UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Note sulla dimensione politica di un’etica ambientale per una comunità ecclesiale

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6 Settembre 2000

rrerà trovare le parole per dirne l'estensione all'intera comunità della creazione.
Riferimenti bibliografici
S.Morandini, Nel tempo dell'ecologia. Etica teologica e questione ambientale, EDB, Bologna 1999. Id., Il lavoro che cambia. Un'esplorazione etico-teologica, EDB, Bologna 2000 (in pubblicazione). Ch.Birch, L.Vischer, Vivere con gli animali, Claudiana, Torino 1999. H.Jonas, ll principio responsabilità. Per un'etica della civiltà tecnologica, Einaudi, Torino 1990. L.R.Brown (a cura), State of the World 2000. Stato del pianeta e sostenibilità. Rapporto annuale, Ambiente, Milano 2000. Istituto di Ricerche Ambiente Italia (a cura), Ambiente Italia 2000. Rapporto sullo stato del paese, Ambiente, Milano 2000. M.Charley, Ph.Spapens, Condividere il mondo. Equità e sostenibilità nel ventunesimo secolo, Ambiente, Milano 1999. J.De Santa Ana, Sustainability and Globalization, WCC, Ginevra 1998.
Documenti citati
Giovanni Paolo II, "Pace con Dio creatore, pace con tutto il creato. Messaggio per la giornata della Pace 1990", Regno Documenti.35(1990), 33-36. Conferenza Episcopale Lombarda, "La questione ambientale", Regno Documenti. 42(1997), 34-50 Commissione Sociale dell'episcopato francese, "Il rispetto del creato", Regno Documenti. 45 (2000) 239-244. "II Assemblea Ecumenica Europea (AEE2) Graz, Austria, 23-29 giugno 1997. Riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova", Regno Documenti. 42 (1997), 449-493. Chiesa evangelica di Germania, Conferenza episcopale tedesca, "Per un futuro di solidarietà e di giustizia", Regno Documenti. 42 (1997). Prof. Simone Morandini, Venezia

1. In un testo recente, il problema ambiente veniva indicato come un luogo di esperienza etica - di un'etica profondamente vissuta in una dimensione politica. Il riferimento è ad una nozione di polis ampia, capace di cogliere l'intreccio di fattori diversi - naturali e culturali - nel convivere umano. Si tratterà, anzi, di assumere come riferimento una situazione in cui la stessa polis non è più lo spazio delimitato dell'humanum, all'interno di una natura ostile, ma ha assunto essa stessa una dimensione globale, a disegnare un'antropizzazione sostanzialmente completa del pianeta. Una situazione in cui la scala dell'intervento umano sulla natura ha raggiunto livelli qualitativamente nuovi, disegnando nuove, drammatiche possibilità di alterazione degli ecosistemi naturali (effetto serra...) e quindi anche nuove responsabilità. Vorrei allora avviare questa riflessione chiedendomi se e come tale esperienza etica sia effettivamente percepita come tale anche nel nostro paese - a definire cioè quale sia il contesto della nostra riflessione.
2. Bisogna riconoscere che la percezione del tema ambiente è generalmente abbastanza parziale e selettiva, forse anche per il tipo di attenzione rivolta ad esso dai media. Alcuni temi concentrano su di sè un interesse ed un'attenzione notevoli: pensiamo alla qualità della vita nelle città, con i problemi connessi dell'inquinamento atmosferico, del traffico e, a livelli già più raffinati, del rumore. Pensiamo all'inquinamento elettromagnetico, in cui la mancanza di dati certi circa l'effettiva tollerabilità crea un clima diffuso di paura e di incertezza. Pensiamo alla questione degli Organismi Geneticamente Modificati, ed in particolare dei cibi transgenici: in quest'area le notizie riscuotono attenzione e muovono sentimenti e reazioni forti. In altri ambiti, invece, le reazioni sono assai più deboli: l'attenzione tende a focalizzarsi su fattori specifici. Il problema ambiente viene spesso percepito in termini di inquinamento - legato a fattori specifici ed in un certo senso alieni - che perturberebbe un ambiente antropico, il quale sarebbe di per sè del tutto armonico e pienamente vivibile. Anche i (pochi) dati disponibili circa l'atteggiamento delle comunità ecclesiali italiane orientano in questo senso: accanto ad esperienze di notevole significato su ambiti o punti specifici, c'è una disattenzione diffusa.
