UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’esperienza dei mediatori culturali

Presentazione di alcune esperienze di accoglienza e di evangelizzazione di lavoratori in migrazione
3 Aprile 1999

tori culturali che operano incontrando gli studenti, tenendo conferenze e seminari nelle scuole di vario livello.
Il testo dell'esperienza prosegue nel file allegatodott. Khasraw Nagm
Ho avuto l'onore di essere invitato a questo Seminario in qualità di mediatore culturale a parlarvi per conto delle ACLI del Friuli-Venezia Giulia di problematiche attinenti l'immigrazione. Problema che negli ultimi anni ha toccato direttamente più che mai anche la Regione Friuli-Venezia Giulia a causa dei cambiamenti politici che hanno travolto la vicina ex Yugoslavia. Le drammatiche vicende politiche ed in alcuni casi anche la povertà, nel corso dell'epoca contemporanea hanno costretto milioni di persone a spostarsi dal proprio habitat naturale verso altre zone, da uno Stato o da un continente all'altro. Molti si sono spostati per sottrarsi alla persecuzione, sono quindi alla ricerca di rifugio, di tranquillità e di sicurezza. C'è anche una massa di gente che si sposta per cercare il lavoro. Tra gli immigrati che hanno trovato accoglienza in Italia molti sono arrivati nel Friuli-Venezia Giulia. Alcuni vi sono rimasti, ed altri hanno preferito raggiungere i parenti in altri paesi europei. Nella regione Friuli-Venezia Giulia, sono arrivati e continuano ad arrivare Albanesi, Serbi, Bosniaci, Cossovari e i Kurdi provenienti dalla Turchia e dall'Iraq. L'emigrazione di queste popolazioni è un tipico esempio di spostamento involontario, causato da persecuzione, da violenza o da conflitti armati. La stragrande maggioranza di quelli che raggiungono i paesi europei ha lasciato, ha venduto o addirittura perso tutto quello che aveva costruito nel proprio paese. Ma anche qui in Europa di solito finiscono nella miseria, sia per la grave situazione di disoccupazione che sta travolgendo molti paesi europei, sia perché il numero degli immigrati continua ad aumentare ed ha ormai superato i limiti di capacità di accoglienza delle strutture e dei servizi esistenti. Non è possibile fermare l'emigrazione e/o l'immigrazione, ma è possibile ed è necessario rallentarla. Non è umano non dare accoglienza ai disperati quanto sono disumane le cause che costringono gli esseri umani ad abbandonare le proprie case. Allora quali interventi potrebbero essere fati? In base ai più recenti accordi internazionali lo straniero-immigrato deve chiedere (se vuole) l'asilo politico nel primo paese europeo dove arriva. Le uniche frontiere attraverso le quali gli immigrati accedono in Europa sono principalmente quelle italiane. Il che significa, che il peso maggiore dovrebbe rimanere sulle spalle dell'Italia. Io ritengo sia indispensabile elaborare una convenzione ... direi intercontinentale ... non so fino a che punto è realizzabile, ma lo scopo è quello di trovare una migliore sistemazione per i profughi. La mia proposta consiste nel studiare un modo perché degli immigrati che hanno già raggiunto l'Europa, possano raggiungere altri paesi dove trovare una migliore e più dignitosa accoglienza. Parallelamente a questo, il problema dell'immigrazione, a mio parere va affrontato seguendo tre principali "binari" di interventi: - il primo, e lo vorrei sottolineare subito, è quello politico-internazionale, non è il nostro compito, ma degli uomini politici che devono rivedere le proprie politiche estere riguardo ai regimi totalitari e riguardo al commercio di armi verso gli Stati dove è in atto la persecuzione; - il secondo è di carattere umanitario, cioè di accoglienza e di assistenza. Finora del problema si sono occupate principalmente le istituzioni religiose, le organizzazioni umanitarie e le associazioni del volontariato, mentre da parte delle istituzioni dello Stato la partecipazione è stata piuttosto scarsa, tranne l'impegno per affrontare l'immigrazione soltanto come un problema di ordine pubblico; - il terzo canale di intervento invece è quello dell'educazione culturale, o di educazione all'interculturalità. Perché spesso i malintesi, le diffidenze, gli odii, la non solidarietà, l'indifferenza sono frutto dell'ignoranza e del non conoscersi bene l'uno con l'altro. In questo campo molto possono fare in particolare i media

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