UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scheda 9. Imprenditori, dirigenti, liberi professionisti e comunità cristiana

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10 Febbraio 2000

in generale, gestire situazioni complesse richiede capacità e grandi doti morali : è opportuna quindi una particolare attenzione ed insieme comprensione e sostegno da parte di un'istituzione carismatica quale è la Chiesa.
Oggigiorno tutti, non solo i più giovani, sono alla ricerca di riferimenti. Il ruolo catalizzatore della Chiesa (sacerdoti e laici) è proprio quello di suggerire valori eterni attraverso: nel caso dell'impresa e più in generale della società il sostegno morale ed economico si ha in primo luogo nella famiglia, che dà stabilità e continuità ed anche negli altri "corpi intermedi" (sussidiari), attraverso i quali il singolo individuo può prendere meglio coscienza dei diritti e dei doveri ed essere coinvolto attivamente nella costruzione del tessuto ecclesiale e sociale.
4. Invito alla preghiera
Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! E come olio profumato sl capo, che scende sulla barba, sulla barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste.
E come rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion. Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre. (Salmo 133) Obiettivo
Sgombrare il campo da ogni reciproco pregiudizio per aiutare gli imprenditori, i dirigenti e i liberi professionisti a guardare alla comunità cristiana come ad un luogo dove possono fare esperienza di una compagnia nella fede, anche a partire dalle loro responsabilità, e le comunità cristiane, in tutte le loro componenti, a considerare il mondo dell'impresa e della libera professione come un ambiente dove può risuonare autenticamente l'annuncio del Vangelo.
1. Per avviare la riflessione: alcuni flash sulle situazioni e sulle idee correnti.
Le società moderne che (a differenza delle società precedenti, stratificate e piramidali, "per volontà divina") si vorrebbero invece democratiche ed egualitarie per quanto concerne la dignità e i diritti dei singoli, indipendentemente dal loro status e ruolo, di fatto spesso si caratterizzano invece come società, non solo conflittuali, ma anche nell'incomunicabilità tra gruppi sociali singolarmente piuttosto chiusi in sé stessi. Ciascun gruppo viene così percepito dagli altri gruppi e, al tempo stesso, si percepisce come "diverso" e tende viversi, ed essere vissuto, o come, "centrale" (magari immeritatamente "centrale") o al contrario come confinato (magari ingiustamente confinato) nella "marginalità". Ci si osserva reciprocamente, dall'esterno; spesso ci si valuta reciprocamente, per lo più in base a pregiudizi; si sta, più o meno ansiosamente e bellicosamente, in difesa del proprio territorio. Sono queste delle dinamiche a cui, forse in misura addirittura maggiore che in altri casi, tendono a modellarsi anche i rapporti fra il gruppo sociale degli imprenditori, dirigenti, professionisti e gli altri gruppi sociali. E ciò avviene spesso anche nell'ambito delle Comunità Cristiane, tra persone che pure si dichiarano tutte credenti. Ciascun gruppo si ritiene in qualche misura incompreso; ciascun gruppo ha l'impressione di essere in qualche misura privato della possibilità di esprimersi compiutamente; ecc. I conflitti di natura economica che spesso hanno messo a confronto la classe imprenditiva con gli altri gruppi sociali (quello dei lavoratori dipendenti in particolare) ha certo ulteriormente alimentato le difficoltà di comprensione e di rapporto tra i due gruppi. La cultura d'impresa stenta ancora ad essere recepita come vitale e centrale per lo sviluppo: tanti pregiudizi fanno coincidere ancora gli imprenditori con gente che tende ad arricchirsi più che con persone che rischiano e hanno responsabilità sui beni propri o loro affidati in gestione. Tutto ciò è diseducativo e deve essere invertita la tendenza, in modo da evidenziare la responsabilità che ogni persona ha nei confronti delle istituzioni (impresa) e il ruolo sussidiario che in quest'ottica essi ricoprono, rispetto alla famiglia, nella crescita dell'individuo.
* domande per la discussione e il confronto
Tra le possibili domande che queste situazioni suggeriscono, le seguenti sembrano in particolare significative e potrebbero quindi essere oggetto di discussione e confronto: - Su quali questioni e per quali aspetti soprattutto, il gruppo degli imprenditori e dirigenti ritiene di essere oggetto di una non adeguata comprensione anche da parte degli ambienti ecclesiali? - Quali sono, a giudizio del gruppo degli imprenditori e dirigenti, i principali difetti nell'approccio degli ambienti ecclesiali in ordine ai problemi, esistenziali innanzitutto, degli appartenenti al proprio gruppo?
