i Chernobil o di Bhopal, ma anche quelle della desertificazione, che è fame e morte per molti popoli. Chi confessa la propria fede nel Dio che crea la bellezza non può non avvertire la responsabilità per una creazione da salvare, per una bellezza da tutelare e da recuperare. La salvaguardia del creato appare ormai dimensione imprescindibile della presenza cristiana nel mondo, componente essenziale della missione ecclesiale. Solo così potremo impedire che vada perduto lo splendore di quel "pianeta azzurro" nel quale ci è stato dato di dimorare; solo così potremo salvarlo - come Noè sull'arca - e conservarlo, per i nostri figli e per i loro figli.
"E Dio vide che ciò era bello...": così, secondo molti esegeti, andrebbe meglio tradotto quel versetto che scandisce le opere della creazione nel corso del primo capitolo della Genesi (Gen 1, 4.10.12.18.25.31). Così, anche il libro dei Proverbi parla del diletto della Sapienza divina sul globo terrestre, come un bambino che gioca su di esso (Pr 8, 22-31). I Salmi, poi, sono pervasi dalla lode stupita per la bellezza del creato, che si fa, anzi, lode celebrata assieme al creato, quasi fossimo fatti voce del vento, del sole, di ogni creatura. Si esprime qui la percezione del creato come casa armoniosa della vita, spazio abitabile, giardino donato all'uomo perché vi abiti, lo coltivi e lo custodisca (Gen 2). Coltivare e custodire, assieme: la bellezza della natura ha da essere conservata, mantenuta, trasmessa da ogni generazione a quelle future; insieme deve esser fatta crescere, arricchita, ornata di quella dimensione culturale che solo l'uomo può inscrivervi. Ma la Scrittura conosce anche - e drammaticamente - la negatività che l'azione malvagia dell'uomo può scatenare sul creato; il racconto del diluvio di Gen 6-8 esprime plasticamente questa percezione. Anche Paolo, in Rom 8, parla di una sofferenza del creato, di una corruzione nella quale esso è stato trascinato non per suo volere. Oggi, in effetti, spesso la presenza dell'uomo sul globo terrestre, il suo sforzo di trasformazione del reale porta con sè frutti di morte, che cancellano tanto della bellezza impressavi da Dio. Pensiamo alle nuvole di smog, che nascondono il cielo delle nostre città o all'inquinamento acustico, che rende così sgradevole l'abitarvi; pensiamo alla stessa urbanizzazione, che spesso oscura lo splendore di molti luoghi. Pensiamo alle specie che si estinguono, agli ecosistemi distrutti da disastri di origine umana (recente il caso delle Galapagos) o all'effetto serra, che sembra toccare lo stesso equilibrio dell'ecosistema planetario. Pensiamo, ancor più, ai corpi delle vittime - quelle d