UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Francesco e Chiara: due nomi, due vocazioni…

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5 Dicembre 2000

br> "Francesco e Chiara: due nomi, due vocazioni che evocano i valori evangelici della povertà, della pace e della preghiera." (Giovanni Paolo II)
Francesco Francesco nasce ad Assisi verso il 1182 nella famiglia di un ricco mercante di stoffe. All'età di 9 anni viene mandato alla scuola di San Giorgio, per imparare i rudimenti della formazione culturale. Con il raggiungimento della maggiore età (14 anni) inizia ad aiutare il padre nel commercio e trova adito nella brigata dei danzatori (della quale per vari anni sarà il capo), che a passo di danza percorre le strade di Assisi, proponendo sulle piazze balli mondani e religiosi. Nel 1202 partecipa alla guerra contro Perugia e, dopo esser stato ferito, viene fatto prigioniero. Per un anno intero deve attendere nell'oscuro carcere di Perugia, ammalato e disperato, prima che suo padre riesca a riscattarlo. Tornato ad Assisi, affascinato dall'ideale cavalleresco, vuole partire per la Puglia, per mettersi al servizio del cavaliere Gualtiero di Brienne. Lungo il viaggio avverte la voce del Signore, che lo porta a desistere da questo progetto, e a dedicarsi a Lui. Dopo aver rinunciato all'eredità paterna, conduce una vita eremitica e si dedica a restaurare chiese. Nella chiesa di S. Maria degli Angeli, ascoltando il vangelo nel quale Cristo invia i suoi apostoli in missione, capisce che questa è la volontà di Dio per lui, ed inizia l'evangelizzazione itinerante. Molti uomini vengono attratti dal suo stile di vita, e lo seguono; così Francesco si reca con loro a Roma nel 1209 per chiedere al papa l'approvazione della Regola. Compie numerosi viaggi apostolici attraverso l'Italia, e si spinge anche in Terra Santa. Nel 1220 rinuncia al governo dell'Ordine, che nel frattempo si è esteso in tutta l'Europa, ma continua l'opera di evangelizzazione, che alterna a lunghi periodo di silenzio e preghiera. In questo periodo scrive anche una nuova Regola, che sarà approvata dal Papa Onorio III, il 29 novembre 1223. Il 14 settembre 1224, durante la Quaresima di San Martino, sul monte della Verna, riceve le stimmate. Il 3 ottobre 1226, consumato dalle fatiche e ormai cieco, si fa portare alla Porziuncola, dove accoglie la morte cantando.
Chiara Chiara nasce ad Assisi intorno al 1193 da nobile famiglia cavalleresca. Riceve della madre Ortolana i primi rudimenti della fede, e fin da piccola si distingue per la bontà del suo vivere, che la porta a condividere i suoi beni con i poveri. Verso il 1210 assiste alle prediche di Francesco e si affida completamente al suo consiglio, scegliendolo come sua guida, dopo Dio, nella via da seguire. La notte della Domenica delle Palme del 1211 è accolta a S. Maria degli Angeli da Francesco, che la consacra a Dio. Dopo breve tempo, è condotta a San Damiano, dove rimane fino alla morte. La fama della sua santità si sparge di lì a poco per le contrade vicine, e molte donne, attratte dal suo esempio, la seguono a San Damiano (tra cui le due sorelle e la madre). Volendo che la sua famiglia religiosa si nominasse con il nome della povertà, chiede al Papa Innocenzo III il 'privilegio della povertà', perché nulla vuole avere nella sua vita se non Cristo Signore povero e crocifisso. Nutre un intenso amore per l'Eucaristia, tanto che, pur afflitta per circa 30 anni da un grave malattia, che la confina al letto, si fa sollevare e sorreggere per filare corporali, da inviare alle varie chiese della pianura di Assisi. In questi anni di continua sofferenza fisica, non si ode da lei una mormorazione, non un lamento, ma sempre dalla sua bocca proviene un santo conversare, sempre il ringraziamento. Nel 1247 inizia a scrivere la Regola delle Sorelle Povere di S. Damiano, che solo due giorni prima della sua morte viene approvata da Papa Innocenzo IV. Muore l'11 agosto 1253, e le sue ultime parole sono ancora una volta di lode e di gratitudine: "E tu Signore sii benedetto, che mi hai creata".
La vocazione Francesco, dopo aver lasciato la casa del padre perché la vita condotta fino ad allora non lo soddisfaceva più, cerca qualcosa che lo possa accontentare pienamente; non trova però qualcosa, ma qualcuno: Cristo. Da qual momento la sua anima è tutta assetata del suo Cristo. La sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e di imitare fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l'impegno, con tutto lo slancio dell'anima e del cuore la dottrina e gli esempi del Signore nostro Gesù Cristo. Quando Chiara si rivolge a lui per essere illuminata, Francesco non ha da proporle altro che il cammino da lui percorso. Per questo anche Chiara abbandona la casa, i parenti e il mondo per essere tutta di Cristo. Accoglie con cuore ardente ciò che Francesco le va insegnando intorno a Gesù buono e si converte a Cristo per mettersi al suo servizio.
