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Frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Mondo rurale che cambia e Chiesa in Italia. - Nota pastorale
19 marzo 2005 - Festa di San Giuseppe

PRESENTAZIONE

«Coroni l’anno con i tuoi benefici,
al tuo passaggio stilla l’abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.
I prati si coprono di greggi,
le valli si ammantano di grano.
Tutto canta e grida di gioia».
(Sal 65,12–14)


Il mondo rurale vive di stupore e di gratitudine, ma anche di sudore e di fatica; e, oggi, di rapido cambiamento, che lo sta radicalmente trasformando, pur se non in modo omogeneo, con aree che mutano rapidamente volto, sotto le spinte delle nuove tecnologie e della crescente globalizzazione, e zone che resistono al nuovo, legate a forme di produzione e di vita più tradizionali ma anche a valori antichi e saldi.
A oltre trent’anni dalla nota pastorale La Chiesa e il mondo rurale italiano, si è ritenuto opportuno riprendere e aggiornare quelle indicazioni pastorali, ponendosi anche in continuità con i messaggi pubblicati in occasione dell’annuale Giornata del Ringraziamento.
L’orizzonte di comprensione in cui ci poniamo è eucaristico: vogliamo poter dire il nostro grazie, con il pane e il vino nelle nostre mani levate al cielo, perché tutta la vita sia un grazie. La presente nota parte da questa prospettiva eucaristica che santifica ogni lavoro, ma soprattutto il lavoro agricolo, da cui trae materia la nostra vita sacramentale: acqua, olio, pane, vino... Di qui anche la scelta del titolo: Frutto della terra e del lavoro dell’uomo! 

La ripartizione in tre capitoli permette una lettura globale dei cambiamenti in atto in questo mondo, per giungere così a una nuova evangelizzazione. I versetti biblici che li aprono, sono indicativi dei loro contenuti.
«Il Signore Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» (Gen 2,7). Questo richiamo alla creazione vuole esprimere il fondamentale rapporto antropologico che lega l’uomo alla terra e viceversa. Un rapporto che le nuove realtà sociali, su cui il capitolo si diffonde anche con appropriate considerazioni, hanno rafforzato. Mai come oggi ci sentiamo di dipendere dall’ambiente in cui viviamo. E il cibo, dono del mondo rurale, ne è il segno più essenziale. Il capitolo va letto come un tentativo di discernimento e va adattato alle situazioni locali. 

«La tua terra avrà uno sposo!» (Is 62,4). E un grido di fede, bellissimo, che qui viene utilizzato per esprimere il rapporto che oggi lega sempre più il mondo rurale con l’attenzione all’ambiente. La questione ecologica è di grande valenza e interesse, trasversale, decisiva. Ogni agricoltore, fedele alla sua terra, specie nelle zone collinari e di montagna, si sente custode del creato per la sua difesa e valorizzazione.
«Uscì il seminatore a seminare…» (Mt 13,3). Il terzo capitolo è quello più direttamente pastorale. E dettato da grande amore, ma anche da grande consapevolezza. Oggi, il mondo rurale è profondamente cambiato anche di fronte alla fede. E necessario perciò uno stile nuovo, fatto di intelligente valorizzazione e di personalizzazione dei rapporti. Soprattutto le parrocchie rurali devono essere coinvolte, con strumenti che le rendano realmente missionarie anche tra le case della gente dei campi, dove lo stupore si mescola al disincanto e l’anelito di fede non sempre si concretizza in scelte conseguenti. Nessun giudizio. Molti consigli, molta passione, tanto cuore. E soprattutto la consapevolezza che questa parte rende il documento aperto, cioè bisognoso di incarnazione locale, con l’apporto di tutti. 
Non mancano nella nota pastorale le lacrime del mondo rurale: lo spopolamento, la presenza non sempre valorizzata degli immigrati, le tensioni per un’Europa sentita ancora lontana, una globalizzazione che penalizza. Tutto però viene assunto con atteggiamento pastorale, perché l’annuncio del Vangelo risulti incisivo e bello. 

A chi è rivolto la nota? Prima di tutto alle Chiese che sono in Italia, perché sempre più si avvicinino a questo mondo e con esso ai piccoli e ai poveri, nello stile del Vangelo, in un’ottica di innovazione solidale, per narrare la fede con entusiasmo. Poi ai sacerdoti e parroci, un tempo per lo più provenienti da questo mondo per nascita; oggi, invece, molti dei sacerdoti più giovani non ne conoscono problemi e ricchezze. Il testo vuole aiutare la conoscenza del mondo rurale e l’inserimento in esso, che comporta uno stile di vita autenticamente sacerdotale, fatto di sobrietà, povertà reale, vicinanza amicale, visita appassionata. E poi, la nota è un appello al mondo sociale e politico, perché non valuti gli interventi solo in chiave quantitativa, ma qualitativa: chi custodisce il territorio va accompagnato con intelligenti misure politiche ed economiche, che favoriscano la permanenza soprattutto nelle zone collinari e montane. 

Dio benedica il nostro cammino e faccia fiorire di frutti di esultanza queste pagine. Le affidiamo alla intercessione di Maria, Terra del Cielo. Le sue immagini, accanto alle innumerevoli Croci, appartengono al paesaggio delle nostre campagne e delle nostre montagne e, insieme al volto sofferente del suo Figlio, accompagnano con sguardo di amore la fatica della gente dei campi e della montagna. Sia lei, in compagnia del suo sposo Giuseppe, a insegnarci l’arte della gratitudine di fronte ai doni di Colui che ogni giorno crea e ricrea la vita degli uomini.


Roma, 19 marzo 2005
Festa di san Giuseppe


+ GianCarlo Maria Bregantini
Vescovo di Locri – Gerace
Presidente della Commissione Episcopale
per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace


COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE