UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scheda 4 – Amministratori, non padroni

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15 Dicembre 1999

o salario, alla sicurezza della persona del lavoratore e del la sua famiglia". (Laborem exercens, 8).
Altri brani per l'approfondimento
Laborem exercens, 10; Gaudium et spes, 32; Christifideles laici, 41; Chiesa italiana e prospettive del paese, 32-33; Con il dono della carità dentro la storia, 19-20
3 SPUNTI PER LA CONVERSIONE - Abbiamo noi la percezione che quello che abbiamo non è soltanto il frutto della nostra fatica ma anche un dono ricevuto? Quali volti, storie concrete, segnano il cammino della nostra vita? Verso quali persone ci sentiamo debitori? - Quali possono essere i modi con i quali, nella nostra vita, sotterriamo i doni di Dio? - Conosci, nella tua esperienza, qualcuno che cerca di vivere il suo lavoro nella logica di questo "commercio fruttuoso" che nasce dal dono?
4 INVITO ALLA PREGHIERA A te levo i miei occhi, a te che abiti nei cieli. Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni; come gli occhi della schiava, alla mano della sua padrona, così i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi. Pietà di noi, Signore, pietà di noi, già troppo ci hanno colmato di scherni, noi siamo troppo sazi degli scherni dei gaudenti, del disprezzo dei superbi. (Salmo 123)
Obiettivo: il lavoro è una grande scuola di solidarietà, nella quale impariamo, nella fatica, nel dono del nostro tempo e delle nostre energie, nelle relazioni di ogni giorno, a sentirci solidali con tutta l'umanità.
1 INTERROGHIAMO L'ESPERIENZA Antonio ha una piccola azienda di ceramica, un lavoro nel quale si concentrano professionalità e capacità creative. Sta però vivendo un tempo di difficoltà e di tristezza, perché nessuno dei suoi figli vuole prendere in mano il suo lavoro. Ripetono, di fronte alle insistenze del padre, che non vogliono marcire in bottega, che è un lavoro dove non c'è mai del tempo libero… "A chi passerò tutto il bagaglio di competenze che ho accumulato in questi anni?", si chiede amareggiato Antonio.
- La bottega dell'artigiano è un luogo di incontro tra le diverse generazioni, nella quale si scambiano competenze e professionalità. Ma oggi le cose stanno cambiando; i figli non vogliono più fare il lavoro dei padri, spesso attratti da promesse di maggior guadagno; anche i giovani guardano con maggiore simpatia verso altri lavori ritenuti più attraenti. Cosa succede a questo riguardo nel tuo lavoro? Cosa vedi nel rapporto con i figli, con gli eventuali dipendenti…?
- Cosa, a tuo avviso, sta cambiando nella cultura giovanile al riguardo? Quali secondo te i nodi culturali che questa realtà fa emergere?
- A partire dalla tua esperienza, il lavoro è un luogo di incontro tra le persone e le generazioni, un luogo capace di farci crescere nella solidarietà, oppure tutto è schiacciato dai ritmi che la vita ed il mercato impone?
2 LEGGERE LA VITA ALLA LUCE DELLA PAROLA DI DIO E DELL'INSEGNAMENTO DELLA CHIESA
A) DALLA PAROLA DI DIO
"Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinq ue. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti" (Mt 25, 14-30).
- E' questa una parabola nota a tutti. Qualche volta viene citata per giustificare le differenze della vita, altre la positività della iniziativa umana o la inevitabile competitività che ne sorge. Per comprenderla rettamente occorre però partire dalla durezza del Signore nei confronti dell'ultimo servo. Che ha fatto di male? In fondo non ha fatto altro che custodire con cura quello che gl i era stato affidato. E perché allora un giudizio così negativo?
- In realtà il Signore non desidera tanto che noi conserviamo quello che ci ha dato, che lo custodiamo con gelosia, ma che lo sappiamo rischiare, farlo fruttificare a vantaggio di tutti. Meglio perderlo rischiando, che conservarlo mettendolo sotto terra.
- Tutto questo si comprende solo nella logica del dono: ciò che si è ricevuto non può essere tenuto per sé, ma deve essere donato, condiviso, spartito. Chi si scopre debitore non può che diventare un donatore. Conservare significa perdere, donare e condividere significa moltiplicare.
Altri brani per l'approfondimento
Mt 19, 23-35: tutto è dono Mt 25, 31-46: il giudizio di Dio sarà sull'amore 2 Cor 8, 7-14: Cristo da ricco che era si è fatto povero
B) DAL MAGISTERO DELLA CHIESA
"Perciò, bisogna continuare a interrogarsi circa il soggetto del lavoro e le condizioni in cui egli vive. Per realizzare la giustizia sociale nelle varie parti del mondo, nei vari paesi e nei rapporti tra di loro, sono necessari sempre nuovi movimenti di solidarietà degli uomini del lavoro e di solidarietà con gli uomini del lavoro. Tale solidarietà deve essere sempre presente la dove lo richiedono la degradazione sociale del soggetto del lavoro, lo sfruttamento dei lavoratori e le crescenti fasce di miseria e addirittura di fame. La Chiesa è vivamente impegnata in questa causa, perché la considera come sua missione, suo servizio, come verifica della sua fedeltà a Cristo, onde essere veramente la "Chiesa dei poveri". E i "poveri" compaiono sotto diverse specie; compaiono in diversi posti e in diversi momenti; compaiono in molti casi come risultato della violazione della dignità del lavoro umano: sia perché vengono limitate le possibilità del lavoro - cioè per la piaga della disoccupazione -, sia perché vengono svalutati il lavoro ed i diritti che da esso scaturiscono, specialmente il diritto al giust