UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scheda 5. Nord/Sud del mondo: quale solidarietà?

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28 Ottobre 1999

godere della tua continua protezione e fa' che la società del nostro tempo si apra verso orizzonti di vera civiltà in Cristo uomo nuovo. A Te il regno, la potenza e la gloria, nell'unità dello Spirito Santo, per Cristo nostro Signore, oggi e nei secoli dei secoli. Amen.
(Dal Benedizionale) Obiettivo della scheda:
Far riscoprire il significato della solidarietà per suscitare nuove sinergie che aiutino a far crescere insieme. "Lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi. E l'uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica" (Sollecitudo rei socialis, 32).
1. Interroghiamo l'esperienza L'agricoltura, nel rapporto Nord-Sud del mondo, vive una condizione di subalternità e di inferiorità: essa non è aiutata, né da una visione culturalmente progressiva e solidale, né da politiche adeguate che facciano esprimere potenzialità e risorse. Per farci un'idea della gravissima disuglianza che esiste tra i Paesi del Nord e del Sud, basti pensare che: l'80% delle risorse alimentari sono consumate dal 20% della popolazione mondiale; mentre il restante 80% della popolazione deve "accontentarsi" del rimanente 20% delle risorse, la stragrande maggioranza della popolazione, com'è ovvio, risiede nelle zone del Sud. E utile confrontare gli ultimi dati, relativi al 1996, del PNL (Prodotto Nazionale Lordo) pro-capite annuo tra i Paesi più ricchi e quelli più poveri del mondo:
Paesi PNL crescita annua mortalità infantile Norvegia $ 34.510 4,6% 5 su 1000 Danimarca $ 32.100 1,8% 6 su 1000 Germania $ 28.870 0,9% 6 su 1000 Stati Uniti $ 28.020 1,6% 5 su 1000 Italia $ 19.900 0,7% 6 su 1000 Bangladesh $ 260 3,8% 85 su 1000 Ruanda $ 190 7,9% 195 su 1000 Ciad $ 160 0,5% 110 su 1000 Congo $ 130 0,1% 128 su 1000 Mozambico $ 80 5% 134 su 1000 Somalia $ 180 n.c. 215 su 1000

Domande per la discussione e il confronto Cosa fare e com e fare per promuovere una conoscenza, e una presa di coscienza, della realtà che così drammaticamente caratterizza il rapporto Nord-Sud del mondo? Quale conoscenza abbiamo della situazione agricola degli altri paesi, soprattutto di quelli in via di sviluppo? Quali incidenza hanno sull'agricoltura dei paesi più poveri le nostre politiche economiche e i nostri stili di vita e di consumo? Quali approfondimenti potremmo fare in gruppo per avere una maggiore conoscenza della realtà mondiale dell'agricoltura e dei lavoratori della terra? Che cosa significa vivere la solidarietà di fronte a queste gravi situazioni di ingiustizia?

