UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Tappe della Marcia della Pace

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9 Dicembre 1999

o dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole: infatti l'onore più gradito che possiamo rendere a co lui ch e vogliamo venerare è quello che lui stesso vuole, non quello escogitato da noi. Dio non ha bisogno di vasi d'oro, ma di anime d'oro. Con questo non intendo certo proibirvi di fare doni alla chiesa. No. Ma vi scongiuro di elargire, con questi e prima di questi, l'elemosina. Dio infatti accetta i doni alla sua casa terrena, ma gradisce molto di più il soccorso dato ai poveri." (S. Giovanni Crisostomo, vescovo; 349-407)

Queste le tappe della Marcia della Pace che vivremo a Siena il 31 dicembre 1999.
1. IL CAMMINO ("Io sono la via. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me." Gv 14,6)
"Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annuncia la pace, messaggero di bene che annuncia la salvezza, che dice a Sion: Regna il tuo Dio. Senti? Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore in Sion. Voi non dovrete uscire in fretta né andarvene come uno che fugge, perché davanti a voi cammina il Signore, il Dio di Israele chiude la carovana." (Is 52,7-9.12)
"L'anima mia languisce e brama gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente. Anche il passero trova la casa, la rondine il nido, dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore delle schiere, mio re e mio Dio. Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi! Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio. Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente, anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni. Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion." (Sal 84/83, 3-8)
Pellegrinare è camminare verso una meta che ci affascina da lontano e sostiene la fatica. Questa è la vita e la vita cristiana. Spesso ce ne dimentichiamo, catturati come siamo dal fascino di tutto quello che ci circonda. Ma siamo consapevoli che la Meta è sempre più avanti dei nostri passi più avanzati: per questo non riusciremo mai a sederci, ma vivremo su questa terra come forestieri, pellegrini e ospiti che niente riterranno come proprietà privata ma tutto accoglieranno come dono. In ogni realtà allora saremo chiamati ad amare allo stesso tempo l'andare e la meta, il provvisorio che ci accompagna e il definitivo che ci attende. E capiremo che il primo cammino da compiere, ogni giorno, sarà quello all'interno di noi stessi. Nella certezza che nessuno potrà bas

tare a se stesso nel pellegrinaggio della propria esistenza ("Là salgono insieme le tribù, le tribù del Signore." Sal 122/121, 4)
"Durante questa vita tu sei un viandante. Tutto devi oltrepassare, tutto devi lasciare alle tue spalle. Scorgi lungo la strada un germoglio, una pianta, una sorgente o qualche altra cosa che vale la pena vedere: ne godi per un attimo e poi prosegui." (S. Basilio, vescovo; 333-379)

2. LA PORTA ("Io sono la Porta." Gv 10, 9)
"Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me." (Ap 3, 20)
"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo." (Gv 10, 1-2.7.9)
La porta Santa è uno dei simboli dell'itinerario giubilare: una porta attraverso cui passare, aperta solo in uno speciale tempo di grazia. Essa rappresenta un luogo di transito, una strettoia che separa due spazi diversi, un momento di passaggio. Diventa quindi il simbolo di una scelta: possiamo stare o di qui o di là, e dobbiamo decidere se vogliamo passare attraverso la porta oppure rimanere fermi. Ogni passaggio significa lasciare qualcosa, per poter accogliere il nuovo che ci attende al di là del transito.
"L'ovile di Cristo è la Chiesa. Chi vuole entrare nell'ovile, entri passando per la porta: predichi il vero Cristo. E non solo predichi Cristo, ma cerchi anche la gloria di Cristo, anziché la propria. Molti, cercando la loro gloria, hanno disperso il gregge che avrebbero dovuto radunare. Cristo è una porta umile e bassa. Chi vuole entrare per questa porta deve umiliarsi e abbassarsi." (S. Agostino, vescovo; 354-430)

