UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il rapporto parrocchia-territorio come ambito di formazione all’impegno sociale e politico

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29 Marzo 2001

ha parole umane per "dire" e per "dirsi", abita la scena del mondo ed esclud e (o dovrebbe escludere) coraggiosamente ogni sorta di compromesso, di parzialità, di sterile intervento.
IL RAPPORTO CON IL TERRITORIO SPINGE LA PARROCCHIA ² a vivere il quotidiano come realtà, ma anche come utopia e come profezia e a condividere con intensità la sua ferialità apparentemente banale e talvolta seriale; ² ad abitare le strade assumendo l'ordinarietà del tempo: nascere, crescere, morire. Il rapporto parrocchia-territorio diventa "ambito di formazione" perché stimola a vivere il quotidiano e ad abitare le strade assumendo l'ordinarietà del tempo.
LE SFIDE DEL TERRITORIO ALL'IMPEGNO SOCIALE E POLITICO ² La sfida del conoscere: lo stile dell'essere "in"… "si fece carne". ² La sfida dell'abitare: lo stile dell'essere "con"… "e venne ad abitare". ² La sfida del farsi carico: lo stile dell'essere "per"… "in mezzo a noi". La parrocchia e il territorio sono due soggetti (uno prettamente ecclesiale e uno prettamente sociale, ma anche economico e politico) in stretta relazione tra loro. Questi due soggetti costituiscono un ambito privilegiato per la formazione dei cristiani e della comunità cristiana all'impegno sociale e politico e, ancor più, per la formazione di specifici operatori nell'ambito sociale e politico Il mio intervento non traccia una panoramica delle diverse teorie e dei diversi modelli possibili di rapporto parrocchia-territorio, né tanto meno intende offrire un'elaborazione puramente concettuale di detto rapporto. E una comunicazione di vissuti: vale a dire una condivisione di contenuti, uno scambio di idee, un confronto di esperienze elaborate sì alla luce del Magistero della Chiesa, della Teologia Pastorale e delle scienze umane, ma soprattutto sperimentate in prima persona sul campo della ricerca socio-pastorale. Il rapporto chiesa-mondo e, ancor più visibilmente e concretamente, il rapporto parrocchia (parrocchia come "localizzazione di Chiesa in un ambito territoriale specifico") e territorio (territorio come "luogo del vissuto concreto degli uomini e delle donne referenti dell'azione pastorale") è contemporaneamente un dato di fatto, vale a dire una situazione obbligata e imprescindibile per l'agire pastorale della chiesa e, quindi, della parrocchia (nel titolo della comunicazione questo rapporto è indicato come "ambito di formazione all'impegno sociale e politico"); ma anche una realtà tutta da creare, vale a dire una situazione non ancora del tutto acquisita e per la quale mancano ministerialità specifiche (è urgente sviluppare nelle comunità parrocchiali nuove ministerialità laicali in ambito sociale, culturale, caritativo, politico che tengano conto del rapporto parrocchia-territorio… bisogna superare lo steccato della ministerialità legata prevalentemente all'ambito catechetico e liturgico). Nella prassi, in altri termini, non sempre è chiaro che pe r la parrocchia e per la pastorale parrocchiale il territorio è uno "spazio essenziale" e non un "elemento accessorio". Non sempre è evidente che il territorio "appartiene" alla vita e all'azione pastorale della comunità parrocchiale (quindi anche alla ministerialità parrocchiale) e non può essere considerato "estraneo". Non sempre è visibile che la parrocchia "abita" il suo territorio… a volte, purtroppo, sembra solo "occuparlo"!
