UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Intervento di Lorenzo Caselli alla Tavola Rotonda 1 della Sessione Economia e Finanza

44a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani
8 Ottobre 2004

L’interdipendenza, a scala globale, diventa una categoria morale e politica di fondamentale importanza. In essa sta il punto di forza del quale ha bisogno la leva della razionalità sia per capovolgere situazioni di ingiustizia e di esclusione che non possono più essere accettate al livello di giudizio della comunità mondiale sia per cogliere e valorizzare tutte le potenzialità insite nei processi di globalizzazione. Con altre parole, la globalizzazione richiede un supplemento di razionalità, supplemento di razionalità che si collega alla partecipazione delle persone e dei popoli e alla solidarietà nelle relazioni economiche e sociali. Le potenzialità della globalizzazione possono essere colte attraverso l'aumento del numero dei "giocatori" e la creazione delle condizioni affinché le diverse soggettività nazionali e locali siano poste in grado di interconnettersi e di accedere alla creazione e all'utilizzo di un bene comune universale, nel rispetto e nella valorizzazione delle loro specificità storico-culturali. La sfida del passato (si pensi all'accordo di Bretton Wood) è stata quella di governare un mondo lacerato e diviso. La sfida di oggi e di domani è quella di governare un mondo interdipendente per il quale la pace e la solidarietà non hanno alternative. Occorrono grandi innovazioni sociali, politiche, economiche, istituzionali. Occorre soprattutto la consapevolezza del bisogno di cambiare. Vi sono al riguardo quattro passaggi fondamentali. A. La globalizzazione può diventare una forza positiva per tutti i cittadini del mondo. Così sta scritto nella risoluzione dei Capi di stato e di governo di 187 paesi in occasione del vertice del millennio tenuto nel settembre 2000 alle Nazioni Unite. Riprenderemo l'argomento più avanti. B. E' indispensabile puntare su di una leadership allargata capace di rappresentare adeguatamente la realtà di un mondo multipolare facendo altresì i conti con la crescente influenza di taluni paesi in via di sviluppo. C. La partecipazione a una leadership allargata non deve essere limitata alle istituzioni governative e parlamentari. Deve riguardate anche i rappresentanti della società civile, le organizzazioni non governative, il mondo del lavoro e delle imprese. La costruzione "dal basso" di un faticoso consenso su valori e obiettivi costituisce uno snodo ineludibile. D. Sulla scena del mondo non esistono problemi settoriali, ma bensì problemi strettamente interconnessi. Diritti umani e sociali, ambiente, educazione, sviluppo, scambi commerciali, salute, ineguaglianze, conflitti, rappresentano altrettante tessere di un unico mosaico, gli elementi costitutivi di quella che potremmo chiamare la "grande questione sociale del XXI secolo". Così stando le cose si impongono da parte dei paesi ricchi segnali forti di cambiamento, iniziative capaci di andare controtendenza. In questa prospettiva la remissione totale o parziale del debito dei paesi poveri costituisce un passaggio obbligato, la verifica dell'effettiva volontà di provvedere da parte dei paesi ricchi. I danni provocati dall'indebitamento (e dai correlativi interventi di risanamento imposti dal Fondo Monetario Internazionale) sono stati e sono enormi: drastico ridimensionamento delle spese per l'istruzione, la sanità, la promozione dello sviluppo; pressioni insopportabili sull'equilibrio ecologico; proliferazione dell'economia illegale; flussi migratori incontrollati; restrizione dell'autonomia e della sovranità del paese debitore. Per converso porre mano al problema determinerebbe effetti positivi di grandissimo rilievo: la stabilizzazione dell'economia mondiale, la crescita di un mercato equilibrato, un futuro socialmente sostenibile per l'intera umanità...

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