3. IL PERDONO ("Sono venuto a chiamare i peccatori." Lc 5, 32)

"S e presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono." (Mt 5, 23-24)
"Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; poiché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio." (Lc 6, 35-38)
Finché scarichiamo sugli altri ogni colpa, non facciamo altro che aumentare l'incomunicabilità, uno dei mali più diffusi della nostra epoca. Dobbiamo rientrare in noi stessi, vincere i pregiudizi, le paure, i risentimenti, che ci fanno vedere solo le nostre ragioni e non le ragioni degli altri; che ci fanno tenere strette le nostre povere ricchezze e ci oscurano la vista sulle ricchezze che possiedono i poveri, i malati, i bambini, i vecchi, i senza senso. Forse nemmeno loro sanno di essere ricchi, ma se non lo sanno è colpa nostra. Il perdono non ci deve essere difficile perché noi per primi siamo già stati perdonati da Dio: in Gesù Cristo il Padre si lascia incontrare dall'uomo, e in Lui ci perdona. Luogo privilegiato di questo incontro è la Chiesa. Ma crediamo che, nella società e nella Chiesa, nessuna pace sarà mai autentica là dove si creano nuove divisioni e nuovi odi. Crediamo che anche la pace su scala mondiale, che non è solo assenza di guerra, ma apertura, stima, cooperazione tra i popoli, trovi nel perdono la propria radice.
"Siccome possediamo Cristo che è la pace, così uccidiamo l'inimicizia per praticare nella nostra vita la fede in Lui. Egli abbatté in se stesso il muro ch e
divideva i due uomini, ne fece uno solo, ristabilendo la pace non soltanto con quelli che ci combattono dal di fuori, ma anche con quelli che suscitano contese in noi stessi: così la carne non potrà avere più desideri contrari allo spirito e lo spirito desideri contrari alla carne. Allora, riunificati in un uomo nuovo e amante della pace e, da due, fatti un uomo solo, diventeremo dimora della pace." (S. Gregorio di Nissa, vescovo; 335-394)

4. LA SOLIDARIETÀ ("Se avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me." Mt 25, 40)
"Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. E forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire chi è nudo, senza distogliere gli occhi dalla tua gente? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: Eccomi!" (Is 58, 3-9)
"Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno." (At 2, 42.44-45)
L'essere vivi è un mira colo i mmenso, e ogni uomo è una miniera di doni. Se riuscissimo ad avere lo sguardo di Dio, allora sapremmo vedere il bene dappertutto. Tutta la vita sarebbe un ringraziamento e non sarebbe più difficile formare una società basata sulla gratuità e sulla condivisione. Noi ci sentiamo impegnati a "ripartire dagli ultimi", consci che nella nostra società le situazioni di emarginazione, di povertà e di disagio si vanno moltiplicando, nonostante il benessere apparente. Cresce la folla dei nuovi poveri: i disoccupati, i tossicodipendenti, i bambini non nati, gli sfrattati, gli immigrati, i soli, gli anziani abbandonati, i depressi, chi non ha accesso alla cultura o alla partecipazione politica. Di essi non vogliamo fare il termine della nostra carità, ma l'inizio della nostra conversione. Ogni vera conversione vuol dire cambiamento, e richiede gesti concreti, cioè la creazione prima di tutto di un cuore nuovo, e poi di un'altra realtà; la volontà di modellare un po' per volta una nuova terra e una nuova storia. In questo senso il Papa ha chiesto, in occasione dell'anno giubilare, la remissione del debito dei Paesi del sud del mondo: un pubblico e collettivo inizio di una storia diversa e rinnovata, un gesto che ripari almeno in parte le ferite e le conseguenze negative del male provocato, ponendo le condizioni per un futuro di bene. Ma questa solidarietà sarebbe vana se non la vivessimo partendo proprio dalle persone che vivono accanto a noi ogni giorno.
"Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre il corpo di Cristo che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariam