UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La spiritualità e il metodo della revisione di vita

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23 Giugno 2000

unità di un cammino di pentimento e di conversione, percorso come un momento luminoso del grande pellegrinaggio dell'umanità verso il Padre". In conclusione si può dire che la rdv diventa il luogo della progettualità solidale. Di fronte alla vita siamo stimolati alla continua creatività, alla progettualità quotidiana che possiamo vivere in solidarietà con gli altri amici del gruppo. Abbiamo in questo modo la possibilità di uscire dall'isolamento e dalla solitudine e l'opportunità di progettare insieme ogni giorno la nostra vita personale e di relazione, il nostro impegno e la nostra fede. Ho iniziato a fare revisione di vita (rdv) il 1° gennaio del 1974 nell'oratorio della parrocchia di san Bernardo di Carmagnola. Conservo ancora gli appunti di quel primo incontro che ha segnato un momento di cambiamento profondo nella mia vita. Continuo da allora a fare revisione di vita. Oggi con un gruppo di famiglie della parrocchia di sant'Alfonso a Torino. Il mio intervento nasce da questa esperienza e dalle riflessioni che nella GiOC abbiamo fatto su questa stimolante metodologia di riflessione ed azione. 1. Storia La storia della rdv è strettamente intrecciata a quella della GiOC. Essa è nata attorno al 1920 per intuizione di Joseph Cardijn che da qualche anno stava studiando la realtà operaia, in particolare quella giovanile. Cardijn stava cercando il modo per intervenire sulla condizione che i giovani operai vivevano e superare le difficoltà che avevano ad inserirsi nelle strutture e metodologie educative che la chiesa utilizzava in quegli anni in Belgio. Nella allora nuova realtà dell'industrializzazione, era difficile definire teoricamente quale doveva essere il comportamento del cristiano. Il cristianesimo, che si era modellato all'interno di una società preindustriale, si trovava di fronte ad una situazione nuova che richiedeva nuove risposte ed in cui per di più il ruolo della chiesa era fortemente criticato. Gli strumenti educativi che essa utilizzava con i giovani (conferenze, catechismo, ecc…) non erano sufficienti a farli uscire dalla passività anche perché i temi trattati erano molto spesso slegati dalla loro vita e dai problemi quotidiani. Cardijn studiò a fondo questa situazione sociale e, dopo diversi tentativi, sperimentò una nuova metodologia che: · assumeva la vita come punto di partenza; · era attiva e vedeva protagonista il giovane. Ha scritto Jacques Meert, uno dei primi dirigenti della JOC belga, nella biografia di Cardijn: "Niente definizioni astratte: che cos'è la società? Il salario? Il lavoro? Il sindacato? E poi la spiegazione delle singole parole della definizione. E' necessario raccontare, ripetere episodi, fatti, avvenimenti: ma concretamente, in modo vivace. E' necessario rendere tutti i giovani coscienti dei problemi sollevati dalla loro vita, dal loro lavoro, dalla loro esperienza: dove lavorate? come siete arrivati a questo lavoro? come siete trattati? E sempre in questo modo vivace, è necessario risalire ai principi, discendere alle conclusioni, alle azioni da fare". Spiegava Cardijn: "La rdv non è una classe in cui c'è un professore e degli studenti; non è una riunione in cui c'è' un relatore e degli ascoltatori. La rdv è una vera cooperativa di produzione in cui tutti portano le loro osservazioni, le loro idee, le loro valutazioni, le loro convinzioni ed il loro entusiasmo". Nasceva così il metodo del vedere, valutare, agire, che solo alla fine degli anni quaranta verrà chiamato rdv. Rdv ed inchiesta rimarranno due strumenti centrali nella metodologia della GiOC. La novità della rdv non era però soltanto metodologica ma anche teologica, nel senso che alla sua base vi era un modo nuovo di intendere la fede. Vorrei richiamare due di queste novità. La prima è il superamento della contrapposizione tra chiesa e mondo moderno che caratterizzava quegli anni, è durata fino al concilio ed è tuttora