3. Vi sono anche, d'altra parte, diversi segnali positivi, che evidenziano la presenza di alcune linee d'azione significative * in alcune aree si fa sentire l'effetto di politiche ambientali. Pensiamo a temi come quello dei rifiuti (raccolta differenziata, riciclaggio); pensiamo alla ricerca di una mobilità diversa nelle città; pensiamo al positivo intreccio di protezione e recupero dell'ambiente naturale e di quello culturale. Tra i fattori di rilievo in questo senso vanno certo citati almeno il positivo effetto di traino che l' Agenda 21 ha avuto in diverse realtà locali, come pure il ruolo dell'ANPA e delle varie ARPA. * c'è una certa richiesta, più o meno consapevole di beni a contenuto ambientale (agriturismo, produzioni biologiche, turismo naturalistico), spesso anche grazie alla positiva azione del terzo settore * c'è un'istanza di attenzione per i beni artistico-culturali, che si intreccia volentieri con la tutela del paesaggio Restano, naturalmente aperti gli interrogativi circa l'efficacia e l'efficienza con cui tale istanze vengono messe in opera, circa l'integrazione dell'ambiente nelle politiche economiche: l'Italia sembra ancora ben lontana dalla "terza fase" delle politiche ambientali. In effetti, occorre riconoscere che esse, in assenza di una percezione diffusa della rilevanza del problema e della sua componente etica, rischiano spesso di apparire come corpi estranei rispetto ai trends politico-economici. Pensiamo al destino della carbon tax, sorta come strumento per un'attiva politica di riduzione dei consumi energetici, la cui portata viene però sempre più ridotta a causa di fattori economici di altro tipo. Si ha, anzi, l'impressione che la pressione sull'ambiente tenda a crescere, all'interno di una forma di sviluppo che sembra voler assumere la fretta della new economy, ma non l'istanza di fondarla su uno sviluppo tecnologicamente avanzato ed efficiente. In effetti, sono ancora assai poco diffuse nel nostro paese le tecnologie dell'ecoefficienza, che consentirebbero di disaccoppiare la crescita dall'aumento dei consumi ambientali e delle emissioni inquinanti. In Italia, inoltre, va ricordata la presenza di una diffusa criminalità ambientale ("ecomafie") e più in generale di una legalità debole, che indeboliscono gli effetti possibili di una politica ambientale. Si evidenzia qui il legame tra un'attenzione all'ambiente relativamente scarsa ed un tessuto etico segnato da fratture e lacerazioni
4. Soprattutto, si ha l'impressione che l'attenzione sia minore proprio per quelle componenti strutturali e globali del problema, che pure appaiono le più rilevanti sul medio-lungo termine. Pensiamo, ad esempio a temi quali * le acque (marine, potabili..) * l'effetto serra e le sue conseguenze possibili (non sempre presenti neppure nell'orizzonte dele politiche della mobilità: l'uso di mezzi a trazione elettrica riduce sì l'inquinamento su scala locale, ma può determinare un aumento complessivo delle emissioni di CO2, anche se un parte di esse vengono spostate lontano dalle città) * il problema dell'iniqua ripartizione internazionale delle risorse ambientali e della disparità nei consumi: emergono concetti come quello di "sviluppo ineguale", di un diverso consumo di "spazio ambientale", di una progressiva appropriazione oligarchica dei beni ambientali del pianeta * la questione del cibo, che il rapporto Worldwatch 2000 segnala come una delle grandi emergenze ambientali: abitiamo un mond o diviso tra un emisfero di drammatica sottonutrizione ed uno di obesità da sovraconsumo mal orientato * i rischi per la biodiversità e per le specie viventi, un tema sul quale l'Italia ha una particolare ricchezza rispetto al contesto europeo - pensiamo all'ecosistema alpino, alle aree costieri e lagunari. Si ha l'impressione che l'attenzione si faccia elevata solo nel caso del coinvolgimento di specie particolarmente "carismatiche" o ricche di contenuto simbolico (lupo, orso..).
