UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scheda 3. Tempo del lavoro e tempo della famiglia

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10 Febbraio 2000

dalla gioia delle cose buone della terra, così che i nostri cuori diventino insensibili al grido del povero, dell'ammalato, degli orfani e di quegli innumerevoli nostri fratelli che mancano del minimo necessario per mangiare, per vestire le loro nudità e per riunire insieme la loro famiglia sotto un unico tetto.
(Giovanni XXIII) Obiettivo
Aprire una riflessione sul significato del tempo di lavoro e del tempo da dedicare alla famiglia e al riposo. E su come superare le difficoltà obiettive che l'imprenditore, il dirigente e il libero professionista incontrano nel coniugare i doveri della responsabilità professionale con quelli nei confronti della famiglia, di se stessi e di Dio.
1. Per avviare la riflessione: alcuni flash sulle situazioni e sulle idee correnti.
I ritmi del lavoro e della responsabilità fanno toccare con mano la difficoltà ad organizzare uno stile di vita che salvaguardi i valori fondamentali dell'esistenza, come quelli dei rapporti familiari, del rapporto con Dio e dell'equilibrio personale. Il concetto di famiglia nell'impresa può innescare un circolo virtuoso: la famiglia e l'impresa, infatti, possono essere un luogo privilegiato di incontro e di confronto. Si educa e si viene educati, si ricevono e si trasmettono dei valori, dei messaggi fra le generazioni, un insieme di doni da far fruttare S'impara a vivere insieme, ad accettare punti di vista diversi, a gestire confrontandosi con altri L'interesse personale viene solitamente postposto a quello familiare o aziendale, senza che per questo venga impedito lo sviluppo della propria personalità: esiste infatti la possibilità di esprimere le proprie capacità in nuovi processi o progetti e soprattutto in nuove attività imprenditoriali collegate a quella principale, rafforzando la responsabilità dei singoli Il coinvolgimento, la dedizione di alcune persone dell'azienda, l'esempio di quelle più anziane favoriscono l'attaccamento al territorio, la continuità e la stabilità nel tempo. Si forma una comunità di persone con obiettivi comuni intorno ad un "DNA" aziendale. Si crea un clima di fiducia e di rispetto che consente di uniformare la propria vita e l'azienda ad un ideale. L'azienda, come una pianta, aiuta a "rassodare" il terreno e genera un "humus" che consente di creare ricchezza reale, occupazione e spontaneo aiuto ai più deboli: si ottiene una effettiva creazione di valore. Tutto questo fa sì che l'impresa possa essere di grande aiuto alla famiglia. Uno dei motivi della crisi odierna dell'istituzione familiare è forse una eccessiva indipendenza economica dei singoli: l'importanza per l'azienda del valore economico, dell'equilibrio finanziario e della necessità di capitali per lo sviluppo dell'attività favorisce un rafforzamento dei legami all'interno della famiglia D'altra parte non si può ignorare il conflitto che sovente viene a determinarsi tra i tempi del lavoro e i tempi della famiglia, tra la responsabilità dell'imprenditoria, della dirigenza e della professione e i doveri più ampi della vita umana, per cui più che di circolo virtuoso, talora, si corre il pericolo di una grave contrapposizione di valori.
* domande per la discussione e il confronto
- Come riusciamo a coniugare in modo equilibrato le nostre responsabilità aziendali con quelle della famiglia? Quali sono le difficoltà maggiori che incontriamo? Quali le esigenze del lavoro e quali quelle della nostra famiglia e dei nostri cari?
- Quanto tempo riusciamo a ricavare per noi stessi e la nostra vita personale, il nostro riposo, la nostra formazione e ricreazione, la nostra vita spirituale e di ricerca della verità?
- Che cosa significa per noi santificare la festa? Come sappiamo vivere fino in fondo la dimensione della gratuità anche nel tempo che ci è dato?