Riprendiamo le due affermazioni
1. Il rapporto parrocchia-territorio è una realtà indiscutibile: la comunità parrocchiale non può prescindere da questo rapporto e, più specificatamente, non può considerare il territorio un elemento aggiuntivo al suo agire pastorale, addirittura una realtà occasionale e quasi facoltativa per la progettazione e la programmazione pastorale. La parrocchia se vuole essere fedele al suo mandato di "casa tra le case" e se non vuole correre il rischio di divenire un gruppo separato e autoreferenziale, è chiamata ad aprirsi alla complessa realtà sociale e religiosa del territorio in cui è inserita, per cui opera e di cui "deve" farsi carico (il deve è dei Vescovi italiani, cfr. Comunione e comunità, n. 44). Sono numerosi i documenti che dal Concilio Vaticano II in poi (in particolare dalla Gaudium et spes) indicano il territorio come "contesto umano" nel quale la chiesa locale, attraverso le diverse e specifiche comunità parrocchiali, è chiamata a svolgere la sua missione di evangelizzazione e di promozione umana, in un clima di dialogo e di corresponsabilità con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. E rilevante, a tal proposito, il n. 44 del Piano Pastorale CEI per gli anni '80, Comunione e comunità (1981). Riportiamo il brano del documento e, attraverso la sottolineatura grafica, indichiamo i concetti e i passaggi che meritano approfondimento pastorale e che richiedono una progettualità appropriata: "Inserita di regola nella popolazione di un territorio, la parrocchia è la comunità cristiana c he ne assume la responsabilità. Ha il dovere di portare l'annuncio della fede a coloro che vi risiedono e sono lontani da essa e deve farsi carico di tutti i problemi umani che accompagnano la storia di un popolo, per assicurare il contributo che la Chiesa può e deve portare. Così essa è dentro la società non solo luogo della comunione dei credenti, ma anche segno e strumento di comunione per tutti coloro che credono nei veri valori dell'uomo". Se si considera quanto detto e, in particolare, se si considera il numero 44 di Comunione Comunità una convinzione acquisita si ha un'importante conseguenza: il rapporto parrocchia-territorio non può essere ritenuto opzionale in nessun tipo di formazione (neanche quella liturgica!) e in nessun tipo di cammino; ma soprattutto non può essere considerato opzionale nella formazione di operatori nel campo sociale e politico. Ecco che diventa chiara l'affermazione: "rapporto parrocchia-territorio come ambito di formazione". Se, poi, si considera quanto detto e, in particolare, se si considera il numero 44 di Comunione e comunità anche una scelta di impegno si ha un'altra importante conseguenza: non è possibile ignorare il rapporto parrocchia-territorio, ma ancor più non è possibile pensare che questo rapporto possa essere improvvisato di volta in volta, lasciato alla buona volontà dei singoli e alla sensibilità personale. Il rapporto parrocchia-territorio va pensato e studiato, programmato e sognato. Non può essere lasciato alla libera iniziativa personale: se c'è bene se non c'è fa lo stesso! La parrocchia non può essere "estranea" al territorio (separazione), ma non può neanche "catturare" il territorio o "farsi catturare" da esso (divenire agenzia di servizi plurimi: dall'ufficio di collocamento per risolvere i problemi occupazionali al consultorio familiare e sociale…). E necessario, pertanto, pensare bene il rapporto che ci deve essere tra parrocchia e territorio: un rapporto dialogico e di rispetto reciproco, un ra pporto di autonomia. Il rapporto parrocchia-territorio è impegnativo… ² perché esige una nuova parrocchia: - esige una parrocchia che nel suo territorio non è solo ed esclusivamente un "luogo di culto" ma anche un "luogo culturale": afferma Giovanni Paolo II che "una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta" ; - esige una parrocchia che non si riduca "solo al culto, e tanto meno all'adempimento burocratico delle varie pratiche. Bisogna che nasca una parrocchia comunità missionaria di credenti, che si ponga come "soggetto sociale" nel proprio territorio" ; - esige una parrocchia che sia davvero "la chiesa