UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Saluto della Chiesa di Bologna

44a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani
8 Ottobre 2004

duzione a mera società di affari. La seconda insidia è l’incapacità dell’uomo occidentale di coordinare la cura della libertà individuale e la cura della relazione sociale: il bene della libertà col bene dell’umanità condivisa. La democrazia, se non superiamo questa incapacità, rischia di degradarsi a coesistenza di egoismi opposti. La situazione spirituale attuale ci invita dunque a considerare la centralità della domanda sull’uomo e quindi alla registrazione antropologica delle grandi domande pubbliche che da almeno due secoli hanno dato il tono alla storia dell’Occidente, la «questione democratica» e la «questione sociale». Abbiamo perciò bisogno di uomini sapienti e competenti che siano capaci di costruire in tutti i suoi aspetti tecnici, giuridici, istituzionali una democrazia nella quale l’ordine delle persone sia la stella polare che orienta ogni scelta e decisione. Abbiamo allora bisogno di un luogo, creato da tutte le forze associare del laicato cattolico italiano, dove sia possibile offrire un’alta formazione a chi intende impegnarsi nella costruzione di una polis nella quale l’ordine delle cose è subordinato all’ordine delle persone. Non potrebbe essere questo uno dei frutti più preziosi della 44.ma Settimana sociale? Auguri di buon lavoro. Eminenze, Eccellenze, Autorità civili e militari, Signore e Signori,
la Chiesa di Dio che è in Bologna è lieta di dare a voi tutti il suo saluto di pace e grazia in Cristo, e di manifestare la sua gioia di ospitare un momento di riflessione tanto importante quanto urgente: «La democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri». Bologna a causa della sua grande tradizione culturale e civile è sempre stata fecondo laboratorio di pensiero e di progetti politici. Non è compito mio – né di un saluto – addentrarmi nella problematica specifica che sarà dibattuta in questi giorni. Consentitemi solamente alcune semplici e brevi riflessioni, dettate soprattutto dalla fondamentale preoccupazione del pastore di questa Chiesa: la preoccupazione, la cura dell’uomo e della difesa della sua intera dignità. Non è mia competenza richiamare la vostra attenzione sugli aspetti tecnici, giuridici ed istituzionali della democrazia, ma sulla sua profonda connessione colla natura della persona umana, e quindi sulla sua dimensione etica nel senso più alto del termine. Esiste un’ethos della democrazia, non nel senso di regole morali semplicemente ma di un’ispirazione fondamentale. Di una democrazia che sia “dimora” degna dell’uomo. Quale sia l’ethos della democrazia così inteso siamo aiutati a scoprirlo da alcuni testi fondamentali del Concilio Vaticano II. «La Rivelazione cristiana … ci guida ad un approfondimento delle leggi che regolano la vita sociale, scritte dal Creatore nella natura spirituale e morale dell’uomo» [Cost. past. Gaudium et spes 23,1; EV 1/1391]. Fra queste “leggi scritte dal Creatore nella natura spirituale e morale dell’uomo”, il Concilio ne individua una che diventa vero criterio scriminante non solo fra democrazia, dittatura ed anarchia, ma fra democrazia sostanziale e completa e democrazia incompleta e solo procedurale. E formulata nel modo seguente: «L’ordine sociale e il suo progresso devono sempre lasciare prevalere il bene delle persone, giacché nell’ordinare le cose ci si deve adeguare all’ordine delle persone e non il contrario, secondo quanto suggerisce il Signore stesso quando dice che il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo che il sabato» [ibid. 26,3; EV1/1401]. L’ordine delle persone è il principio regolatore ultimo di ogni vera e compiuta democrazia, al quale ogni altro ordine – l’ordine delle cose, lo chiama il Concilio – deve essere subordinato. Che cosa intende la sapienza cristiana quando parla di «ordine delle persone» [ordì personarum]? La realizzazione di una società nella quale esistono le condizioni per la persona di fare esperienza del proprio essere umano e di quello degli altri non come esperienze estranee l’una dall’altra o contrarie, ma come di “altri-se stesso”. L’insubordinazione dell’ordine delle cose all’ordine delle persone impedisce questa fondamentale esperienza di comunità, estraniando ed alienando l’uomo non solo dagli altri ma anche da se stesso. E per questo che l’ordine delle persone – come insegna ancora il Concilio - «è da fondarsi nella verità, realizzarsi nella giustizia, deve essere vivificato dall’amore, e trovare un equilibrio sempre più umano nella libertà» [ibid.]. Due sono le realtà che oggi insidiano maggiormente la subordinazione dell’ordine delle cose all’ordine della persona. La prima è l’alleanza fra democrazia e relativismo etico, della quale parla la Lett. Enc. Veritatis splendor [cfr. 101, 1; EE 8/ 1754] . Risposta sbagliata ad un problema reale e ad una giusta richiesta, la negazione che esista una verità in campo etico, giuridico, politico toglie all’uomo la più forte difesa della sua dignità e lo espone ad ogni forma di prevaricazione: sopprime l’ispirazione fondamentale della democrazia. Oggi il pericolo è particolarmente grave. E la comune capacità di conoscere la verità sull’ordine delle persone, e la conseguente capacità di condividerla, che costituisce il vero terreno di coltura di ogni democrazia, la vera difesa della democrazia dalla sua ri

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