliere quel significato degli avvenimenti che ci offrono, nel nostro caso, le encicliche sociali. Queste, nel dialogo tra Parola e storia, propongono ai credenti, "principi di riflessione, criterio di giudizio e direttive di azione" che intendono costituire una "risignificazione" della storia stessa a partire da diversi luoghi ermeneutici come l'impresa, lo sviluppo, ... e nel nostro caso, il mondo rurale L'insegnamento sociale della chiesa orienta e qualifica il discernimento sulla mondo rurale, perchè cerca di cogliere l'"uomo in situazione", inserito in una concreta realtà sociale e culturale. Tuttavia "i valori ... entrano frequentemente in conflitto con le situazioni in cui sono negati apertamente o indirettamente. In tali casi, l'uomo si trova nella difficoltà di onorarli tutti in modo coerente e simultaneo. Per questa ragione diventa ancor più necessario il discernimento cristiano delle scelte da fare nelle diverse circostanze, alla luce dei valori fondamentali del cristianesimo. Questo è il modo di praticare l'autentica "sapienza" che la Chiesa richiede all'impegno sociale dei cristiani e tutti gli uomini di buona volontà" (La dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale 45) 2. Per questo motivo non possiamo eludere una premessa al tema del discernimento, al "saper giudicare l'aspetto della terra e del cielo": la possibilità di operare il discernimento cristiano è, innanzitutto, per il credente opera del dono dello Spirito che trasformando il cuore e la mente assume lo "sguardo di Dio" sulla condizione umana del nostro tempo. Il discernimento, per il credente, rimane un fatto spirituale e in questa dimensione scopre il senso degli avvenimenti, si forma ad una coscienza critica e profetica, ricerca la sapienza di Dio. Il discernimento spirituale matura nel crogiolo delle situazioni, attraversando lo spessore della loro problematicità, dei loro conflitti, delle loro situazioni. 3. Il processo di discernimento, richiede, inoltre, una capacità di distacco dal lavoro stesso e dalle sue dinamiche intrinseche, perchè la preoccupazione per il lavoro rischia di esaurire l'uomo nello sforzo di fare bene il proprio mestiere. Si verifica, allora, la chiusura dentro ricerca di identità totalmente legata ai gesti, ai pensieri, alle parole del proprio mestiere senza alcuna capacità di alzare lo sguardo oltre le logiche del lavoro stesso . In tal senso, troviamo un passo molto provocatorio, per il mondo rurale, nella scrittura: "Come potrà divenire saggio chi maneggia l'aratro, e si vanta di brandire un pungolo? Spinge innanzi i suoi buoi e si preoccupa del loro lavoro e parla solo di vitelli? Pone la sua mente a tracciare solchi, non dorme per dare foraggio alle giovenche" (Sir 38,25-26) E' il tema dell'idolatria del lavoro, un'attività che non lascia spazio a nient'altro, tanto meno alla ricerca della sapienza di Dio. Dentro l'idolatria del lavoro l'uomo si perde, smarrisce il senso della sua vita, soprattutto il suo carattere di dono. Smarrisce anche il rapporto con il dono della terra, non si riconosce più la logica interna ai beni della terra come benedizione di Dio. Allora, evocando le pagine dei profeti, alla giustizia subentra il sopruso, alla condivisione la rapina e l'accumulo, allora i beni diventano fonte di lacerazione e di dissidio e subentra la povertà dei rapporti sociali, la debolezza del tessuto collettivo. I. Il mondo rurale e le sue sfide Una breve analisi della situazione così come appare dai contributi offerti all'ufficio nazionale in preparazione al convegno sembra confermare l'idea di un mondo rurale come realtà molto differenziata: alcune realtà si presentano con le caratteristiche di vere e proprie imprese moderne che nulla hanno ad invidiare a quelle di altre settori produttivi, per altre si può parlare ancora di marginalità, se non di arretratezza. Per le prime il discorso etico potrebbe riguardare, per esempio, il modo di fare impresa da cristiani ripercorrendo i percorsi della dottrina sociale sullo stile dell'imprenditore cristiano e sulle finalità dell'impresa, per le seconde rimangono valide i non pochi richiami del magistero alla dovuta responsabilità, da parte delle istituzioni, al mondo agricolo e al suo necessario sviluppo economico-sociale. Ad un'analisi della situazione emergono poi - il riferimento è alla relazione del prof. Osti - "cause sia interne che esterne al mondo rurale", ragioni che sono di tipo economico, sociale e culturale. Un fitto intreccio di motivi: si va dalla difficoltà di interpretazione dello stesso mondo rurale per il quale appunto servono "nuovi paradigmi interpretativi" agli effetti della secolarizzazione delle campagne con i relativi cambiamenti di mentalità nei confronti di ciò che era tradizionale, si pensi alla "divaricazione piuttosto forte tra giovani e vecchi a proposito della famiglia"; dall'adeguamento alle logiche di mercato e di razionalizzazione delle reti commerciali alle nuove dinamiche di utilizzo di lavoratori extra comunitari nei periodi di raccolta di aree agricole specializzate; dal paradosso di "aziende senza eredi e giovani senza azienda" legato al mercato fondiario alle politiche agricole in sede comunitaria le cui ripercussioni saranno un ulteriore calo del numero delle aziende. Il mondo rurale è così attraversato da sfide che investono la sua capacità di iniziativa e di rappresentanza politica, la valorizzazione del settore agricolo nelle politiche ambientali e di commercializzazione dell'accoglienza, la ghettizzazione generazionale e il nuovo problema della convivenza a bassa densità, problematiche che nel loro insieme riguardano il futuro della qualità della vita non solo delle campagne, ma della stessa società italiana. Altre esigenze riguardano: il creare un tessuto civile tra soggetti che operano nel medesimo territorio, la rivitalizzazione dei piccoli centri, le difficoltà di integrazione tra chi vive nel territorio e chi vi abita da sempre, il pendolarismo transnazionale, la presenza del lavoro nero, le innovazioni tecnologiche nel campo delle biotecnologie, la necessità dell'associazionismo per gestire l'impatto della globalizzazione e la difesa della qualità del prodotto, il garantire trasparenza al consumatore, la difesa del bene terra contro fenomeni di rapina ad opera di imprese che non guardano ai problemi del terreno ...
