UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Solidarietà e giustizia

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25 Febbraio 1999

e e suggerimento a tutta la comunità cristiana per il fatto stesso che celebra l'Eucarestia. La Cooperazione, impostata con entusiasmo, è stata una delle operazioni più interessanti di questi ultimi anni. Ripensando alla gratuità si entra in una problematica delicatissima che è il lavoro dei pensionati o il "doppio lavoro" e lo "straordinario" per chi lavora. L'attenzione alla legalità e alla giustizia è fondamentale poiché fa misurare la serietà con cui la Chiesa cattolica accetta lo Stato e le sue leggi, il popolo sovrano e la sua dignità. La valorizzazione della cultura e del sapere comporta uno sforzo serio per i doposcuola per i ragazzi della scuola media.don Raffaello Ciccone - Direttore Ufficio diocesano pastorale sociale e del lavoro - Milano
Sintesi, non rivista dall'autore, del testo integrale consultabile nel file allegato.
Nella Chiesa si è sempre pensato che "carità, elemosina, amore del prossimo, comprensione, misericordia e quindi solidarietà" abbiano posseduto spazi importanti nella sensibilità credente. Nel frattempo il nostro mondo moderno ha maturato un paradigma analogo di fraternità nella dignità di ciascuno e nella libertà che ha per molto tempo spiazzato la comunità cristiana. Così la comunità cristiana si ritrova oggi a dover declinare in termini nuovi la carità e l'elemosina, dono di sé gratuito, elemento fondamentale della proposta di Gesù, deve rivedere i suoi rapporti con le persone e i criteri di operosità, deve ritradurre il messaggio poiché, nel frattempo, è mutata la sensibilità e il gene stesso della carità. Agli inizi del '900, in ambiente cattolico, fu coniato il termine 'solidarismo', per contrapporre una possibile 'via intermedia' agli eccessi del socialismo e del liberalismo. Da Pio XII in poi, l'idea di solidarietà rimase tra i principi-base della DSC, pur assumendo volti formali diversi: da 'principio architettonico' di una società armonica-unitaria-aperta a 'valore' etico sociale, a 'virtù morale'. La dottrina sociale della Chiesa ha iniziato questo miracolo di rilettura, nel rapporto carità-giustizia, già con Leone XIII, accettando di confrontarsi con i problemi del suo tempo e soprattutto con la sfida della miseria. La solidarietà, definita essenzialmente virtù morale, si colloca tra le nozioni fondamentali del vivere sociale ed esige quindi in primo luogo un elevato profilo morale. La politica è il passaggio maturo di impegno dell'adulto che desidera coniugare la solidarietà e la giustizia per costituire una realtà più aperta e più giusta che coinvolga più persone. La vera politica infatti si misura sugli oppressi e sugli ultimi. Poiché è su di loro che si verifica il bene comune e con loro si arriva a trovare il senso di una convivenza dignitosa. Unendo insieme solidarietà e giustizia si raggiungono alcuni parametri che sono valori e nello stesso tempo indicatori di stile e di comportamento. Tra gli obiettivi concreti, la solidarietà mira anche alla socializzazione degli oneri sociali non sostenibili dal singolo soggetto: assicurazioni sociali contro infortuni, malattia e anzianità, sostegno alle famiglie numerose, educazione e assistenza ai meno abbienti, ricupero di aziende in difficoltà, ammortizzatori sociali, leva fiscale e contributiva differenziata. La solidarietà non può essere l'atteggiamento di pochi né una delega ad alcuni. Una parrocchia che voglia operare con attenzione nei riguardi della sua realtà deve poter contare su strutture agili ma che l'aiutano nella lettura della povertà e delle trasformazioni sociali. Necessario perciò un consiglio pastorale, ricco di persone attente e mature sulla società e sensibili, che si fa attento alla vita quotidiana della persone. Tra le strutture deve esserci: a)la Caritas: la presenza qualificata e intelligente di persone che sanno leggere i bisogni: e qui si entra nel merito di una particolare e attenta lettura delle difficoltà dei singoli per poterli aiutare a trovare una propria autonomia attraverso strumenti che la parrocchia si sa dare o sa cercare con le proprie risorse; b)un gruppo (una struttura socio-politica) attento alle trasformazioni, alle esigenze, ai cambiamenti dell'esistente in modo vivace e spesso repentino; esso perciò studia il mondo sociale della produzione, del