UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Schede giovani 1 – Lavoro sì, lavoro no, lavoro precario

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21 Dicembre 1999

Per una nuova società in Italia, noi voglia uno stare nella storia con a more: uno dei sentieri praticabili è operare perché tutti siano coscienti della loro dignità. (Mons. Charrier, Per la Giornata della ,Solidarietà 1997)

D. QUALCHE PROSPETTIVA DI AZIONE
- Dare spazio ai giovani lavoratori; non solo permettere, ma anche favorire la loro presenza nei nostri gruppi, facendo attenzione agli orari di ritrovo, al linguaggio che si usa, alla impostazione delle riunioni - Conoscere la realtà dei giovani lavoratori media ulte contatti personali, inchieste, raccolta di storie di vita - Raccogliere informazioni sulle leggi che favoriscono e tutelano il lavoro dei giovani - In alcune località sono presenti centri Informagiovani o Centri di Informazione per Giovani Disoccupati (CIGD). Sarebbe interessante organizzare una visita in questi Centri al fine di prendere coscienza della loro utilità.

Obiettivo della scheda: Aprire gli occhi sulle realtà di lavoro e di disoccupazione che investono tanti giovani. Avviare ad atteggiamenti di solidarietà nei loro confronti.
A. PER AVVIARE LA RIFLESSIONE
"Qualche anno fa, appena finita la scuola (sono segretaria d'azienda), ho passato un periodo orribile. Me l'avevano detto che c'erano poche speranze di trovare lavoro, ma io ho voluto cercare lo stesso. Ho fatto tante domande, ho bussato a tante porle, ma non c'era niente da fare. Man mano che passava il tempo diventavo sempre più nervosa, depressa, mi irritavo per qualsiasi cosa, non mi andava di parlare, odiavo quelli che lavoravano. Poi mi sono rassegnata e ho cercato altro, qualunque cosa, purché potessi uscire da casa e avere uno stipendio. Ho accettato così quasi tutto ciò che mi proponevano: un mese a distribuire volantini, 15 giorni a fare la baby-sitter, tre mesi di commessa...tutto quanto "in nero" naturalmente. Poi, finalmente, un lavoro serio: mi hanno assunta in una cooperativa di pulizie. Non è un lavoro che mi realizzi particolarmente, ma è l'unico che ho trovato e me lo tengo ben stretto: anche questo lavoro ha i suoi aspetti negativi, però ora mi sento più indipendente e posso aiutare la mia famiglia, ricambiando almeno in parte i sacrifici che hanno fatto i miei".
Permangono, nel parlare comune, alcuni luoghi comuni: "Oggi, tutti i giovani studiano", "Più nessuno vuol fare lavori manuali", "Un diploma, non lo si nega a nessuno"... In realtà sui 5.281.000 giovani tra i 15 e i 24 anni: - 437.000 sono disoccupati, o fanno un lavoro precario - 530.000 lavorano come apprendisti - 262.000 sono iscritti ai Centri di Lavoro Professionale - 541.000 sono iscritti ad Istituti Professionali di Stato. In sostanza, 1.770.000 giovani (un terzo del totale)possono essere riferiti ad un'area che convenzionalmente viene definita "popolare e operaia"; se a questi soggetti sommiamo la realtà delle ragazze casalinghe, le statistiche arrivano a pa

rlare di 40 giovani su 100 ascrivibili a questa area.
Proviamo a conoscere, invitandoli in gruppo o andandoli a intervistare, o raccontando esperienze di nostri amici che vivono queste situazioni, le "vite parallele" di un giovane disoccupato, di un lavoratore precario, di un apprendista "in regola coi libretti": - come vivono la loro "settimana tipo" - come reagiscono alla loro situazione - che conseguenze ha sulla loro condizione di vita la loro situazione lavorativa.
In gruppo discutiamo: - quali sono secondo noi le cause della disoccupazione giovanile? - chi ne sono i più colpiti? - cosa pensiamo noi dei giovani che non vanno più a scuola? - come immaginiamo il nostro futuro al termine del nostro curriculum scolastico? quali valori entrano in gioco nelle situazioni di lavoro precario e di disoccupazione? - in definitiva: perché è importante il lavoro per un giovane?