II. Fare discernimento è come il lavoro dei campi La ricerca della sapienza (della volontà di Dio) è per la Bibbia come il lavoro dei campi. Essa richiede aratura e mietitura, raccolto e vendemmia: "avvicinati ad essa come chi ara e chi semina, ed attendi poi i suoi buoni frutti; con poca fatica la coltiverai e mangerai le sue delizie (Sir 6,19). Il lavoro dei campi è l'espressione metaforica della ricerca della sapienza perchè come il lavoro dei campi deve essere progettato, intelligente e ordinato, e il prodotto deve essere "buono". Per la scrittura il lavoro della terra nei suoi gesti tipici del seminare, del mietere, del coltivare e del raccogliere, le condizioni stesse in cui il lavoro agricolo si svolge conducono l'uomo a riflettere sulla sua condizione umana, sociale e culturale. La terra, quindi, per la Bibbia, fa pensare al mondo, all'uomo, agli altri, a Dio. In questo senso, anche per il magistero la terra è un simbolo capace di evocare l'intero sviluppo dell'uomo: " É chiaro che col termine "terra"", di cui parla il testo biblico, si deve intendere prima di tutto quel frammento dell'universo visibile, del quale l'uomo è abitante; per estensione, però, si può intendere tutto il mondo visibile... Le parole "soggiogate la terra" hanno ... indicano tutte le risorse che la terra (e indirettamente il mondo visibile) nasconde in sé, ... Esse abbracciano ugualmente tutte le epoche passate della civiltà e dell'economia, come tutta la realtà contemporanea e le fasi future dello sviluppo, le quali, in qualche misura, forse si stanno già delineando, ma in gran parte rimangono ancora per l'uomo quasi sconosciute e nascoste (LE 4,b) Il rapporto con la terra è, per la Bibbia, così radicale e insieme così delicato come il rapporto con la vita perchè "terra e sviluppo dell'uomo" si implicano a vicenda. La terra, come la vita, non è un oggetto, non è un bene tra i tanti, ma la condizione fondamentale di ogni bene. La terra come la vita va ascoltata perchè riveli quel carattere di benedizione e di dono, perchè riveli la "promessa" che nasconde nel suo grembo. Non a caso, anche per il magistero sociale, il lavoro agricolo ha una "funzione" che va oltre la stessa produzione di beni. Esso, nel suo svolgersi e compiersi, manifesta e richiama lo sviluppo integrale dell'uomo, il piano provvidenziale di Dio sulla storia: "Nel lavoro agricolo la persona umana trova mille incentivi per la sua affermazione, per il suo sviluppo, per il suo arricchimento, per la sua espansione anche sul piano dei valori dello spirito. É quindi un lavoro che va concepito e vissuto come una vocazione e come una missione, come una risposta cioè ad un invito di Dio a contribuire alla attuazione del Suo piano provvidenziale nella storia. e come un imp egno di bene ad elevazione di se stessi é degli altri è un apporto all'incivilimento umano (Mater et magistra 157). Una "terra" che può rivelare le sue promesse se viene ascoltata dall'uomo e il mondo rurale può aiutare la soceità tutta a rimanere in ascolto della terra e così acquisire saggezza.
III. In ascolto della terra perchè riveli le sue promesse La terra, allora, va capita e rispettata, va conosciuta e amata, va custodita e conservata. La terra ha un senso che precede l'intervento dell'uomo, il cui lavoro deve concepirsi come un ascolto ed una continuazione. C'è, infatti, un nesso da scoprire tra la creazione che continua, attraverso l'opera dell'uomo e la stessa "creazione dell'uomo e della società". Come il contadino che suda sulla terra e dopo avere arato, seminato e irrigato, non può far altro che aspettare che la terra produca il suo frutto così è per l'opera dell'uomo nell'attesa della promessa del Regno. Il lavoro agricolo contiene una speranza che riguarda lo sforzo dell'uomo per promuovere la vita, per rendere più umana la società, quella speranza ben espressa nelle seguenti parole: "Nulla, anche se imperfetto e provvisorio, di tutto ciò che si può e si deve realizzare mediante lo sforzo solidale di tutti e la grazia divina in un certo momento della storia, per rendere "più umana" la vita degli uomini, sarà perduto né sarà stato vano ....I beni della dignità umana, l'unione fraterna e la libertà, in una parola tutti i frutti eccellenti della natura e del nostro sforzo, dopo averli diffusi per la terra nello Spirito del Signore e in accordo al suo mandato, torneremo a ritrovarli, purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, quando Cristo consegnerà al Padre il Regno eterno e universale [...], già misteriosamente presente sulla nostra terra" (SRS 48). L'ascolto della terra, il lavoro agricolo di chi progetta e fatica e opera diventa una parabola del mistero stesso dell'uomo che raccoglie qualcosa che non si identifica mai fino in fondo con il proprio lavoro,