cantiere. Uno sciopero che aiuti a farsi domande sul ruolo e sull'utilità del sindacato. Un problema a scuola che provoca una rifles sione sulla educazione dei bambini. Il licenziamento di un amico che porta a interrogarsi sulla precarietà del lavoro, sulla disoccupazione crescente e sulle conseguenze sulle persone e sulle famiglie. Una iniziativa nella parrocchia che aiuta a riscoprire il senso del far parte di una comunità ecclesiale o a riflettere sul disagio di qualcuno del gruppo. Si potrebbe continuare con esempi senza fine, perché tutta la vita della gente può essere oggetto di riflessione in gruppo, per portare ognuno ad avere uno sguardo nuovo sulla vita e sulle situazioni e invitare ad agire per cambiare in meglio queste situazioni, sviluppando solidarietà ad ogni livello.
Ti andrebbe con dei tuoi amici o amiche cominciare un gruppo di lavoratori cristiani? Ti piacerebbe con loro riflettere e agire sui problemi del quartiere, del lavoro, della disoccupazione, della scuola, del territorio? A questo scopo ti servirebbe conoscere qualche tecnica per le riunioni... un metodo! Con altri gruppi di questo tipo si potrebbe iniziare un movimento di lavoratori cristiani nella tua zona... Ma non sai bene come muoverti? Questo documento ti può aiutare. Risponde al tuo caso! Ti proponiamo, non ricette prefabbricate, ma alcune idee che potrebbero aiutarti a partire.
1. COSA SONO QUESTI GRUPPI DI LAVORATORI
Sono gruppi di lavoratori e di gente di ambiente popolare che si dedicano al servizio dei lavoratori, soprattutto alle fasce più deboli. Dedicano la loro attenzione ai diversi aspetti della vita della gente: il lavoro, la famiglia, il quartiere, l'educazione dei figli, la salute.... Sono composti da uomini e donne che accettano di condividere la loro vita, per lasciarsi interrogare e trasformare. Hanno una ispirazione cristiana ma sono aperti a chiunque è alla ricerca di un senso per la vita e per la società in generale... chiunque non si accontenta di essere solo consumatore o spettatore della vita sociale. Provano a essere evangelizzatori attraverso l'azione, cioè attraverso il loro impegno sul lavoro, nel quartiere, nella società. Impegno e azione a partire da se stessi. Puntano all'educazione e alla formazione, partendo il più possibile dalla propria esperienza e dalla vita concreta della gente, per aprirsi all'insieme della società e della Chiesa, acquisendo così una migliore comprensione della società e della vita pubblica ed ecclesiale. I diversi gruppi si organizzano tra di loro in movimento in maniera democratica, sviluppando uno spirito di scambio e di solidarietà. Per rinforzare questi legami hanno costituito (tra loro - da loro - per loro) un movimento internazionale, l'MMTC (Movimento Mondiale Lavoratori Cristiani).
2. PER FARE CHE COSA ?
Impegnarsi per la crescita di una società più giusta e più fraterna, più democratica e solidale. Partecipare all'opera di evangelizzazione e di liberazione dell'uomo secondo lo spirito evangelico e tenendo come riferimento l'insegnamento sociale della Chiesa. Questa partecipazione si concretizza in azioni, piccole o grandi, individuali o collettive. Portare uomini e donne a riflettere insieme, in gruppo, sul senso della vita e sul come difendere i valori umani minacciati dalla società dei consumi e delle diseguaglianze. Aiutare i membri dei gruppi a essere attivi e a impegnarsi sul lavoro e nella società e nella Chiesa, per difendere ed esprimere la dignità di ogni donna e di ogni uomo. Dare priorità nell'azione alle fasce più deboli e che hanno meno mezzi per esprimersi nella società e nelle Chiese: disoccupati, giovani lavoratori, donne, immigrati...
