UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il valore delle biodiversità in ambiente alpino

-
31 Maggio 2000

ostra fraternità con la terra, a cui siamo legati a partire dalla nostra stessa creazione (cfr Gen 2,7). Proprio questo traguardo l'Antico Testamento auspicava per il Giubileo ebraico, allorché la terra riposava e l'uomo coglieva quello che spontaneamente la campagna gli offriva (cfr Lv 25,11-12). Se la natura non è violentata e umiliata, ritorna ad essere sorella dell'uomo." 1. Introduzione
Quando ho ricevuto l'invito a partecipare agli incontri-dibattito su "La salvazione del creato" ho detto di sì perché negli ultimi dieci anni mi sono molto occupato di questa emergente responsabilità che abbiamo tutti noi, e specialmente i cristiani, di impegnarci per la salvaguardia del creato, e penso di aver potuto contribuire anche un po' all'approfondimento teologico-morale di una etica ecologica. Mi sono però meravigliato un po' quando mi è stato mandato il programma definitivo sul quale ho potuto leggere che dovevo parlare sul "valore delle biodiversità in ambiente alpino". Ma quale competenza specifica ho io, mi sono chiesto, di affrontare proprio questo problema? Mi mancano per questo le necessarie conoscenze scientifiche. Posso perciò esporre soltanto in un primo punto quanto in documenti e riflessioni delle Chiese cristiane d'Europa è stato detto si questa problematica specifica, per trattare in un secondo punto le motivazioni teologiche che spingono i cristiani ad impegnarsi in questo campo.
2. Affermazioni delle Chiese cristiane sulla questione della biodiversità
a) Per cominciare dall'esponente più autorevole del Magistero della Chiesa cattolica, il Papa stesso, l'attuale Papa Giovanni Paolo II nel suo messaggio per la giornata della pace 1990 intitolato "Pace con Dio creatore, Pace con tutto il creato" si esprime così al riguardo: N. 7: "Parimenti, delicati equilibri ecologici vengono sconvolti per un'incontrollata distruzione delle specie animali e vegetali o per un incauto sfruttamento delle risorse; e tutto ciò - giova ricordare -, anche se compiuto nel nome del progresso e del benessere, non torna, in effetti, a vantaggio dell'umanità. Infine, non si può non guardare con profonda inquietudine alle formidabili possibilità della ricerca biologica. Forse non è ancora in grado di misurare i turbamenti indotti in natura da un'indiscriminata manipolazione genetica e dallo sviluppo sconsiderato di nuove specie di piante e di forme di vita animale, per non parlare di inaccettabili interventi sulle origini della stessa vita umana. A nessun sfugge come, in un settore così delicato, l'indifferenza o il rifiuto delle norme etiche fondamentali portino l'uomo alla soglia stessa dell'autodistruzione" Parole chiare che centrano bene la problematica.
b) Sette anni più tardi, nel giugno 1997, si è svolta a Graz in Austria la seconda Assemblea Ecumenica Europea sul tema generale "Riconciliazione. Dono di Dio, sorgente di vita nuova". A questa assemblea hanno partecipato più di diecimila cristiani, molti dei quali provenienti dai Paesi dell'Est europeo. Per questo l'assemblea era centrata su due binari, quello del dialogo con tutti gli intervenuti, e quello dei delegati ufficiali che dovevano approvare dei documenti conclusivi. Come strumenti per il dialogo si prevedevano per ognuno dei sei grandi temi dell'Assemblea tre "fori dialogo", ai quali in media hanno partecipato da 400 a 500 persone. Il quinto grande tema suonava "Una nuova prassi di responsabilità ecologica, ora e in vista delle future generazioni" ed il suo primo foro di dialogo: "La riconciliazione con la creazione: proteggere la diversità biologica". Relatore di questo foro era il prof. Jean-Pierre Ribaut, biologo specializzato nello studio della fauna acquatica e da anni esperto di ecologia presso il Consiglio d'Europa. Nella sua relazione pubblicata negli atti dell'Assemblea egli espone così la problematica: "Il sottoscritto ha delineato una tavola rapida dello stato dell'attuale patrimonio naturale, su scala mondiale e su scala europea. Su scala mondiale, la deforestazione accelerata delle regioni tropicali, la progressione spesso rapida della desertificazione aggiunta ad un ipersfruttamento delle risorse naturali, producono la distruzione quotidiana di decine di specie