UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scheda 5. Quando essere imprenditori è una via d’uscita dalla disoccupazione

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10 Febbraio 2000

A livello personale: cogliere ogni occasione per dedicarsi, in modo gratuito, agli altr i in un servizio che implica una forte tensione morale oltre che intellettuale.
Inoltre sensibilizzare l'opinione pubblica vicina all'impresa (associazioni imprenditoriali, associazioni professionali e dei lavoratori, associazioni cristiane) sulla necessità di una ridistribuzione dei poteri delle istituzioni pubbliche a livello nazionale ed internazionale secondo il principio di "sussidiarietà", tale da assicurare un equilibrio a tutti i livelli tra mercato e democrazia e quindi no sviluppo equo e solidale.

4. Invito alla preghiera
Signore, fa' di me uno strumento della tua pace: dove è odio, fa' che io porti l'amore; dove è offesa, che io porti il perdono; dove è discordia, che io porti l'unione; dove è errore, che io porti la verità; dove è disperazione, che io porti la speranza; dove è tristezza, che io porti la gioia; dove sono le tenebre, che io porti la luce.
Maestro, fa' che io non cerchi tanto di essere consolato, quanto di consolare; di essere compreso, quanto di comprendere; di essere amato, quanto di amare.
Poiché dando, si riceve; perdonando, si è perdonati; morendo, si rinasce a vita eterna. Obiettivo
Affrontare il problema di come educare all'imprenditorialità cioè ad una visione del lavoro che responsabilizzi, a livello personale e comunitario, soprattutto i giovani che si trovano a dover affrontare il grave problema della disoccupazione.

1. Per avviare la riflessione: alcuni flash sulle situazioni e sulle idee correnti.
Il grave problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, interpella le nostre società dell'opulenza e i nostri sistemi produttivi. Stiamo vivendo un periodo di profonda trasformazione che ci obbliga a maturare un concetto nuovo passando dall'idea del posto di lavoro fisso alla responsabilità nel trovare nuovi lavori. Sul mercato del lavoro assistiamo ad un continua divaricazione tra le varie professioni e sovente i nuovi tipi di lavoro mascherano antiche forme di sfruttamento e di ingiustizia. Come reagire a queste situazioni? A fronte di una situazione, talora drammatica, - si pensi ad esempio ai lavoratori stagionali, ai lavori neri e sommersi, al lavoro degli extracomunitari - siamo chiamati a riscoprire il valore autentico dell'imprenditorialità personale e il dovere di saperla trasmettere soprattutto alle nuove generazioni. Non poniamo limiti al concetto di imprenditore e di impresa: può essere impresa l'organizzazione di n punto di vendita di qualsiasi merce, oppure l'attività di n artigiano (elettricista, idraulico, e così via), così come l'erogazione di servizi alle imprese o alle persone, dall'ambito del terziario avanzato a quello dell'assistenza. Alla base c'è un'intuizione, la capacità di individuare un'idea imprenditoriale che responsabilizzi le persone ed offra un bene o un servizio alla società creando nuovi posti di lavoro. Poi vengono le risorse e la forma giuridica dell'impresa, con la sua organizzazione operativa, ma a monte c'è un fatto culturale.
* domande per la discussione e il confronto
- Quanti giovani sono disposti a mettersi in gioco personalmente anziché c ercare un posto di lavoro? I giovani della nostra comunità sono informati in merito alle agevolazioni previste dalle norme di legge sull'imprenditorialità giovanile? Sono informati sull'esistenza di "incubatrici" di imprese (BIC o altri simili enti) laddove siano presenti?
- Come aiutare i giovani a mettersi in contatto con qualche soggetto che, in via preliminare, sia disposto a verificare, in termini di pre-fattibilità, l'ipotesi di un progetto di impresa?
- Il nostro gruppo di imprenditori, dirigenti, liberi professionisti è disposto ad aprire le porte della propria azienda o attività a giovani che abbiano necessità di formazione alla cultura d'impresa?

