UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Indirizzo di saluto e di accoglienza

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6 Settembre 2000

per la sua presenza tra di noi. Consideriamo questa una preziosa occasione per arricchire il cammino della Chiesa italiana anche verso la prossima settimana sociale, la quale s'interessa di società civile e nella quale l'obiettivo, e non solo il contesto dell'Europa, è assai vivo anche nel documento preparatorio. La sua esperienza e la sua competenza penso che oggi ci potranno dare un grande aiuto. La ringrazio non solo per quanto ci dirà, ma anche per quanto, nella sua nuova responsabilità, potrà fare per dar voce all'impegno dei cattolici e del cattolicesimo italiano nella società civile europea. Brevi parole per portare un cordiale saluto a lei, signor Presidente, e a tutti voi. E un saluto che non è soltanto il mio, ma anche quello del cardinal Camillo Ruini e di S.E. Mons. Ennio Antonelli che seguono con molta attenzione il cammino che questo gruppo di confronto fa su una delle frontiere più interessanti dell'impegno sociale dei cattolici italiani. Sono a conoscenza anche di questo particolare incontro con lei, signor Presidente. Le mie parole vorrebbero semplicemente richiamare un'idea che è maturata nel Convegno ecclesiale di Palermo e che mi sembra possa significare, in modo assai pertinente, il senso di quello che noi vogliamo fare in questo nostro incontro. Nel documento dopo Palermo, si legge: "I cattolici non sono una "realtà a parte" del Paese. Essi intendono rinnovare il loro servizio alla società e allo Stato alla luce della loro tradizione culturale e civile, della dottrina sociale della Chiesa e delle numerose testimonianze di carità politica, alcune giunte fino al martirio" . Occorre guardare avanti, non aver paura del futuro, valorizzare le grandi capacità del nostro popolo, diffondere ulteriormente in tutto il Paese quella volontà e quelle attitudini di libera iniziativa, economica e sociale, spesso a livello familiare, che già hanno consentito a non poche regioni italiane di uscire da situazioni di secolare povertà e di svolgere un forte ruolo in Europa". Mi sembra che queste parole, che sottolineano l'irrinunciabile ruolo del cattolicesimo nella vita sociale, ma anche la fiducia che - come nel passato - esso possa essere un alimento forte per rispondere in modo creativo alle sfide del presente, rappresentino lo scenario nel quale si muovono tutti coloro che, come i presenti, lavorano nell'ambito della società civile. Sono spazi d'impegno che lo stesso documento, al n. 35, si preoccupa anche di enucleare. Non ho altro da dire se non richiamare questo sfondo nel quale ci collochiamo, e di ringraziare lei, signor Presidente,