animali e vegetali, la maggior parte delle quali non ancora identificate. Su scala europea, si potrebbe credere, vista tra l'altro la presa di coscienza crescente del problema, che la situazione sia meno inquietante. Ebbene, le inchieste del Consiglio d'Europa mostrano che, senza raggiungere la gravità delle regioni del terzo mondo, la situazione è allo stesso modo preoccupante. Su 156 specie di mammiferi 66 sono minacciate (42%), su 400 specie di uccelli 72 sono minacciate (18%); su 102 specie di rettili, 46 sono minacciate (45%). Le cause dirette di questo impoverimento del patrimonio naturale risiedono nella distruzione degli ecosistemi più vulnerabili, quali per esempio le zone umide, luoghi dalle funzioni ecologiche essenziali. Le cause indirette sono purtroppo più perniciose ... ed efficaci. Esse consistono in un impiego eccessivo di biocidi e fertilizzanti, nell'accumulo di metalli pesanti nel suolo e nei vegetali, nella distruzione sistematica delle siepi, nel livellamento delle scarpate, nell'eliminazione dei boschi, nella canalizzazione dei corsi d'acqua, in breve nella banalizzazione dei nostri paesaggi. Per questo il creato nella nostra Europa è realmente in regresso ed ogni uomo di buona volontà, a maggior ragione ogni cristiano, deve evidentemente sentirsi direttamente interpellato". Le discussioni nel foro di dialogo e nei rispettivi gruppi di lavoro hanno poi portato alla seguente raccomandazione operativa adottata dall'Assemblea Ecumenica Europea: "Raccomandiamo alle chiese di promuovere uno stile di vita orientato ai criteri della sostenibilità e della giustizia sociale e di dare supporto a ogni sforzo mirante a un'economia che risponda agli stessi criteri" . A questa raccomandazione è stato affiancato il seguente testo servito come "materiale di base": "(B46) Nella serie pressoché sterminata dei temi ecologici può essere utile isolarne due, al fine di illustrare ciò che per noi è importante. Citiamo anzitutto il problema della varietà delle specie. L'Assemblea mondiale dei cristiani riuniti a Seoul sotto il tema "Giustizia, pace e salvaguardia del creato" ha ripetuto ciò che aveva già chi esto l'Assemblea di Basilea, cioè di sostenere gli sforzi finalizzati alla protezione della varietà delle specie. Nel 1992 la Conferenza mondiale di Rio dei Janeiro ha promulgato una Convenzione per la protezione della varietà delle specie. Ma la situazione continua a peggiorare: ogni giorno scompaiono da 50 a 100 specie, soprattutto nelle foreste tropicali. Così l'ordine della creazione risulta profondamente intaccato. Ma anche l'Europa è colpita: l'economia agricola e forestale intensiva, il trattamento disinvolto e prodigo del terreno, la distruzione delle zone umide contribuiscono alla diminuzione della varietà delle specie. A prescindere dalle conseguenze ecologiche ed economiche della scomparsa delle specie, riteniamo sia importante sottolineare il rispetto che si deve avere per la varietà delle specie e la gioia che le persone possono averne. Nel documento finale di Basilea si afferma concisamente: "Per noi cristiani, la varietà delle specie in sé mostra la generosità di Dio creatore" (n. 87). Questo persuaderà difficilmente quanti non condividono la nostra fede, ma forse possiamo ugualmente pregarli di considerare se la ricchezza della natura non rappresenti già di per sé un valore che dobbiamo proteggere non appena lo abbiamo riconosciuto e sperimentato" .
c) In seguito all'Assemblea Ecumenica Europea di Graz il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) ha dato avvio a una serie di conferenze internazionali europee per sensibilizzare le Chiese cattoliche nei singoli Paese europei affinché si diano anche le necessarie strutture pastorali per un'efficiente impegno pastorale per il creato. La prima conferenza europea si è tenuta nel maggio 1999 a Celje in Slovenia. In quell'occasione il prof. Jean-Pierre Ribaut nella sua relazione è di nuovo tornato sulla problema del mantenimento della biodiversità richiedendo un impegno maggiore per uno stile di vita globale e per un'economia che rispondano al criterio della sostenibilità. La prossima confere nza europea di incaricati nazionali per la pastorale di un impegno responsabile per il creato si terrà fra un mese, cioè dal 4 al 7 maggio a Bad Honnef vicino a Colonia in Germania.