politico, dell'economico in cui si individuano percorsi, attenzioni, sensibilità e su cui ci si orienta. Il pericolo del volontariato può essere quello di chiudersi in sé diventando il surrogato di uno stato che è incapace di produrre regole e programmi, vivendo forme di narcisismo o di autoassoluzione di fronte alla responsabilità verso i deboli e ponendosi come forma di correttivo e non sfida alla logica individualista prevalente. Perciò la carità si estranea dalla storia se non sa farsi politica, solidarietà fino ad entrare nei processi strutturali. Per fare questo non bastano i gruppi. Tocca all'intera comunità cristiana, come soggetto collettivo, porsi davanti all'intera società. Si va precisando una corretta cultura della carità in un'epoca di diritti, segnata dal progetto emancipatorio della modernità. Alla luce della categoria portante che è "l'emancipazione", l'aiuto a chi è nel bisogno appare come una risposta ad un diritto e la carità, motivata evangelicamente quanto alle sue ragioni ultime, risulta pienamente comprensibile se è anche stimolo e completamento della giustizia." ( da una relazione di Bruno Forte). Nella linea dei diritti e della dignità del povero il tema del diritto al lavoro è stato richiamato nel 1981 da Giovanni Paolo II nella "Laborem Exercens": "L'uomo senza un lavoro degno è privo delle condizioni sufficienti per lo sviluppo adeguato della sua dimensione personale e sociale". Il problema del diritto apre veramente lo spazio di un riconoscimento e di una dignità. Bisogna distinguere tra crescita e sviluppo: la crescita è di tipo economico mentre lo sviluppo riguarda complessivamente diversi fattori che aiutano la persona nei suoi bisogni essenziali: alloggio, salute, lavoro qualificato, cultura, tempo di lavoro sufficiente. Su questi fattori si deve rivolgere l'attenzione della Comunità Cristiana sapendo che i bisogni della persona va ben oltre la crescita economica. La cittadinanza sociale è la figura nuova della solidarietà che dovrebbe garantire dignità e diritti sociali a tutti, anche ai soggetti più deboli. Se è stata un punto storico di grandi lotte sociali sostenute dai contadini, dagli operai, dalle donne e da movimenti e associazioni della società civile, oggi fa fatica a farsi strada nei tortuosi sentieri delle povertà. Il lavoro comporta impegni particolari per la comunità intera: poiché si parla di dignità di lavoro, bisogna mettere insieme le esigenze della persona e le esigenze della società. Non si può infatti dimenticare i processi in corso, lo sviluppo per la società allargando gli orizzonti verso una società sempre più ampia. Il problema fondamentale allora è la formazione che ormai si profila come formazione permanente, capace di adattarsi alle diverse opportunità e alle diverse trasformazioni del mondo del lavoro. La Pastorale del lavoro e le Caritas debbono poter lavorare insieme poiché risultano capaci di una complementarità essenziale all'interno del tessuto ecclesiale. Vanno incoraggiate le reti familiari e parentali poiché sono state fondamentali in questi anni per riequilibrare le situazioni di difficoltà e di disoccupazione della popolazione soprattutto giovanile ma vanno educate a far rischiare i giovani per una loro autonomia e responsabilità. Vanno sviluppate attenzioni al mondo politico incominciando dalle realtà di base, dalle circoscrizioni, dai comuni, dalle assemblee poiché nel politico si compiono le scelte che creano i poveri e in questo mondo bisogna esserci dentro per affrontare le difficoltà e le insorgenze di povertà. Uno sforzo particolare dovrebbero fare le tante associazioni cattoliche che hanno spesso competenze eccezionali a livello professionale poiché da loro potrebbero venire analisi, suggerimenti, proposte e percorsi che aiuterebbero le comunità ma anche le forze sociali e politiche a ripensare e a rivitalizzare tante risorse accantonate. Nella trasformazione c'è davvero bisogno di tutti. La sobrietà rivede i consumi sul bisogno vero e non fittizio controllando uno stile di vita che diventi esemplare. Non pensiamo che i consumi non siano importanti: essi permettono il lavoro. Il problema è quello di cambiare genere di consumi perché siano capaci di offrire una vita più vivibile a tutti i livelli. Vanno riproposti i valori della gratuità e del volontariato che vengono rivolti come proposta comun

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