UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scheda 1. Impresa, comunità di persone all’interno di una società socio-economica complessa

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10 Febbraio 2000

ore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.
Ecco dono del Signore sono i fig li, è sua grazia il frutto del grembo. Come frecce in mano a un eroe sono i figli della giovinezza.
Beato l'uomo che ne ha piena la faretra: non resterà confuso quando verrà a trattare alla porta con i propri nemici.
(Salmo 127) Obiettivo
Rivisitare il concetto di impresa alla luce della fede, secondo la quale il lavoro ha sempre una valenza di socialità e di partecipazione responsabile, e quindi chiede di stare in guardia da ogni visione, vecchia o nuova, che tenda a sottovalutare o strumentalizzare l'apporto delle persone coinvolte, direttamente o indirettamente, nel processo produttivo.
1. Per avviare la riflessione: alcuni flash sulle situazioni e sulle idee correnti.
Mai come oggi il termine impresa è tornato di moda ma, come sempre accade in questi casi, il rischio è il permanere di fraintendimenti e di ambiguità di fondo. Che cosa si intende per impresa? Che cosa significa fare impresa, essere imprenditori e dirigenti responsabili in una società economica complessa e articolata come la nostra? Quale utilità ha l'impresa per i lavoratori e per la società in generale? Un certo retaggio di idee consolidate porta tuttora molti ad identificare l'impresa con il gruppo ristretto di persone fisiche (i "padroni") che nell'impresa hanno investito, a rischio, risorse economiche proprie che hanno ovviamente interesse a conservare e a incrementare, e che, in quanto tali, vengono ritenuti detentori, in esclusiva, dei diritti di indirizzo sulle attività aziendali. In realtà la figura del padrone, come persona fisica, stabilmente operante all'interno dell'azienda come capo, ma anche come garante della sua continuità, se resta tuttora valida per le piccole e per una parte delle medie imprese, è stata ormai in molti casi sostituita da una "proprietà" più lontana fisicamente, e quindi anche psicologicamente (in particolare nelle imprese appartenenti ad holding internazionali) e/o non più identificabile in poche singole persone fisiche stabili (nelle imprese a capitale azionario diffuso e mobile). Ciò che sembra in corso di rapido avanzamento è cioè una sorta di spersonalizzazione della proprietà delle aziende, con conseguenze non di poco conto sul piano delle rela zioni interaziendali e delle dinamiche gestionali (cioè sul "fare impresa"). Il vecchio "padrone", magari duro ed autoritario, era però orientato alla continuità e allo sviluppo della "sua" azienda, e quindi anche ad una certa stabilità, sia pure conflittuale, di relazioni con le proprie controparti (dipendenti, fornitori, clienti, ecc.). La nuova "proprietà", impersonale, è ora probabilmente un "fondo pensioni", orientato invece ad ottenere dai propri investimenti buone redditività a breve, spesso attraverso politiche "mordi e fuggi" che, come tali, tendono a sottovalutare la continuità di rapporti con le realtà, e le persone, coinvolte nei processi a questi facenti capo. Ma, parallelamente e sia pure in modo spesso sotterraneo, resta anche aperto il dibattito sul modo stesso di concepire l'impresa ed il suo ruolo. - Correnti più tradizionali insistono nel vederla essenzialmente come uno strumento per produrre "profitti", cioè uno stock aggiuntivo di risorse finanziarie a partire da un certo stock iniziale di capitale. - Altre correnti tendono a mettere invece l'accento sull'azienda vista come strumento per produrre "valore", cioè opportunità aggiuntive per la collettività, in termini di beni, di uso permanente o di consumo, o anche di carattere ambientale. - Altre infine tendono a mettere l'accento sull'azienda come "fenomeno sociale", cioè luogo nel quale un gruppo di persone, con ruoli diversi, attraverso un lavoro coordinato, persegue il conseguimento di obbiettivi, individuali e collettivi, di autorealizzazione (economica e/o umana) e di integrazione nella società. Ed a questi diversi approcci in genere si associano anche diversi modi di vedere il rapporto tra l'impresa e la società (cioè con le normative di legge, la fiscalità, i corpi sociali intermedi da questa espressi, ecc.): - si passa così da concezioni che tendenzialmente vedono la società come una "controparte", in rapporto di sostanziale contraddittorio con l'impresa, - a concezioni che vedono invece l'impresa piuttosto come "nodo" di un sistema nel quale scambi, in input ed output, si alimentano a vicenda e devono tendere ad un'ottimizzazione complessiva. Anche se, ovviamente, questi vari aspetti di fatto coesistono nell'impresa, è però anche vero che i diversi punti di vista tendono tuttavia a polarizzarsi ed ognuno di questi tende (di fatto, ma spesso anche ideologicamente) a marginalizzare l'importanza degli altri aspetti e talora addirittura a demonizzarli. Il terreno di dispiegamento dei ruoli imprenditivi e dirigenziali è tutto all'interno di queste situazioni. Il loro modo di operare, ma anche la loro condizione esistenziale, ne risultano spesso profondamente segnati.
