UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Presentazione e metodologia delle schede

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15 Dicembre 1999

ni riflessione deve portare a prendere decisioni. Si tratta inoltre di prendere decisioni realistiche, decisioni cioè che non siano superiori alle possibilità e ai mezzi dei componenti il gruppo. Un'azione può essere presa dai singoli o dall'insieme del gruppo. Anche azioni apparentemente piccole possono avere un grande significato e portare a conseguenze significative, se sono vissute in maniera giusta e con determinazione. Bisogna tener presente anche che è più facile fare delle analisi che prendere decisioni e mantenerle. A questo scopo sono determinanti solidarietà reciproca e incoraggiamento. Per preparare bene le decisioni conviene farsi alcune domande: Che cosa abbiamo scoperto riguardo a questa situazione e a questi fatti? Cosa potremmo fare? Con quali mezzi, per quali tappe successive? Possiamo coinvolgere altre persone o gruppi in questa azione? Quali? Cosa possiamo fare per sensibilizzare o informare altra gente?
INVITO ALLA PREGHIERA La preghiera è la sintesi conclusiva e più alta del rapporto tra la fede e la vita: chiudere con l'invocazione a Dio richiama il senso ed il valore di tutto il lavoro svolto nella riunione.1. Perché le schede?
Le schede sono state pensate per gruppi di artigiani, singoli o famiglia, e nascono dall'impegno della Chiesa per l'evangelizzazione e la missione.
"Sull'esempio dei primi credenti, anche noi non possiamo non sentirci impegnati ad annunciare la bella notizia di Gesù Cristo. Con l'apostolo Paolo abbiamo bisogno di ripetere ogni giorno: "E' un dovere per me. Guai a me se non predicassi il Vangelo" (1 Cor 9,16). La missione nei vari ambiti della vita sociale costituisce una provocazione a trovare le forme più consone e i linguaggi più adatti per la nuova evangelizzazione". (Giovanni Paolo II, Ai lavoratori romani in occasione della solennità di S. Giuseppe, 2 -19.3. 1999).

Si collocano nella prospettiva della catechesi degli adulti.
"E' venuta meno un'adesione alla fede cristiana basata principalmente sulla tradizione e il consenso sociale; appare perciò urgente promuovere una pastorale di prima evangelizzazione che abbia al suo centro l'annuncio di Gesù Cristo morto e risorto, salvezza di Dio per ogni uomo (...). Tale annuncio non può non contenere un appello deciso alla conversione; ma deve cercare di incontrare le domande esistenziali e culturali delle persone e valorizzare i "semi di verità" di cui sono portatrici. Perchè nasca un'adesione di fede convinta e personale, occorre un incontro vivo con Cristo, attraverso i segni della sua presenza e della sua carità. Inoltre nell'attuale situazione di pluralismo culturale, la pastorale deve assumersi, in modo più diretto e consapevole, il compito di plasmare una mentalità cristiana, che in passato era affidato alla tradizione familiare e sociale. Per tendere a questo obiettivo, dovrà andare oltre i luoghi e i tempi dedicati al sacro e raggiungere i luoghi e i tempi della vita ordinaria: famiglia, scuola, comunicazione sociale, economia e lavoro, arte e spettacolo, sport e turismo, salute e malattia, emarginazione sociale (...). Sono da valorizzare le aggregazioni ecclesiali e le associazioni di ispirazione cristiana. Più generalmente è da promuovere una diffusa coscienza missionaria nelle famiglie e nei singoli cristiani". (Con il dono della carità dentro la storia, 23).

Si contestuano in un ambito comunitario: "La parrocchia deve progressivamente aprirsi alle problematiche sociali ed essere sempre più uno strumento che realizza l'evangelizzazione del sociale e la promozione umana. Una comunità parrocchiale che evangelizza il sociale forma cristiani adulti e responsabili, interagisce con le istituzioni sociali e politiche agenti sul territorio, non può non avere un progetto di pastorale sociale, utilizzando ampiamente l'apporto della dottrina sociale della Chiesa. Per utilizzare una rinnovata pastorale parrocchiale è particolarmente utile promuovere gruppi di pastorale sociale affinchè si accresca la sollecitudine della comunità parrocchiale verso tutte le sue realtà sociali" (Evangelizzare il Sociale n. 85).

2. Lavorare in gruppo
PERCHÉ IL GRUPPO? Il valore del gruppo nell'ambito dell'evangelizzazione è una convinzione acquisita già da tempo. All'interno di un gruppo si sviluppa una dinamica atta a favorire il dialogo, lo scambio e l'apprendimento. Il gruppo è assai più della somma degli individui, poichè ogni partecipante può divenire per tutti gli altri una risorsa importante. Dal confronto e dalla ricerca reciproca sorgono idee nuove e vengono esplorate nuove possibilità che prima non erano esplicitamente presenti in nessun membro del gruppo. E' proprio nel gruppo e grazie ad esso che viene stimolata l'integrazione delle conoscenze e delle esperienze di vita degli artigiani.
In sintesi, potremmo affermare due ordini di motivazioni:
1) motivazioni pedagogiche: - il gruppo aiuta alla partecipazione attiva e alla dinamica della ricerca fatta insieme; - il gruppo educa non solo al sapere, ma anche al "saper-essere", grazie alla relazione reciproca; - il gruppo favorisce un inserime nto più diretto nelle esigenze della vita sociale e professionale.
2) motivazioni teologico-pastorali: - il gruppo educa alla "comunione", in vista della edificazione di una Chiesa-comunità; - il gruppo evidenzia la dimensione ecclesiale dell'evangelizzazione.

