La giornata prevede la celebrazione della Santa Messa alle ore 10 presso lo stabilimento acque oligominerali Val di Meti (ditta Galvanina) presso la zona industriale Pian di Molino ad Apecchio. Seguono alcuni interventi dei delegati diocesani alla 48° Settimana Sociale dei Cattolici di Cagliari, e un aperitivo negli spazi antistanti lo stabilimento in cui sarà celebrata la Messa. Successivamente alle ore 12 il parroco della Parrocchia Arcipretale di San Martino, Don Sauro Profiri, si recherà in viale Dante (il viale principale di Apecchio) per la tradizionale benedizione degli automezzi.
Im preparazione alla giornata sono motivo di riflessione alcuni passaggi contenuti nel Messaggio di quest’anno dei Vescovi della CEI, che tradizionalmente viene predisposto per celebrare il 1 maggio, che dice: “La quantità, qualità e dignità del lavoro è la grande sfida dei prossimi anni per la nostra società nello scenario di un sistema economico che mette al centro consumi e profitto e finisce per schiacciare le esigenze del lavoro. I due imperativi del benessere del consumatore e del massimo profitto dell’impresa hanno risolto il problema della scarsità dei beni e delle risorse necessarie per investimenti, innovazione e progresso tecnologico nella nostra società. Ma hanno finito per mettere in secondo piano le esigenze della dignità del lavoratore indebolendo il suo potere contrattuale, soprattutto nel caso delle competenze meno qualificate.”
Ovviamente, reduci dall’appuntamento della 48° Settimana Sociale dei Cattolici tenutasi a Cagliari lo scorso ottobre, dedicate al tema del lavoro con l’impegnativo titolo “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale” il messaggio dei Vescovi riprende le tre urgenze fondamentali emerse in questo appuntamento e oggetto di studio e di proposte. Esse sono:
“La prima è rimuovere gli ostacoli per chi il lavoro lo crea come sottolineato dal pontefice nel suo discorso all’Ilva di Genova. I mondi della pubblica amministrazione e della giustizia non possono essere distanti e separati da questa sfida e devono porsi l’obiettivo di rimuovere lacci e ostacoli evitando di essere un peso ed un freno. La seconda è avere istituzioni formative (scuole, università, formazione professionale) all’altezza di queste sfide. In grado innanzitutto di suscitare nei giovani desideri, passioni, ideali, vocazioni senza le quali non esiste motivazione né sforzo verso l’acquisizione di quelle competenze fondamentali per risalire la scala dei talenti. La terza è una rete di protezione per i soggetti più deboli, uno strumento efficace di reinserimento e di recupero della dignità perduta per gli scartati, gli emarginati che desiderano reinserirsi nel circuito di diritti e doveri della società.”