UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Intervento di Ferruccio De Bortoli alla Tavola Rotonda della Sessione Democrazia e Informazione

44a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani
9 Ottobre 2004

In un suo celebre saggio di ingegneria costituzionale, Giovanni Sartori sostiene che in ultima analisi una democrazia si regge quasi esclusivamente sulla qualità della sua opinione pubblica. Un altro liberale Luigi Einaudi affermava che una buona informazione garantisce al lettore-elettore il principali degli ingredienti di una democrazia evoluta. Riassumibile in due verbi: conoscere per deliberare. La globalizzazione dei media, nell’abbondanza dei segnali, sembra aver risolto molti degli interrogativi classici del mondo dell’informazioni. Tante voci, una rete in tempo reale di notizie e commenti. Più informati e più liberi? Forse. Ma più pericoloso del silenzio delle coscienze e del vuoto informativo è il caos delle fonti in un rumore di fondo crescente e assordante. Ci sono due modi di negare l’informazione: non dandola del tutto o dandone troppa e confusa. Lo scandalo nel primo caso è più visibile. Un grande giornalista come Ryszard Kapuscinski dice: la nostra professione ha bisogno di nuove forze, nuove visioni, nuova immaginazione perché negli ultimi tempi è cambiata in modo drammatico. Le nuove tecnologie la facilitano, ma non ne prendono il posto”. Ecco il punto. Il senso di onnipotenza delle nuove tecnologie, la dimensione “in diretta” del teatro mondiale delle news, rendono ancora più urgente una riflessione sul rapporto fra democrazia e informazione e una discussione approfondita sull’esistenza di un giornalismo etico. Dal codice dei direttori di quotidiani americani prenderei solo due termini, accuracy e fairness, precisione e imparzialità, al quale aggiungerei un diverso senso di responsabilità sul ruolo sociale di una stampa libera. Che non nasconde nulla, ma non scambia il pubblico dei lettori per un arido mercato dell’audience.

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