o mette la propria energia a servizio del tuo spazio divino. E da esso tutto è pervaso con potenza. Tu non distruggi le cose e neppure le forzi: le liberi, le orienti, le trasfiguri, le animi. Non le abbandoni, ma ti appoggi su di loro, e avanzi trascinando con te ciò che in loro è santo.
Donaci la purezza di cuore, la fede, le fedeltà, perché con questi doni si costruisce la nuova terra, e si vince il mondo in Gesù Cristo, nostro Signore.
(p. Theilhard de Chardin)
Obiettivo della scheda
Le Leggi Bassanini ridefiniscono la PA. E essenziale verificarne il livello di conoscenza per avviare un ragionamento su come esse innescano un processo di ridefinizione della PA e dei suoi ruoli a livello centrale e locale, nonché la necessità di maturare nuovi atteggiamenti e nuove responsabilità.
1. Interroghiamo l'esperienza Il processo di riforma della Pubblica Amministrazione, decollato con l'emanazione delle n° 400 del 1988, n° 142 e n° 241 del 1990, n° 421 del 1992 e con i decreti legislativi n° 29 del 1993 e n° 77 del 1995, con le leggi "Bassanini" ha intrapreso un percorso di razionalizzazione, semplificazione e riordino tale, da manifestare, in maniera concreta, il cambiamento del rapporto tra cittadini e PA. Tra i benefici apportati, infatti, alcuni hanno richiamato rapidamente l'attenzione del cittadino, basti pensare all'autocertificazione, alla denuncia di nascita immediata, al versamento in tempo reale dei tributi locali, ai tempi certi per l'iter amministrativo. La complessità delle modifiche normative, che peraltro continuano a susseguirsi, richiede, comunque, necessariamente tempi da dedicare all'informazione, alla formazione e all'adattamento.
Ricordiamo in sintesi… a. Legge 15 marzo 1997, n° 59 - Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della PA e per la semplificazione amministrativa (nota come Bassanini 1). b. Legge 15 maggio 1997, n° 127 - Misure per lo snellimento dell'attività amministrativa e dei procedimenti di decisione e di controllo (nota come Bassanini 2). c. Legge 16 giugno 1998, n° 191 - Modifiche ed integrazioni alle leggi 15 marzo 1997, n° 59 e 15 maggio 1997, n° 127, nonché norme in materia di formazione del personale dipendente e di lavoro a distanza nella PA (nota come Bassanini 3). d. Legge 8 marzo 1999, n° 50 - Delegificazione e testi unici di norme concernenti procedimenti amministrativi legge di semplificazione 1998 in attuazione dell'art. 20 della legge 59del 1997 (nota come Bassanini 4).
Lavori in corso... Riforma dell'organizzazione del Governo, è stato diramato lo schema di decreto legislativo sulla riforma dell'amministrazione statale che dovrebbe consentire di ridistribuire le competenze riferite ai vari ministeri, riducendone contestualmente il numero.
Per ulteriori approfondimenti si vedano i saggi in appendice. Domande per la discussione e il confronto
Sarebbe utile porre a disposizione dei partecipanti almeno alcuni testi delle leggi, dei decreti attuativi e delle eventuali leggi regionali attuative
1. Come abbiamo accolto le leggi Bassanini: quali gli effetti sulla prassi lavorativa? 2. Le leggi Bassanini mettono al centro della PA il cittadino. Come realizzare questo obiettivo? 3. Quanto pesa nel disservizio della PA la legislazione e quanto l'inefficienza e la superficialità dei funzionari? 4. Le leggi Bassanini sono il tentativo di ridisegnare la PA: quali, secondo te, gli aspetti positivi e i limiti?
2. Leggere la vita alla luce della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa
a) dalla Parola di Dio: Lc 18, 9-17 "Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: "Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato". Gli presentavano anche i bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. Allora Gesù li fece venire avanti e disse: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà"".
Il comportamento ipocrita attribuito ai Farisei, particolarmente da Matteo (23, 1-32), trova un riscontro opportuno in questa parabola di Luca, che denuncia due atteggiamenti sbagliati: la presunzione di essere giusti davanti a Dio e l'autocompiacimento di sentirsi retti e nel diritto di giudicare gli altri. La parabola presenta due protagonisti, il fariseo e il pubblicano, che incarnano due modi diversi di porsi dinanzi a Dio e agli uomini: 1. Il fariseo si ritiene in credito con Dio perché osserva la legge, digiuna e fa le sue offerte al tempio. In cambio si aspetta un riconoscimento e un premio per il bene fatto. Ha una concezione legalista del rapporto con Dio e non comprende che la misericordia e la salvezza di Dio sono un dono. 2. Il pubblicano, invece, riconosce la sua condizione di uomo peccatore e, non potendo contare sulle sue opere, si affida totalmente alla misericordia e alla bontà di Dio.