* domande per la discussione e il confronto
- Quali sono secondo noi i più importanti "punti forti" e "punti deboli" dei diversi modi di vedere l'impresa prima richiamati? - Come viviamo le nostre responsabilità personali nell'impresa? Quali sono le difficoltà maggiori che incontriamo nei tentativi di compatibilizzare le logiche economiche con le domande sociali? - Come riusciamo a coinvolgere i diversi attori presenti nell'impresa, in un lavoro corresponsabile e creativo? Quali resistenze, quali ostacoli si frappongono? - Quanto, in base alla nostra esperienza, i nuovi scenari della globalizzazione incidono sulle possibilità di fare dell'impresa una "comunità di persone" in cui gli imprenditori, i dirigenti, e gli altri dipendenti trovino spazi adeguati di autorealizzazione?
2. Le provocazioni della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa sulle situazioni e sulle idee.
a) dalla Parola di Dio
"Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio". E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio". Poi preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi"". (Lc 22, 14-20)
Il racconto lucano dell'istituzione dell'Eucarestia descrive l'avvenimento come un'azione oggettiva di Gesù. Lo sviluppo degli avvenimenti è fissato nei singoli momenti al fine di suscitare l'attenzione per la narrazione del fatto. Nella sua semplicità, il procedimento narrato è comprensibile nel contesto del rito del banchetto pasquale ebraico, al quale però Gesù dona un nuovo contenuto, che trasmette ai suoi discepoli. Egli non vuole essere solo commemorato, ma fornisce al ricordo una forma, la cui struttura si esprime nelle azioni, quali: prendere il pane e il vino, ringraziare il Padre per i doni del pane e del vino, spezzare il pane e offrire il calice, dare il pane e il calice per voi. Il sacrificio di Gesù continua così ad essere nel tempo un atto di amore: per voi. Cristo, la sua vita, il suo messaggio è tutto contenuto in queste due parole: per voi, per tutti. Dal testo discende una linea teologica semplice ma di grande valore. - Gesù, nella ripetizione dell'ultima cena, non vuole essere soltanto commemorato ma dà al ricordo della sua morte e risurrezione una forma duratura nel tempo: dare se stesso per voi. - Dentro questa logica è trascinato il creato e tutto ciò che esso contiene. In modo specifico ogni attività umana è comandata dal per voi. - E dunque il lavoro, tra cui l'imprenditorialità, la dirigenza manageriale, la libera professione, cadono sotto l'imperativo evangelico del per voi. - E necessario perciò che l'imprenditore, il manager o il libero professionista, assumano questa mentalità al fine di qualificare cristianamente le proprie azioni.
* altri brani per l'approfondimento
Gen 1,27-28
Il racconto descrive il primo e fondamentale atto d'amore di Dio per tutto il creato e per tutti gli uomini in particolare. All'uomo, creato a somiglianza di Dio, è conferita una dignità propria e specifica. Gli viene assegnato un compito, riceve una responsabilità. Il termine soggiogare, non indica lo sfruttamento della realtà creata, ma piuttosto una responsabilità in relazione al benessere di coloro di cui l'uomo è signore: natura inanimata, natura vegetale e animale, l'umanità intera. Il suo dominio serve al bene dei suoi sudditi.