B. ASCOLTIAMO LA PAROLA Dl DIO
Dal Vangelo secondo Matteo (20,1-6)
"Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: "Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?". Gli risposero: "perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi nella mia vigna". Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi". Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un dena ro p er ciascuno.. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li ha trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo" Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?".
- Annotiamo le prime reazioni che ci vengono dopo la lettura di queste parole di Gesù. - Chiediamo a un animatore particolarmente preparato o a un "esperto" di Bibbia di commentarci queste parole, inserendole nel contesto del tempo e nel messaggio globale del Vangelo. Oppure leggiamo insieme queste note:
* Contrariamente a quanto si può, ad una prima superficiale lettura, immaginare, questa parabola non ha l'intento di dare un insegnamento circa il lavoro, ma intende piuttosto, a partire da una esperienza concreta di lavoro, presentare il progetto di Dio per una società completamente diversa, dove di conseguenza anche il lavoro avrà un significato diverso. * La vigna di cui si parla è un'immagine del regno di Dio, è progetto alternativo di vita e di società che il Padre si è impegnato a reali zare con gli uomini a partire dalla venuta del suo Figlio tra noi. * In questa nuova società, che siamo chiamati a realizzare insieme con Cristo, verranno offerte a tutte le persone pari opportunità e non vi saranno primi posti o posizioni avvantaggiate, ma a tutti verranno date le medesime occasioni per potersi realizzare. * Non è un caso che Gesù per annunciare il Regno di Dio e la sua logica rivoluzionaria inventi una parabola molto verosimile tratta dal mondo del lavoro di allora. Il lavoro, infatti, è proprio il luogo dove più che altrove si colgono le profonde ingiustizie e disuguaglianze che dividono gli uomini; il lavoro, più di molte altre realtà, ha bis ogno di essere salvato da questa progettualità nuova, da questo amore che cambia la vita e la società. * Si tratta di un modo nuovo di pensare e di progettare la vita, che non viene sovente capito dagli altri, soprattutto da chi vive con maggiori privilegi ed opportunità. Una sorta di gelosia, ancora oggi, attraversa il cuore degli uomini, impedendo di immaginare e realizzare una società diversa più giusta e più fraterna. * C'è un'ultima formazione a cui dobbiamo aprirci dopo quella delle mani e dell'intelligenza, ed è quella del cuore. La proposta di Gesù sta proprio qui: convertirsi, cambiare il cuore, imparare da Dio che cosa vuol dire veramente amare, non essere gelosi della sua bontà. Mai come in questa parabola l'amore che Gesù ci propone risulta di più che un semplice sentimento di compassione o un'emozione psicologica, ma piuttosto una forza che sa cambiare la vita attraverso la solidarietà e la giustizia, che sanno anche diventare lotta contro l'egoismo e la gelosia.
- Ora proviamo a definire quale luce nuova getta la Parola di Dio sulle situazioni dei nostri amici

C. UNA PAGINA TRATTA DAI DOCUMENTI DELLA CHIESA
Stiamo vivendo in una tragica schizofrenia: da un lato vi è un gran parlare di solidarietà e dall'altro si scopre una vera penuria di atteggiamenti solidaristici, sintomo di una parziale comprensione del senso e del valore della solidarietà, che il Papa nell'enciclica "Sollicitudo rei socialis" definisce come "la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siano veramente responsabili di tutti" (n.38). Si ripete con insistenza che il lavoro è necessario in questa società moderna anche per sentirsi più cittadini: questo richiede che le virtù civiche siano spiegate e inculcate nell'animo dei giovani e non solo di essi, al fine di evitare l'illegalità e la disonestà oggi troppo presenti.