L'insegnamento di Gesù è sconvolgente: "Vi dico, questi (il pubblicano) discese a casa sua giustificato, a differenza dell'altro". In un'altra situazione, in modo altrettanto provocatorio, il Maestro dice: "I pubblicani e le meretrici vi passeranno avanti nel regno di Dio" (Mt. 21, 28-32). Queste affermazioni tendono a mettere in crisi le presunte sicurezze di quanti, come gli scribi e i farisei, si ritenevano giusti davanti a Dio e in diritto di condannare gli altri. Il solo modo adeguato di mettersi dinanzi a Dio, nella preghiera e nella vita, è quello di sentirsi bisognosi della sua misericordia e del suo amore. Il lato debole delle persone che si sentono a posto è l'arroganza in relazione agli "altri". Ma dinanzi a Dio chi può dirsi senza peccato? "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra..." (Gv 8, 1-11); e ancora: "ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello" (Mt 7, 5). Nessuno può ritenersi a posto davanti a Dio e, ancor più, è troppo facile scaricare le responsabilità sugli altri! La parola di Gesù ci invita a maturare anche nel lavoro un atteggiamento d'umiltà che ci porta a crescere nella responsabilità e nella competenza. Il rischio dell'autosufficienza è ricorrente anche nel nostro lavoro. Incontrare Cristo, testimoniarlo nei nostri ambienti di lavoro comporta la capacità di crescere nella convinzione che dobbiamo imparare un autentico discernimento della realtà, approfondire le nostre conoscenze, aprirci al dialogo e al confronto con i colleghi e con le istituzioni, soprattutto nei momenti di cambiamento e di rinnovamento, senza arroccarci su posizioni di sicurezza. L'atteggiamento critico di quanti credono di sapere già tutto e non sono aperti alle possibilità del rinnovamento non rientrano nello stile evangelico che sa riconoscere e accogliere il nuovo con entusiasmo e fiducia, coscienti che il regno di Dio cresce lentamente anche nella nostra realtà lavorativa. Altri brani per l'approfondimento:
Mt 23, 1-32: ipocrisia e vanità degli scribi e dei farisei. Mt 21, 28-32: parabola dei due figli. Gv 8, 1-11: la donna adultera.
b) dal magistero della Chiesa:
Octogesima adveniens, 48-49 "Ciascuno esamini se stesso per vedere quello che finora ha fatto e quello che deve fare. Non basta ricordare i principi, affermare le intenzioni, sottolineare le stridenti ingiustizie e proferire denunce profetiche: queste parole non avranno peso reale se non sono accompagnate in ciascuno da una presa di coscienza più viva della propria responsabilità e da una azione effettiva. E troppo facile scaricare sugli altri la responsabilità delle ingiustizie, se non si è convinti allo stesso tempo che ciascuno vi partecipa e che è necessaria innanzi tutto la conversione person ale. Questa umiltà di fondo toglierà all'azione ogni durezza ed ogni settarismo ed eviterà altresì lo scoraggiamento di fronte a un compito che appare smisurato (…). Coinvolto in correnti diverse dove accanto a legittime aspirazioni s'insinuano orientamenti più ambigui, il cristiano deve operare una cernita oculata ed evitare di impegnarsi in collaborazioni non controllate e contrarie ai principi di un autentico umanesimo, sia pure in nome di solidarietà effettivamente sentite. Se infatti egli desidera avere una funzione specifica, come cristiano in conformità alla sua fede - funzione che gli stessi increduli attendono da lui - deve stare attento, nel suo impegno attivo, a elucidare le proprie motivazioni, e a oltrepassare gli obiettivi perseguiti in una visione più comprensiva, al fine di evitare il pericolo di particolarismi egoistici e di totalitarismi oppressori".
Altri brani del magistero che si possono consultare:
Gaudium et spes, 30. Chiesa italiana e prospettive del Paese, 16-19. Con il dono della carità dentro la storia, 30. 33.
3. Spunti per la conversione
1. Nel nuovo contesto della PA, assume particolare valore la conoscenza degli strumenti legislativi: cosa proponi per un tuo/nostro aggiornamento (corsi, seminari, incontri…)? 2. Importante è anche il dialogo e il confronto con i colleghi per una retta e proficua applicazione delle leggi: proposte ed esperienze per crescere nella collaborazione. 3. Quali strumenti ed atteggiamenti per informare e rendere partecipa gli utenti? 4. Quali atteggiamenti nuovi suggerisce il confronto con la Parola di Dio e l'insegnamento della Chiesa?
4. Invito alla preghiera
Signore, tu sei al centro di tutto
Dio nostro, tu sei al centro di tutto e tutto circondi. Tutto si curva al tuo passaggio: gioie, progressi, dolori, fallimenti, errori, opere, preghiere, bellezze, potenze del cielo, della terra e degli inferi. E tutt