UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

I rapporti di reciprocità tra Chiese in Italia

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18 Maggio 1999

mati i Vescovi della Conferenza Episcopale Regionale, affinché l'iniziativa costituisca una vera occasione per far crescere la comunione tra le Chiese che sono in Italia.Il documento che viene pubblicato è stato consegnato ai Vescovi incaricati delle tre pastorali nelle regioni conciliari interessate a questi rapporti di reciprocità. Tale documento è la sintesi di diversi incontri avvenuti a livello di singole regioni ed intende costituire una nota informativa e al contempo una possibile piattaforma per avviare le interazioni di solidarietà e reciprocità.
1. Da più di tre anni, dopo il Convegno ecclesiale di Palermo, è sorta una collaborazione tra l'Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Servizio nazionale per la pastorale giovanile e la Caritas Italiana, con l'intento di promuovere iniziative che aiutino le Chiese locali a rispondere al grave problema della disoccupazione al Sud con particolare attenzione a quella giovanile.
2. In questo periodo è andata crescendo un'interazione tra le varie Chiese delle regioni del Sud (Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) tramite i tre ambiti della pastorale, con l'aiuto di alcune organizzazioni laicali di ispirazione cristiana (Confcooperative, Unci, Ucid, Acli, Coldiretti...) e di altre che hanno messo a disposizione loro competenze specifiche (Cenasca-Cisl; Società per l'Imprenditorialità Giovanile...). Da questa collaborazione "a rete", e attraverso un'agile organizzazione a livello regionale, si sono sviluppati tre ambiti di intervento da parte delle Chiese locali:
a) l'evangelizzazione dei giovani disoccupati: percorsi di aggregazione e di animazione dei giovani disoccupati con l'obiettivo di proporre un cammino di fede che tenga conto delle situazioni di vita e aiuti i giovani a vivere in modo cristiano anche le difficoltà connesse con la ricerca del lavoro, nella convinzione che l'annuncio del Vangelo è sempre una proposta di liberazione e di crescita anche dal punto di vista umano.
b) la formazione ad una nuova mentalità e ad una nuova cultura del lavoro, ispirate alla dottrina sociale della Chiesa. Sono stati attivati tre livelli di formazione, che vengono offerti alle Chiese che ne fanno richiesta, con l'aiuto di forze sociali competenti che propongono percorsi formativi specifici all'imprenditorialità, tenendo conto della visione cristiana del lavoro:
1° livello: corso di base per giovani e giovanissimi, per una prima conoscenza dei cambiamenti in atto e per la maturazione di nuovi atteggiamenti propositivi di fronte al lavoro e alla sua ricerca;
2° livello: corsi residenziali specifici, volti all'acquisizione di competenze atte a porre i giovani in condizione di attivarsi, in modi diversi, per la ricerca e la creazione di lavoro (imprese giovanili, cooperative, stage formativi...)
3° livello: corsi per la formazione dei formatori, cioè figure di giovani o di adulti che a livello diocesano si adoperino per la crescita di una sensibilità nuova nei confronti del lavoro, sia sul versante dell'evangelizzazione che della nuova cultura, impegnandosi a mobilitare tutte le forze disponibili sul territorio.
Questi corsi sono stati realizzati con il sostegno economico, della Conferenza Episcopale Italiana, di alcune associazioni laicali, di altre istituzioni pubbliche e con una donazione della Fondazione Cariplo.
c) gesti concreti di solidarietà, vale a dire il sostegno, a vario titolo, da parte delle Chiese locali ad iniziative imprenditoriali che offrono opportunità di lavoro ai disoccupati e che costituiscono segni di speranza che dimostrano la possibilità di vincere la rassegnazione e la sfiducia. La natura di questi segni è la più diversa e va dal sostegno economico al sorgere di alcune cooperative giovanili, alla decisione di mettere a disposizione beni di varia natura, che in base alle leggi vigenti, consentono di fare imprese giovanili con forti agevolazioni e facilitazioni di investimenti.
3. All'interno di questa progettualità, sollecitati anche da alcune convinzioni maturate dal Convegno ecclesiale di Palermo, è cresciuta la convinzione dell'importanza di creare delle opportunità di incontro tra le varie Chiese che sono in Italia, a partire da questo specifico problema.
"La comunione, generata dal Vangelo della carità, non può essere circoscritta entro l'ambito di ciascuna Chiesa particolare. Dobbiamo intensificare anche la comunicazione e lo scambio dei doni tra le Chiese, a cominciare dalle nostre in Italia. Particolarmente urgente si fa oggi la cooperazione tra il Nord e il Sud d'Italia, in modo che la comunione ecclesiale sia fermento di solidarietà sociale e di unità nazionale. A Palermo abbiamo avuto una percezione più viva della grande tradizione culturale del Mezzogiorno e della perdurante vitalità di importanti valori, quali il senso religioso, il senso della famiglia, dell'amicizia, dell'ospitalità. Purtroppo abbiamo udito anche il dolore e la protesta contro mali intollerabili, quali l'inefficienza politica e amministrativa, il ritardo produttivo, il dramma della disoccupazione giovanile, il peso della criminalità organizzata. Mentre auspichiamo una nuova stagione di intelligente e operosa solidarietà, avvertiamo la verità e l'attualità del monito che già da tempo noi Vescovi abbiamo formulato: "Il Paese non crescerà se non insieme" ."
