UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scheda 1. Il significato del lavoro agricolo nelle trasformazioni in atto

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28 Ottobre 1999

Obiettivo della scheda Stimolare la riflessione sul lavoro agricolo a partire dalle attuali trasformazioni per giungere alla riscoperta del suo significato e dei suoi valori, alla luce della proposta cristiana di vita.
1. Interroghiamo l'esperienza Viviamo una crisi che in buona parte è originata dalla ristrutturazione dei processi produttivi, dalla riorganizzazione della divisione del lavoro su basi geografiche, tecniche e sociali. Il fenomeno investe tutti i settori economici ed incide moltissimo sul lavoro agricolo. Richiede competenze tecniche, economiche ed etiche, finora sconosciute. Per molti agricoltori mette in forse le prospettive di un reddito dignitoso e pone una serie di grossi interrogativi sul permanere di importanti tradizioni di vita e del patrimonio di fede e religiosità propri del mondo rurale. L'uomo viene a trovarsi davanti a seri interrogativi, che lo stimolano a scegliere secondo coscienza un comportamento conforme alla morale evangelica. La produzione agricola, su vasta scala, è alle prese con i grossi problemi derivanti dalle eccedenze produttive. Sono in parte il risultato di scelte fatte in ambito della Politica Agricola Comunitaria, ma anche frutto di programmazioni poco avvedute e di colture indiscriminate in loco. Si aggiunga il cumulo di adempimenti burocratici per l'agricoltore, costretto a consumare tempo e risorse, con forte tentazione di evadere gli obblighi di legge. La meccanizzazione del lavoro agricolo ha reso meno faticoso e più proficuo il lavoro stesso permettendo maggiori possibilità di crescita personale, di tempo da dedicare alla cultura, alla vita spirituale, alla famiglia, ai rapporti personali ... ma il lavoro è effettivamente più umanizzante? Il dominio incontrastato del mercato pone sovente l'agricoltore di fronte a scelte difficili. Inoltre l'attività stessa ne viene deprezzata; il profitto che il lavoratore dei campi può ricavare dal suo lavoro rimane condizionato da tanti fattori in cui i suoi diritti contano ben poco. Non mancano i "furbi" che cercano di sfruttare anche con sistemi disonesti i sussidi che lo Stato o l'Unione Europea in questi anni hanno dato a sostegno dell'agricoltura. Domande per la discussione e il confronto Come appare la situazione dell'agricoltura nell'ambiente in cui vivi? Cosa dicono gli agricoltori dei loro problemi? Si riscontra l'abbandono dei campi? Si vedono le conseguenze? Ci si rende conto dei rischi che si corrono soprattutto per l'equilibrio dell'eco-sistema? Ci sono contraddizioni tra la crisi reale dell'agricoltura ed alcuni fenomeni in controtendenza (es. l'agriturismo)? Ritieni che il cristiano debba essere attento a queste trasformazioni in atto? Perché? La crisi del mondo rurale deve interessare anche chi vive ed opera in altri settori economici-produttivi? Perché? 2. Leggere la vita alla luce della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa a) dalla Parola di Dio: Gen 1, 1.11-12.26-31. 2, 15 "In principio Dio creò il cielo e la terra. E Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra". Poi Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni alb ero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. "A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino dell'Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse".
"Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza...". L'essere immagine di Dio vuol dire che uomo e donna non soltanto esistono, ma sono capaci di una relazione con Dio. "Se da una parte l'uomo è legato al suo mondo ("è tratto dalla terra"), dall'altra parte è aperto alla relazione con Dio ("immagine di Dio"). Il mondo è finalizzato alla piena realizzazione dell'uomo, ma a sua volta l'uomo è finalizzato all'incontro con Dio, trascinando con sé il suo mondo. Il mondo non è per l'uomo soltanto la cava dei prodotti che egli consuma per nutrirsi, per godere, per "vivere" fisicamente; i prodotti, una volta consumati, sono finiti. Dal mondo l'uomo trae anche i "significati", nel mondo egli investe i significati che Dio gli dona: è questo il senso del lavoro, ma anche della contemplazione poetica (cfr salmo 104)". (A. Bonora) "Riempite la terra; soggiogatela e dominate...". Il verbo ebraico tradotto con "soggiogare" significa "prendere possesso di un territorio". La benedizione divina trasmette all'umanità la capacità di generare e di moltiplicarsi fino a riempire la terra: i singoli popoli, dunque, prenderanno possesso ciascuno del proprio territorio. Il secondo verbo "dominare" riguarda il rapporto dell'uomo con il mondo animale. In ebraico "radah" significa piuttosto "pascolare, condurre, guidare, reggere". Dietro il verbo sta l'immagine dell'uomo come "pastore" di tutti gli animali, non solo di quelli domestici. All'uomo dunque sono affidati il territorio e gli animali; e questi gli sono affidati in quanto è "immagine di Dio". Per questo, nel suo agire l'uomo dovrà costantemente far riferimento alla sua relazione con Dio. "Lo pose nel giardino dell'Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse...". Il giardino dell'Eden è la terra, il mondo affidato al lavoro e alla custodia dell'uomo. Nell'immagine è così bello e perfetto perché simbolo del dono di Dio e della sua promessa incondizionata. All'uomo Dio affida il compito di coltivarlo e di custodirlo. "Coltivare" non significa sciupare, rapinare, saccheggiare! L'uomo "coltiva" e "serve" il dono di Dio e non si riposa oziosamente in esso: "L'uomo esce al suo lavoro, per la fatica fino a sera" (Sal 104, 23). "Con il lavoro l'uomo modella e trasforma il dono del Creatore per goderne appieno" (Sal 104, 14-15). "Custodire" il mondo equivale ad abitarlo come la propria casa, rispettarlo, amarlo, salvaguardarlo da ogni attacco violento e distruttore. I verbi "coltivare" e "custodire" in ebraico ("àbad e sàmar") hanno una valenza religiosa: il primo viene pure usato per indicare il servizio cultuale, il secondo esprime sia la fedeltà di Dio (Egli è il "custode" d'Israele) sia la fedeltà dell'uomo verso Dio nell'osservanza della legge. L'uomo è custode della creazione in quanto la riconosce come dono prezioso a lui affidato, e la sua opera per trasformare la terra è come un rendere culto a Dio. Il linguaggio chiaro della Bibbia ci dice che è volontà del nostro Creatore che l'uomo comunichi con la natura come un padrone e custode intelligente e nobile, e non come uno sfruttatore avventato. E questo che s'intende quando ci viene detto di "soggiogare", "coltivare" la terra: il principio che detta la linea di azione obbligatoria per tutti coloro che sono responsabili del problema della terra e interessati ad esso: persone investite di pubblica autorità, tecnici, imprenditori e lavoratori.
Altri brani per l'approfondimento: Is 5, 1-7: La vigna del Signore. Ger 17, 7-8: Chi confida nel Signore produce frutti. Mt 6, 25-34: Osservate i gigli del campo. Lc 12, 15-21: Se uno è nell 'abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni.
b) dal magistero della Chiesa:
Laborem exercens, 21 "Il lavoro dei campi conosce non lievi difficoltà, quali lo sforzo fisico continuo e talvolta estenuante, lo scarso apprezzamento, con cui è socialmente considerato, al punto da creare presso gli uomini dell'agricoltura il sentimento di essere socialmente degli emarginati, e da accelerare in essi il fenomeno della fuga in massa dalla campagna verso le città e purtroppo verso condizioni di vita ancor più disumanizzanti. Si aggiungano la mancanza di adeguata formazione professionale e di attrezzi appropriati, un certo individualismo serpeggiante ed anche situazioni obiettivamente ingiuste. In taluni paesi in via di sviluppo, milioni di uomini sono costretti a coltivare i terreni di altri e vengono sfruttati dai latifondisti, senza la speranza di poter mai accedere al possesso neanche di un minimo pezzo di terra in proprio. Mancano forme di tutela legale per la persona del lavoratore agricolo e per la sua famiglia in caso di vecchiaia, di malattia o di mancanza di lavoro. Lunghe giornate di duro lavoro fisico vengono miseramente pagate. Terreni coltivabili vengono lasciati abbandonati dai proprietari; titoli legali al possesso di un piccolo terreno, coltivato in proprio da anni, vengono trascurati o rimangono senza difesa di fronte alla "fame di terra" di individui o di gruppi più potenti. Ma anche nei paesi economicamente sviluppati, dove la ricerca scientifica, le conquiste tecnologiche o la politica dello stato hanno portato l'agricoltura ad un livello molto avanzato, il diritto al lavoro può essere leso quando si nega al contadino la facoltà di partecipare alle scelte decisionali concernenti le sue prestazioni lavorative, o quando viene negato il diritto alla libera associazione in vista della giusta promozione sociale, culturale ed economica del lavoratore agricolo. In molte situazioni sono dunque necessari cambiamenti radicali ed urgenti per ridare all'agricoltura - ed agli uomini dei campi - il giusto valore come base di una sana economia, nell'insieme dello sviluppo della comunità sociale. Perciò occorre proclamare e promuovere la dignità del lavoro, di ogni lavoro, e specialmente del lavoro agricolo, nel quale l'uomo in modo tanto eloquente "soggioga" la terra ricevuta in dono da Dio ed afferma il suo "dominio" nel mondo visibile".