d) Sempre per rispondere a queste iniziative delle Chiese cattoliche in Europa anche la Conferenza Episcopale Italiana si è mossa. E stato costituito presso l'Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI un "gruppo di studio per la responsabilità verso il creato" (di cui faccio parte anch'io), il quale ha proposto l'invio di un questionario a tutte le diocesi e le grandi associazioni laicali italiane con lo scopo di raccogliere così un quadro informativo circa le diverse realtà ed iniziative che in ambito ecclesiale si impegnano per la salvaguardia del creato. Proprio la settimana scorsa, il 7 aprile, abbiamo preso visione di questo materiale ed abbiamo deciso di organizzare per il 3 giugno prossimo un seminario di studio per far emergere alcune indicazioni sull'attuazione pratica della responsabilità per il creato da proporre poi alla costituenda Commissione Giustizia e Pace presso la CEI. In autunno si terrà poi un primo incontro nazionale di tutte le diverse iniziative ecclesiali in campo ecologico, sempre con lo scopo di promuovere e di coordinare un'efficiente impegno per il creato della Chiesa cattolica in Italia. Nei programmi di azione specifica dovrà naturalmente anche essere presente la tutela della biodiversità, un impegno da portare avanti assieme a tutte le altre forze sociali del Paese.
e) Ma ritorniamo ancora a documenti di altre Conferenze Episcopali. Qui è da segnalare soprattutto il documento veramente completo (consta di ben 283 numeri) della Conferenza Episcopale Tedesca "Handeln für die Zukunft der Schöpfung" ("Agire per il futuro del Creato") pubblicato il 22 ottobre 1998. Anche qui nel n.22 si entra specificamente al problema della biodiversità, deplorando la continua scomparsa di specie e elencando anche le cause. Il seguito a questo do cumento la Conferenza Episcopale Tedesca ha eretto presso la Facoltà Teologica di Benediktbeuern una "Crearingstelle Umwelt und Kirche", cioé un ufficio nazionale di coordinamento e di informazione per l'impegno ecclesiale verso il creato. In ogni diocesi è istituito presse la Curia Vescovile un incaricato per la pastorale dell'ambiente, come anche esiste presso la Conferenza Episcopale un apposito Vescovo incaricato per questa pastorale ("Umweltbischof"). Nella terza parte del menzionato documento "Agire per il futuro della Chiesa" si elencano le diverse iniziative portate avanti dalla Conferenza Episcopale stessa, da diocesi e da parrocchie. Così per es. l'arcidiocesi di Monaco-Frisinga ha emesso delle direttive abbastanza dettagliate per la gestione sostenibile di terreni di proprietà della Chiesa (chiedendo per es. di mantenere le zone umide e le siepi, di contenere o di vietare addirittura l'uso di fertilizzanti ecc.) .
f) Infine la Conferenza Episcopale Francese attraverso la sua Commissione Sociale ha emesso recentemente in gennaio di questo anno un bel documento "Le respect de la création" , dove si esprimono le preoccupazioni per il ventunesimo secolo, mettendo in guardia contro la cosiddetta "terza rivoluzione industriale" che consisterebbe nelle biotecnologie e nelle nuove tecniche informatiche. Quali saranno le conseguenze ecologiche? Sappiamo noi abbastanza per intraprendere questa strada? Non dovrebbe prevalere il "principio della precauzione" per garantire veramente uno sviluppo sostenibile? Si insiste poi anche molto sull'aspetto della bellezza del creato, per la quale ci vuole uno nuovo spirito di contemplazione.

