UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scheda 6. Economia e profitto

-
28 Ottobre 1999

pretesto di volerlo aiutare, mette la rovina nella sua casa. Tu fai come quello che, per affetto, dà da bere vino a chi ha la febbre alta e ha sete per disidratazione: procura un breve sollievo, mentre beve d'un fiato, ma poco dopo a quel disgraziato aumenta la febbre. Allo stesso modo, chi presta all'indigente denaro dietro interesse, non rimedia le sue difficoltà, ma vi aggiunge un'altra disgrazia.
(S. Gregorio Nisseno, Contro gli usurai) Obiettivo della scheda Le attuali forti tensioni economiche sul piano interno e internazionale, come le stesse turbolenze monetarie documentano i limiti di una concezione economica fondata unicamente sul profitto e che trascura le esigenze globali della persona umana e del suo lavoro. E fondamentale avviare una riflessione sul significato umano e cristiano del profitto.
1. Interroghiamo l'esperienza Il Sud povero del mondo presenta i livelli più bassi di benessere, le percentuali più alte di povertà, di epidemie e di conflitti. E pur consumando di meno paga, in termini ambientali ed ecologici, il prezzo più alto della crescita economica planetaria. Basti pensare che un bambino nato a Londra, New York o Parigi consuma ed inquina nel corso di tutta la sua vita più di 50 bambini del Terzo Mondo. L'estensione della ricchezza degli ultra-ricchi è in sconcertante contrasto con i bassi redditi dei Paesi in via di sviluppo: * Le tre persone più ricche possiedono ricchezze che eccedono la somma del PIL dei 48 Paesi meno sviluppati. * I 15 più ricchi possiedono ricchezze che eccedono il PIL totale dell'Africa sub-sahariana. * La ricchezza delle 32 persone più ricche supera il PIL totale dell'Asia del sud. * Le ricchezze degli 84 più ricchi superano il PIL della Cina, il paese più popoloso con 1,2 miliardi di abitanti. Le nuove stime dimostrano che le 225 persone più ricche del mondo possiedono una ricchezza congiunta di oltre mille miliardi di dollari, pari al reddito annuale del 47% più povero della popolazione mondiale (2,5 miliardi di persone). Si stima che il costo addizionale per raggiungere e mantenere un accesso diffuso all'istruzione di base per tutti, alle cure sanitarie di base per tutti, alle cure mediche per la procreazione di tutte le donne, ad una adeguata alimentazione per tutti, ad acqua potabile e al miglioramento delle condizioni igieniche per tutti, si aggirerebbe attorno ai 40 miliardi di dollari l'anno: il che rappresenta meno del 4% della somma delle ricchezze concentrate nelle mani delle 225 persone più ricche del mondo. Il Paese dove si concentra la maggior parte delle 225 persone più ricche del mondo sono gli Stati Uniti (60 ricchi, con una ricchezza complessiva pari a 311 miliardi di dollari) seguiti dalla Germania (21 ricchi, con una ricchezza complessiva pari a 111 miliardi) e dal Giappone (14 ricchi, con una ricchezza complessiva pari a 41 miliardi di dollari); i Paesi industrializzati ne contano, nell'insieme, 147 (645 miliardi di dollari) ed i Paesi in via di sviluppo 78 (370 miliardi di dollari); l'Africa ne ha solo due (3,7 miliardi di dollari) entrambe provenienti dal Sudafrica. E ancora altri dati per confrontare la ricchezza tra i singoli Paesi: il quinto più ricco della popolazione mondiale consuma il 45% di carne e di pesce disponibili, il quinto più povero il 5%; il quinto più ricco consuma il 58% dell'energia totale disponibile, il più povero meno del 4%; il quinto più ricco consuma l'84% della carta disponibile, il quinto più povero consuma l'1,1%; il quinto più ricco possiede il 74% delle linee telefoniche esistenti, il quinto più povero possiede l'1,5%; il quinto più ricco detiene l'87% del traffico navale mondiale, il quinto più povero meno dell'1%. Nel corso della vita un bambino nato nei Paesi industrializzati aggiunge consumi e più inquinamento di 30-50 bambini nati nei Paesi in via di sviluppo. Il consumo medio di proteine pro capite è di 115 grammi in Francia e di soli 32 in Mozambico. Nel mondo mediamente ci sono 90 automobili per ogni 1.000 persone di cui 405 nei Paesi industrializzati, 11 in Africa sub-sahariana, 6 in Asia dell'est, e 5 in Asia del sud. (dal Rapporto ONU sullo Sviluppo Umano 1998)