3. STRUMENTI DA USARE.
Riunioni di gruppo con scadenza regolare per riflettere su cose che riguardano l'insieme dei partecipanti: vita di fabbrica o di ufficio, famiglia, vita del quartiere, lavoro o disoccupazione... Questo scambio si può fare con il metodo vedere - valutare - agire. Momenti di formazione per iniziare alla vita del movimento, alla sua missione e ai suoi obiettivi; o per acquisire alcune competenze importanti in un movimento (animazione, comunicazione...). Giornate di studio per approfondire temi particolari emersi dalle riflessioni di gruppo. Inchieste per conoscere meglio una realtà. Ritiri spirituali per approfondimento della fede alla luce del Vangelo e dare qualche chiarezza alla vita. Collaborazione con altre iniziative popolari per realizzare azioni concrete.
4. COME FORMARE UN GRUPPO ?
I gruppi possono nascere in forme diverse a seconda delle circostanze. Non c'è un modello unico per formare un gruppo; si possono prendere iniziative diverse. Si può partire da una iniziativa personale: qualcuno provoca l'incontro di alcune persone per discutere un problema preciso (di lavoro, di quartiere, di parrocchia...) e per vedere insieme se si può agire e come. Da questo primo incontro o azione comune si può decidere di continuare a incontrarsi come gruppo per riflettere su altri problemi che riguardino la vita di tutti i componenti. Questi contatti iniziali possono partire da colleghi di lavoro, o tra abitanti dello stesso quartiere, tra disoccupati, immigrati, tra gente che frequenta la stessa parrocchia... Dipende dai contatti che si hanno. Si può anche partire da ex giocisti che hanno già sperimentato vita di movimento e che da adulti hanno ancora interesse a vita di gruppo. Un gruppo può nascere anche da una azione vissuta insieme: una festa parrocchiale preparata insieme, un'azione nel quartiere... Chi ha gestito l'azione può ritrovarsi per continuare in gruppo una esperienza comune. Un prete di parrocchia o assistente di un movimento può aiutare la nascita di un gruppo partendo dai suoi contatti. Tutto questo non costituisce ancora un movimento. Coordinare i diversi gruppi e darsi obbiettivi comuni: queste due cose fanno nascere un movimento. Quando dei gruppi condividono metodi ed obbiettivi comuni diventa importante che non restino isolati. Svilupparsi in movimento permette di approfondire lo scambio e la riflessione; permette inoltre di darsi mezzi più forti per l'azione. Formare un gruppo può richiedere un tempo più o meno lungo, fino a quando non si sia formato un gruppo di persone disposte a spendersi in questa direzione. Curare che ogni riunione si concluda con una decisione presa insieme, sufficientemente realista, che tenga conto delle possibilità di ciascuno e si apra all'azione. Ogni azione ha normalmente dei costi. Sarà bene quindi riflettere su questo aspetto abbastanza presto perché il gruppo impari ad assicurarsi la sua autonomia.
TU VORRESTI COMINCIARE UN GRUPPO ... MA NON SAI BENE DA DOVE PARTIRE.
Prova a trovare il tempo di sederti un attimo con qualche am ico e amica per analizzare insieme le relazioni che avete. Voi sentite un certo problema (lavoro, educazione figli, andamento della coppia, disoccupati del quartiere...); con chi ci è già capitato di parlarne? a chi potrebbe interessare come a noi questo problema? "Io conosco Luigi che ha partecipato a una manifestazione contro la disoccupazione," "Conosco Karima che ha appena perso il lavoro. E' una donna molto dinamica. Certamente è d'accordo per fare qualcosa. Abitiamo nello stesso palazzo." "Io conosco un sindacalista, Stefano. Ha organizzato una raccolta di firme per il licenziamento di molti compagni di lavoro. Suo figlio ha la stessa età della mia bambina. Ci siamo incontrati alla riunione genitori della scuola." "Ho conosciuto una coppia alla festa in parrocchia. Si erano trovati bene anche se da tempo non partecipavano più alla Chiesa. Parlando mi hanno detto che gli piacerebbe fare qualcosa anche loro."
Così, mettendo insieme le varie cose, possiamo fare una specie di "mappa delle relazioni" che può servirci come base per invitare della gente a una riunione o a una iniziativa insieme. All'inizio non è importante il numero quanto piuttosto la qualità delle relazioni che abbiamo tra noi. Bisogna inoltre ricordare che far partire un gruppo non si improvvisa. Sovente è il risultato di un lungo cammino con della gente con cui si è già vissuto, condiviso, agito. Se un po' di gente ha già espresso il desiderio di fare qualcosa o ha già partecipato a delle iniziative (nel quartiere, al lavoro, in parrocchia...) è a loro che si può fare la proposta di incontrarsi per far partire un gruppo e in seguito un movimento.