LO STILE DEL GRUPPO Pur omogenei per categoria lavorativa, gli artigiani che parteciperanno al gruppo saranno tuttavia eterogenei per età e per esperienza di vita personale e professionale. Tutta questa diversità costituisce per il gruppo una ricchezza ed una grande opportunità di confronto interculturale, intersociale ed intergenerazionale. La partecipazione ad un gruppo eterogeneo offre l'occasione di una esperienza - vero laboratorio di Chiesa - dove è possibile vivere nel piccolo i dinamismi dell'universalità. Naturalmente, si suppone che le differenze tra i componenti del gruppo non ne impediscano il funzionamento, permettendo una libera comunicazione di esperienze, opinioni, convinzioni. Di fatto, molto spesso la comunicazione da persona a persona e da individuo a gruppo è impedita, o almeno ostacolata, da "barriere invisibili" ma reali e talvolta invalicabili.
Ecco alcuni consigli per vincere le barriere e favorire il dialogo:
a) Accettare che gli altri siano diversi. Ciò permetterà di cogliere la diversità come una ricchezza e non come una difficoltà.
b) Liberarsi dai pregiudizi. L'etichetta applicata alle persone spesso impedisce di vedere il loro vero volto. Quell'etichetta è una barriera che impedisce di comunicare in modo realistico.
c) Imparare ad ascoltare. Non è solo questione di "lasciare dire", ma di capire e approfondire quanto dice chi vi parla: domandatevi quanto ci sia di nuovo per voi in quelle parole.
d) Essere disposti ad accogliere il positivo. Spesso si è capaci di prescindere dalle 99 cose buone dette per isolare l'unica sbagliata, e fissare su di essa l'attenzione della critica implacabile. Conta, invece, assai più quel che viene detto di positivo e di costruttivo.
e) Smontare il meccanismo delle reazioni difensive. Le riunioni spesso fanno scattare inavvertitamente forme di autodifesa... ci si mette sulla difensiva, si tace anche se si ha parecchio da dire, si commenta malignamente col vicino... Non abbiate paura del giudizio degli altri: comunicate con libertà e verità. E fatelo con cordialità, con simpatia, con spirito di amicizia!

PICCOLI CONSIGLI PERCHÉ UN GRUPPO RIESCA
E' importante tener conto di alcuni elementi per far partire un gruppo: Il numero dei partecipanti: è preferibile un numero non molto superiore ai dieci componenti, per permettere una migliore conoscenza reciproca e uno scambio di opinioni più efficace. Trovarsi a scadenze regolari e decidere bene la scadenza degli incontri. Rispettare con puntualità l'ora di inizio e di chiusura degli incontri. La non precisione negli orari può scoraggiare e in ogni caso non facilita la partecipazione nè l'andamento del dibattito. Essere attenti al fatto che tutti partecipino al dibattito e che non sia monopolizzato da pochi. E' importante quindi che ogni volta ci sia un animatore della discussione che curi e solleciti la partecipazione di tutti. E' utile anche prevedere un segretario che prenda appunti e possa poi stendere una sintesi dell'incontro. Consigliare a tutti di prendere appunti, per quanto è possibile. Imparare fin dall'inizio a suddividersi le responsabilità all'interno del gruppo, in particolare per l'animazione e la preparazione delle riunioni. Il gruppo abbia un responsabile ma si faccia attenzione che il gruppo non sia egemonizzato da nessuno. Prima di lasciarsi avere cura di precisare il luogo, l'ora e la data della riunione successiva; e se è possibile anche il tema.
3. Il metodo utilizzato: vedere - valutare - agire Metodo dice letteralmente la via, le modalità formali con le qu ali si è provveduto nel tempo ad attuare la mediazione dei contenuti fondamentali della fede per la comunità dei credenti. Questo metodo, che inaugura la fase attualmente in atto nel Magistero Sociale della Chiesa, ha trovato le sue origini nella prassi di alcuni gruppi di evangelizzazione d'ambiente negli anni '50. Abbiamo così tre tappe significative in cui si articola il discernimento sociale cristiano.
VEDERE: "INTERROGHIAMO L'ESPERIENZA" E' la prima tappa: ci si racconta la vita, le speranze e le incertezze. Obiettivo: arrivare a una migliore comprensione della realtà vissuta dai componenti del gruppo; arrivarci sia individualmente sia collettivamente. Non si tratta di una discussione su un tema generale ma di uno scambio a partire da fatti della vita e della esperienza quotidiana per una più approfondita conoscenza della realtà.
VALUTARE: "LEGGERE LA VITA" Obiettivo: approfondire le cause profonde di questa situazione o di questi fatti cercando di analizzare i meccanismi che li producono. Si tratta anche di evidenziare le conseguenze già presenti o che possono derivare; conseguenze che non sempre sono percepite di primo acchito. E' molto utile una distinzione: - valutare da un punto di vista sociale, economico, politico ecc. - valutare da un punto di vista di fede, di Vangelo o alla luce dell'insegnamento sociale della Chiesa. E' bene tuttavia saper individuare i legami che possono esistere tra i due punti di vista. Non si tratta di dare giudizi morali sulle persone quanto piuttosto di essere capaci di uno sguardo di fede. Si tratta cioè di lasciarsi interrogare da queste situazioni alla luce del messaggio e della esperienza di Gesù Cristo, non per avere risposte e soluzioni belle pronte, ma per farci guidare nelle nostre decisioni dalla sua maniera d'essere, di comportarsi, di reagire alle situazioni e alle persone.

AGIRE: "SPUNTI PER LA CONVERSIONE" Og