ancora presente in alcune realtà ecclesiali. Anche se oggi il dato dominante è un altro, quello della post modernità che pone problemi nuovi che non sono in grado di analizzare in modo adeguato. Con la rdv si assumeva un atteggiamento positivo, anche se critico, nei confronti del mondo, in particolare ci si faceva carico dei problemi dei lavoratori e del loro ambiente ( dei lavoratori e non solo del lavoro). Nasceva da questo - ed è la seconda novità - un nuovo stile di essere cristiani, una spiritualità caratteristica che si proponeva di unire fede e vita. Presupposto della rdv era la convinzione che Dio agisce attraverso gli eventi storici, i segni dei tempi. Mediante essi, se sappiamo interpretarli alla luce del vangelo, Egli ci chiama a prendere posizione e ad agire in vista della trasformazione del mondo e dell'evangelizzazione. Se vogliamo usare le parole del cardinal Martini nella sua ultima lettera pastorale "Quale bellezza salverà il mondo?", potremo dire che "non c'è dono più grande da accogliere e trasmettere che quello della gloria di Dio e dello sguardo divenuto capace di riconoscerla e di testimoniarla in ogni tempo". Questa novità è così rilevante che alcuni considerano la rdv come una delle innovazioni più importanti della spiritualità moderna. Nata nella GiOC, ben presto si sviluppò anche in altri movimenti di Azione cattolica specializzata e raggiunse la massima diffusione negli anni 50-60. Le ragioni del suo successo vanno ricercate nei bisogni ai quali ha saputo dare efficace risposta. a) Una lenta ma inarrestabile trasformazione socio-politica spingeva verso una maggior partecipazione. Gli operai nelle fabbriche e nelle città, gli studenti nelle scuole imparavano a prendere la parola, ad intervenire, a reclamare il diritto ad essere protagonisti. b) Contemporaneamente si scopriva l'importanza del gruppo. La psicologia ne studiava la funzione e la dinamica e l'esperienza ne dimostrava la necessità per contrastare l'appiattimento della cultura di massa, per personalizzare i rapporti, per dare incisività all'impegno. c) A livello di fede era sempre più sentita l'esigenza di integrare l'essere cristiani con la trasformazione delle strutture sociali ingiuste. Ci si rifiutava di ridurre la fede a pratiche di culto. I gruppi di cristiani impegnati trovavano nella rdv la possibilità di reagire al distacco tra fede ed impegno nella prospettiva di ricostruire un'esistenza cristiana unitaria. In quegli anni il discorso della rdv si estese oltre l'ambito dei movimenti di Azione cattolica specializzata. C'è un testo di papa Giovanni che ha praticamente consacrato la rdv suggerendola alla chiesa universale nell'enciclica Mater et Magistra del 1961. Per tradurre in termini concreti i principi e le direttive sociali e perché le verità apprese ed assimilate non rimanessero idee astratte, papa Giovanni suggeriva di utilizzare il metodo del vedere, valutare, agire. Le novità teologiche della rdv venivano assunte dal concilio che, nella Gaudium et spes, affermava: "La chiesa, per svolgere il suo compito, che è quello di continuare l'opera di Cristo, deve aprire l'occhio, la mente ed il cuore agli eventi del mondo…Per svolgere questo compito è dovere permanente della chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del vangelo, così che in modo adatto a ciascuna generazione possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura" (GS n. 4). In questa linea padre Yves Congar affermò che la rdv appariva come la forma di spiritualità tipica del post concilio e forse la prima che nascesse dai laici. Se nei primi anni 60, con il concilio, raggiungeva il massimo sviluppo, tanto che Paolo VI ha definito il concilio "la rdv di tutta la chiesa", alla fine degli anni 60 si registrava una crisi della rdv legata alla crisi della JOC e dei movimenti di Azione cattolica specializzata e ad alcuni suoi limiti di applicazione quali: · l'assunzione troppo superficiale del metodo più come una moda, senza percepirne le valenze profonde ; · uno sviluppo semplicistico dell'analisi con il passaggio troppo