b) dal magistero della Chiesa
Centesimus annus, 32 "Si è ora accennato al fatto che l'uomo lavora con gli altri uomini partecipando ad un "lavoro sociale" che abbraccia cerchi progressivamente più ampi. Chi produce un oggetto, lo fa in genere, oltre che per l'uso personale, perché altri possano usarne dopo aver pagato il giusto prezzo, stabilito di comune accordo mediante una libera trattativa. Ora, proprio la capacità di conoscere tempestivamente i bisogni degli altri uomini e le combinazioni dei fattori produttivi più idonei a soddisfarli, è un'altra importante fonte di ricchezza nella società moderna. Del resto, molti beni non possono essere prodotti in modo adeguato dall'opera di un solo individuo, ma richiedono la collaborazione di molti al medesimo fine. Organizzare un tale sforzo produttivo, pianificare la sua durata nel tempo procurare che esso corrisponda in modo positivo ai bisogni che deve soddisfare, assumendo i rischi necessari: è, anche questo, una fonte di ricchezza nell'odierna società. Così diventa sempre più evidente e determinante il ruolo del lavoro umano disciplinato e creativo e -quale parte essenziale di tale lavoro - delle capacità di iniziativa e di imprenditorialità. Un tale processo, che mette concretamente in luce una verità sulla persona incessantemente affermata dal cristianesimo, deve essere riguardato con attenzione e favore. In effetti, la p rincipale risorsa dell'uomo insieme con la terra è l'uomo stesso. E la sua intelligenza che fa scoprire le potenzialità produttive della terra e le multiformi modalità con cui i bisogni umani possono essere soddisfatti. E il suo disciplinato lavoro, in solidale collaborazione, che consente la creazione di comunità di lavoro sempre più ampie ed affidabili per operare la trasformazione dell'ambiente naturale e dello stesso ambiente umano. In questo processo sono coinvolte importanti virtù, come la diligenza, la laboriosità, la prudenza nell'assumere i ragionevoli rischi, l'affidabilità e la fedeltà nei rapporti interpersonali, la fortezza nell'esecuzione di decisioni difficili e dolorose, ma necessarie per il lavoro comune dell'azienda e per far fronte agli eventuali rovesci di fortuna. La moderna economia d'impresa comporta aspetti positivi, la cui radice è la libertà della persona, che si esprime in campo economico come in tanti altri campi. L'economia, infatti, è un settore della multiforme attività umana, ed in essa, come in ogni altro campo, vale il diritto alla libertà, come il dovere di fare un uso responsabile di essa. Ma è importante notare che ci sono differenze specifiche tra queste tendenze della moderna società e quelle del passato anche recente. Se un tempo il fattore decisivo della produzione era la terra e più tardi il capitale, inteso come massa di macchinari e di beni strumentali, oggi il fattore decisivo è sempre più l'uomo stesso, e cioè la sua capacità di conoscenza che viene in luce mediante il sapere scientifico la sua capacità di organizzazione solidale, la sua capacità di intuire e soddisfare il bisogno dell'altro".
* altri brani del magistero che si possono consultare Centesimus annus, 31. 35 Sollicitudo rei socialis, 15 Laborem exercens, 13
3. Per stimolare deduzioni operative coerenti: alcuni spunti per l'azione.
Proprio perché collocati al cuore del complesso sistema di vincoli (tecnici, di mercato, socio-economici, ideolog ici, ecc.) che caratterizzano oggi l'attività di impresa, i ruoli dell'imprenditore, del dirigente e del professionista restano, più che mai, ruoli centrali e fondamentali, e per ciò stesso carichi di una grande responsabilità. Per il credente poi l'operatività manageriale è una vocazione e una missione pastorale che Dio stesso gli affida. Infatti, mentre si deve riconoscere la positività delle culture della realizzazione, intese come vocazione del manager, il credente deve anche ricordare che il bisogno di realizzare, prima di essere una risposta ad esigenze psicologiche, deve nascere dalla responsabilità verso i talenti donatigli da Dio. Il confronto, la riflessione, il sostegno morale reciproco, in piccoli gruppi informali, non dominati da esigenze di ruolo ed a partire dalle esperienze concrete dei partecipanti, può diventare uno strumento importante per la promozione di un buon uso di questi talenti. La proposta che forma l'oggetto di questa iniziativa muove in questa direzione. Possibili temi per l'avvio di questo lavoro in gruppo potrebbero essere: - la revisione critica del concetto di impresa e della sua missione; - le modalità per promuovere la motivazione e la collaborazione attiva degli operatori aziendali dei vari settori ai vari livelli; - lo sviluppo di un approccio più orientato al "servizio" nei rapporti dell'impresa con i propri interlocutori istituzionali (fornitori, clienti, fisco, ecc.); - lo sviluppo di un approccio più orientato all'"integrazione-corresponsabilizzazione" (e quindi anche alla critica responsabile), nei rapporti dell'impresa con la società civile (locale, nazionale, internazionale).
4. Invito alla preghiera
Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode.
Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane e sud