UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Saluto

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22 Marzo 2000

e che ho detto. Non potevo passare da qui senza fermarmi, per ringraziare i tre Uffici della CEI per aver scelto la nostra diocesi, e Martina Franca in particolare, come sede di questo Convegno nazionale che non è stato improvvisato, ma giunge al termine di un itinerario educativo davvero originale. Con l'iniziativa che la CEI ha assunto, sono convinto che sono stati gettati dei semi di speranza nella nostra cultura meridionale, che porteranno frutto a suo tempo, perché il cosiddetto Progetto Policoro, sembra che sia la risposta più giusta alla domanda che era ed è presente, ma non è sempre stata ben compresa. Abbiamo bisogno davvero di una cultura dell'imprenditorialità. Taranto, pur essendo una città industriale, una delle città del Mezzogiorno più industriali che esistano - parlo in modo particolare di industria pesante - dopo ottant'anni di questa presenza, non ha generato una cultura industriale nelle persone che vivono nel territorio. E' davvero importante, dunque, che si sia capito come il progresso economico possa e debba essere facilitato cercando di individuare bene la domanda e di dare a questa quelle risposte che noi, come Chiesa, possiamo dare. Naturalmente il discorso economico non esaurisce in pienezza la concezione che noi, come cristiani, abbiamo dello sviluppo. Sappiamo bene che il progresso economico non coincide con quello sviluppo umano di cui certo la componente economica è, senza dubbio, parte fondamentale, ma non però esaustiva. Ci sono due brani del vangelo che vorrei richiamare a questo proposito, che, a prima vista, si escludono l'uno con l'altro, ma che letti insieme, danno la giusta prospettiva nella quale noi, credo, come Chiesa, dobbiamo marciare. Si legge nel vangelo che Gesù si rifiuta di trasformare le pietre in pane (cfr. Mt 4,3-4) e però leggiamo ancora nel vangelo che Gesù moltiplica il pane (cfr. Gv 6). E non si contraddice Gesù agendo in questo modo. Si rifiuta di trasformare le pietre in pane quando la domanda significa fare dell'economia il tutto dell'uomo, fare del pane - come simbolo della ricchezza economica - l'unico valore della vita; ma quando il pane è visto all'interno del regno, nella prospettiva del regno, allora i pani possono essere moltiplicati. Dunque noi vorremmo davvero sviluppare una cultura imprenditoriale capace di produrre ricchezza nel nostro Mezzogiorno, perché, è inutile dire, il divario Nord-Sud cresce sempre di più. Adesso, con l'Unione Europea, c'è il rischio, non ipotetico ma reale, come dicono gli esperti, che lo sviluppo economico passi tra Est e Ovest e non tra Nord e Sud. Quindi, anche da questo punto di vista, rischiamo l'emarginazione. Tuttavia, quello che in questa sede ci preoccupa è di mettere noi stessi al centro della nostra capacità. Siamo noi che dobbiamo cercare di sviluppare noi stessi. Sono le nostre capacità che devono essere capaci di promuovere benessere; ma un benessere economico, naturalmente, che non è l'assoluto dell'uomo. Perché si può essere ricchi e infelici, si può avere un capitale ben gonfio, però con grande tristezza e con tanta morte nell'anima. Noi dobbiamo, come meridionali, cercare di aumentare il capitale economico senza perdere quel capitale spirituale di cui siamo enormemente ricchi, che dobbiamo salvaguardare e che vogliamo conservare e far crescere sempre di più. Potrà essere un'impresa titanica, impossibile, però il Signore ci invita al banchetto e alla scuola della sua Sapienza. Per questo possiamo davvero trovare quell'equilibrio che ci consenta di fare del nostro meglio per lo sviluppo economico, senza trascurare di impegnare anche le nostre migliori energie, perché lo sviluppo economico sia integrato in uno sviluppo umano, il più ampio possibile, capace di dare risposta a tutte le esigenze che sono presenti nell'uomo. Chiedo scusa per questo apporto sconnesso; non so in quale misura può trovare articolazione con quello che avete detto, ma insomma, siccome siete buoni cristiani, mi perdonate volentieri queste cos