2. Le provocazioni della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa sulle situazioni e sulle idee.
a) dalla Parola di Dio
"Ricordati del giorno di sabato per santificarlo; sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro, ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore tuo Dio. Tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro" (Es 20,8-12).
La pratica religiosa del popolo di Israele, soprattutto dopo la perdita della terra e del tempio, trovava nella santificazione del sabato un motivo di identità e di appartenenza a Jahvè (Dio). Il popolo era chiamato a distinguere (santificare) questo giorno, rispetto agli altri, mediante il riposo. Nel Nuovo testamento il giorno da distinguere e da ricordare non è più il sabato, bensì il primo giorno della settimana, il giorno del Signore risorto (la domenica, dies Domini), giorno della Chiesa (dies Ecclesiae), giorno del riposo dell'uomo (dies hominis).
Tuttavia il legame tra il giorno del Signore e il giorno del riposo nella società civile ha un'importanza e un significato che vanno al di là della prospettiva puramente e propriamente cristiana. L'alternanza infatti tra lavoro e riposo, inscritta nella natura umana, è voluta da Dio stesso, come si rileva dal brano della creazione nel Libro della Genesi (cfr 2,2-3; Es 20,8-11): il riposo è "cosa sacra", essendo per l'uomo la condizione per sottrarsi al ciclo, a volte eccessivamente assorbente, degli impegni terreni e riprendere coscienza che tutto è opera di Dio. Il potere prodigioso che Dio dà all'uomo sulla creazione, rischierebbe di fargli dimenticare che Dio è il Creatore, dal quale tutto dipende. Tanto più urgente è questo riconoscimento nella nostra epoca, nella quale la scienza e la tecnica hanno incredibilmente esteso il potere che l'uomo coercita attraverso il suo lavoro.
* altri brani per l'approfondimento
Mt 6, 25-34 Lc 10, 38-42 Lc 12, 13-21
b) dal magistero della Chiesa
Laborem exercens, 10
"Il lavoro è il fondamento su cui si forma la vita familiare, la quale è un diritto naturale ed una vocazione dell'uomo. Questi due cerchi di valori - uno congiunto al lavoro, l'altro conseguente al carattere familiare della vita umana - devono unirsi tra sé correttamente, e correttamente permearsi. Il lavoro è, in un certo modo, la condizione per rendere possibile la fondazione di una famiglia, poiché questa esige i mezzi di sussistenza, che in via normale l'uomo acquista mediante il lavoro. Lavoro e laboriosità condizionano anche tutto il processo di educazione nella famiglia, proprio per la ragione che ognuno "diventa uomo", fra l'altro, mediante il lavoro, e quel diventare uomo esprime appunto lo scopo principale di tutto il processo educativo. Evidentemente qui entrano in gioco, in un certo senso, due aspetti del lavoro: quello che consente la vita ed il mantenimento della famiglia, e quello mediante il quale si realizzano gli scopi della famiglia stessa, soprattutto l'educazione. Ciononostante, questi due aspetti del lavoro sono uniti tra di loro e si completano in vari punti. Nell'insieme si deve ricordare ed affermare che la famiglia costituisce uno dei più importanti termini di riferimento, secondo i quali deve essere formato l'ordine socio-etico del lavoro umano. La dottrina della Chiesa ha sempre dedicato una speciale attenzione a questo problema, e nel presente documento occorrerà che ritorniamo ancora su di esso. Infatti, la famiglia è, al tempo stesso, una comunità resa possibile dal lavoro e la prima interna scuola di lavoro per ogni uomo. Il terzo cerchio di valori che emerge nella presente prospettiva - nella prospettiva del soggetto del lavoro - riguarda quella grande società, alla quale l'uomo appartiene in base a particolari legami culturali e storici. Tale società - anche quando non ha ancora assunto la forma matura di una nazione - è non soltanto la grande "educatrice" di ogni uomo, benché indiretta (perché ognuno assume nella famiglia i contenuti e valori che compongono, nel suo insieme, la cultura di una data nazione), ma è anche una grande incarnazione storica e sociale del lavoro di tutte le generazioni. Tutto questo fa sì che l'uomo unisca la sua più profonda identità umana con l'appartenenza alla nazione, ed intenda il suo lavoro anche come incremento del bene comune elaborato insieme con i suoi compatrioti rendendosi così conto che per questa via il lavoro serve a moltiplicare il patrimonio di tutta la famiglia umana di tutti gli uomini viventi nel mondo".

