UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Relazione dei lavori di gruppo

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23 Giugno 2000

vitalità di una esperienza di fede. Metodi che provocano cambiamenti di mentalità, ma a certe condizioni. La revisione di vita, ad esempio, si ritiene piuttosto adatta per il mondo giovanile, per le persone che ancora non hanno una fede matura. Una persona affermava che occorre dare la precedenza alla testimonianza e poi all'annuncio verbale, ma prima occorre la testimonianza. Questi metodi, inoltre, invitano ad avere più dimestichezza con la Parola di Dio. All'ultima domanda: Come partiamo da questo incontro? Quali prospettive? Forse bisogna ripartire dalla scuola, ma anche dal dare più importanza al gruppo perché possa diventare punto di riferimento per fare dialogare la comunità ecclesiale con il mondo del lavoro. Andiamo via con molta fiducia, entusiasmo e arricchimento perché abbiamo capito e siamo sempre più convinti che ciò che vale, quello che è importante è evangelizzare, ma evangelizzare con molta semplicità. Attenzione sempre di più al mondo del lavoro per unire sempre più la vita al Vangelo. L'impegno è grande, dopo queste due giornate riusciremo a continuare?Gruppo 1 Chi si dichiara cristiano sul posto di lavoro, viene preso sul serio e gli viene chiesto di essere coerente con il messaggio cristiano. Alcuni gruppi emergono con la propria metodologia, si avvicinano di più alla revisione di vita e si misurano con il Vangelo. C'è una difficoltà a costituire un gruppo visibile, però esistono spesso dei gruppi informali. E stata rilevata una certa differenza tra gruppo e aggregazione. Nelle parrocchie ci sono delle esperienze di catechesi, incontri con le famiglie, con la prospettiva di costituire gruppi da parte di qualcuno sui posti di lavoro. E stato inoltre rilevato che non è così scontato il significato del lavoro, ma è necessaria una sensibilità credente. Tutte e due le relazioni sono risultate interessanti, nuove, hanno aiutato ad avere alcune intuizioni. Alcune esperienze toccano tutti e due i metodi e presuppongono già un cammino di fede. L'operazione Policoro sta aiutando le diverse realtà associative a fare uno sforzo di attenzione verso il mondo giovanile, realizzando un collegamento tra catechesi e cooperative. Tuttavia sono emersi i limiti di un coinvolgimento diretto della Chiesa, per cui è importante dare valore alle fondazioni e alle attività di volontariato dei laici. Il mondo del lavoro ci ha offerto molti valori e ci fa scoprire grandi solidarietà nelle situazioni di disagio. Alcuni hanno rilevato che ci vuole molto amore, attenzione al mondo del lavoro e ai giovani, quando questi si accorgono che li ascoltiamo si aprono e raccontano le proprie esperienze. I giovani, aiutati dagli adulti a riflettere sulle esperienze, riescono a fare delle scelte da credenti sul posto di lavoro. Per quanto riguarda il problema della disoccupazione è importante avviare i giovani, non solo al volontariato che potrebbe creare ambiguità, ma a scoprire le proprie risorse e a impegnarsi per un lavoro autonomo. Il vero annuncio di fede non è quello morale, ma è quello della Buona Novella: l'incontro con Gesù Signore che trasforma la propria vita. Oggi si rileva che il mondo del lavoro non ha scontri ideologici come negli anni '60, ma c'è un appiattimento sullo star bene, per cui non emerge uno stimolo alla coerenza credente. Nella Chiesa è importante riscoprire il tema della laicità e della Chiesa come lievito e non come potere. Nella parrocchia dovrebbero esserci due momenti di riferimento: l'Eucaristia domenicale e la riflessione settimanale sulla Parola di Dio, aperta a tutti e diretta da sacerdoti o da laici preparati. Gruppo 2 Non è facile comporre una sintesi del lavoro di gruppo, data la grande diversità delle esperienze presenti e la preoccupazione di trovare un filo conduttore che magari rischia di far tralasciare alcuni degli elementi emersi, per cui se qualcuno poi desidera integrare lo può fare liberamente. Il gruppo era composto da 13 persone, di cui 2 donne, delle quali una religiosa, e 3 preti. Abbiamo seguito punto per punto le domande che erano proposte distribuendo il tempo in maniera equa. Cosa stiamo facendo nei gruppi? Siamo partiti da una constatazione: è stata fatta notare la pratica separazione presente nelle nostre comunità tra la fede