5. PERCHÉ UN GRUPPO RIESCA
E' importante tener conto di alcuni elementi per far partire bene un gruppo: Il numero dei partecipanti: è preferibile un numero non molto superiore ai dieci componenti, per permettere una migliore conoscenza reciproca e uno scambio di opinioni più efficace. Trovarsi a scadenze regolari e decidere bene la scadenza degli incontri. Rispettare con puntualità l'ora di inizio e di chiusura degli incontri. La non precisione negli orari può scoraggiare e in ogni caso non facilita la partecipazione nè l'andamento del dibattito. Limitare la durata degli incontri a due ore al massimo. Evitare di perdere troppo tempo nella ricerca del tema di riflessione; in ogni caso curare di non oltrepassare la mezzora nella scelta del tema. Essere attenti al fatto che tutti partecipino al dibattito e che non sia monopolizzato da pochi. E' importante quindi che ogni volta ci sia un animatore della discussione che curi e solleciti la partecipazione di tutti. E' utile anche prevedere un segretario che prenda appunti e possa poi stendere una sintesi dell'incontro. Consigliare a tutti di prendere appunti, per quanto è possibile. Imparare fin dall'inizio a suddividersi le responsabilità all'interno del gruppo, in particolare per l'animazione e la preparazione delle riunioni. Il gruppo abbia un responsabile ma fare attenzione che il gruppo non sia egemonizzato da nessuno. Prima di lasciarsi avere cura di precisare il luogo, l'ora e la data della riunione successiva; e se possibile anche il tema.
6. VEDERE - VALUTARE - AGIRE : UN METODO
E' un metodo nato dalla GiOC e dal suo fondatore il Cardinal Cardjin. In realtà ognuno lo usa in maniera del tutto naturale quando c'è da prendere una decisione soprattutto se importante e con conseguenze su se stessi e su altri. V E D E R E
E' la prima tappa: ci si racconta la vita, ciò che ci sta a cuore, che ci dà speranza o ci abbatte. Obbiettivo: arrivare a una migliore comprensione della realtà vissuta dai componenti il gruppo; arrivarci sia individualmente sia collettivamente.
Non si tratta di una discussione su un tema generale ma di uno scambio a partire da fatti della vita e della esperienza quotidiana dei partecipanti che tendono a una più approfondita conoscenza della realtà per meglio governarla; provano a individuare una azione con conoscenza di causa.
In seguito si può allargare lo sguardo a fatti e situazioni simili, vissuti dai membri del gruppo o da altri.
V A L U T A R E
Obbiettivo: approfondire le cause profonde di questa situazione o di questi fatti cercando di analizzare i meccanismi che li producono.
Si tratta anche di evidenziare le conseguenze già presenti o che possono derivare; conseguenze che non sempre sono percepite di primo acchito. E' molto utile una distinzione: - 'valutare' da un punto di vista sociale, economico, politico ecc. - 'valutare' da un punto di vista di fede, di Vangelo o alla luce dell'insegnamento sociale della Chiesa. E' bene tuttavia saper individuare i legami che possono esistere tra i due punti di vista. Non si tratta di dare giudizi morali sulle persone quanto piuttosto di essere capaci di uno sguardo di fede. Si tratta cioè di lasciarsi interrogare da queste situazioni alla luce del messaggio e della esperienza di Gesù Cristo, non per avere risposte e soluzioni belle pronte, ma per farci guidare nelle nostre decisioni dalla sua maniera d'essere, di comportarsi, di reagire alle situazioni e alle persone.