2. Le provocazioni della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa sulle situazioni e sulle idee.
a) Dalla Parola di Dio "Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo de llo stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il copro fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto dito, dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onora to, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?". (1Cor 12, 4-30)
E' un testo molto illuminante e motivante per il credente, sul tema della "convivenza" nella Comunità Cristiana, tra persone con storie e ruoli sociali diversi. Il testo infatti, proprio perché è primariamente finalizzato alla illustrazione del mistero e delle dinamiche dell'incorporazione di tutti i credenti in Cristo, presenta anche un modello, e propone regole, per una convivenza pacificata e creativa, tra diversi, della Comunità Cristiana (ma con ciò offre al tempo stesso indicazioni preziose, estensibili all'organizzazione della società civile!). Il testo infatti: - sottolinea l'essenzialità di tutti i ruoli presenti nella collettività (anche di quelli "meno onorevoli") ma nello stesso tempo evidenzia la parzialità ed il limite di ciascuno di questi ("può l'occhio dire alla mano non ho bisogno di te?"); - mette in guardia dall'illusione del rifiuto all'appartenenza nella diversità ("se il piede dicesse, poiché non sono mano non appartengo al corpo, non per questo non farebbe più parte del corpo"); - presenta la diversità come difficoltà, ma anche e in primo luogo, come ricchezza ("se tutto fosse un membro solo dove sarebbe il corpo?", nella diversità, invece, "se il membro è onorato tutte le membra gioiscono con lui", "se un membro soffre tutte le membra soffrono con lui"); - colloca la chiamata alla convivenza all'interno di un progetto che fa capo a Dio stesso in Cristo ("Dio ha composto il corpo perché le varie membra avessero cura le une delle altre").
* altri brani per l'approfondimento
Ef 4, 4-6 Gal 3, 26-29 Col 3, 5-17
b) Dal Magistero della Chiesa
Centesimus annus, 57
"Per la Chiesa il messaggio sociale del Vangelo non deve esser considerato una teoria, ma prima di tutto un fondamento e una motivazione per l'azione. Spinti da questo messaggio, alcuni dei primi cristiani distribuivano i loro beni ai poveri, testimoniando che, nonostante le diverse provenienze sociali, era possibile una convivenza pacifica e solidale. Con la forza del Vangelo, nel corso dei secoli, i monaci coltivarono le terre, i religiosi e le religiose fondarono ospedali e asili per i poveri, le confraternite, come pure uomini e donne di tutte le condizioni, si impegnarono in favore dei bisognosi e degli emarginati, essendo convinti che le parole di Cristo: "Ogni volta che farete queste cose a uno dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 40), non dovevano rimanere un pio desiderio, ma diventare un concreto impegno di vita. Oggi più che mai la Chiesa è cosciente che il suo messaggio sociale troverà credibilità nella testimonianza delle opere, prima che nella sua coerenza e logica interna. Anche da questa consapevolezza deriva la sua opzione preferenziale per i poveri, la quale non è mai esclusiva né discriminante verso altri gruppi. Si tratta, infatti, di opzione che non vale soltanto per la povertà materiale, essendo noto che, specialmente nella società moderna, si trovano molte forme di povertà non solo economica, ma anche culturale e religiosa. L'amore della Chiesa per i poveri, che è determinante ed appartiene alla sua costante tradizione, la spinge a rivolgersi al mondo nel quale, nonostante il progresso tecnico-economico, la povertà minaccia di assumere forme gigantesche. Nei Paesi occidentali c'è la povertà multiforme dei gruppi emarginati, degli anziani e malati, delle vittime del consumismo e, più ancora, quella dei tanti profughi ed emigrati; nei Paesi in via di sviluppo si profilano all'orizzonte crisi drammatiche, se non si prenderanno in tempo misure internazionalmente coordinate". * altri brani del magistero che si possono consultare
Pacem in terris, 76-79 Laborem exercens, 9. 14 Sollicitudo rei socialis, 47
3. Per stimolare deduzioni operative coerenti: alcuni spunti per l'azione. Possibili idee per l'attivazione di azioni concrete finalizzate ad una migliore integrazione degli imprenditori e dirigenti nella Comunità Cristiana:
- l'attivazione (graduale e prudente) di occasioni di reciproca "presentazione", di imprenditori e dirigenti a credenti di altri gruppi sociali presenti nella comunità, e viceversa, di componenti di altri gruppi ad imprenditori e dirigenti. Dovrebbero essere una presentazione dei vissuti e dei problemi esistenziali connessi con l'appartenenza al proprio status, non tanto descrizione delle proprie rivendicazioni socio-economiche come specifico gruppo sociale.
- L'attivazione di iniziative locali di carattere solidaristico (per esempio a favore del terzo mondo) ispirate da motivazioni di fede, portate avanti congiuntamente da parte di imprenditori e dirigenti e di persone di altri gruppi: ciò come occasione, non solo per conoscersi meglio come persone, al di fuori delle situazioni di ruolo, ma anche per sperimentare la convergenza su obiettivi comuni di diaconia.
- L'impegno a far sorgere nelle nostre comunità parrocchiali gruppi di imprenditori, dirigenti e liberi professionisti che si ritrovino insieme per un confronto sincero con la Parola di Dio e la dottrina sociale della Chiesa a partire dalle proprie responsabilità e dai propri problemi.
La parola di Dio e il Magistero della Chiesa sottolineano sempre l'importanza delle responsabilità personali e dei doveri connessi con il proprio ruolo, così come la prudenza necessaria per poter esercitare correttamente la professione. Più