e la vita o più precisamente tra la fede e quanto compone la vita quotidiana delle persone, una fetta consistente della quale è occupata dal lavoro. L'annuncio della fede e la pratica religiosa è vissuta come se il lavoro non ci fosse. Per quanto riguarda il luogo dell'incontro con i lavoratori. Dalle testimonianze sono emersi due luoghi nei quali incontriamo i lavoratori: alcuni hanno sottolineato l'importanza dell'incontro in azienda tra compagni di lavoro o causato da qualche persona esterna come un prete o una religiosa, per altri invece il luogo da cui si parte è il territorio, la trama delle relazioni quotidiane, la parrocchia, che provoca l'incontro tra lavoratori di aziende diverse. Gli obiettivi: a questo livello sono emersi almeno tre obiettivi di fondo diversi; il primo, per qualcuno si tratta di accompagnare nella fede dei credenti che lavorano, a questo scopo gli incontri sono il luogo della lettura della Parola e della preghiera, qualche volta di capire come vivere la Parola ascoltata nel concreto della vita. Qualche altro ha invece sottolineato la preoccupazione di rendere visibile la Chiesa sul luogo del lavoro, per questo l'incontrarsi nel posto di lavoro, la proposta ai compagni di lavoro di un momento di preghiera, di una celebrazione, è un segno di questo esserci. Un terzo gruppo ha sottolineato la preoccupazione di una presenza evangelizzatrice dei lavoratori e anche di sollecitazione di tutta la comunità a partire da una preoccupazione missionaria. Questa sottolineatura dei vari obiettivi ha portato a capire una certa diversità di metodo, perché i primi due gruppi, che hanno più la preoccupazione di dare un sostegno di fede ai lavoratori o rendere visibile la Chiesa, scelgono di preferenza di partire dal Vangelo per trarre poi delle conclusioni sulla vita; il terzo gruppo invece privilegia il partire dalla vita, l'assumere ciò che compone la vita dei lavoratori per leggerlo con gli occhi della fede e condurre anche altri a questa scoperta. Gli strumenti usati, gli espedienti educativi consistono sostanzialmente nel gruppo, di varie dimensioni, che rimane ancora lo strumento preferito, e anche quando si fanno proposte personali si tende ad invitare a qualche esperienza di gruppo. Qualcuno cerca anche di costruire una rete con altre esperienze presenti sul territorio, nelle parrocchie, con la Caritas o altre esperienze simili, per mettere insieme energie e imparare a collaborare. Seconda questione era il confronto sulle relazioni, sulla revisione di vita e sulla Lectio. Mi pare che sono emerse tre cose: innanzitutto l'importanza del rispetto del cammino delle persone, qualcuno ha notato come il metodo proposto della Lectio non sia adatto a chi inizia un cammino di fede, ma supponga una maturità di fede. Talvolta si incontrano lavoratori che non hanno neanche le minime nozioni di catechismo, solo quelle apprese quando erano bambini. Si impone perciò la necessità di un percorso pedagogico, che aiuti a crescere nel rispetto delle storie delle persone. Una seconda sottolineatura emersa è come passare dalle enunciazioni al concreto della vita e perciò la necessità della mediazione. E stata sottolineata la necessità e la difficoltà di trasformare in scelte concrete i principi che vengono enunciati e trasmessi, poiché si ha talvolta l'impressione di una predicazione astratta, che annuncia i principi ma che vola alto sulla concretezza. In questo senso la revisione di vita si presenta come uno strumento adatto a fare questa mediazione che permette ai laici la responsabilità di vivere il Vangelo nel concreto della vita; essa si presenta come un processo educativo che aiuta a superare questa dicotomia. Terzo: la necessità di una feconda contaminazione reciproca tra revisione di vita e Lectio, perché la revisione di vita ricorda infatti alla Lectio che un ascolto che non si trasforma in prassi è sterile, mentre la Lectio ricorda che il criterio ultimo di lettura della realtà è lo sguardo illuminato dalla fede che ci viene dalla Parola. Un Vangelo che si fa vita e una vita che si lascia permeare dal Vangelo, da qui la necessità che i due metodi abbiano questa contaminazione reciproca. Per quanto riguarda le piste di approfondimento e di azione, ci sembrava di intuire tre problemi: il primo, la necessità di una riflessione sul laicato oggi nella Chiesa seguendo le intuizioni fondamentali del Concilio Vaticano