posta in mezzo alle case degli uomini" una parrocchia che "vive e opera profondamente inserita nella società umana e intimamente solidale con le sue aspirazioni e i suoi drammi" ; ² perché pretende una nuova comunità parrocchiale: - pretende una parrocchia che non sia "principalmente una struttura, un territorio, un edificio; ma piuttosto "la famiglia di Dio, come una fraternità animata dallo spirito d'unità"" ; - pretende una parrocchia "casa di famiglia, fraterna e accogliente" ; - pretende una parrocchia che sia la "fontana del villaggio a cui tutti ricorrono per la loro sete" (GIOVANNI XXIII); ² perché impone una parrocchia comunione di comunità: - impone una parrocchia che sia davvero l'ultima localizzazione di Chiesa: "La comunione ecclesiale, pur avendo sempre una dimensione universale trova la sua espressione immediata e visibile nella parrocchia: essa è l'ultima localizzazione di Chiesa, è in un certo senso la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie" ; - impone una parrocchia che sia articolazione di piccole comunità: "un fenomeno in rapida crescita… sono le comunità ecclesiali di base (conosciute anche con altri nomi)… centri di formazione cristiana e di irradiazione missionaria… gruppi cristiani a livello familiare o di ambiente ristret to, i quali s'incontrano per la preghiera, la lettura della Sacra Scrittura, la catechesi, per la condivisione dei problemi umani ed ecclesiali in vista di un impegno comune… strumento di formazione e di evangelizzazione, valido punto di partenza per una nuova società fondata sulla "civiltà dell'amore". Tali comunità decentrano ed articolano la comunità parrocchiale, a cui rimangono sempre unite… si radicano (negli ambienti), diventando fermento di vita cristiana, di attenzione agli ultimi, di impegno per la trasformazione della società. In esse il singolo cristiano fa un'e-sperienza comunitaria, per cui anch'egli si sente un elemento attivo, stimolato a dare la sua collaborazione all'impegno di tutti. In tal modo esse sono strumento di evangelizzazione e di primo annuncio e fonte di nuovi ministeri…" .
2. Se, da una parte, si è d'accordo, almeno a livello concettuale, sulla necessità e sull'improrogabilità del rapporto parrocchia-territorio, dall'altra, vale a dire a livello concreto e di prassi pastorale, bisogna riconoscere con serenità e schiettezza che questo rapporto non è ancora del tutto acquisito. Questo sia tra il clero sia tra il laicato. Il rapporto parrocchia-territorio non è dato una volta per tutte, ma è continuamente in divenire e, quindi, va istituito costantemente con creatività e fantasia. Dobbiamo riconoscere che non è ancora chiaro cosa è il territorio per la comunità parrocchiale (non cosa è il territorio in sé… forse anche!) e, ancor più, quale relazione è necessaria stabilire tra parrocchia e territorio. E importante chiedersi: ² perché è necessario conoscere il territorio? ² cosa bisogna conoscere del territorio? ² come si può e si deve conoscere il territorio?
Definiamo i due termini del rapporto
Concentriamo l'attenzione sui due termini del rapporto: parrocchia-territorio. Dalla definizione di "parrocchia" e di "territorio" cerchiamo di mutuare alcuni input per la formazione in genere e, in particolare, per la formazione a ll'impegno sociale e politico. In altri termini: se il rapporto parrocchia-territorio è "ambito di formazione" vediamo cosa ci indica la "realtà parrocchia" e la "realtà territorio" per la formazione.
1. Parrocchia In sintesi la parrocchia è una "comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell'ambito di una Chiesa particolare" : è una comunità di persone che è inserita di regola in un territorio di cui si fa totalmente carico . Focalizziamo questi due aspetti della parrocchia: ² essere "comunità" ² "radicarsi" nella vita e nella storia del proprio territorio. Trasformiamo questi due elementi in input per la formazione in genere e, in particolare, per la formazione all'impegno sociale e politico. PRIMO INPUT: La formazione, ogni tipo di formazione, va orientata in senso comunitario. Formare, pertanto, gli operatori ad uno stile e ad un comportamento comunitario… il che non è per nulla facile!