Dalla 'Leggenda dei tre compagni' Un giorno, mentre ascoltava la Messa, udì le istruzioni date da Cristo quando inviò i suoi discepoli a predicare: che cioè per strada non dovevano portare né oro, né argento, né pane, né bastone, né calzature, né veste di ricambio. Comprese meglio queste consegne dopo, facendosi spiegare il brano dal sacerdote. Allora, raggiante di gioia, esclamò: "E proprio quello che bramo realizzare con tutte le mie forze!". E fissando nella memoria quelle direttive, s'impegnò ad eseguirle lietamente... Mise tutto il suo entusiasmo a bene intendere e realizzare i suggerimenti della nuova grazia. Ispirato da Dio, cominciò ad annunziare la perfezione del Vangelo, predicando a tutti la penitenza con semplicità.
Dalla leggenda di S. Chiara Chiara si affida completamente al consiglio di Francesco, scegliendolo come sua guida, dopo Dio, nella via da seguire. Da quel momento in poi la sua anima è tutta legata ai suoi santi consigli ed accoglie con cuore ardente ciò che egli le va insegnando introno a Gesù buono. La regola di vita Francesco e Chiara sono convinti che la loro regola non è niente altro che il Vangelo: loro compendio, midollo e anima. Nella ricerca dell'orientamento della loro vita, essi s'imbattono nel Vangelo; solo il Vangelo pone termine alla loro ricerca: per questo il Vangelo è anche la prima cosa che nominano quando descrivono a parole la loro esperienza e la loro chiamata. Francesco e Chiara intendono il Vangelo come colloquio. E la comunicazione dell'Altissimo, un discorso di Qualcuno a qualcuno, un testo da intendere in modo del tutto personale, che esige una risposta e un luogo sacro di incontro. Essi accolgono il testo con l'atteggiamento dei contemplativi, con intuizione e amore immedesimante. Quel testo che quotidianamente ascoltano nella Liturgia diventa parte integrante della loro vita e la parola evangelica diventa il loro modo di pensare e di parlare. Per Francesco e Chiara il Vangelo diventa prassi di vita, esso deve trasformare il lettore e chiamarlo alla sequela di Gesù Cristo.
Dalla Regola di S. Francesco La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.
Dalla Regola di S. Chiara La Forma di vita dell'Ordine delle Sorelle Povere, istituita dal beato Francesco, è questa: osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. Le sorelle siano fermamente tenute ad avere sempre come governatore, protettore e correttore, quel cardinale della santa Chiesa romana che sarà stato assegnato ai frati minori dal signor Papa; affinché, suddite sempre e soggette ai piedi della stessa santa Chiesa, salde nella fede cattolica, osserviamo in perpetuo la povertà e l'umiltà del Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e il santo Vangelo, come abbiamo fermamente promesso.
La preghiera Seguire Cristo e vivere il Vangelo libera Francesco e Chiara dal vivere per se stessi e li fa essere 'preghiera vivente': essi vogliono che le loro comunità vivano 'esclusivamente' di contemplazione, di liturgia e di preghiera. L'accoglienza del dono dello Spirito, la preghiera e la contemplazione diventano la forza trasformante della loro esistenza, cosicché la loro vita diventa per i fratelli e le sorelle scuola di preghiera. A ragione si può dire di entrambi quanto Tommaso da Celano dice di Francesco: "Non era tanto un uomo che pregava, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente".
Dalla Leggenda perugina Com'ebbe scelto il gruppo che intendeva portare con sé, Francesco disse a quei fratelli: "Nel nome del Signore, andate due a due per le strade, con dignità, mantenendo il silenzio dal mattino fino a dopo l'ora di terza, pregando nei vostri cuori il Signore. Nessun discorso frivolo e vacuo tra di voi giacché, sebbene siate in cammino, il vostro comportamento deve essere raccolto come foste in un eremo o in cella. Dovunque siamo o ci muoviamo, portiamo con noi la nostra cella: fratello corpo; l'anima è l'eremita che vi abita dentro a pregare Dio e meditare. E se l'anima non vive serena e solitaria nella sua cella, ben poco giova al religioso una cella eretta da mano d'uomo".
Dalla Leggenda di S. Chiara Quanta forza e sostegno riceva nella fornace della preghiera ardente, quanto le sia dolce la bontà divina in quelle fruizioni, lo testimoniano comprovati indizi. Allorché infatti ritornava nella gioia dalla santa orazione, riportava dal fuoco dell'altare del Signore parole ardenti, tali da infiammare il cuore delle sorelle. Esse constatavano infatti con ammirazione che si irradiava dal suo volto una certa dolcezza e che la sua faccia pareva più luminosa del solito. Certamente, nella sua dolcezza, Dio aveva dato convito alla poverella e, dopo averle inondato l'animo nell'orazione con la sua Luce vera, lo manifestava al di fuori sensibilmente.
(Tratto da: www.diocesi.rimini.it/clarisse/)
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