immediato dalle situazioni al vangelo; · una eccessiva politicizzazione della JOC e di altri movimenti di azione cattolica, soprattutto in alcuni paesi e continenti. Ciò causò una accentuazione delle esigenze di analisi politica funzionale all'azione di trasformazione della società mettendo in secondo piano gli altri aspetti della rdv. Questa crisi non ha fatto scomparire la rdv che conserva una forte attualità ed ha esteso il suo campo d'azione oltre la GiOC anche se oggi non va per la maggiore a livello ecclesiale. A questo proposito si può osservare che: · le chiese che sono state trasformate più in profondità dal concilio hanno assunto questo metodo. Le comunità cristiane dell'America Latina, e non solo le comunità di base, e gli stessi vescovi latino-americani utilizzano diffusamente il metodo del vedere, valutare, agire. · Anche in Italia i vescovi hanno parlato molto di revisione di vita soprattuto nel 1973. Nel documento "La chiesa e il mondo industriale, si suggeriva la rdv come metodo per la pastorale dei lavoratori. In seguito non se ne è più parlato molto fino al convegno ecclesiale di Loreto nel 1985. In quell'occasione si è individuato nel discernimento (che è un'espressione molto simile a rdv) il tipo di presenza della chiesa nel mondo odierno. · A livello di comunità cristiane italiane la rdv mi pare poco utilizzata anche se si può considerare in qualche modo un influsso della rdv il fatto che nelle celebrazioni eucaristiche, nella partecipazione dei laici al commento della parola di Dio e nelle preghiere dei fedeli, si cerchi di far entrare la vita concreta della gente. In realtà, benché la pratica della rdv, con il rigore che tale metodo esige, sia più un mezzo di alcuni movimenti, i risultati che l'applicazione di questo metodo ottiene, è diventato patrimonio di molte comunità cristiane. In tal modo ciò che ebbe inizio e continua ad essere un esercizio particolare di una minoranza di cristiani, diventa progressivamente una ricchezza comune di tutti i credenti (Martì). 2. Struttura Ho parlato poco fa della crisi che ha vissuto la rdv alla fine degli anni 60, in concomitanza con la crisi della JOC a livello internazionale. Se ciò è vero a livello generale, non lo è per la GiOC italiana che proprio in quegli anni muoveva i primi passi. Fin dagli inizi la GiOC italiana ha elaborato uno sviluppo originale del metodo che cercava di superare i limiti che si erano riscontrati in precedenza. Prima di richiamare schematicamente la struttura, il metodo della rdv, mi pare importante ricordare che la rdv non la si fa da soli e neppure in massa, ma in gruppo, un piccolo gruppo che sia strutturato e che renda possibile la partecipazione di tutti. Le persone che si incontrano non lo fanno per discutere un soggetto di studio o preparare una liturgia e neppure per il solo piacere di stare insieme. I componenti di un gruppo che fa la rdv si incontrano per riflettere insieme, per conversare in vista di un'azione. Il loro incontro si sviluppa attraverso alcuni momenti che è necessario seguire con attenzione se si vogliono ottenere dei risultati. Le potenzialità più ricche della rdv nascono dall'intreccio dei vari passaggi. Per questo è indispensabile che la rdv venga guidata. Lo schema della rdv è il seguente. Si inizia presentando fatti, situazioni, azioni concrete. VEDERE: · il fatto: - si presenta accuratamente il fatto, le persone coinvolte, le reazioni; - si allarga lo sguardo per individuare altri fatti simili; · le conseguenze: - quali conseguenze ha avuto questo fatto su di me, sugli altri, sulla realtà; · le cause: - perché è successo? Quali sono le cause di tipo sociale, culturale, religioso? Quali le cause di tipo psicologico? Quali sono le responsabilità delle persone e della società? VALUTARE · i valori: - Quali sono i valori che le persone hanno vissuto in quel fatto, nella loro scelta? - Quali sono i valori che vengono negati in questa realtà? - Che tipo di uomo emerge e viene proposto? · le aspirazioni: - Quali aspirazioni cogliamo da parte delle persone implicate nel fatto