FOCALIZZIAMO SETTE ASPETTI DELLO STILE COMUNITARIO: LE SETTE "C" a. Partiamo dalla prima "C" che è, appunto, lo stile di COMUNIONE La comunione è unità nella diversità. E incontro e dialogo con la diversità: la vera comunione nasce dall'incontro di diverse posizioni (culturali, sociali, politiche, etniche, religiose…) attorno ai principi che contano (per esempio la difesa dei diritti fondamentali delle donne e degli uomini, dei bambini e degli anziani, dei giovani e degli adulti, delle minoranze…), attorno ai bisogni concreti e alle esigenze reali (bisogno di riconoscimento fisico, morale, religioso, sociale, affettivo, psicologico, economico, politico…), attorno a proposte di solidarietà e di promozione umana (lotta per la giustizia, per la pace, per la salvaguardi del creato, per l'estinzione del debito pubblico…). Lo stile di comune spinge a trovare e a concentrarsi sui punti d'incontro e di convergenza, non su quelli di scontro e di divergenza. E importante per chi assume una ministerialità in ambito sociale e politico saper dialogare nella divers ità, sapersi incontrare sui valori che contano, saper riconoscere gli aspetti opinabili da quelli indiscutibili. b. La seconda "C" è data dallo stile di COMPRESENZA Compresenza vale a dire essere presenti e protagonisti nella vita ecclesiale, sociale, culturale, politica. Significa scegliere di non stare "fuori" dalla storia del territorio e del mondo (quasi estranei ai dinamismi dell'esistenza concreta); di non stare "contro" il contesto sociale (quasi in atteggiamento di rifiuto pregiudiziale della cultura e della società); di non farsi "catturare" dal momento storico e dalla cultura contemporanea (quasi prigionieri del presente e rinunciatari del ruolo profetico). Lo stile di compresenza fa stare con i piedi per terra e le mani affondate nella storia: fa analizzare le situazioni concrete, un'analisi non fine a se stessa, ma orientata all'interpretazione e al discernimento evangelico . Ecco tre importanti aspetti da prendere in considerazione in ogni tipo di formazione: analizzare, interpretare, discernere . E importante per chi assume una ministerialità in ambito sociale e politico saper essere presenti in modo diverso, essere presenti con un "di più": c'è bisogno, oggi più che mai, di "assicurare una nuova presenza di Chiesa" . c. La terza "C" è data dallo stile di CORRESPONSABILITÀ Educare a vivere la responsabilità in prima persona: la responsabilità delle proprie idee, dei propri percorsi, dei propri errori… educare che anche gli altri sono responsabili… educare, appunto, alla condivisione della responsabilità, a non assumere tutte le responsabilità e a non lasciare spazio a nessuno. E importante per chi assume una ministerialità in ambito sociale e politico saper condividere la responsabilità. d. La quarta "C" è data dallo stile di COMPLEMENTARITÀ La complementarità fa vivere la bellezza dell'incastro e dell'essere complementari l'uno all'altro, bandisce la concorrenza e la competizione e fa vivere la reciprocità. La complementarità è disponibilit à a completare e a farsi completare: l'uno completa l'altro per il bene comune. E importante per chi assume una ministerialità in ambito sociale e politico saper essere complementare all'altro. e. La quinta "C" è data dallo stile di COMUNICAZIONE Educare a dire e a dirsi. Educare al feed back e al "doppio senso di marcia della comunicazione": io a te… tu a me… fino a fare il noi . E importante per chi assume una ministerialità in ambito sociale e politico saper comunicare con gli altri, saper utilizzare il linguaggio verbale e non verbale. f. La sesta "C" è data dallo stile di CONDIVISIONE Lo stile della condivisione fa vivere l'avventura dello "stare con" e allontana la tentazione di "stare tra". L'essere "tra" impoverisce e sminuisce, è indice di una relazione umana povera, provvisoria e poco coinvolgente… l'essere "con", invece, è una forma relazionale che esprime comunione e partecipazione e lentamente fa spostare sull'essere "per". E importante per chi assume una ministerialità in ambito sociale e politico saper "stare con" (con tutti gli uomini e con tutto l'uomo) e saper "essere per" (per tutti gli uomini e per tutto l'uomo). g. La settima "C" è data dallo stile di COMPASSIONE Lo stile della com-passione spinge a vivere ogni cosa con pathos: fa vivere coinvolti nella vita e nella storia dell'altro, del proprio territorio e del mondo intero. La compassione spinge a vivere con pathos ciò che si è, ogni cosa che si ha e ogni cosa che si fa. La compassione si concretizza nell'empatia: nella capacità di ascolto dell'altro fino a immedesimarsi nell'altro; nella capacità di comprendere ciò che l'altro vive, sente, prova; nella capacità di distaccarsi dal proprio modo di vedere per immergersi nel mondo soggettivo dell'altro. E la capacità di mettersi al posto dell'altro per vedere il mondo con i suoi occhi. E la capacità di partecipare all'esperienza dell'altro e di intuire il suo mondo affettivo. E importante per chi assume una ministerialità in ambito sociale e politico saper vivere con pathos il proprio impegno.
