UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Intervento di Francesco Viola alla Tavola Rotonda 1 della Sessione Politica e Poteri

44a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani
10 Ottobre 2004

Tra i poteri vecchi e nuovi, che sono chiamati in causa dalla e nella democrazia, ve n’è uno che è il più intrattabile e problematico. Si tratta del “potere del popolo”. Qui nella sostanza risiedono nella loro origine e nella loro radice tutti i paradossi della democrazia o, per dirla con Dahl, i suoi dilemmi. Tutti gli altri “poteri”, con cui un regime democratico ha a che fare, o sono in qualche modo una derivazione dal potere del popolo, e di esso si nutrono, o si pongono in qualche modo in competizione, se non in conflitto, con esso, aspirando a sostituirlo in tutto o in parte.
Cos’è mai una democrazia senza un popolo? Dove sta il popolo nella democrazia transnazionale che si prefigura davanti a noi? Dove sta la democrazia nel mondo al contempo globalizzato e multiculturale in cui già viviamo? La democrazia sembra avere la prerogativa di divorare se stessa.
La democrazia si basa sulla convinzione che il migliore ordine politico è quello in cui un popolo governa se stesso attraverso un corpo di cittadini qualificati, fra loro eguali, senza nessuno in grado di prevalere, che decide sulle questioni pubbliche previa analisi e discussione dei problemi, per mezzo di un sistema di voto che rispetta l’eguaglianza essenziale di tutti i cittadini (R.A. Dahl, Politica e virtù. La teoria democratica nel nuovo secolo, a cura di S. Fabbrini, Laterza, Roma-Bari 2001, p. 110)...

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