UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Presentazione del n. 2/98 del Notiziario

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9 Ottobre 1998

auguriamo di cuore di poter continuare a fare molta strada insieme.
don Domenico Sigalini, don Elvio Damoli, don Antonio Cecconi, don Gian Franco Belsito, don Mario Operti
"Camminando, s'apre cammino..."
Questo è il IV Vademecum, frutto della collaborazione che, iniziata in sordina, va lentamente sviluppandosi tra diversi ambiti della pastorale e diverse Chiese locali, per affrontare il problema della disoccupazione giovanile in una prospettiva di fede e di solidarietà. Interessa direttamente le regioni del Sud e le isole di Sicilia e Sardegna, ma lo pubblichiamo in un notiziario apposito perché diventi non solo informazione per tutti i nostri uffici e coloro che vi sono collegati, ma anche aiuto alla riflessione e richiesta di collaborazione nell'attuazione. Il titolo che abbiamo dato a questa pubblicazione "Camminando, s'apre cammino..." non è originale, perché già usato in altre occasioni e da Autori più rinomati, però esprime bene il senso di quanto stiamo vivendo. I problemi non sono certo risolti e non si riesce ancora ad intravedere molto all'orizzonte, ma cresce in tutti la convinzione che più si cammina insieme, più si trova gusto a fare strada e più le prospettive si aprono. Il primo cambiamento richiesto per affrontare, in una luce nuova, il grave problema della disoccupazione giovanile, riguarda proprio noi, la nostra capacità di crescere insieme, la nostra volontà di collaborare e cooperare, la nostra disponibilità a creare reti di comunicazione e di informazione. Nel presentare questo libretto, che vuole essere un semplice strumento di collegamento e di lavoro, ringraziamo quanti si stanno adoperando ai vari livelli, Vescovi, sacerdoti, laici - giovani e adulti - associazioni, enti pubblici e privati per costruire insieme una nuova mentalità che, a partire dai valori irrinunciabili dell'uomo e del Vangelo, costituisce la premessa indispensabile per realizzare una società più giusta. Siamo convinti che questa mentalità nuova, che siamo chiamati a far maturare nelle nostre comunità, deve andare oltre i problemi di casa nostra e comprendere l'umanità intera, come ci ha ricordato Giovanni Paolo II e come questa esp erienza ci ha aiutato a sperimentare.
"La globalizzazione dell'economia e della finanza è ormai una realtà e sempre più chiaramente si vanno raccogliendo gli effetti dei rapidi progressi legati alle tecnologie informatiche. Siamo alle soglie di una nuova era, che porta con sé grandi speranze ed inquietanti interrogativi. Quali saranno le conseguenze dei cambiamenti in atto? Potranno tutti trarre vantaggio da un mercato globale? Avranno finalmente tutti la possibilità di godere la pace? Le relazioni tra gli Stati saranno più eque, oppure le competizioni economiche e le rivalità tra i popoli e nazioni condurranno l'umanità verso una situazione di instabilità ancora maggiore? Per una società più equa, per una pace più stabile in un mondo in cammino sulla strada della globalizzazione, è compito urgente delle organizzazioni internazionali contribuire a promuovere il senso di responsabilità per il bene comune. Ma per giungere a ciò è necessario non perdere mai di vista la persona umana, che deve essere posta al centro di ogni progetto sociale. Solo così le Nazioni Unite possono diventare una vera 'famiglia di Nazioni', secondo il loro originario mandato di 'promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà' (Carta delle Nazioni Unite, Preambolo). E' questa la strada per costruire una Comunità mondiale basata sulla 'fiducia reciproca, sul sostegno vicendevole, sul rispetto sincero' (Giovanni Paolo II, Discorso alla 50° Assemblea Generale delle Nazioni Unite - 5 ottobre 1995). La sfida insomma è quella di assicurare una globalizzazione nella solidarietà, una globalizzazione senza marginalizzazione. Ecco un evidente dovere di giustizia, che comporta notevoli implicazioni morali nell'organizzazione della vita economica, sociale, culturale e politica delle Nazioni". Con il desiderio sincero di riuscire a portare un contributo alla mondializzazione della solidarietà, anche a partire dai problemi del nostro Sud, ci