Maria Antonietta Manna e Francesco Costa sono stati i delegati della Commissione Italiana CEI Giustizia e Pace, equipe giovani, al Workshop Internazionale “Spirituality and Ecology after Laudato Si'”, tenutosi a Taizé dal 12 al 14 novembre scorso e organizzato da ELSiA (European Laudato Si' Alliance), un'alleanza di sei istituzioni cattoliche impegnate nella promozione della giustizia ecologica a livello nazionale e europeo. Un'opportunità per le organizzazioni afferenti, tra le quali Giustizia e Pace Europa, Movimento Laudato Si', COMECE, JESC e CIDSE, di riflettere e discutere sull'interconnessione tra ecologia e spiritualità e l'importanza di integrare un'eco-coscienza all'interno dell'operato di ciascuno.
I due giorni hanno rappresentato un’occasione di crescita importante, un momento di incontro che ha unito l’esperienza di diversi giovani, provenienti da vari paesi europei, che lavorano nelle singole realtà ecclesiali del proprio territorio. La forza, la volontà, il coraggio, ma ancor di più la speranza hanno riempito di valore e di fiducia il soggiorno a Taizé. A fare da sfondo ai lavori di commissione è stata l’enciclica Laudato Sii di Papa Francesco. Ci si è resi conto quanto sia necessario un autentico e determinato sforzo di riflessione per comprendere i segni dei tempi. Il primo passo è quello di acquisire la giusta consapevolezza di quanto sia urgente cambiare rotta!
Nella ricerca di un nuovo orientamento è importante attingere innanzitutto alle tradizioni etiche della riflessione filosofica per poi passare alle tradizioni religiose. La chiave fondante di questa nuova etica è la sostenibilità, la tensione permanente verso una giustizia sia intragenerazionale che intergenerazionale, non solo nei riguardi degli altri uomini, ma di tutti gli esseri viventi. È questo l’obiettivo di quella filosofia eco-spirituale che punta a rivalutare il rapporto fra l’uomo e l’ambiente, in un pianeta nel quale tutte le creature assumono una propria dignità.
Taizé si è rivelato il posto giusto per ospitare questa riflessione cosi urgente e importante che ci richiama alla responsabilità di ognuno in quanto custodi del Creato, dono di Dio. La stessa storia del luogo ci è da insegnamento: in piena II Guerra Mondiale, Frate Roger pregava, accoglieva e aiutava i soggetti più colpiti, i più indifesi e vulnerabili, gli individui ai margini della società; una natura da contemplare che, al contempo, diventava man mano testimone del dolore e della sofferenza del mondo. La vita dei monaci che abitano questo angolo di terra, la loro quotidianità segnata dalla semplicità, dal silenzio, dalla preghiera, ci hanno aiutato ad avvicinarci ancor di più alla preghiera e alla contemplazione e a sentire il grido di dolore del mondo odierno, ci ha reso consapevoli del fatto che il futuro del nostro pianeta dipenda dall’oggi che viviamo, e da ogni nostra azione volta alla tutela del pianeta che abitiamo.
Il nostro è un grido che chiede azione, gentilezza, coraggio, sobrietà. Il nostro grido chiede come poter fare ciò che riteniamo giusto, poiché non ci può essere gratitudine senza incontro e non si può chiedere aiuto senza avere fede in Colui che può salvarci. Nella preghiera di Taizé riconosciamo il Signore che è risorto e che ascolta il nostro grido.
La sobrietà, la semplicità, l'autonomia sono ancora al di là della nostra portata, a meno che non ci abbandoniamo alla misericordia trasformatrice di Dio... solo allora possiamo unirci al Creatore nella cura del nostro prossimo e della nostra casa comune.
Rallenta, prega e connettiti con il tuo prossimo...c'è una diversità di luoghi, talenti e risorse pronti a fare da guida e a “riattivare” la speranza!
Francesco COSTA
Maria Antonietta MANNA
Equipe Giovani Giustizia e Pace/CEI UNPSL