UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scheda 2. La solitudine della responsabilità

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10 Febbraio 2000

gno di una guida.
Prego perché tutto ciò che ho, me lo hai dato Tu, e voglio dirti grazie.
Prego perché anche Tu hai pregato il Padre tuo, e se Tu lo hai considerato importante, lo faccio anch'io. Obiettivo
Riaffermare che una visione di fede non esautora le persone dalle loro responsabilità e dalla solitudine che comportano, ma sostiene la volontà di quanti sono disposti ad assumersi la fatica e il rischio dell'impegno decisionale per la realizzazione del bene comune, nell'impresa e nella libera professione.

1. Per avviare la riflessione: alcuni flash sulle situazioni e sulle idee correnti.
Fare l'imprenditore, il dirigente, o esercitare la libera professione, non sempre risulta un impegno facile o gratificante. Sovente ci si trova soli di fronte alle decisioni da assumere. C'è quindi un peso di solitudine che necessariamente la responsabilità comporta. Infatti, sebbene oggi vengano proposti per le imprese dei modelli organizzativi talora diversamente articolati (es. strutture a rete, modelli decisionali partecipati, ecc.), soprattutto nelle aziende piccole e medie, l'organizzazione resta sostanzialmente piramidale. Ciò non è senza conseguenze sui processi decisionali: a definire gli elementi che contribuiscono a strutturare una decisione generalmente concorre una pluralità di competenze e di persone, ma la decisione finale spetta in definitiva solo a chi sta al vertice. Ciò vale in modo particolare per chi sta al vertice dell'impresa in assoluto (il titolare, l'amministratore delegato, il direttore generale, ecc.) ma, in qualche misura, vale anche, per i rispettivi ambiti di competenza e discrezionalità, per chi sta ai vertici intermedi della struttura organizzativa (i dirigenti ed i capi ai vari livelli) e per chi opera come libero professionista. L'assunzione delle decisioni, d'altra parte è, oggi più che mai, implicante per chi le assume, in quanto le scelte aziendali sempre più tendono ad indurre una pluralità di effetti collaterali rispetto all'obiettivo primario perseguito, e talora mettono in gioco alternative drammatiche. E ciò che per esempio avviene quando si tratta di decidere il licenziamento di una par te del personale per riequilibrare i bilanci dell'azienda, o l'attuazione di un investimento ad alto rischio, ma necessario per le stesse ragioni, o di anticipare la concorrenza mettendo in atto un processo e/o realizzando dei prodotti di cui non si conoscono ancora adeguatamente le possibili nocività per gli addetti alla produzione, gli utilizzatori o l'ambiente. Schematicamente due prospettive restano, così aperte, al limite, per il decisore aziendale: - quella di ridurre volontaristicamente la oggettiva complessità dei problemi in gioco, assumendo come primario, di fatto come esclusivo, uno o pochi obbiettivi (es. il successo economico dell'impresa, a breve, e/o il proprio personale successo nel ruolo), ma così volutamente ignorando o comunque in pratica trascurando ogni altro obiettivo o valore; - o invece quella di cercare di identificare e darsi carico di tutte le variabili in gioco (incluse quindi anche quelle sociali, in senso lato), con il rischio però di rallentare o inceppare il processo decisionale. Dati di personalità e di approccio etico ovviamente condizionano in queste scelte le singole persone concrete. Ma, in ogni caso, per molti imprenditori, dirigenti, liberi professionisti, la solitudine decisionale resta fattore di stress, anche grave e difficilmente eliminabile.

