UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Intervento di Francesco Casetti alla Tavola Rotonda della Sessione Democrazia e Informazione

44a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani
9 Ottobre 2004

Il sistema dei media, oggi in Italia, vive su un profondo paradosso. Da un lato esso sembra proporsi come ideale agorà: la facilità con cui chiunque ha accesso ai mezzi di comunicazione sia come consumatore che come possibile protagonista (talk show televisivi, forum telematici), e insieme la disponibilità a discutere collettivamente i grandi temi pubblici e privati, sembrano assicurare trasparenza e partecipazione. Dall’altro lato invece il sistema dei media riflette tutte le difficoltà tipiche dei tempi. Ad esempio, sullo sfondo di una crescente frammentazione sociale, chi interviene nei media lo fa sempre meno come portavoce di posizioni riconoscibili, e sempre più come individuo, con i suoi caratteri idiosincratici. Ancora, sullo sfondo di una crescente globalizzazione, il territorio a cui fanno riferimento i media si sgancia sempre più dal territorio nel quale si trovano ad operare concretamente i soggetti sociali; il mondo di cui i media parlano è un everywhere che spesso coincide con un nowhere. Infine, sullo sfondo di un crescente complessità, i media accentuano il senso di indeterminatezza: alla fine tutto si equivale, e le differenze sono riportate a meri elementi di stile, di look. Dunque, in quello che pur si pone come un’ideale agorà, ciò che alla fine emerge sono le difficoltà di rappresentanza, di appartenenza, di discernimento. Nella nostra società tuttavia c’è però anche un forte bisogno sia di significati condivisi che di legami forti. Di per sé, la comunicazione è il luogo in cui il senso si apre al consenso e il legame si apre alla reciprocità. Quale allora la parte che i media possono fare oggi? Continuare sulla loro strada, che alla fine riduce il consenso alla simpatia, e il legame all’intrattenimento? O provare ad essere luoghi nel quale si rispecchiano i veri dilemmi morali del nostro tempo e forse emergono quei nuovi simboli di cui l’Occidente ha ormai evidente esigenza?

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