Altri brani del magistero che si possono consultare: Mater et Magistra, 128. Gaudium et spes, 64. La Chiesa e il mondo rurale italiano, 17-19. Catechismo della Chiesa Cattolica, 373.378.
3. Spunti per la conversione
Come far crescere e favorire un rapporto particolare fra il lavoratore e la terra che egli lavora al fine di aumentare il rispetto per la natura nel contesto delle migliorate condizioni di vita umana e sociale dell'ambiente rurale? Come sollecitare una partecipazione attiva, soprattutto delle giovani generazioni (creazione di cooperative...), nell'economia di sviluppo agricolo per evitare un eccessivo esodo dalle campagne? Come valorizzare l'importanza delle varie forme di associazioni che possono portare a nuove espressioni della solidarietà tra i lavoratori della terra e consentire l'inserimento qualificato dei giovani e della donna nell'impresa agricola e nella comunità civile? Quali approfondimenti riteniamo necessari per un'autentica presa di coscienza dei problemi del mondo rurale e delle possibili soluzioni? Quale cammino spirituale possiamo programmare perché la fede in Gesù Cristo incida sulle nostre scelte di lavoro?
4. Invito alla preghiera Noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie, Dio di bontà infinità, per i grandi segni del tuo amore profusi nel corso dei secoli sulle generazioni umane che hanno edificato questa nostra casa comune. Per tua grazia, Signore, i nostri antichi padri dissodarono palmo a palmo questa cara terra e la resero fertile e ospitale. Essi appresero da te, o divino Seminatore, la difficile arte di s eminare in solchi di pazienza per mietere nella gioia; e alla scuola del Vangelo vissero i drammi e i travagli della vita contadina come una parabola della croce e del regno. Con il tuo aiuto, Signore, è fiorita questa piccola patria campestre, sostenuta dai valori della fede e da un istinto tenace di giustizia e di libertà. Guarda benigno, o Padre, le nostre campagne; dona alle zolle assetate il refrigerio della pioggia, alle nostre famiglie l'armonia e la pace; allontana il flagello delle tempeste e fa' che nel tranquillo svolgersi delle stagioni sia fecondato e rimunerato l'impegno quotidiano per il benessere della nostra gente e di tutti gli uomini. Circonda del tuo amore i lavoratori della terra; fa' che non si estingua nelle nuove generazioni la luce della tua verità e il dono della tua grazia; resti vivo e coerente il senso dell'onestà e della generosità, la concordia operosa, l'attenzione ai piccoli, agli anziani e ai sofferenti, l'apertura verso l'umanità che in ogni parte del mondo soffre, lotta e spera, perché non manchi mai ad ogni uomo, la casa, il pane e il lavoro. Intercedano per noi la Vergine Maria e tutti i testimoni di Cristo i cui nomi sono nel libro della vita. Risplenda la luce del tuo volto, o Padre, sulle case e sui campi e la tua benedizione ci accompagni nel tempo della semina e del raccolto, della mietitura e della vendemmia; fa' che al termine dei nostri giorni possiamo ricevere dalle tue mani il frutto delle opere buone compiute nel tuo nome. Per Cristo nostro avvocato e mediatore che ascende accanto a Te nella gloria, e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
(Dal Benedizionale)