UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Rapporto tra il Giubileo e il lavoro della terra

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28 Ottobre 1999

ra al di l à di ogni qualificazione geografica o sociale. Con la serenità dei campi, i lavoratori agricoli possono a buon diritto diventare per le nostre società, spesso disumane, il modello di una vita più genuina e più umana.
"Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo. Non farete semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete vendemmia delle vigne, non potate. Poiché è il giubileo: esso vi sarà sacro" (Lv 25, 11-12).
Il cinquantesimo anno è Santo perché proclama la volontà liberatrice di Dio sul cosmo e sulla storia e chiama tutti alla libertà: ­ libertà della terra, con il diritto al riposo, ­ libertà dalle cose, con il ritorno delle case e dei campi agli antichi proprietari, ­ libertà delle persone, con il riscatto degli schiavi. Come si può constare esiste un legame profondo fra l'anno giubilare e la terra, un legame che è richiamato nei temi fondamentali del messaggio giubilare: - rispetto della giustizia e della carità, - tutela della dignità del lavoratore della terra, - giusto uso delle risorse del creato, - responsabilità dell'uomo verso i beni della natura.
Uno dei capisaldi della tradizione giubilare e dell'insegnamento sociale della Chiesa è l'universale destinazione dei beni: la ricchezza e le risorse della terra sono state date originariamente a beneficio di tutta l'umanità e non solo di alcuni. "Il senso cristiano di coltivare la terra è quello di orientare e sfamare l'uomo per trasformare la terra in pane sulla mensa di tutti e in particolare del povero", quindi tutti siamo chiamati, nelle diverse situazioni politiche, sociali ed economiche a rendere conto alle generazioni presenti e future dell'attuale fruizione dei beni della terra. A tale proposito Giovanni Paolo II propone: ­ un alleggerimento del debito internazionale che attanaglia le economie dei Paesi in via di sviluppo, ­ la tutela dei diritti della famiglia e di tutti coloro che lavorano in agricoltura, spesso in condizioni difficili, ­ l'attuazione di una riforma agraria che conduca all'abolizione del latifondo e regoli una più giusta distribuzione della terra, ­ la circolazione libera di informazioni, cultura, ritrovati tecnici e biotecnologici per un miglioram ento della qualità della vita di intere popolazioni. Far riposare la terra nell'anno giubilare ha l'obiettivo di sviluppare una nuova mentalità, un nuovo modo di considerare il rapporto dell'uomo con l'ambiente, un nuovo stile ecologico. Nella Genesi l'uomo è descritto come il "giardiniere di Dio" nel cuore della terra, come fruitore corresponsabile dei beni che essa produce, custodendola come il Signore fa con sapienza e amore. L'uomo non è solo spettatore del creato, ma attore che opera sulla natura; anche se non mancano, nel mondo agricolo, forme di ingiustizie che determinano effetti gravi di squilibri sociali, fame, arretratezze. La mancanza di solidarietà implica il lasciare i Popoli svantaggiati in una situazione di disagio e dominati dalle logiche di un mercato globale. Offrire ai popoli in via di sviluppo, la proprietà della conoscenza, della tecnica e della scienza, significa offrire loro una solidarietà che li rende protagonisti del loro sviluppo nella dignità e nella libertà. Gli anni sabbatici e i giubilei hanno il compito di mantenere terra e popolo in una reciproca relazione di libertà. Il riposo sabbatico della terra e quello giubilare, ricordano a ciascuno che la terra non è data all'uomo per uno sfruttamento infinito, ma che essa deve essere rispettata, curata nei suoi ritmi, nelle sue esigenze, nella sua dignità. Il lavoro agricolo è come un'opera di lode e di venerazione di Dio, nel grande "tempio" del creato. L'impegno tenace di ogni agricoltore e dell'intero mondo agricolo, il progresso scientifico e tecnico, la meccanizzazione dei mezzi agricoli, l'accelerazione dei trasporti, la mondializzazione dell'economia saranno un bene autentico per tutti se, obbedienti alla volontà di Dio Creatore e Signore, sapremo riconoscere che questa terra, che ci è stata data, è una terra santa, se ci sentiremo impegnati ad alleggerire per tutti la fatica e l'ansia del domani; se saremo capaci di stare insieme ad ogni uomo e donna della ter