Dai vari incontri con i responsabili regionali di questo progetto nelle regioni del Sud, da alcune disponibilità raccolte, nonché da proposte emerse da alcuni confronti è sorta l'ipotesi di collegare, in una sorta di rapporti di reciprocità, le Chiese di alcune regioni del Sud con le Chiese di altre regioni del Centro-Nord, secondo questo schema:
Calabria-Triveneto (già attivato da tempo dalle rispettive Conferenze episcopali regionali) Campania-Lombardia Puglia-Emilia Romagna Molise/Basilicata-Marche Sicilia-Piemonte Sardegna-Toscana.
4. Con la presente nota informativa si fa richiesta alle Conferenze Episcopali delle Regioni interessate di autorizzare, a livello regionale, l'avvio di incontri di progr am mazione tra i tre ambiti di pastorale interessati (lavoro, giovani, caritas, chiedendo al responsabile regionale della pastorale del lavoro di fare da capofila) affinché, con l'assistenza del Coordinamento nazionale e incontrando il Coordinamento regionale corrispondente, si predisponga un'ipotesi di collaborazione tra le Chiese delle regioni poste in reciprocità, secondo le disponibilità presenti, le esperienze già attuate, le opportunità individuate. Non si tratta di chiedere la soluzione dei problemi alle regioni dove c'è più lavoro (ma dove sovente sono anche presenti sacche di disoccupazione e di marginalità sociale), né di realizzare forme di sostegno a senso unico, ma di costruire una rete di reciprocità che permetta di realizzare la comunicazione e lo scambio di doni tra le Chiese, la cooperazione tra il Nord e il Sud d'Italia, "in modo che la comunione ecclesiale sia fermento di solidarietà sociale e di unità nazionale".
5. A semplice titolo esemplificativo si riportano iniziative o proposte che si possono realizzare:
a) a livello pastorale: - scambi di esperienze di pastorale giovanile, di evangelizzazione dei giovani lavoratori e disoccupati; di obiettori della Caritas... - accoglienza e ospitalità temporanea di giovani in formazione al lavoro presso aziende o cooperative del Centro-nord, titolari di borse di formazione messe a disposizione da alcune fondazioni;
- attivazione dell'associazionismo laicale religioso, affinché rimetta a tema un'attenzione specifica al problema del lavoro nei suoi diversi aspetti: educazione al significato e ai valori cristiani, nuova cultura del lavoro, nuove forme di solidarietà... - maggior conoscenza tra le Chiese in reciprocità tra di loro, con scambio di iniziative e di esperienze significative nei vari ambiti della pastorale, tramite l'incontro tra i Vescovi, alcune delegazioni specifiche...
b) a livello istituzionale e formativo: - coinvolgimento delle parti sociali, del sindaca to, delle aggregazioni laicali operanti in vari settori perché si impegnino a creare rapporti di scambio, di conoscenze, di formazione e a costituire forme di partenariato solidale; - attivazione dei centri di formazione professionale affinché individuino opportunità di formazione specifica per giovani in procinto di avviare forme di lavoro particolari; - scambi, a vari livelli, tra imprese e cooperative delle varie regioni per creare una nuova mentalità solidale a fronte del problema della disoccupazione e per aiutare l'inserimento sul mercato dei beni e dei servizi delle nuove "attività lavorative giovanili" che sorgono al Sud.
Le varie iniziative realizzabili si fondano sulla convinzione che oggi non è possibile uno sviluppo autentico se non a partire da un nuovo modo di concepire i rapporti economici, che vada oltre la concorrenza selvaggia per riscoprire la validità della "competizione solidale". Naturalmente non è compito della Chiesa impegnarsi in prima persona nella elaborazione e nella gestione delle iniziative imprenditoriali, ma il suo impegno di evangelizzazione e di inculturazione della fede costituisce un valido apporto per la ripresa della responsabilità dei laici nello sviluppo armonico e solidale del Paese.
"Occorre guardare avanti, non avere paura del futuro, valorizzare le grandi capacità del nostro popolo, diffonder ulteriormente in tutto il Paese quella volontà e quelle attitudini di libera iniziativa, economica e sociale, spesso a livello familiare, che già hanno consentito a non poche regioni italiane di uscire da situazioni di secolare povertà e di svolgere un forte ruolo in Europa"
6. Facendo richiesta di osservazioni, suggerimenti e consigli alle Conferenze Episcopali Regionali, si propone di avviare questa iniziativa almeno con le diocesi che sono più disponibili e in forma sperimentale, con l'assistenza dei Vescovi Regionali Incaricati dei tre settori di pastorale. Si provvederà a mantenere costantemente infor