Domande per la discussione e il confronto Dal tuo posto di lavoro come percepisci i problemi della giustizia e della solidarietà? Si sono create false necessità, modelli di vita facili e inconsistenti, miti e mode sapientemente manipolati. Come questo stile di vita incide anche nel mondo rurale? Nei paesi industrializzati, accanto alla ricchezza reclamizzata, persistono sacche di povertà e di emarginazione sociale. Quali circostanze o luoghi della tua vita ti pongono a contatto con situazioni di emarginazione? Hai partecipato a qualche iniziativa di solidarietà? Com'è il tuo rapporto con gli altri lavoratori? Sei attento alle situazioni concrete dei tuoi colleghi di lavoro? Come il mondo agricolo è sensibile ai problemi internazionali della povertà con particolare attenzione all'agricoltura dei Paesi in via di sviluppo?
2. Leggere la vita alla luce della Parola e dell'insegnamento della Chiesa a) dalla Parola di Dio: Lc 16, 1-8 "Diceva anche ai discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce".
E una parabola sconcertante: sembra che il padrone (per alcuni, il Signore stesso) lodi l'amministratore disonesto. Ma, osservando bene, la lode non è verso la sua condotta, bensì viene apprezzata la sua intelligenza, la sua intraprendenza nel garantirsi un futuro. La lezione fondamentale di questa parabola è la capacità di tirarsi fuori da una situazione critica attraverso una scoperta decisiva: gli altri. Finora aveva pensato solo a sé, al suo profitto, ai propri interessi. Ora, scopre la realtà dell'amicizia. La propria salvezza passa attraverso l'apertura agli altri. Gesù invita i "figli della luce", piuttosto sbadati e neghittosi, a capire l'urgenza dell'ora e ad adottare la decisione da cui dipende l'avvenire. Chiede loro di avere almeno la stessa presenza di spirito, l'ingegnosità, la fantasia che i furfanti di questo mondo dimostrano nel perseguire i loro interessi. Il denaro serve a distribuire un po' di amore in questo mondo che rischia di diventare una giungla, con gente assatanata di potere e profitto ad ogni costo. Non si può fondare la vita su Dio e su ciò che si oppone radicalmente. O ci si fida di Lui, oppure ci si fida delle ricchezze.
Altri brani per l'approfondimento: Qo 2, 22-26; 5, 9-15: Vanità dell'uomo nel cercare il falso profitto nelle ricchezze. Is 5, 8: Guai a chi aggiunge campo a campo. Mi 2, 2: Contro l'avidità dei campi. Mc 4, 18-19: L'inganno della ricchezza soffoca il cuore. Lc 19, 1-10: Zaccheo.
b) dal magistero della Chiesa:
Gaudium et spes, 64 "Oggi più che mai, per far fronte all'accrescimento della popolazione e per rispondere alle crescenti aspirazioni del genere umano, giustamente si tende ad aumentare la produzione di beni nell'agricoltura e nell'industria e la prestazione dei servizi. Perciò sono da favorire il progresso tecnico, lo spirito di innovazione, la creazione di nuove imprese e il loro ampliamento, l'adattamento nei metodi dell'attività produttiva e gli sforzi coraggiosi sostenuti da tutti quelli che partecipano alla produzione, in una parola tutto ciò che contribuisce a questo sviluppo. Anzi il fine ultimo e fondamentale di tale sviluppo non consiste nel solo aumento dei beni produttivi né nella sola ricerca del profitto o del predominio economico, ben sì nel servizio dell'uomo, dell'uomo integralmente considerato, tenendo cioè conto delle sue necessità di ordine materiale e delle sue esigenze per la vita intellettuale, morale, spirituale e religiosa; diciamo di ciascun uomo, e di ciascun gruppo umano, di qualsiasi razza o zona del mondo. Pertanto l'attività economica è da realizzare secondo le leggi e i metodi propri dell'economia ma nell'ambito dell'ordine morale, in modo che risponda al disegno di Dio sull'uomo".