5. Sono dati che contribuiscono a delineare ancora la percezione del problema ambiente, mettendone in luce alcuni elementi: * Una percezione prevalentemente su scala locale (l'inquinamento della mia città o al massimo quello della zona in cui vivo) * Una percezione limitata alle aree avanzate, poco attenta alla scala planetaria, all'impatto sui paesi poveri (debito, mutamento climatico, globalizzazione) e all'intreccio tra giustizia, pace e salvaguardia del creato. * Una scarsa attenzione per fattori come l'acqua e il cibo, che pongono ad un tempo problemi ambientali, problemi di giustizia, problemi di gestione di situazioni conflittuali. * Una percezione caratterizzata da una scala temporale di breve durata, incapace di cogliere l'interrogativo per il futuro di cui si carica la questione ambientale * Una percezione esclusivamente antropocentrica (fatta eccezione per i movimenti di liberazione animale, la cui intemperanza non contribuisce però ad una positiva attenzione per il tema) Manca insomma la percezione di una responsabilità globale (Jonas), capace di farsi carico della nuova scala che l'agire umano assume nell'era del dispiegamento della tecnica. Manca la percezione di una polis che non è più oasi di ordine all'interno di una natura caotica e minacciosa, ma piuttosto si è espansa a colonizzare l'intera biosfera, piegandone i ritmi alle istanza antropiche.
6. Un'attenzione all'ambiente che voglia investire l'etica nella sua dimensione politica dovrà allora declinarsi nel segno dell'allargamento di orizzonti, dell'attenzione per le connessioni, per l'intreccio e la complessità. Mi pare che alcune parole chiave dovrebbero, in particolare trovare spazio un'etica politica declinata in riferimento all'ambiente * solidarietà, da declinarsi sia nel segno dell'ecogiustizia - l'intreccio di attenzione all'ambiente e impegno per la possibilità di un accesso ad esso da parte di tutti - che nell'attenzione per i diritti delle generazioni future * qualità della vita vs quantità della produzione. Occorrono nuovi indicatori di benessere, che superino quelli tradizionali centrati sul solo PIL come misura della ricchezza * responsabilità per la vita - e non solo quella umana, a disegnare la figura di un etica antropo-centrata, ma che non abbia come unico oggetto lo stesso uomo. Sono parole che sottolineano la rilevanza etica delle politiche ambientali, che investono l'ethos del tempo libero, della mobilità, del lavoro, mettendone in luce la dimensione formativa. Penso al tema dell'uso dei prodotti, nel segno di un'allungamento della vita media in vista di una riduzione del consumo di materiali e delle emissioni inquinanti. E un orientamento ricco di promesse per la salvaguardia dell'ambiente e già messo in opera da alcune aziende (prodotti facilmente riparabili ed aggiornabili, piuttosto che finalizzati ad un ciclo di sostituzione veloce), ma la sua diffusione coinvolge evidentemente scelte economiche, sociali culturali. Le stesse scelte alimentari - personali, familiari e sociali - assumono in quest'orizzonte una forte valenza politica. La dimensione politica si trova dunque strettamente intrecciata con la scelta di stili di vita sostenibili Potremmo allora dire che l'etica politica verrà a delinearsi nel segno * di un nuovo ascetismo (gli stili di consumo e lavoro sono anche politica), quasi riprendendo la lezione degli stili monastici. Una sobrietà che cerca benessere non nella moltiplicazione delle cose e dei consumi, ma nel buon uso di essi, e soprattutto in un rapporto più ricco con gli altri, col mondo, con le cose stesse. * ma anche di una nuova creatività tecnologica, di uno sguardo positivo al cambiamento, che sa cogliere una società ecologicamente avanzata come una possibilità positiva. L'ecoefficienza ha una dimensione etica rilevante e