SECONDO INPUT: la formazione, ogni tipo di formazione, deve saper far "abitare" la storia di un territorio, di un ambiente, di una cultura. Parrocchia = paroikìa significa "abitazione presso". La parrocchia "abita" il territorio. E importante saper "abitare" la storia, il territorio, gli impegni, le responsabilità, gli incarichi, la stessa vita… spesso si "occupa" la storia, il territorio, gli impegni, le responsabilità, gli incarichi, la stessa vita.
2. Territorio
COSA E IL TERRITORIO? ² E una zona dove abita una determinata popolazione che ha una cultura, delle tradizioni, una lingua, una storia. ² E un contesto urbano o rurale su cui scorre l'esistenza umana. ² E un paesaggio dai connotati fisici, biologici e sociologici. ² E un luogo che comprende più luoghi di vita. ² E una base fisica ed esterna alla vita sociale che non può essere ignorata. ² E uno spazio nel e sul quale si svolge la vita. ² E un luogo teologico perché è il luogo dell'incarnazione. ² E un complesso di ambiti necessari per esserci e per conoscersi. ² E un ambiente che diventa contesto. ² E natura che si integra con la cultura.
QUALE TERRITORIO PER LA PARROCCHIA ² Territorio come luogo dell'uomo concreto che nasce, cresce e muore. ² Territorio come vita comune, associata, vissuta insieme ad altri. ² Territorio come quadro di riferimento e come criterio di orientamento. ² Territorio come opportunità e come sfida. ² Territorio come "angolo del mondo" in cui posarsi e da cui guardare il mondo. ² Territorio come storia che si vede e si registra nelle sue sedimentazioni successive. ² Territorio come luogo dove si posano i piedi e si lavoro. ² Territorio come tenda della Parola e delle parole. Il territorio è una realtà complessa e articolata. E un "luogo" e uno "spazio" che interpella la comunità cristiana, ma nello stesso tempo è un "luogo" e uno "spazio" che è costantemente interpellato dalla comunit à cristiana. Il territorio è formato da strade e le strade sono "luoghi" e "spazi" aperti a tutti. La strada nel Vangelo è il luogo di sorprendenti incontri: è il luogo della ricerca (i magi), ma anche il luogo degli accompagnamenti improvvisi (i discepoli di Emmaus).
FOCALIZZIAMO TRE ASPETTI DEL TERRITORIO ² Il territorio come "spazio": vale a dire come metri quadri; come altitudine, latitudine e longitudine; come volumetrie di un piano regolatore; è una dimensione fredda che, però, non può essere ignorata; quando ci si ferma a vivere il territorio solo nel suo aspetto di "spazio" ci può rischiare di stabilire un rapporto distorto di occupazione, possesso, invasione, colonizzazione. ² Il territorio come "luogo": vale a dire come "luogo" in cui si cammina e ci si incontra; in cui si vive; in cui sono collocati monumenti e strutture pubbliche, abitazioni privati e costruzioni comuni; in cui sono presenti tradizioni e culture; il territorio come "luogo" indica lo stare e può far stabilire sia un rapporto di amore sia un rapporto di odio. ² Il territorio come "dimora" è la sintesi tra "spazio e "luogo"; il territorio è fatto strutturalmente da uomini e da donne che lo vivono, lo abitano, in esso dimorano; "abitare" non significa semplicemente "vivere in un territorio", significa "vivere quel territorio" e "far vivere con la propria vita quel territorio".