nominato? · le domande sul senso: - Quali sono le domande più profonde che nascono in noi? · il confronto con il vangelo: - Che cosa pensa e come si è situato Gesù di fronte a fatti simili? - Quale è il giudizio della parola di Dio? Che cosa ci annuncia? A che cosa ci chiama? AGIRE - Che cosa possiamo fare a livello personale e di gruppo per realizzare le cose scoperte nella rdv? - Che cambiamenti personali mi sono richiesti? - Come e quando verificare l'azione della rdv? Della struttura della rdv vorrei sottolineare alcuni aspetti: · il punto di partenza è la vita, sono i fatti e le situazioni quotidiane. A volte, per permettere un maggior approfondimento essi possono essere individuati, nel caso della GiOC, all'interno della campagna d'azione. · Il primo momento dell'analisi è laico. Si fa un'analisi strutturale e personale, sociologica ed etica. Spesso succede che non si sa che cosa dire, ci si scopre ignoranti. Nasce perciò l'esigenza di altri momenti di approfondimento. Ciò vale per tutti i passaggi della rdv. · In un secondo momento dell'analisi si sviluppa la lettura di fede. · Il punto di arrivo è l'azione. La dinamica della rdv parte dalla vita per tornare alla vita. Vorrei ancora fare alcune osservazioni pratiche: · Le rdv del gruppo devono essere snelle e concludersi nell'arco di uno o due incontri. · Anche se la rdv si fa in gruppo può far maturare a livello individuale un atteggiamento di rdv riflessivo, non superficiale, attivo. 3. Significato e spiritualità La rdv ha enormi potenzialità che devono esser colte. E' un metodo semplice ma completo e profondo e ci si deve sforzare di capirne sempre di più il significato. La rdv è un elemento stabile e continuativo di formazione. Una sua caratteristica è la gradualità. Il progresso è segnato dal porre domande e dal cercare risposte sempre più approfondite. E' particolarmente adatta per la formazione dei giovani e degli adulti lavoratori perché fornisce un metodo di analisi ed un modo di affrontare le situazioni accessibile a tutti ed educa all'autonomia ed alla responsabilità. 3.1 Incontro con la realtà La rdv individua i fatti della vita come punto di partenza. Nonostante questo, bisogna evitare un rischio: quello di far diventare la rdv un rituale, un esercizio teorico staccato dalla vita. Si devono analizzare i fatti che si vivono quotidianamente. Sono in genere avvenimenti molto ordinari in cui non è in gioco il destino del mondo. E' in gioco però la nostra vita, la nostra realizzazione, la nostra fede. Non è affatto vero che basti all'uomo "vedere" le cose, vivere, fare esperienze di determinate emozioni, essere testimone di eventi concreti. Per intenderne il senso, apprezzarne il valore, deciderne il peso, è necessario tornare sui contenuti dell'esperienza: con un movimento che implica una riflessiva presa di distanza e la volontà di superare la semplice impressione del loro accadere (Sequeri). Spesso parliamo ed agiamo senza comprendere. Di fronte ai fatti della vita c'è la superficialità di chi non li prende in considerazione. C'è anche chi si limita a descriverli. Attraverso la rdv si cerca di vedere al di là delle apparenze, di cogliere le cause che interferiscono in un avvenimento. In una parola la nostra intelligenza è chiamata a far emergere in un fatto di vita i nove decimi che come in un iceberg sono sotto l'acqua (Spinsanti). Il problema di giungere a capire la realtà sociale è per sua natura complesso e difficile, in parte per la natura delle strutture sociali stesse, che sono oltre che complesse anche non facili a vedersi. La struttura sociale è come il sistema di trasporto sotterraneo di una grande città. Questo sistema è vitale per le necessità di trasporto della città, ma per la maggior parte è invisibile sopra il livello del suolo. Il compito di coloro che vogliono essere fedeli ai giovani, ed ancor più vogliono chiamarli al discepolato, è quello di aiutarli a superare l'ingenuità infantile riguardo alla struttura sociale e di invitarli ad un cammino verso la coscienza sociale lungo quanto la vita (Warren). Osservare