tutta positiva: dice di una tecnologia che sa cogliere ed apprezzare la benedizione presente nelle cose e viverne fino in fondo, senza gettarle prima ancora di averne fruito. Per un paese come il nostro, poi, tale orientamento sarebbe una scelta di salvaguardia, ma anche un'opzione positiva per l'economia * di un orizzonte geografico ampio, capace di pensarsi su scala mondiale, ma certamente attento almeno alla dimensione europea, con un'attenzione specifica per la cooperazione tra UE ed Est Europa. * di un'interrogazione forte alle dinamiche dell'economia: fino a che punto il solo mercato è in grado di orientare ad una scala di produzione e consumo effettivamente sostenibile? Perché i costi ambientali restano spesso celati nella valutazione dei fattori della produzione, troppo facilmente ridotti solo a lavoro e capitale? Come tutelare efficacemente l'ambiente - gli ambienti, abitati dalle comunità locali - nel tempo dell'economia globalizzata in cui tutto sembra trasformarsi in merce? Sono riferimenti che potrebbero essere elaborati in indicazioni più specifiche, all'interno di un'analisi più accurata delle situazioni e dei problemi. Più difficile sarà, però, in quest'ambito la produzione di norme specifiche in materia di etica ambientale. I fattori coinvolti, infatti, sono spesso caratterizzati da un alto grado di complessità, in cui si trovano in tensione valori ed istanze di tutela differenti. Si tratterà allora di imparare ad esercitare la difficile arte del discernimento morale, all'interno di contesti e situazioni particolari, ma solo in alcuni casi si potrà giungere alla formulazione di precetti generalizzabili.
7. Le coordinate accennate delineano un'etica che non assume contorni specificamente confessionali, ma che si strutturerà invece sulla base di alcuni "middle axioms", condivisibili da appartenenti ad aree culturali diverse, anche se le fondazioni offerte ad essi potranno essere differenti. Si aprirà, anzi, un'importante area di dialogo, in cui prospettive fondanti ed interpretative differenti potranno confrontarsi in modo fecondo, a superare stereotipi e pregiudizi. La stessa fede cristiana potrà trovare un contesto nel quale far risuonare efficacemente il proprio annuncio come positiva offerta di significato per un operare spesso oneroso.
8. Dal punto di vista della fede cristiana, si tratterà, in particolare, di mettere in luce come un'etica siffatta possa formarsi solo alla luce di un'esperienza positiva del mondo, non nel segno dell'astinenza da esso, ma piuttosto della capacità di scoprirne il valore e di accoglierne la benedizione, senza bruciarla nel consumo dell'attimo. Abbiamo bisogno di una "spiritualità della creazione", entro la liturgia e la predicazione. Non sono pochi, del resto, i riferimenti teologici in questa direzione: per la fede cristiana le pratiche di salvaguardia del creato non sono un optional, ma una componente vitale. Ci limiteremo a richiamarne alcuni, tenendo presente soprattutto una rilettura dei primi due capitoli del Genesi * Il mondo creato come giardino e detto sette volte buono da Dio E un tema che si lega con quello della benedizione - che è nelle realtà create, nelle realtà del mondo da rispettare, nei frutti della nostra tecnica, da usare con sapienza e non nel segno dell'usa e getta. * Un mondo da condividere, nel segno della finalizzazione del dono della terra al bisogno del povero * La solidarietà tra l'uomo e la terra, che invita ad andare oltre una teologia del dominio, per delineare piuttosto una figura antropologica di amministratore responsabile, nel segno della cura per il giardino. E quanto si esprime nella dimensione sabbatica e giubilare (il "sabato della terra"), che orienta all'elaborazione di un'etica del rispetto per gli ecosistemi * La terra come "casa della vita", come evidenzia il racconto genesiaco dalla vicinanza tra l'uomo e gli animali, quasi compagni nella creazione. Il conferimento del nome da parte dell'uomo dice di una distinzione, ma anche di una familiarità, ad indicare la necessità di un'etica dei viventi, di un'etica delle specie