2. Le provocazioni della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa sulle situazioni e sulle idee.
a) dalla Parola di Dio
"Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: "Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?" Gli risposero: "Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi nella mia vigna". Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi". Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo". Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?"". (Mt 20, 1-15)
Questa parabola non intende dare indicazioni a riguardo della disoccupazione, ma proporre nella vita degli uomini, compreso il mondo del lavoro, la logica nuova del regno, quella della gratuità e del dono. Di fronte al problema della disoccupazione gli imprenditori che vogliono seguire il Vangelo sono chiamati a realizzare, anche nell'impresa, la capacità di offrire a tutti pari opportunità, stimolando le persone alla responsabilità e alla partecipazione. Non si tratta certo di regalare posti di lavoro, ma di invitare e aiutare ogni persona a mettere a frutto le proprie capacità nella logica dell'imprenditorialità che è superamento dell'assistenzialismo per un'offerta di uguali possibilità a tutti secondo le proprie capacità e talenti. La gratuità del regno si traduce nella disponibilità a coinvolgere e responsabilizzare, accompagnando le persone a realizzare pienamente se stesse per il bene di tutti L'imprenditore cristiano dovrà guardare con responsabilità alle nuove generazioni, sentendosi chiamato ad offrire la possibilità di lavorare per condurre una vita dignitosa. Analogamente al padrone nella parabola evangelica si sforzerà - per quanto possibile - di chiamare al lavoro a tutte le ore, secondo necessità e opportunità. Il Magistero ricorda spesso il dovere del datore di lavoro nell'impegno contro la disoccupazione e nel far crescere in altri il gusto dell'intrapresa.
* altri brani per l'approfondimento
Mt 22, 1-14 Mt 25, 14-30
b) dal magistero della Chiesa
Laborem exercens, 18
"Il compito di queste istanze, che qui si comprendono sotto il nome di datore di lavoro indiretto, è di agire contr o la disoccupazione, la quale è in ogni caso un male e, quando assume certe dimensioni, può diventare una vera calamità sociale. Essa diventa un problema particolarmente doloroso, quando vengono colpiti soprattutto i giovani, i quali, dopo essersi preparati mediante un'appropriata formazione culturale, tecnica e professionale, non riescono a trovare un posto di lavoro e vedono penosamente frustrate la loro sincera volontà di lavorare e la loro disponibilità ad assumersi la propria responsabilità per lo sviluppo economico e sociale della comunità. L'obbligo delle prestazioni in favore dei disoccupati, il dovere cioè di corrispondere le convenienti sovvenzioni indispensabili per la sussistenza dei lavoratori disoccupati e delle loro famiglie, è un dovere che scaturisce dal principio fondamentale dell'ordine morale in questo campo, cioè dal principio dell'uso comune dei beni o, parlando in un altro modo ancora più semplice, dal diritto alla vita ed alla sussistenza. Per contrapporsi al pericolo della disoccupazione, per assicurare a tutti un'occupazione, le istanze che sono state qui definite come datore di lavoro indiretto devono provvedere ad una pianificazione globale in riferimento a quel banco di lavoro differenziato, presso il quale si forma la vita non solo economica, ma anche culturale di una data società; esse devono fare attenzione, inoltre, alla corretta e razionale organizzazione del lavoro a tale banco. Questa sollecitudine globale in definitiva grava sulle spalle dello Stato, ma non può significare una centralizzazione unilateralmente operata dai pubblici poteri. Si tratta invece di una giusta e razionale coordinazione, nel quadro della quale deve essere garantita l'iniziativa delle singole persone, dei gruppi liberi, dei centri e complessi di lavoro locali, tenendo conto di ciò che e già stato detto sopra circa il carattere soggettivo del lavoro umano. (...) Una ragionevole pianificazione ed una adeguata organizzazione del lavoro umano, a misura delle singole società e dei singoli Stati, dovrebbero facilitare anche la scoperta delle giuste proporzioni tra le diverse specie di occupazione: il lavoro della terra, dell'industria, nei molteplici servizi, il lavoro di concetto ed anche quello scientifico o artistico, secondo le capacità dei singoli uomini e per il bene comune di ogni società e di tutta l'umanità. All'organizzazione della vita umana secondo le molteplici possibilità del lavoro dovrebbe corrispondere un adatto sistema di istruzione e di educazione, che prima di tutto abbia come scopo lo sviluppo di una matura umanità, ma anche una specifica preparazione ad occupare con profitto un giusto posto nel grande e socialmente differenziato banco di lavoro".
* altri brani del magistero che si possono consultare
Mater et magistra, 60-62 Sollicitudo rei socialis, 44-45 Centesimus annus, 32, 43
3. Per stimolare deduzioni operative coerenti: alcuni spunti per l'azione.
Il problema è quello di trasferire ai giovani, con approccio personalizzato, l'esperienza che non viene pienamente erogata dagli organismi burocratici preposti alla gestione delle facilitazioni all'imprenditorialità giovanile. Cerchiamo insieme quali possono essere le indicazioni utili da trasmettere ai giovani che scommettono su se stessi per evitare che cadano su ostacoli superabili con la collaborazione degli anziani.
A livello sociale: promuovere tra gli imprenditori della comunità, gruppi di impegno con i quali progettare iniziative di sostegno formativo ai giovani potenziali imprenditori. A livello ecclesiale: elaborare un piano di comunicazione, nell'ambito della comunità, per far conoscere l'iniziativa ed avviare concretamente i piani di sostegno agli interessati. A livello famigliare: rendere partecipe la famiglia di questo nuovo impegno, che sottrarrà ad essa altro tempo, per condividere le finalità dell'iniziativa.