oggi comporta una notevole dose di serietà nel metodo, di accurato allestimento di criteri nella raccolta dei dati, di valutazioni di essi, tale che può essere non indebitamente paragonato ad un vero e proprio percorso ascetico. Non sono pochi infatti coloro che oggi escono disfatti e demoralizzati non dalla scarsità delle conoscenze, ma dalla vastità e dalla rapidità delle informazioni che non riescono a padroneggiare. All'interno di un bombardamento di nozioni perdono l'orientamento della visione. Perdendolo non riescono più ad elaborare motivazioni dei comportamenti e dell'azione (Segatti). Di questo aspetto (incontro con la realtà) vorrei sottolineare l'importanza della ricerca sui valori che si fa nel valutare. Nella maggior parte delle presentazioni della rdv il valutare si identifica con la lettura di fede. Nello schema della GiOC italiana invece comprende un momento di riflessione alla luce dei valori. L'incontro con la realtà è perciò un incontro critico. Per i militanti l'analisi, la conoscenza della realtà è necessaria per potersi collocare in modo attivo e realizzare una trasformazione efficace. Valutare è già progettare. E' un continuo confronto tra la realtà ed i valori in cui si crede tendendo alla loro attuazione attraverso un movimento che va dal concreto vissuto ed analizzato al concreto trasformato (Manzillo). Questa azione di trasformazione i militanti, anche quelli cristiani motivati dalla fede, la realizzano insieme agli altri utilizzando gli strumenti che la società mette a disposizione (sindacato, movimenti, partiti…). 3.2. Incontro con se stessi. L'accenno ai valori ci introduce bene in questo secondo significato della rdv, l'incontro con se stessi. Nella rdv non sviluppiamo solo l'analisi della realtà esterna a noi. Un altro momento importante è cogliere le reazioni nostre e delle persone coinvolte, le attese, i valori, le contraddizioni, le relazioni con gli altri. Anche la nostra esistenza personale è complessa. Siamo spesso contraddittori ed incostanti. Viviamo dentro di noi un conflitto: tendiamo verso il bene ma spesso ci lasciamo sopraffare dalle cose negative che non vorremmo vivere. La rdv è anche un momento di conoscenza e crescita di noi stessi. Può costituire un grosso aiuto nell'ottica di un discernimento personale, sia attraverso l'acquisizione costante di atteggiamenti adeguati (spazio per se stessi, verifica dei propri sentimenti, assunzione di impegni personali di dominio di sé, ecc…), sia attraverso il confronto sempre più fraterno con gli altri del proprio gruppo. Prendere in mano la propria vita, diventare protagonisti significa anche assumere l'impegno di realizzare la continua ricerca di unità interiore che armonizzi le nostre tensioni ed i nostri impulsi. In questo modo l'impegno di trasformazione dell'ambiente in cui viviamo non si presta a fare da paravento ad un sempre possibile egoismo e ad un adattamento alle tendenze dominanti nella società (Terzariol). L'attenzione alla dimensione personale collocata all'interno di quella sociale è un tratto tipico ed originale della rdv. "Rientra in te. E' nella profondità di te stesso che abita la verità" (Agostino). "Rientra dentro di te ed ascolta il tuo cuore profondo. Le radici e le risposte non sono fuori di te ma dentro di te" (Dho). Lo sforzo richiesto è di vivere le due dimensioni in modo armonico ed equilibrato. 3.3. Incontro con Dio Nel confronto con la parola di Dio la rdv giunge ad un momento decisivo del suo processo. L'analisi non ci porta necessariamente o spontaneamente alla fede. Per esercitare la fede il cristiano si riferisce alla persona di Gesù che si presenta come testimone di un'esperienza unica di Dio. Una esperienza che ha vissuto nel profondo della sua esistenza umana. Nell'analisi che il cristiano fa della realtà, il riferimento a Gesù non annulla o sminuisce il valore della nostra ricerca, ma si pone ad un livello diverso che ci permette di rileggere tutta la nostra esperienza con gli occhi della fede. Anche se la sua finalità è pratica, lo spirito della rdv è mistico, è un