UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Europa, apri le porte a Cristo

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12 Giugno 1999

cultura europea é anche il punto luce di assoluta novità - l'occhio - per comprendere e illuminare tutte le altre dimensioni del vivere e pensare umano, anche il sociale ed il mondo del lavoro. Il testo completo è in allegatoIntroduzione Non so dire se questo contributo sia una conclusione oppure una nuova ouverture al colloquio di questi giorni. Esso riprende a livello di pensiero filosofico e teologico alcune osservazioni di fondo emerse nei nostri lavori ed ancora una volta vuole situare la problematica del lavoro e del sociale nell'orizzonte dell'annuncio del Vangelo nella nostra Europa. Anche il titolo afferma che questa è una conclusione che apre! L'abbandono delle problematiche più immediatamente concrete e specialistiche è anche più in sintonia con il Dies Domini che viviamo che esige il riposo dell'anima e l'"otium" filosofico! Cerco di offrire qualche stimolo di pensiero, alla luce della mia esperienza presso il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE), senza alcuna pretesa di saper diagnosticare lo "stato di salute" né dell'Europa, né tanto meno dell'Evangelizzazione. Ci siamo riuniti da diverse nazioni dell'Europa, ma i nostri orizzonti di pensiero sono stati dilatati sia nello spazio che nel tempo. Abbiamo considerato il nostro continente, ma con lo sguardo rivolto al mondo intero ed in particolare al sud della terra ed abbiamo cercato di pensare alle tendenze che saranno decisive per la storia futura. Anche se lo spirito profetico è raro, è sempre utile provare a chiederci: cosa sarà l'Europa, per esempio, nel 2020? Quale sarà il suo ruolo? Quali le conseguenze del ritmo dello sviluppo tecnico, dei flussi migratori e della crescente presenza dell'Islam?.... Un dato sembra evidente: l'andamento demografico mondiale indica uno spostamento dell'asse geo-politico verso l'Asia e forse anche di quello culturale e religioso. La prospettiva in cui ci siamo posti è quella delle Chiese che sono in Europa. Esse, da un lato, sentono con forza la minaccia immanente della crisi economica o recessione mondiale, il risorgere del protezionismo, il dramma della disoccupazione, lo scarto crescente tra ricchi e poveri, lo squilibrio dei sistemi di sicurezza sociale, l'effetto devastante del ritiro dei capitali dai paesi emergenti, il peso del debito internazionale, il rischio di affidare il gioco della storia ai poteri finanziari. Dall'altra, vivono con molto interesse il processo dell'unione monetaria (euro) ed ancora maggiormente la questione dell'allargamento dell'Unione Europea (o meglio dell'"europeizzazione" dell'Europa, come ha detto il papa in Austria nel giugno scorso, in una prospettiva del tutto nuova). Tuttavia l'immersione nella storia non impedisce alle Chiese di essere coscienti che il loro compito trascende anche ogni concreta realizzazione storica e culturale, quindi anche la costruzione europea ed i vari modelli economici e sociali. A mio parere sarebbe rischioso se le Chiese lasciassero determinare il proprio compito da una realizzazione storica che come tale sarà sempre limitata e contingente. Le chiese infatti sono depositarie di una "buona notizia" per l'umanità che è eccedente a tutte le forme storiche concrete, in quanto coincide con il Figlio stesso di Dio. Esse hanno il compito impegnativo di servire, nel concreto della storia, l'incontro tra il Vangelo e l'uomo europeo di oggi e sanno, come ha affermato Paolo VI, che il più grave problema del nostro tempo è la frattura creatasi tra vangelo e cultura. La recentissima enciclica di Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, riprende la questione nei suoi termini fondamentali. Alla luce di queste premesse cerco ora di far emergere la domanda, il problema che ritengo più profondo e decisivo per l'oggi, per poi mostrare come il Cristianesimo incontri e risponda interiormente proprio a questo nodo problematico. Partire dal problema non significa per me avere una visione pessimista sull'oggi. Nonostante tutti i sentieri interrotti o smarriti sono convinto che l'Europa abbia una particolare "vocazione" culturale. La mia ipotesi di ricerca é: la dimensione dell'evento cristiano che è in grado di rispondere dall'interno anche agli aspetti più radicali e problematici della

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