A questo livello può essere utile farsi le seguenti domande: Quali sono le cause profonde di questa situazione? Quali sono le conseguenze già evidenti o prevedibili? Sono in gioco valori umani e spirituali? Quali? A chi torna utile questa situazione? Per approfondire l'analisi e prendere una decisione sono necessarie altre informazioni? Quali? Che cosa ci piacerebbe veder cambiare? Su questi fatti hanno qualcosa da dirci le parole di Gesù? O l'insegnamento della Chiesa? (Riferirsi a una pagina della Bibbia o a un testo della Chiesa)
A G I R E
Ogni riflessione deve portare a prendere decisioni. Si tratta inoltre di prendere decisioni realistiche, decisioni cioè che non siano superiori alle possibilità e ai mezzi dei componenti il gruppo. Un'azione può essere presa dai singoli o dall'insieme del gruppo. Anche
azioni apparentemente piccole possono avere un grande significato e portare a conseguenze significative, se sono vissute in maniera giusta e con determinazione. Bisogna tener presente anche che è più facile fare delle analisi che prendere decisioni e mantenerle. A questo scopo sono determinanti solidarietà reciproca e incoraggiamento. Per preparare bene le decisioni conviene farsi alcune domande: Che cosa abbiamo scoperto riguardo a questa situazione e a questi fatti? Cosa potremmo fare? Con quali mezzi, per quali tappe successive? Possiamo coinvolgere altre persone o gruppi in questa azione? Quali? Cosa possiamo fare per sensibilizzare o informare altra gente?
7. COME PREPARARE IL PRIMO INCONTRO DEL GRUPPO.
Bisogna ricordare che un primo incontro è sempre delicato e particolarmente importante, che può lasciare impressioni forti, a volte determinanti per la continuazione del gruppo. Questo primo incontro dovrà quindi essere preparato con molta cura e anche con tatto. Obiettivo del primo incontro è di fare conoscenza. Acquista quindi particolare importanza che le persone si trovino a proprio agio e che si rompa il ghiaccio. E' importante, per riuscirci, di trovarsi in un ambiente gradevole e caldo. Utile potrebbe essere prevedere un piccolo semplice rinfresco. L'animatore deve riuscire a condurre la presentazione in maniera gradevole e distesa. Ponendo domande e invitando tutti a porre questioni di interesse comune. Incoraggi lo scambio e stimoli la discussione. Per rendere l'atmosfera distensiva non guasta una buona dose di humour. Il primo incontro non è adatto a una discussione approfondita. E' bene però che l'animatore si sforzi di raccogliere tutto ciò che c'è in comune tra i partecipanti, per mettere in condizione di individuare il punto da proporre per un secondo incontro. Potrebbe essere una buona occasione, se si ha qualcuno in grado di farlo, di presentare lo spirito e gli obiettivi del movimento, almeno nelle linee generali. La tes timonianza di qualcuno che ha una certa esperienza di movimento, quando è possibile, può essere molto utile. Prima di lasciarsi ricordare ciò che si è deciso di fare per l'incontro successivo. Eventualmente ricordare ciò che ognuno si è impegnato a fare o su cui essere attenti da adesso al prossimo incontro. Sarebbe un errore se le persone restassero con un senso di 'buco' o con la sensazione di non sapere in che direzione si sta andando. L'animatore deve possedere una grande capacità di adattamento per rispondere alle attese e percepire ciò che è possibile o no. Infatti le persone e i gruppi non reagiscono tutti alla stessa maniera. Con un gruppo molto omogeneo è possibile andare molto più in fretta che non con persone che, agli inizi, sembrerebbero non avere molto in comune. L'animatore deve saper reagire e fare proposte a seconda di questi diversi elementi.
8. ALCUNI ESEMPI DI RIFLESSIONI DI GRUPPO.
Ecco alcune situazioni o temi che possono essere oggetto di scambio in gruppo : "A me piace il mio lavoro!" (Condizione di lavoro) "Mi dai una mano nelle cose di casa?" (Divisione dei compiti nella coppia) "Disoccupazione: so cosa vuol dire!" (Problema della disoccupazione e della precarietà ) "Penso di presentarmi alle elezioni" (Riflessione sull'impegno politico) "E' sicura l'acqua del rubinetto?" (Riflessione sulle questioni della salute e della ecologia)
Queste proposte sono solo indicative, per dare delle idee. L'ideale chiaramente è di partire da fatti concreti della vita, come per esempio: Un gesto di solidarietà verso un lavoratore extracomunitario, che porta a interrogarsi sulle cause di questa presenza di lavoratori immigrati, sulla difficoltà della loro vita o sul razzismo strisciante nei loro confronti. Un incidente sul lavoro può portare a interrogarsi sulle condizioni di lavoro in fabbrica o nel