esercizio di incontro con il Cristo. Per realizzare questo incontro non bisogna evadere dal mondo, andare nel deserto o sulla montagna, ma entrare nel cuore delle nostra esperienza. La lettura della Bibbia parla direttamente alla nostra vita, ci pone domande che forse non ci saremmo mai fatti, ci dà il coraggio di farci le domande alle quali non abbiamo risposta (Sequeri). Il confronto con la parola di Dio ci permette di scoprire la presenza del Signore nella nostra vita ed il suo giudizio, la sua valutazione del fatto su cui stiamo riflettendo. E' una ricerca impegnativa. Questa compagnia, il senso che Dio dà alla nostra vita non è scopribile ad una prima lettura. La sua presenza è spesso nascosta perché - come scriveva Armido Rizzi -"Dio non passeggia nel mondo come nel paradiso terrestre; la sua presenza non abita stabilmente la nostra esperienza; egli vi passa e se ne va, come un ospite fugace, come un visitatore prezioso ma inafferrabile". Bisogna perciò saper cercare ed attendere. Scoprire la presenza ed il giudizio di Dio ci permette di ascoltare la sua chiamata. In questo senso la rdv è il luogo della creatività spirituale, il momento in cui possiamo inventare, in situazioni precise, i segni da porre, lo stile di vita da assumere, le scelte da fare per diventare discepoli di Gesù, per testimoniarlo ed annunciarlo, cioè per aiutare gli altri a vivere questa nostra stessa esperienza di fede. La spiritualità della rdv è quindi una spiritualità di azione-contemplazione-azione. Il gruppo che fa rdv vive in questo senso un momento di preghiera, sia che essa si esprima esplicitamente durante lo sviluppo dell'incontro, sia che essa accompagni tutto l'incontro senza emergere esplicitamente. Dalla rdv nasce l'esigenza di una maggior conoscenza della Bibbia e di altri momenti intensi di preghiera e contemplazione. Infine categorie interessanti per orientare la pratica della rdv sono quelle del sacerdozio battesimale e del culto spirituale (Fornero - Charvault). La consacrazione sacerdotale non vale solo per Gesù, vale allo stesso tempo per tutti i credenti (Eb 10,14). Tutti i cristiani in Cristo sono sacerdoti, popolo sacerdotale. Il culto cristiano, sull'esempio di quello di Cristo, si colloca quindi nel cuore dell'esistenza. E' dunque nella vita mondana che i cristiani sono vittime e sacerdoti insieme: una liturgia legata alla profanità, alla terrestrità del vivere, priva di riti particolari e di gesti sacri. Il codice della separatezza appare abolito. Come appare superato il principio dell'offerta di qualcosa di proprio quale segno del sacrificio di se stessi. Simbolo sacro e realtà non sono più scissi: è la propria persona, in tutta la sua concretezza corporea che vale quale dono sacrificale, "vivente, sacro e gradito a Dio". Ma come possono i cristiani fare di se stessi un'offerta gradita a Dio? Paolo invita ad un atteggiamento di discernimento del volere di Dio ed alla conseguente decisione di obbedienza. Queste riflessioni conferiscono ulteriore densità e profondità alla pratica della rdv: essa diventa lo strumento con cui si assume la vita in tutta la sua ricchezza e la si offre a Dio. Consente così un superamento reale e non illusorio della frattura tra fede e vita; anzi, ancor più, la vita in questa prospettiva di fede si apre alla celebrazione ed alla lode. Conclusione L'azione che nasce dalla rdv così intesa credo possa svilupparsi in tre direzioni. Dall'incontro con la realtà nasce l'azione politica; dall'incontro con se stessi nasce l'azione di conversione, di cambiamento personale e dall'incontro con Dio nasce l'azione profetica, di chi con la sua vita cerca di essere discepolo di Gesù e continuatore oggi del suo annuncio del regno. In questa prospettiva la rdv può essere uno strumento concreto che ci aiuta a vivere nel suo vero significato il giubileo. Come ci ricorda ancora il cardinal Martini nella lettera pastorale citata, "il tutto dovrebbe anche contribuire a far vivere le numerose iniziative promosse … non come un coacervo di appuntamenti e di attività disparate, ma cogliendo l'