2. Leggere la vita alla luce della Parola e dell'insegnamento della Chiesa a) dalla Parola di Dio: Lc 16, 19-31 "C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi".
La parabola del ricco (senza nome) e di Lazzaro (il cui nome significa: "Dio aiuta", poiché il povero, l'oppresso ha una sua dignità e personalità e non è mai dimenticato da Dio) vuole insegnarci come i beni materiali siano solo una condizione necessaria ma non sufficiente per acquisire gioia e felicità. Nella parabola il ricco griderà: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito, perché questa fiamma mi tortura" (Lc 16, 24). Al contrario un uomo, Lazzaro, che non possedeva nulla se non il nome fu "portato dagli angeli nel seno di Abramo" (Lc 16, 22). La frase che dice l'uomo ricco, "Questa fiamma che mi tortura", indica uno stato di grave infelicità, di dolore e di tormento che è dovuto al fatto che egli non si è pienamente realizzato nel corso della sua vita; non ha trovato o non ha ricercato la sua vera "essenza", nonostante il possesso dei denari e dei beni. E un uomo senza nome che non ha lasciato nessuna traccia nel corso della sua vita. Lazzaro, al contrario, ha lasciato il suo nome. Nella parabola è condannata non tanto la cattiveria ma l'insensibilità prodotta dalla ricchezza. Così nessuno può intercedere per il ricco il cui cuore è solo nelle sue ricchezze, tra i suoi tesori. La parabola non deve essere interpretata come un invito ai poveri a sopportare passivamente le ingiustizie e le sperequazioni sociali, con la prospettiva di un rovesciamento della loro sorte nell'altro mondo. Il compito dell'uomo è quello di essere attento al mondo in cui vive e di svilupparne tutte le potenzialità (coltivare) e di garantire che le risorse naturali non siano definitivamente deturpate (custodire). Il ricco è stato egoista e ha rifiutato il suo aiuto, ha ignorato Lazzaro ignorando la sua fame. Così, non lo ha conosciuto e non gli è diventato amico. Ma Dio ha detto: "Certo non dimenticherò mai le loro opere" (Am 8, 7). Il ricco però è dimentico di Dio, poiché trascura le prescrizioni della legge nei confronti dei poveri (Es 22, 21-24; Am 5, 10-12; Is 1, 17; Is 58, 7). Dalla parabola si possono trarre numerosi insegnamenti che possono essere molto utili per comprendere meglio la realtà attuale e, soprattutto, per tracciare politiche sociali volte a combattere la povertà assoluta e l'emarginazione sociale. Non siamo forse noi (paesi ricchi) come il ricco senza nome nei confronti del povero Lazzaro (i paesi sottosviluppati)? Le nostre mense non sono ricche di ogni bene mentre quelle dei paesi sottosviluppati si devono accontentare "delle nostre briciole" non riuscendo nemmeno a soddisfare i bisogni minimi essenziali alla vita? La nostra condizione sanitaria non è di gran lunga superiore al livello di salute dei nostri fratelli ricoperti "di piaghe"? L'ascolto della Parola di Dio e l'annuncio della risurrezione di Cristo non devono spingerci a un impegno concreto di solidarietà e accoglienza affinché ogni sperequazione sia definitivamente superata?
Altri brani per l'approfondimento: Dt 24, 5-22: Dio vuole giustizia e solidarietà. Is 58, 5-9: La vera giustizia voluta dal Signore. Ger 22, 13-17: Guai a chi sfrutta e opprime i lavoratori. Lc 13, 6-9: Il fico sterile non ha più diritto di occupare il suolo. Gc 5, 1-6: Contro l'uso egoistico delle ricchezze.
b) dal magistero della Chiesa:
Gaudium et spes, 63 "Tuttavia non mancano motivi di preoccupazione. Non pochi uomini, soprattutto nelle regioni economicamente sviluppate, appaiono come dominati dalle esigenze dell'economia cosicché quasi tutta la loro vita personale e sociale viene penetrata da una mentalità economicistica che si diffonde sia nei paesi ad economia collettivistica sia negli altri. In un tempo in cui lo sviluppo della vita economica, purché orientata e coordinata in maniera razionale e umana, potrebbe attenuare le disparità sociali, troppo spesso essa si tramuta in causa della loro esasperazione o in alcuni luoghi perfino del regresso delle condizioni sociali dei deboli e del disprezzo dei poveri. Mentre folle immense mancano ancora dello stretto necessario, alcuni, anche nei paesi meno sviluppati, vivono nell'opulenza e dissipano i beni. Il lusso si accompagna alla miseria. E, mentre pochi uomini dispongono del più ampio potere di decisione, molti mancano quasi totalmente della possibilità di agire di propria iniziativa o sotto la propria responsabilità, spesso permanendo anche in condizioni di vita e di lavoro indegne di una persona umana. Simili squilibri economici e sociali si avvertono tra l'agricoltura, l'industria e il settore dei servizi, come pure tra le diverse regioni di una stessa nazione. Una opposizione che può mettere in pericolo la pace del mondo intero si fa ogni giorno più grave tra le nazioni economicamente più progredite e le altre".
Chiesa italiana e Mezzogiorno: sviluppo nella solidarietà, 20 "Lo sviluppo della stessa agricoltura meridionale deve trovare un punto di forza nel rinnovamento tecnologico e organizzativo della produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti, a livello locale, nazionale ed internazionale. (...) Tutto questo, però, non potrà pienamente realizzarsi senza un forte e rigoroso impegno per il rispetto della natura e la salvaguardia dall'inquinamento atmosferico e industriale, per il Mezzogiorno come per il resto del Paese".
Altri brani del magistero che si possono consultare:
Gaudium et spes, 66. 87. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2402-2403. 2439-2440. Chiesa e lavoratori nel cambiamento, 9. Con il dono della carità dentro la storia, 35. Catechismo degli Adulti, La verità vi farà liberi, 1109-1111.
3. Spunti per la conversione Perché la fede cristiana è considerata spesso in modo intimistico o individualistico, separata dai problemi della vita sociale? Come viene considerato e accolto l'insegnamento della Chiesa sulla solidarietà tra le persone e i popoli? Come la fede cristiana può contribuire a formare persone capaci di un coerente impegno in campo sociale a favore dalla solidarietà? Come formare alla coscienza politica persone, gruppi, associazioni, in vista di un impegno mirato al superamento delle situazioni di povertà e ingiustizia? In concreto, quali iniziative possono nascere sul nostro territorio, nell'ottica di "pensare globale e agire locale", comunque capaci di mettere in moto processi nuovi di coscientizzazione e di soluzione dei problemi anche nel campo dell'agricoltura?

4. Invito alla preghiera Sii benedetto, Dio onnipotente, creatore del cielo e della terra: noi riconosciamo la tua gloria negli immensi spazi stellari e nel più piccolo germe di vita che prorompe dal grembo della terra madre. Nelle vicende e nei ritmi della natura tu continui l'opera della creazione. La tua provvidenza senza limiti si estende alle grandi ere cosmiche e al breve volgere dei giorni, dei mesi e degli anni. Ai figli dell'uomo, fatti a tua immagine e rigenerati in Cristo a vita nuova, tu affidi le meraviglie dell'universo e doni loro il tuo Spirito, perché fedeli interpreti del tuo disegno di amore, ne rivelino le potenzialità nascoste e ne custodiscano la sapiente armonia per il bene di tutti. Stendi su di noi la tua mano, o Padre, perché possiamo attuare un vero progresso nella giustizia e nella fraternità, senza mai presumere delle nostre forze. Insegnaci a governare nel rispetto dell'uomo e del creato gli strumenti della scienza e della tecnica e a condividere i frutti della terra e del lavoro con i piccoli e i poveri. Veglia su questa casa comune, perché non si ripetano per colpa nostra le catastrofi della natura e della storia. Accogli con il pane e il vino per la santa Eucarestia i frutti della terra e del nostro lavoro. Concedi a tutti i tuoi figli di