II, in particolare: la Gaudium et spes e la Lumen gentium. Un secondo problema, dare una connotazione più profondamente cristologica della spiritualità, che sappia recuperare la vita nascosta di Nazareth, di Gesù e il significato redentivo della Croce, che è un cammino di pienezza di vita. E infine, l'importanza del agire dopo la Lectio, cioè come far sì che la Parola possa incarnarsi nella vita. Gruppo 3 Abbiamo cercato di essere fedeli alle consegne che ci sono state date, a proposito di tre domande: la prima era cosa facciamo, qual è la nostra esperienza, raccontiamoci la nostra storia nel senso di impegno nella problematica evangelizzazione e mondo del lavoro nell'orizzonte spiritualità e metodologia. Eravamo 11, 6 laici, 1 religiosa, 4 sacerdoti, provenienti da luoghi diversi e da varie associazioni ed esperienze nel campo della formazione professionale. Racconto di esperienze, di ciò che si è fatto sinora. Per alcuni, Nuoro, Vibo Valentia, Bologna è da poco tempo che si è iniziata questa esperienza sia nel luogo della scuola, come all'interno dell'Ufficio diocesano o all'interno di una famiglia religiosa. Emergevano queste domande: come fare per coinvolgere sempre di più i lavoratori? Come formare i gruppi? In alcuni ambienti, tipo Bologna, non è facile professarsi cristiani nel lavoro poiché si vive in ambienti totalmente scristianizzati. Importante il parere di una suora sul nostro mondo occidentale: lei pensava che venendo in Italia avrebbe trovato il cattolicesimo, perché è la terra del Papa, e poi ha avuto questa grossa delusione di vedere tante persone molto indifferenti, tanto che diceva, ma allora le persone ricche non sono più cristiani, il cristianesimo è un affare di poveri? E molto interessante questo sguardo di una persona che viene da un'altra realtà. Chi sono i veri poveri? Altre esperienze avanzate: per esempio la Gioc, e ci si soffermava molto sulla revisione di vita, su queste esperienze fatte all'interno del gruppo, revisione di vita che porta a un cambiamento nel gruppo, prendere in mano la propria vita e anche quella da battezzato, la prospettiva della fede. Poi, una presenza della realtà industriale, vedi Gela, e iniziative per realizzare corsi di cultura di impresa nelle scuole, di tentativi di cooperative per donne, tutto questo riflette un concetto di industrializzazione che piove dall'alto. La gente si rende conto che fra non molto questa industrializzazione finirà e rimarrà l'eterno problema della disoccupazione. Ancora, nell'esperienza di Verona, due sacerdoti visitano in maniera regolare delle aziende, continuano questo lavoro di contatto diretto, ma c'è la difficoltà a formare gruppi in maniera stabile; e poi ancora il rapporto di cooperazione e evangelizzazione, e alcune esperienze in parrocchia di gruppi di famiglie che leggono la Parola ma che stentano a viverla nella realtà del lavoro. Quindi le esperienze nazionali: il Cif, impegnato per la formazione al lavoro, ma non ha un impegno diretto nell'evangelizzazione; l'Azione Cattolica e il Movimento Lavoratori, con l'esperienza, molto interessante, all'interno di una scuola di formazione professionale con l'emergere del disinteresse verso il lavoro del domani; e infine l'esperienza salesiana all'interno della formazione professionale. Alla seconda domanda, la valutazione delle due situazioni, si potrebbe così sintetizzare, spero di avere così colto i vari aspetti. In fondo si partiva da una constatazione comune a tutti gli interventi: il mondo del lavoro non è evangelizzato, la Chiesa non si interessa molto della vita degli operai, ed è stato interessante ascoltare un prete che prima ha fatto un'esperienza di lavoro, poi entra in seminario con altre persone, vocazioni adulte, e poi del lavoro non se ne parla più. Si nota sempre più la separazione tra vita e fede, e da nasce la necessità di evangelizzare, seguendo questi due metodi, che già alcuni utilizzano, ritenendoli interessanti e complementari per sperimentare la presenza di Dio nella vita, per dare senso e significato alla propria vocazione di laici battezzati e per prendere sempre più coscienza di essere Chiesa. Questi due metodi aiutano a vivere la fede in maniera bella, autentica, entusiasta. Diceva una suora: io nell'ascoltare queste due relazioni mi sentivo a casa mia, mi sentivo in Africa, finalmente qui comincio a notare quella che è la vitalità di una Chiesa, la