Come figlio di Adamo sono una ben misera cosa, ma, entrato in comunione con Te e Tu con me, sono creatura nuova perché vivo della tua stessa vita divina e partecipo anch'io della comunione che Tu hai con il Padre e con lo Spirito Santo.
Non potevi, Signore, farmi un regalo più prestigioso di questo, davanti al quale tutto l'oro del mondo non è che cenere e pula al vento.
Non ho parola adatta per ringraziarti. In silenzio ti adoro vivente in me ed io in Te. Amen.
(Averardo Dini) Obiettivo della scheda Partendo dai luoghi comuni sugli uffici pubblici (con particolare riferimento alle logiche dell'arroganza e del modello clientelare, così diffuse nell'utenza), si tenta un'analisi dei comportamenti dei lavoratori della PA e delle loro relazioni con l'utenza, evidenziandone le diverse situazioni e le loro cause.
1. Interroghiamo l'esperienza
Eravamo un gruppo di giovani, neo-assunti presso una sede INPS della Lombardia. Nino, 23 anni, proveniente da Napoli, era stato assegnato al settore "Liberi Professionisti". Un giorno ci raccontò un episodio che lo aveva molto amareggiato: "Durante l'orario di sportello un professionista di Milano aveva presentato la sua domanda di iscrizione all'INPS e, con aria indifferente, vi aveva lasciato dentro una banconota, sperando probabilmente di accelerarne l'istruttoria. Nino, senza esitare, ne parlò al capoufficio e insieme decisero di telefonare all'interessato precisandogli che aveva "dimenticato qualcosa" nella pratica e, pertanto, finché non l'avesse ritirata, la domanda stessa non avrebbe potuto essere esaminata". L'amarezza di Nino: "...ha pensato di potermi corrompere perché sono un pubblico dipendente e per di più meridionale!".
Un uomo, operaio in una azienda dell'area industriale di Cassino, viene informato dal suo datore di lavoro che è stato, con decorrenza immediata, sospeso dal lavoro e collocato in CIG. La paura di perdere il lavoro, l'angoscia di non percepire la paga mensile, l'incertezza del futuro lo conducono all'INPS, nella speranza di avere qualche notizia in più. Per determinare chi, come e quando gli avrebbe corrisposto l'indennità di Cassa Integrazione, gli chiedo: "E Cassa integrazione Ordinaria o Straordinaria?" Non lo sapeva, non gli era stato detto niente. Allora telefono alla Unione Sindacale Territoriale - categoria dei metalmeccanici - e cerco di saperne di pi; mi sento rispondere con imbarazzo, che non ne sanno niente, perché quella trattativa viene gestita a livello provinciale. Poi, finalmente, con un po' di insistenza ottengo le informazioni necessarie. Il contenuto delle informazioni, purtroppo, non era positivo, ma quell'uomo aveva ricuperato un po' di serenità per aver capito con chiarezza la nuova situazione in cui si trovava.
Un gruppo di giovani ha deciso di aprire un'azienda seguendo la legge dell'Imprenditoria Giovanile. L'entusiasmo viene subito smorzato dalle difficoltà burocratiche, dalle lungaggini, dalle ripetute richieste di certificazioni, dalle lunghe file che bisogna rispettare. Stanchi di attendere i giovani incominciano a minacciare dicendo "Lei non sa chi sono io! So io a chi debbo rivolgermi!".
Domande per la discussione e il confronto
1. Quali sono le difficoltà maggiori e più ricorrenti nel rapporto con l'utenza? 2. Di fronte ad atteggiamenti quali l'insistenza, l'ignoranza delle norme, l'arroganza, il clientelismo, quali sono le nostre reazioni e perché? 3. Che cosa ti pesa di più e cosa ti gratifica nel servizio ai cittadini? 4. I diritti di cittadinanza devono prevalere sulle relazioni personali con gli utenti? Perché?
2. Leggere la vita alla luce della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa
a) dalla Parola di Dio: Mc 9, 30-40 "Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà". Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?". Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi".