3. Le motivazioni teologiche per un impegno verso il creato
Dopo questa carrellata su alcuni dei documenti e delle prese di posizione delle Chiese cristiane in Europa, vorrei ora riassumere brevemente l'aspetto della motivazione teologica per un impegno ecologico. E vero che le Chiese cristiane si sono ricordate relativamente tardi della loro tradizione spirituale atta a contrastare una piega del pensiero moderno che ha visto nella natura soprattutto una risorsa da sfruttare per scopi economici, per incrementare il dominio dell'uomo sul mondo. I successi delle scienze naturali e delle tecnologie corrispondenti hanno abbagliato negli ultimi secoli le coscienze anche dei cristiani. Per questo per es. la ricordata Assemblea Ecumenica di Graz ha espresso una confessione di propria colpa, con queste parole: „Non siamo stati all'altezza del comandamento divino secondo cui dobbiamo trattare tutto il creato con reverenza e lavorare per preservarne l'integrità. Abbiamo interpretato erroneamente la formula biblica che ci chiama a "soggiogare e dominare" la terra come un'autorizzazione a sfruttare la ricchezza del creato in modo ostinato ed egoistico, mentre in realtà ci si chiede di esserne gli amministratori. E fino ad oggi, pur essendo ben coscienti della gravità della situazione, perseveriamo nelle nostre consuete e confortevoli abitudini consumistiche." A partire dagli settanta però si assiste a un ripensamento nella prassi e nella teologia cristiana, scoprendo il proprio patrimonio spirituale, tanto necessario per sostenere le motivazioni per un impegno ecologico, spesso insidiate dall'apparente insuccesso delle proprie iniziative o dalla troppa lentezza delle decisioni politiche. Innanzitutto si mette in risalto cosa significa esattamente creazione; e cioè che, da una parte, la differenza fra Creatore e creatura deve restare inalterata - di fronte a correnti oggi ampiamente diffuse di panteismo - dall'altra parte che comunque la creazione comporta un rapporto permanente fra Creatore e creatura. Non basta quindi solo un atto creativo che abbia dato inizio al nostro mondo e che abbia poi lasciato tutto al proprio corso (questa concezione rappresenterebbe una forma di deismo). Nella nostra comprensione cristiana Dio ha iniziato attraverso la sua creazione un rapporto di amore e di benevole nza verso tutte le creature: Egli le mantiene di continuo nella loro esistenza. E' qui dunque che si deve richiamare alla memoria l'insegnamento della "creatio continua". Quest'ultima attribuisce alla creazione stessa una dimensione sacramentale che viene ancora una volta approfondita se si rammenta che, secondo la lettera di San Paolo ai Colossesi (1,16), tutte le cose sono state create, per mezzo di Cristo e in vista di Lui. E' Lui il modello e lo scopo dell'intera creazione. Si dovrebbe dunque a questo punto spiegare il significato della Chiesa come corpo di Cristo ed in particolare dell'Eucarestia, attraverso la quale il frutto della terra e del lavoro dell'uomo viene trasformato nel corpo di Cristo. Tutto ciò ha poi ancora una dimensione escatologica, giacché siamo in attesa di un nuovo cielo e di una nuova terra, in quanto l'intera creazione si trova ora nelle doglie del parto e geme nell'attesa di essere un giorno accolta nella gloria dei Figli di Dio, nella compartecipazione alla Resurrezione di Cristo (cfr. Romani 8, 19-23). Abbiamo quindi una dimensione trinitaria della creazione che, procedendo da Dio, il Padre, rende manifesto il mistero della creazione attraverso il Figlio e lo vede realizzarsi in pienezza nello Spirito Santo. A ciò corrisponde anche una spiritualità della creazione , della consapevolezza del legame con tutte le creature, del meravigliarsi riverente per la grandezza e bellezza del creato, e anche della com-passione col creato. San Francesco d'Assisi nella Chiesa occidentale, Sant'Isacco il Siro, del VII secolo, per la Chiesa orientale, e molti altri sono testimoni di una tale posizione spirituale. La Seconda Assemblea Ecumenica Europea di Graz ha richiamato alla memoria tutte queste dimensioni . Su questa base si può porre dunque la vera e propria discussione dell'etica e della teologia morale. Questa richiamerà innanzitutto i relativi atteggiamenti etici fondamentali, e cioè le virtù dell'uomo. In definitiva non si tratta d'altro che di impegnarsi affinché l'uomo moderno modifichi le proprie impostazioni fondamentali rispetto alla natura ed a se stesso. Al posto di una visione oggettivante che vede la natura in modo strumentale rispetto ai propri scopi e che perciò la vuole sfruttare, l'uomo deve ritrovare una impostazione di base che si sappia integrata nel complesso della natura, che abbia riguardo alla natura e a se stesso - in quanto l'uomo è parte della natura - primariamente atteggiamenti di rispetto reverenziale, stupore, ammirazione estetica, contemplazione religiosa, gratitudine di fronte al dono della vita, responsabilità e cura. Si possono rappresentare i necessari atteggiamenti anche sulla base dello schema classico delle virtù cardinali. In questo