* altri brani del magistero che si possono consultare
Mater et magistra, 228-231 Pacem in terris, 8 Laborem exercens, 25 Centesimus annus, 39 Dies domini,
3. Per stimolare deduzioni operative coerenti: alcuni spunti per l'azione.
Con il riposo domenicale, le preoccupazioni e i compiti quotidiani, possono ritrovare la loro giusta dimensione: le cose materiali per cui tanto ci agitiamo, lasciano posto ai valori dello spirito; le persone con le quali viviamo riprendono, nell'incontro e nel dialogo pacato, il loro vero volto. Le stesse bellezze della natura - troppe volte sciupate da una logica di dominio che si ritorce contro l'uomo - possono essere riscoperte e profondamente gustate. Giorno di pace dell'uomo con Dio e con se stesso, e con i propri simili, la domenica diviene così un momento in cui l'uomo è invitato a gettare uno sguardo rigenerato sulle meraviglie della natura, lasciandosi coinvolgere in quella stupenda e misteriosa armonia che, al dire di sant'Ambrogio, per "una legge inviolabile di concordia e di amore" unisce i diversi elementi del cosmo in un vincolo di unione e di pace. L'uomo si fa allora più consapevole, secondo le parole dell'Apostolo, che "tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da coartarci, quando lo si prende con rendimento di grazia, perché esso viene santificato dalla Parole di Dio e dalla preghiera" (1 Tm 4,4-5).
Se dunque, dopo sei giorni di lavoro - ridotti in verità già per molti a cinque - l'uomo cerca un tempo di distensione e di miglior cura di altri aspetti della propria vita, ciò risponde ad un bisogno autentico, in piena armonia con il messaggio evangelico. Il credente è chiamato perciò a soddisfare questa esigenza, armonizzandola con le espressioni della sua fede personale e comunitaria, manifestata nella celebrazione e santificazione del giorno del Signore. Per questo è necessario che i cristiani si adoperino perché, anche nelle situazioni speciali del nostro tempo, la legislazione civile tenga conto della giusta esigenza di tutti per il riposo della Domenica. Per i cristiani poi è obbligo di coscienza di organizzare la pausa domenicale in modo da partecipare all'Eucarestia, astenendosi da lavori e da affari incompatibili (il lavoro a casa!) con la santificazione del giorno del Signore. Santificazione che non può essere intesa solo in senso verticale, ma comporta anche una dimensione orizzontale, in quanto giorno della famiglia e della carità. Prima carità (come dovere) è quella di essere - almeno per un giorno - vicini ai propri cari, intensamente inseriti negli affetti familiari. Non qualche minuto fugace, ma se possibile il giorno intero. A questo proposito si può segnalare l'esistenza dell'Associazione italiana delle Aziende Familiari che si prefigge di diffondere i valori dell'impresa familiare, attraverso incontri, confronti e dibattiti, consentendo un rinforzo della famiglia stessa e di proporre a livello politico, nazionale ed europeo, un alleggerimento della tassazione sia sull'impresa che sulla successione d'impresa Certo nella domenica ci sta dentro anche il divertimento come genere di riposo, ma non dovrà assumere il carattere dominante così che l'intera domenica ne sia assorbita, quasi dal mattino alla sera. E' il giorno infatti in cui pensare anche ai malati, ai poveri, alle opere di assistenza o di volontariato. Poiché Cristo s'incontra là dove si soffre.

4. Invito alla preghiera
O Signore, non permettere che diventiamo "cisterne screpolate", che non possono contenere acqua. Non lasciarci essere così accecati