UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scheda 6 – Preparando gli otri nuovi. Quale etica professionale per un cambiamento della società?

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23 Novembre 1999

r> Esiste la possibilità di contagio e di animazione quotidiana che deriva dal modo con cui ciascuno vive la propria vita e il proprio lavoro, intessuto di competenza, di spirito di servizio e di quel gusto di lavorare e del far bene le cose che vengono precisamente dal Vangelo, dall'esempio di Marta che era indaffarata a servire Gesù, e di quell'amministratore saggio e fedele che Gesù definisce beato.

4. Invito alla preghiera
Conducimi, o Signore
Conducimi, dolce luce, tra il buio che mi circonda, sii tu a condurmi! La notte è oscura e sono lontano da casa, sii tu a condurmi! Custodisci i miei passi, non ti chiedo di vedere la scena lontana: un solo passo per volta mi è più che sufficiente.
Non sono sempre stato così, e non ho pregato sempre perché fossi tu a condurmi. Amavo scegliere e vedere il cammino; ma ora sii tu a condurmi. Amavo il giorno luminoso e, nonostante le paure, l'orgoglio reggeva la mia volontà: non ricordare gli anni passati!
Così a lungo la tua potenza mi ha benedetto, e sicuramente mi condurrà ancora. Oltre la landa e la palude, oltre il dirupo e l'impeto dei torrenti, fino a che la notte non dilegui; e col mattino volti d'angeli, ecco, sorridano, quelli che da tanto ho amato, e perduto solo per poco.
(John Henry Newman) Obiettivo della scheda
Si tratta di delineare un'etica di ispirazione evangelica che proponga un modello di cristiano adulto e coerente, che incarni in modo particolare le virtù della giustizia, della verità e del bene comune, per contribuire al rinnovamento della società.
1. Interroghiamo l'esperienza
"L'uomo d'affari che rimprovera l'idealismo del ragazzo di ufficio gli fa generalmente un discorso di questo genere: "Eh, già quando si è giovani, si va dietro agli ideali astratti e a castelli in aria, ma arrivati a una certa età le nuvole si dileguano e ci si adatta a credere alla politica pratica, adoperando il meccanismo che si ha sotto mano e pigliando il mondo com'è". Così, almeno, quando ero ragazzo io, mi sentivo dire da uomini venerandi e filantropici che ora riposano nei loro onorati sepolcri. Sennonché, con l'andar degli anni, mi sono accorto che quei filantropici vecchi mi raccontavano delle frottole. E' avvenuto esattamente l'opposto di quanto mi dicevano: dicevano che avrei perduto i miei ideali e avrei cominciato a credere ai metodi dei politici pratici; invece, non ho perduto affatto i miei ideali: la mia fede nelle cose fondamentali è esattamente quella che è sempre stata; quello che ho perduto è la mia vecchia fede fanciullesca negli esperti della politica". (G. K. CHESTERTON, Ortodossia, Morcelliana, Brescia 1980, p. 63)
Domande per la discussione e il confronto
1. Ci siamo trovati in una situazione simile? Da che parte? 2. E proprio vero che con il passar del tempo ci si abitua ai metodi peggiori, perdendo di vista i valori umani e cristiani? 3. Esiste nella nostra esperienza una sorta di "doppia moralità": "angeli" in famiglia/parrocchia e "diavoli" sul luogo di lavoro? 4. L'etica del lavoro esige virtù e abilità specifiche per ogni ruolo. Quali sono quelle del lavoratore nella P.A.? Come acquisirle?
2. Leggere la vita alla luce della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa
a) dalla Parola di Dio: Mt 5, 1-12

"Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati: Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi"".
Le beatitudini nel Vangelo di Matteo costituiscono l'inizio del discorso della montagna. Sono otto enunciazioni di verità nuove e forti. I criteri di Dio per proclamare un uomo "beato" sono opposti ai criteri umani. Tutto quello che ci dà sicurezza, valore, riconoscimento e lode dagli uomini viene capovolto. Beati, secondo i criteri di Dio, non sono i ricchi e i forti, i prepotenti e i soddisfatti. Beati sono i poveri, gli afflitti, i mansueti, i pacifici, gli umili... insomma le vittime dell'ingiustizia praticata dagli uomini. Con la prima beatitudine, beati i poveri di spirito, Gesù riprende la tradizione biblica dei "poveri di Jahwe". Essi sono la figura storica, individuale e collettiva, di coloro che nelle avversità della vita colgono un segno della chiamata di Dio, il quale invita a riporre in Lui tutta la fiducia. Per Gesù, essi sono i primi chiamati a possedere il Regno dei cieli, perché si sono liberati dai lacci dei beni e delle sicurezze terrene. Anche Gesù è contato tra i poveri di spirito, nel senso che è venuto per fare la volontà di Dio o, con altre parole, per realizzare in sé la giustizia di Dio. Gesù di Nazareth fu un "povero di Jahwe" che realizzò nella sua vita la giustizia divina fatta di misericordia, di mitezza, di purezza di cuore, di impegno per costruire la pace... Chi vuole seguire gli insegnamenti di Gesù deve impegnarsi a stabilire un nuovo rapporto con i beni di questo mondo. Essi sono utili e necessari, ma il cristiano non vende l'anima al diavolo per possederli. Il nostro mondo è organizzato secondo i criteri della sicurezza personale e collettiva dei più forti e dei più ricchi; disprezza quelli che non hanno successo nella vita; umilia ed esclude i poveri e i disarmati. Le beatitudini proclamate da Gesù rappresentano una minaccia contro le sicurezze di questo mondo: esse sono il fermento di un "nuovo mondo" che i discepoli devono costruire.

Altri brani per l'approfondimento:
Mt 18, 21-35: parabola del servo spietato. Mt 24, 31-46: l'attesa del Signore. Lc 15, 11-31: la parabola del padre misericordioso e del figliol prodigo. Gv 3, 1-21: colloquio con Nicodemo.

b) dal magistero della Chiesa:
Populorum progressio, 27-28 "Così pure, se è vero che talvolta può imporsi una mistica esagerata del lavoro, non è men vero che questo è voluto e benedetto da Dio. Creato a sua immagine, l'uomo deve cooperare col Creatore al compimento della creazione, e segnare a sua volta la terra dell'impronta spirituale che egli stesso ha ricevuto. Dio, che ha dotato l'uomo d'intelligenza, d'immaginazione e di sensibilità, gli ha in tal modo fornito il mezzo onde portare in certo modo a compimento la sua opera: sia egli artista o artigiano, imprenditore, operaio o contadino, ogni lavoratore è un creatore. Chino su una materia che gli resiste, l'operaio le imprime il suo segno, sviluppando nel contempo la sua tenacia, la sua ingegnosità e il suo spirito inventivo. Diremo di più: vissuto in comune, condividendo speranze, sofferenze, ambizioni e gioie, il lavoro unisce le volontà, ravvicina gli spi riti e fonde i cuori: nel compierlo, gli uomini si scoprono fratelli. Senza dubbio ambivalente, dacché promette il denaro, il godimento e la potenza, invitando gli uni all'egoismo e gli altri alla rivolta, il lavoro sviluppa anche la coscienza professionale, il senso del dovere e la carità verso il prossimo. Più scientifico e meglio organizzato, esso rischia di disumanizzare il suo esecutore, divenuto suo schiavo, perché il lavoro è umano solo se resta intelligente e libero. Giovanni XXIII ha ricordato l'urgenza di rendere al lavoratore la sua dignità, facendolo realmente partecipare all'opera comune: "Bisogna tendere a far sì che l'impresa diventi una comunità di persone, nelle funzioni e nella situazione di tutti i suoi componenti". La fatica degli uomini ha poi per il cristiano un significato ben maggiore, avendo essa anche la missione di collaborare alla creazione del mondo soprannaturale, che resta incompiuto fino a che non saremo pervenuti tutti insieme a costituire quell'Uomo perfetto di cui parla san Paolo, "che realizza la pienezza del Cristo"".

Altri brani del magistero che si possono consultare:
Gaudium et spes, 22. La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 34. Con il dono della carità dentro la storia, 10-12.

3. Spunti per la conversione
Esaminiamo e valutiamo insieme il "Decalogo del dipendente pubblico" (il testo completo si trova negli approfondimenti di questo sussidio):
1. Non lavorare solo per "guadagnarsi il pane" 2. Essere coscienti della rilevanza civile e morale delle istituzioni in cui si lavora 3. Comprendere la crescente complessità 4. L'informazione dell'utente 5. "Mettersi nei panni" degli altri 6. Non difendere privilegi né cercare vantaggi personali 7. Custodire il senso della giustizia 8. Preoccuparsi che, alla fine il bisogno sia soddisfatto 9. Trattare bene le cose di tutti 10. Amare il lavoro ben fatto