9. In quest'orizzonte mi sembra che possano delinearsi infine alcune impegnative aree di riflessione e di azione pastorale per la comunità ecclesiale che è in Italia: * Il problema dell'educazione, della formazione e della sensibilità di fondo, che coinvolge la catechesi, la liturgia, la predicazione, ma anche più a monte, la riflessione etico-teologica, che si esprime in esse. Quanto pesa la considerazione del creato nel nostro annuncio di fede, nella nostra celebrazione liturgica, nel nostro vissuto di credenti? * Il problema dell'individuazione e della proposta di riferimenti morali entro le situazioni critiche - di conflitto tra valori contrastanti: nel segno del discernimento (teologia morale, dialogo-ascolto dei competenti). Occorre promuovere, in particolare, una riflessione sul rapporto etica-economia che si faccia carico fino in fondo dell'istanza ambientale: la questione del valore deve declinarsi anche come valore della natura. Occorrerà interrogarsi sulla piena adeguatezza del mercato a gestire aree problematiche in cui il legame tra valori e comportamenti è remoto, favorendo comportamenti individualistici ed irresponsabili, ma anche non-efficienti. * Il problema di una mediazione etico-politica, nella coscienza che non ogni valore percepito può tradursi immediatamente in una linea d'azione politica, ma anche che nessuna linea d'azione politica può trascurare completamente un valore. Penso qui all'istanza di un'attenzione per il tema ambiente in tutti quegli ambiti in cui si fa s pecificamente formazione politica - a partire dalle scuole di formazione diocesane - ma anche al quadro di riferimenti vitali offerto dalle comunità locali.
Tra l'altro, va notato che sui punti precedenti troviamo riferimenti abbondanti nel magistero sociale, ma in generale essi sono abbastanza sparsi e non sempre adeguatamente valorizzati. Manca, in effetti, un'attenzione esplicitamente focalizzata: i testi più puntuali sono ancora il Messaggio per la giornata della Pace 1990, il documento dei Vescovi Lombardi ed alcuni testi ecumenici (es. i testi dell'Assemblea Ecumenica di Graz ed il dialogo tra cattolici ed evangelici in Germania). Più di recente si sono aggiunti i documenti dei vescovi tedeschi e di quelli francesi.
* Ai tre livelli precedentemente segnalati vorrei aggiungere l'opportunità pastorale di individuare situazioni di riferimento sulle quali focalizzare un'attenzione specifica. Il valore ambiente si percepisce all'interno di un circolo in cui i riferimenti etici e teologici assumono concretezza alla luce di problemi concreti e specifici. E la stessa strategia utilizzata sul tema del debito dei paesi più poveri, in cui un'iniziativa di solidarietà funge - o dovrebbe fungere - anche da traino per una formazione alla giustizia internazionale.

Vorremmo comunque ribadire, al di là delle iniziative specifiche, che in quest'area, più ancora che in altre , la ricerca e la riflessione dovrebbero caratterizzarsi nel segno del dialogo e della collaborazione (ecumenica, ma anche, ove possibile, con tutti coloro che hanno a cuore la cura per la vita). Dovrebbero, d'altra parte, caratterizzarsi nel segno della multidisciplinarietà: la salvaguardia del creato è certo una questione teologica, ma può essere affrontata solo attraverso il convergere di una pluralità di contributi, necessari per far fronte alla sua complessità ed all'urgenza. Abbiamo imparato da tempo che la salvezza di Dio supera ogni individualismo, per coinvolgere la dimensione dell a convivenza sociale; ora occo