* domande per la discussione e il confronto
- Quali esperienze di solitudine nella responsabilità ci capita di vivere? In quali occasioni? - Soprattutto nel momento delle maggiori difficoltà, si avverte l'esigenza del conforto e del sostegno degli altri e di una comunità? Quale aiuto e partecipazione possono essere ricercati tra i propri collaboratori? Se richiesto, questo aiuto viene dato o risulta troppo estraneo alle decisioni da prendere? - Quali sono i criteri che possono guidare a scelte di responsabilità che perseguano, insieme, obiettivi di efficienza e valori di giustizia e di solidarietà? - Quali luoghi ed esperienze aiutano a reggere le s ituazioni di ricerca della giusta decisione? Di quali esigenze di formazione si avverte la necessità per crescere nella capacità di gestire queste scelte con responsabilità?
2. Le provocazioni della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa sulle situazioni e sulle idee.
a) dalla Parola di Dio
"Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane". Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo". Il diavolo lo condusse in alto, e mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: "Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me, tutto sarà tuo". Gesù gli rispose: "Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai". Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra". Gesù gli rispose: "E' stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo". Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato". (Lc 4, 1-12)
Il racconto di Luca ci mostra che anche Gesù si trova, nel momento della prova, a dover prendere delle gravi decisioni, proprio all'inizio della sua impresa missionaria. Le tentazioni-scelte che gli vengono proposte dal diavolo prospettano criteri di vita diversi da quelli che Egli vuole annunciare. Anche Lui è solo nel momento della scelta importante e risponde alle difficoltà facendo riferimento alla Parola di Dio che ha meditato ed interiorizzato durante tutta la sua vita. Ugualmente per l'imprenditore la sequenza solitudine-responsabilità-decisione comporta che essa si svolga in un quadro corretto di riferimenti, anche extra-aziendali: solo in questo modo la decisione può essere obiettiva e confortata da una visione completa della realtà.
* altri brani per l'approfondimento
Mt 6, 25-34 Mc 4, 1-20
b) dal magistero della Chiesa
Gaudium et Spes, 16
"La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità propria. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge, che trova il suo comportamento nell'amore di Dio e del prossimo. Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità tanti problemi morali che sorgono tanto nella vita dei singoli, quanto nella vita sociale. Quanto più dunque prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi sociali si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità. Tuttavia succede, non di rado, che la coscienza sia erronea per ignoranza invincibile, senza che per questo essa perda la sua dignità. Ma ciò non si può dire quando l'uomo poco si cura di cercare la verità e il bene e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito all'abitudine del peccato".
Il momento della responsabilità rimanda alla coscienza. Ogni uomo, non solo l'imprenditore, è solo di fronte alla sua coscienza. Ancora prima che a chiunque altro, in alto o in basso, si sentirà responsabile davanti a se stesso.
* altri brani del Magistero che si possono consultare
Quadragesimo anno, 143, 144 Mater et magistra, 79

3. Per stimolare deduzioni operative coerenti: alcuni spunti per l'azione.
Proprio perché le decisioni aziendali mettono quasi sempre in gioco una molteplicità di effetti congiunti di rilevanza sociale, il corretto esercizio delle responsabilità imprenditoriali, dirigenziali e professionali esige, oggi soprattutto, un impegno adeguato e continuo di approfondimento della conoscenza tecnica, dei problemi e delle loro implicazioni (anche non tecniche), ma, nello stesso tempo, esige anche un continuo sforzo di approfondimento delle motivazioni di fede ed etiche del proprio operare. Iniziative concrete per la promozione di queste consapevolezze potrebbero essere: - L'organizzazione di incontri nei quali, partendo dall'esame di qualche "caso" aziendale tipico, imprenditori, dirigenti, liberi professionisti, alla luce di una visione di fede e sulla base delle loro concrete esperienze professionali, possano identificare ed analizzare la gamma delle implicazioni di alcune situazioni aziendali caratteristiche e ricercare, insieme, modelli concreti di ottimizzazione (economica ed etica) delle decisioni che queste comportano. - L'organizzazione di una presa di contatto con le aggregazioni cristiane di categoria (UCID, Rinascita Cristiana,...), come occasioni per approfondire un cammino di formazione e di crescita cristiana, con altri uomini e donne che cercano di vivere le loro responsabilità alla luce del Vangelo e dei valori della solidarietà e della giustizia; - L'organizzazione di incontri di spiritualità per riscoprire come impostare una vita cristiana nella quale fede e vita siano strettamente collegate tra loro, a partire da un legame profondo con Cristo, nella preghiera e nella vita sacramentale.
4. Invito alla preghiera
Ti prego, Gesù, perché sono un uomo e per fare ciò che un uomo deve fare, ho bisogno di forza. Prego perché c'è molta confusione nella mia vita e per conoscere ciò che è giusto, ho bisogno di luce, ho bisogno di Te.
Prego perché ho dubbi, e per continuare a crescere nella mia fede ho bisogno di aiuto. Prego perché devo prendere delle decisioni, ma poiché le scelte non sono sempre chiare ho biso