modo si evidenziano quattro virtù ecologiche fondamentali. Come prima cosa si potrebbe subordinare la già citata impostazione del rispetto reverenziale alla virtù della giustizia, ed in particolare della giustizia intesa nell'ampio senso biblico, che cioè ci si preoccupi, in quanto uomini, di collocarsi al proprio posto nel grande ordine del Creato, giacché Dio stesso, mediante le sue opere, ha reso il mondo spazio della pienezza di vita. Il primo approccio al mondo ed all'ambiente deve tornare ad essere quello dello stupore e del timore, come ad es. è espresso nel Salmo 8. Come seconda virtù ecologicamente rilevante si potrebbe indicare la prudenza. Si intende con ciò concretamente la preoccupazione di intendere, di farsi cioè portatori di un sapere specifico; che ci si dia da fare per comprendere esattamente lo stato delle cose e che poi questo sapere specifico venga attivato anche al momento di prendere le reali decisioni. A terza virtù voglio eleggere la temperanza ovvero la virtù del saper mantenere la giusta misura. Si tratta di accettare l'uomo ed il mondo con i rispettivi limiti e di trarre da essi le dovute conclusioni che consentano di conservare questa terra anche per le future generazioni. La quarta virtù, la forza, in campo ambientale non significa solo tenacia e risolutezza, che cioè anche nella domanda di protezione ambientale non si ceda nonostante i contraccolpi, ma significa anche la risolutezza dell'essere umano di voler sopravvivere, a dispetto di tutti i richiami alla fine del mondo, e perciò di mobilitare le sue forze ultime. Tutte queste virtù, da un punto di vista biblico cristiano sarebbero poi connesse alle cosiddette virtù teologali, cioè alla fede, alla speranza ed alla carità, che non sono altro che la risposta dell'umanità intera al Dio che si dona nell'amore, mediante la quale l'intera vita morale è integrata in un dialogo continuo con il Dio che tutto contiene nel proprio essere.
Dopo il necessario richiamo alla giusta disposizione interiore, perché l'uomo possa agire correttamente, l'etica e la teologia morale si devono occupare anche del giusto sapere, cioè di quanto concretamente bisogna fare per adempiere la nostra responsabilità verso il Creato. La strada da percorrere per arrivare a norme concrete , partendo dai principi morali generali, si sforza innanzitutto di elencare quei principi che sono particolarmente rilevanti per un'etica ambientale. Si enumerano allora il principio della responsabilità ecologica, secondo il quale le ingerenze nell'ambiente necessitano sempre di una giustificazione; il principio di causalità, secondo il quale per le conseguenze di un determinato intervento deve essere chiamato a rendere conto colui che l'ha causato; il principio di cooperazione, che mette insieme i principi di etica sociale del bene comune e della sussidiarietà; il principio della prevenzione, secondo il quale la prevenzione ha la precedenza rispetto alla rimozione o riduzione del danno a posteriori; il principio di sostenibilità; il principio di interconnessione ("retinità"- Wilhelm Korff), ecc. Allo stesso modo si citano poi principi intermedi che, secondo la terminologia adottata, si possono definire regole oppure criteri di precedenza, e che non sono altro che generalizzazioni di determinate conoscenze nella preferenza dei beni, come, ad esempio il criterio di fondazione, il criterio di urgenza, il criterio di reversibilità, il criterio di rigenerazione, il criterio di parsimonia ecc. In un continuo dialogo con le scienze rispettivamente competenti (la biologia con le sue sottodiscipline, la ricerca climatica, ma anche le scienze economiche e sociali) e in un continuo interscambio di esperienze si origina un processo che porta alla codificazione di corrispondenti norme e prescrizioni concrete per i singoli ambiti della tutela ambientale. E per far ciò è poi sempre necessario un conforme consenso politico.
4. Conclusione
Forse questo percorso sintetico di un ragionamento teologico ed etico è parso ad alcuni troppo denso e per questo difficile da seguire. Per questo vorrei lanciare un appello di solidarietà con la natura nella sua diversità ed anche di speranza. E lo vorrei fare con le parole del Papa espresse nella sua Udienza Generale del 26 gennaio scorso: "Ebbene, di fronte alla gloria della Trinità nella creazione l'uomo deve contemplare, cantare, ritrovare lo stupore. Nella società contemporanea si diventa aridi "non per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di meraviglia" (G.K. Chesterton). Per il credente contemplare il creato è anche ascoltare un messaggio, udire una voce paradossale e silenziosa, come ci suggerisce il "Salmo del sole": "I cieli narrano la gloria di Dio e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. Non è linguaggio e non sono parole di cui non si oda il suono. Eppure per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola" (Sal 19,2-5). ... Ma questa capacità di contemplazione e conoscenza, questa scoperta di una presenza trascendente nel creato, ci deve condurre anche a riscoprire la n