La lezione è chiara: chi vuole essere il più grande deve farsi servo e deve accogliere i più piccoli e più bisognosi con lo stesso rispetto e attenzione con cui accoglierebbe Gesù. I Vangeli sinottici ci narrano un secondo episodio sul conflitto tra gli apostoli per assumere le prime posizioni nel "regno" che Gesù - così pensano - sta per costituire. I fratelli Giacomo e Giovanni avanzano la pretesa di sedere l'uno alla destra, l'altro alla sinistra di Gesù, quando il regno sarà costituito. Il Maestro si fa severo, li riprende e coglie l'occasione per insegnare ai dodici che cosa significa essere primo o grande nella prospettiva del regno di Dio. Dice loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati capi dei pagani spadroneggiano su di essi, e i loro grandi esercitano potestà su di essi; tra voi, invece, non è così, ma chi vuol diventare grande fra voi dovrà essere vostro servo, e chi tra voi vuol essere primo dovrà essere servo di tutti" (Mc 10, 42-44). Il cristiano è chiamato a gestire il suo "spazio di potere" secondo l'insegnamento dato da Gesù che esorta a capovolgere la gerarchia dei valori : il potere non è dato per umiliare chi è sottoposto, come fanno quelli che non hanno rispetto degli uomini né di Dio. Per il cristiano il potere è un servizio per quanti da esso aspettano risposte ai propri bisogni. E l'esemplificazione di come si deve esercitare il potere in senso evangelico lo indica Gesù stesso, il quale esplicita il senso misterioso della sua missione: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10, 41). La parola e l'insegnamento di Gesù ci invitano a comprendere a fondo il significato del potere come servizio e a mettere in crisi quegli atteggiamenti e quei modi di fare che esprimono l'arroganza e i favoritismi di chi esercita in modo sprezzante il proprio ruolo di responsabilità, diventando causa di ingiustizia, arrivismi e gelosie.
Altri brani per l'approfondimento:
Gv 13, 1-20: la lavanda dei piedi. Rm 14, 1-13: carità verso i deboli.
b) dal magistero della Chiesa:
Mater et magistra, 235 "E quando si è animati dalla carità di Cristo ci si sente uniti agli altri e si sentono come propri i bisogni, le sofferenze, le gioie altrui. Conseguentemente l'operare di ciascuno, qualunque sia l'ambito o l'oggetto in cui si concreta, non può non risultare più disinteressato, più vigoroso, più umano…".
Centesimus annus, 43 "La Chiesa riconosce anche la legittimità degli sforzi dei lavoratori per conseguire il pieno rispetto della loro dignità e spazi maggiori di partecipazione nella vita dell'azienda…. Mediante il suo lavoro l'uomo s'impegna non solo per se stesso, ma anche per gli altri e con gli altri; ciascuno collabora al lavoro e al bene altrui…".
Pacem in terris, 18 "La convivenza fra gli esseri umani è quindi ordinata, feconda e rispondente alla loro dignità di persone, quando si fonda sulla verità, conformemente al richiamo dell'Apostolo Paolo: "Via dunque da voi la menzogna e parli ciascuno col suo prossimo secondo verità, poiché siamo membri gli uni degli altri" (Ef 4, 25). Ciò domanda che siano sinceramente riconosciuti reciproci diritti e vicendevoli doveri. Ed è inoltre una convivenza che si attua secondo giustizia e nell'effettivo rispetto di quei diritti e nel leale adempimento dei rispettivi doveri; che è vivificata e integrata dall'amore, atteggiamento d'animo che fa sentire come propri i bisogni e le esigenze altrui, rende partecipi gli altri dei propri beni e mira a rendere sempre più vivida la comunione nel mondo dei valori spirituali; ed è attuata nella libertà, nel modo cioè che si addice alla dignità di essere portati dalla loro stessa natura razionale ed assumere la responsabilità del proprio operare". Stato sociale ed educazione alla socialità, 13 "La caduta del senso della legalità ha prodotto un inquinamento esteso e profondo che investe non soltanto la devianza penale, ma la stessa cultura delle regole di una convivenza ordinata. La crisi di partecipazione e di responsabilità personale è sfociata in un atteggiamento di abdicazione rispetto al pieno esercizio dei diritti e dei doveri di cittadinanza. Accettando di diventare clienti si è facilitato a persone e a gruppi la gestione incontrollata dei propri interessi oligarchici".
Altri brani del magistero che si possono consultare:
Mater et magistra, 79. 166. Gaudium et spes, 37. La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 4. 12.
3. Spunti per la conversione
1. Nonostante le difficoltà che attraversa la PA, siamo realmente capaci di ascoltare e comunicare con i cittadini? 2. Come maturare insieme ai cittadini una cultura nuova che responsabilizzi tutti nel funzionamento della PA? 3. Quali scelte operare per superare la cultura del clientelismo e delle raccomandazioni? 4. Quale testimonianza siamo chiamati a dare, da cristiani, nell'esercizio della nostra professione e delle nostre mansioni nella PA, soprattutto nell'incontro con l'utenza?
4. Invito alla preghiera
Sei tu, il mio Signore
La mia appartenenza a te, Signore, non è generica e impersonale, non è ideologica o immaginata, non è di apparenza o di semplice cultura.
E un'appartenenza vitale che mi assorbe e mi cambia; è un'appartenenza dinamica che genera in me novità assolute; è un'appartenenza concreta di tutta la mia persona.