Centesimus annus, 35 "La Chiesa riconosce la giusta funzione del profitto, come indicatore del buon andamento dell'azienda: quando un'azienda produce profitto, ciò significa che i fattori produttivi sono stati adeguatamente impiegati e i corrispettivi bisogni umani debitamente soddisfatti. Tuttavia, il profitto non è l'unico indice delle condizioni dell'azienda. E possibile che i conti economici siano in ordine e insieme che gli uomini, che costituiscono il patrimonio più prezioso dell'azienda, siano umiliati e offesi nella loro dignità. Oltre a essere moralmente inammissibile, ciò non può non avere in prospettiva riflessi negativi anche per l'efficienza economica dell'azienda. Scopo dell'impresa, infatti, non è semplicemente la produzione del profitto, bensì l'esistenza stessa dell'impresa come comunità di uomini che, in diverso modo, perseguono il soddisfacimento dei loro fondamentali bisogni e costituiscono un particolare gruppo al servizio dell'intera società. Il profitto è un regolatore della vita dell'azienda, ma non è l'unico; a esso va aggiunta la considerazione di altri fattori umani e morali che, a lungo periodo, sono almeno egualmente essenziali per la vita dell'impresa".
Altri brani del magistero che si possono consultare: Populorum progressio, 26. Sollecitudo rei socialis, 37. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2426-2436. Catechismo degli adulti, La verità vi farà liberi, 1131-1133. Il catechismo dei giovani / 2, Venite e vedrete, p. 371-372.
3. Spunti per la conversione
La crescita economica è un problema che riguarda l'avvenire e la stessa sopravvivenza del genere umano. La missione di creare ricchezza, nella giustizia, deve essere messa in relazione a tre verità presenti nel pensiero sociale della Chiesa: ­ destinazione universale e comune dei beni economici; ­ primato della persona sul lavoro e sul profitto; ­ assunzione del lavoro come vocazione e servizio.
Cosa possiamo fare come gruppo e come comunità cristiana per educarci ad un'autentica solidarietà? Come "ridire" in termini nuovi e rispondenti alle nuove sfide i valori di fraternità e di buon vicinato, tipici del mondo agricolo? Come coniugare, in modo coerente, la ricerca del giusto profitto nell'azienda agricola con il dovere della giustizia e della solidarietà, anche a livello internazionale? In che modo la proposta evangelica e l'insegnamento della Chiesa ci invitano a conversione? Quali cambiamenti di mentalità e di comportamento ci stimolano?
4. Invito alla preghiera
Chiunque tu sia, perché uomo, abbi in odio i comportamenti disonesti. Ama le persone, non il denaro, resisti con tutte le tue forze al peccato. Rinuncia ai guadagni illeciti e all'usura ed eccita in te l'amore dei poveri e "a chi ti domanda un prestito non volgere le spalle" (Mt 5, 42). Egli ti supplica per la sua povertà e ti aspetta alla porta della tua casa; manca di ciò che è più necessario e cerca un rifugio nella tua ricchezza per rimediare alla sua povertà. Tu invece fai il contrario di quello che dovresti fare: da alleato divieni nemico, perché tu non fai nulla per togliere il povero dalla necessità che lo opprime e per fargli saldare il debito una volta per tutte; tu provochi male in chi sta già male e spogli chi non possiede vestiti e ferisci chi già è ferito; aggiungendo preoccupazioni a preoccupazioni e dolori a dolori. Chi infatti prende l'interesse sui prestiti, sfrutta quel poco che il povero possiede, con il