UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

In cammino verso il Giubileo: Il bastone e la bisaccia

Strumento di riflessione
17 Marzo 1999

.": l'oggi di Gesù continua nella comunità e mediante essa nella storia. E' a partire da questa convinzione di fondo, dalla certezza di aver ricevuto dal Signore la missione di "proclamare" nel cuore della storia "l'anno di grazia del Signore" e di "annunciare la buona novella ai poveri" che la Chiesa ha iniziato a celebrare fin dal 1300 "l'anno giubilare", esprimendo in particolare modo nel pellegrinaggio il cammino di "ritorno a Dio" e alle radici della fede, e nelle indulgenze l'accoglienza del perdono misericordioso di Dio per tutte le infedeltà del suo cammino. Secondo questa consolidata tradizione il papa Giovanni Paolo II ha indetto per l'anno 2000 un grande giubileo , per celebrare il secondo millennio della nostra redenzione, il passaggio epocale che stiamo vivendo "rendendo consapevole ciascuno di come ognuna di queste misure (ore, giorni, anni, secoli) sia intrisa della presenza di Dio e della sua azione salvifica" (Tertio millennio adveniente, n. 16) e affinché "non venga trascurata la grande sfida dell'anno 2000, a cui sicuramente è connessa una particolare grazia del Signore per la Chiesa e per l'intera umanità" (T.M.A. 55).
I successivi punti della riflessione sono consultabili nel file allegato1 IL GIUBILEO NELLA TRADIZIONE DELL'ANTICO TESTAMENTO Nel libro del Levitico leggiamo: "Conterai anche sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai squillare la tromba dell'acclamazione; nel giorno dell'espiazione farete squillare la tromba per tutto il paese. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi" (25, 8-12). Il termine giubileo, che torna alcune volte in questo testo, traduce la parola ebraica "jobel", che significa "ariete". Era infatti il corno di questo animale che veniva suonato per indicare l'inizio del grande perdono, l'anno della liberazione. Nella Bibbia troviamo almeno tre versioni diverse e, nello stesso tempo, simili dell'istituto giubilare: in Esodo 23, 10-12; Deuteronomio 15, 1-3; e Levitico al capitolo 25. Esse sono il segno del tentativo di vivere, lungo il mutare delle situazioni storiche, economiche e culturali, il grande evento fondante dell'esodo: Dio li aveva scelti con un gesto del tutto gratuito ed inaspettato e tratti da una terra di schiavitù per farne un popolo libero. L'assegnazione di una porzione di terra ad ogni tribù era segno concreto e, nello stesso tempo, garanzia di quella libertà, fondamento di uguaglianza fra tutti. Ma nella vita del popolo cominciarono ben presto a manifestarsi i segni dell'allontanamento da questo progetto. Mentre alcuni, presi da eventi difficili, erano stretti dal morso della povertà e costretti a vendere tutto per sopravvivere, altri accumulavano terre e ricchezze, riproducendo così lo stile di vita dell'Egitto da cui Dio aveva preso le distanze liberando il suo popolo. Fu in questo il contesto che nacque l'istituto del giubileo mirante a continuare nel tempo l'esperienza della libertà impedendo l'accumulo della terra nelle mani di pochi e facendone una garanzia di libertà e di uguaglianza. "Del resto non ci sarà alcun bisognoso in mezzo a voi..." (Deut 15,4): era il criterio con cui il popolo era invitato costantemente a verificarsi per comprendere lo stato della sua fedeltà all'alleanza. Il povero era il segno che nel cuore del popolo si erano insediate altre divinità che l'avevano distolto dall'adesione al vero Dio, il Dio della libertà e della fraternità, mentre l'impegno contro la povertà e a favore del povero era il segno concreto della volontà di camminare sulla via tracciata dall'esodo.
2 GESÙ: L'ANNO DI GRAZIA DEL SIGNORE Nel Nuovo testamento non appare il termine giubileo, ma troviamo nel Vangelo di Luca un passo molto significativo che ci può aiutare al riguardo. Gesù è all'inizio della sua missione. Al Giordano si è manifestata su di lui la potenza dello Spirito e con la forza dello stesso Spirito ha sconfitto il maligno nel deserto (Lc 4, 1-13). Nel giorno della preghiera della comunità, il Sabato, egli sale alla sinagoga di Nazaret, il villaggio ove è cresciuto. "Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi"" (Lv 4, 17-21). Il testo che Gesù proclama parla con chiarezza di "liberare i prigionieri", "rimettere in libertà gli oppressi", tutti termini che troviamo nel linguaggio giubilare dell'Antico Testamento. Anche "l'anno di grazia" indica quel tempo opportuno che intendeva aiutare il popolo a riandare al cuore dell'alleanza infranta. Ma Gesù aggiunge una parola che è di grande importanza: "oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". "Oggi": Gesù è l'oggi di Dio, l'oggi di un Dio che desidera liberare gli oppressi e i prigionieri, l'oggi di un anno di grazia del Signore. Gesù presenta la sua vita e la sua missione come un grande giubileo, come un tempo privilegiato in cui Dio interviene a favore dei poveri e degli oppressi, e mettersi alla sua sequela significa non solo beneficiare di questo dono ma diventare assieme a lui costruttori di un popolo che vive nella fedeltà all'Alleanza accogliendo e vivendo l'amore di predilezione di Dio verso i poveri della terra.
3 IL GIUBILEO NELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA I primi cristiani avevano ben percepito la valenza "giubilare" dell'avventura di Gesù e di conseguenza del carattere "giubilare" della comunità che nasceva da lui. Quando Luca negli Atti descrive la prima comunità usa proprio le parole che il Deuteronomio usava per indicare le conseguenze di un popolo che nel giubileo torna alla fedeltà all'alleanza: "La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno" (At 4, 32-35). "Nessuno era tra loro bisognoso..

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