Mi è stata chiesta una breve riflessione sullo stile spirituale ed evangelico del nostro impegno di cristiani e del nostro servizio nel mondo, attraverso il nostro lavoro, il nostro impegno politico, oltre che attraverso l’impegno del volontariato o quello sociale e culturale.
Se La Pira scrivesse oggi, per noi, intorno alla nostra vocazione sociale, ci direbbe che il nostro essere oggi sale della terra ci chiede di far assaporare il gusto delle cose, dell’umanità, delle relazioni … e di far brillare –nella nostra vita, nel nostro lavoro, nelle nostre relazioni con gli altri, nel nostro impegno per la città…- l’originalità di una visione della vita che parli della bellezza del Vangelo e che mostri in che modo il mistero della Pasqua dà pienezza ad ogni cosa. Oggi La Pira ci ricorda che nella vita della città la dignità dei poveri deve essere riconosciuta e che nell’azione di chi governa i poveri devono stare al centro. I più poveri tra i poveri: - i vecchi per non abbandonarli nella solitudine, nella povertà, nel bisogno; per poter testimoniare –con l’attenzione verso la loro vita- che veramente per noi la vita è sempre sacra - gli immigrati, che cercano il riconoscimento di ciò che è costituivo di ogni vita umana, cioè la dignità e la possibilità e cercano la possibilità di vivere da uomini e donne, senza discriminazione; - i malati che sperimentano il limite, il bisogno, la dipendenza, il dolore; - le donne che sono alle prese con maternità disperate, perché possano essere aiutate a custodire la vita; - e tutte le persone che vivono senza speranza, quando il non avere un senso si trasforma in disperazione e il non avere un futuro si trasforma in paura della vita. La Pira ci direbbe che essere cristiani nella città oggi significa riconoscere con le scelte concrete la dignità e il valore di ogni persona, attraverso un’organizzazione della città che sappia dare una risposta alle domande dei poveri; che sappia dare dignità alla vita di ogni povero...