FOCALIZZIAMO ALCUNE SPECIFICAZIONI DEL TERRITORIO CHE CI AIUTANO AD INDIVIDUARE ALCUNI INPUT PER LA FORMAZIONE ALL'IMPEGNO SOCIALE E POLITICO ² Il territorio come ambiente geografico: habitat naturale dell'uomo da tutelare. Dal territorio prettamente geografico al territorio ecologico, in altri termini al territorio come luogo della casa, della dimora, dell'abitabilità degli uomini. ² Il territorio come ambiente culturale: sistema di valori e modelli culturali. ² Il territorio come ambiente sociale: prima configurazione del vivere sociale. Un territorio spesso frammentato e disgregato in sottosistemi e sottogruppi di potere. Dal territorio sociale al territorio della comunità locale. ² Il territorio come ambiente relazionale: i rapporti di vicinato. Nel territorio si vivono contemporaneamente relazioni espresse e inespresse, formali e informali, espressive e possessive, promozionali e manipolative, presenza e assenza di relazioni. Dal territorio relazionale al territorio dei rapporti significativi. ² Il territorio come ambiente istituzionale: la rete dei servizi. Dal territorio delle istituzioni al territorio della partecipazione, dove tutti non solo "fanno parte", ma soprattutto "prendono parte" nella gestione della cosa pubblica, dove ognuno è sollecitato a vivere una "cittadinanza attiva". ² Il territorio come ambiente economico: luogo della produzione, della diffusione, dello scambio e del consumo. Non sempre l'economia riesce a mettere al centro la persona e riesce a difendere il "primato della persona". Dal territorio economico al territorio della produttività sociale e della solidarietà, del microcredito… ² Il territorio come ambiente politico: l'organizzazione civile. Dal territorio politico al territorio della garanzia dei diritti e dei doveri per tutti. E necessario ripercorrere e inventare itinerari per una nuova e reale cittadinanza. ² Il territorio come luogo degli ultimi e dei primi: compresenza di ricchi e poveri. Chiediamoci: nei nostri territori si riparte davvero dagli ultimi? Lo si dice e lo si predica… ma poi è più semplice e facile stare con i primi, con coloro che contano, con coloro che decidono. Dal territorio degli ultimi e dei primi al territorio della fraternità, oltre che della democrazia, al territorio dell'amicizia, oltre che della giustizia. ² Il territorio come luogo della marginalità e della devianza: il disagio sociale. Dal territorio della marginalità al territorio della soggettività e del protagonismo. E urgente declinare e coniugare presenze nel territorio per una migliore qualità e dignità della vita di tutti… pe r una vita di qualità. ² Il territorio come luogo dell'informazione: scambio di idee e stili di vita. Dal territorio dell'informazione al territorio della comunicazione, senza barriere… non solo architettoniche. E barriera il non parlarsi, è barriera il silenzio ostinato, è barriera la diffidenza, è barriera l'onnipotenza di quello che io penso di fare, è barriera il possedere e il manipolare gli altri. ² Il territorio come luogo della conflittualità: il territorio sfruttato, alienato, frantumato, inespresso, oggettualizzato, espropriato, deprivato, anonimo… Dal territorio della conflittualità al territorio della pace "oggi" e "qui" che si misura nelle relazioni, nei rapporti, nella comunicazione dei gruppi, nell'accoglienza.
OSSERVIAMO IL RAPPORTO PARROCCHIA-TERRITORIO Con un gioco di parole possiamo così esprimere il rapporto parrocchia-territorio: ² la parrocchia è per il territorio: è per l'umanità che abita nel suo territorio ed è, pertanto, per tutto l'uomo e per tutti gli uomini ed esclude (o dovrebbe escludere) categoricamente ogni sorta di colonizzazione, di manipolazione, di possesso; ² la parrocchia è nel territorio: è dentro l'umanità che abita nel suo territorio, è nel cuore stesso dell'umanità ed esclude (o dovrebbe escludere) vigorosamente ogni sorta di estraneità, di lontananza, di giudizio… è una presenza "spregiudicata": senza pregiudizi; ² la parrocchia è con il territorio: è con l'umanità, è con l'uomo concreto, è con quell' uomo che ha un nome particolare, un volto specifico, una storia inedita, una realtà unica e irripetibile; è con l'umanità nel senso che sta dichiaratamente dalla parte dell'uomo e delle donne non tutelati e indifesi ed esclude (o dovrebbe escludere) apertamente ogni sorta di paura, di omertà, di indifferenza; ² la parrocchia è del territorio: è dell'umanità e porta i segni della stanchezza e della fatica dell'uomo, cammina con la storia,