UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Eucaristia, Terra, Giustizia, Comunione

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29 Marzo 2001

la Terra e si allarga, con cerchi sempre più vasti, sino ai confini del cosmo. Il creato - insegna papa Giovanni Paolo II - reca in sé "una potenzialità eucaristica: esso è destinato a essere assunto nell'Eucaristia del Signore, nella sua Pasqua presente nel sacrificio dell'altare" . La storia, la carne, la vita sono pervase della presenza vittoriosa dello Spirito del Risorto. Gesù Cristo, sommo ed eterno sacerdote, redime consacra con il suo sangue l'umanità e il mondo intero e celebra, sull'altare dell'universo, la sua grande Eucaristia, offrendo con se stesso tutta la Terra al Padre nello Spirito. Noi, nutriti dall'Eucaristia, siamo come travolti in questo vortice d'amore e di gloria e diventiamo con Lui artefici di Cieli nuovi e Terra nuova. In questa conversazione cercheremo di offrire una riflessione teologico-pastorale sul significato del Giubileo del mondo agricolo alla luce del mistero eucaristico, mostrando come, intorno all'Eucaristia si articolano in modo vitale i temi conduttori della giornata giubilare: la Terra, la Giustizia, la Comunione.
1. Nella luce dell'Eucaristia Nella Bibbia le leggi sugli Anni sabbatici, da celebrare ogni sette anni, e quelle sui Giubilei, da celebrare ogni sette settimane d'anni, sono poste in relazione con la liberazione di Israele dalla schiavitù e con il dono della Terra promessa fatto da Dio al popolo liberato. Il Giubileo si presenta così come una memoria sempre rinnovata e attuale dell'esperienza dell'esodo e un'espressione concreta della volontà salvifica e liberatrice di Dio attraverso la riaffermazione di tre libertà: il riscatto degli schiavi, il ritorno agli antichi proprietari delle case e dei campi e il riposo, in ebraico detto "sabato", della Terra. Insieme al popolo, infatti, è stata liberata anche la Terra e questa Terra liberata viene donata da Dio a uomini liberati. Terra e popolo devono perciò restare nella condizione di libertà in cui il Signore, per la sua bontà, li ha posti. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno - si legge nel Levitico - e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti . Il testo spiega quindi il senso e il motivo della liberazione giubilare: Se un israelita caduto in schiavitù non può essere riscattato, "se ne andrà libero, nell'anno del Giubileo, lui con i suoi figli. Poiché gli Israeliti sono miei servi, miei servi che ho fatto uscire dal paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio" . E riguardo alla proprietà della Terra, prescrive: "Sarà per voi un Giubileo. Ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia ... In quest'anno del Giubileo ciascuno tornerà in possesso del suo" . Ordina infine di liberare per un anno la Terra dalla fatica di sostenere la vita dell'uomo: "Il cinq uantesimo anno sarà per voi un Giubileo - si legge ancora nel libro del Levitico - Non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete vendemmia delle vigne non potate. Poiché è il Giubileo: esso vi sarà sacro" . Nel simbolo della Terra promessa e liberata leggiamo un insegnamento perenne sul valore della Terra e sul nostro modo di stare sulla Terra e di usarla: la Terra, tutta la Terra è di Dio e viene data all'umanità come un dono per tutti, un dono da custodire e coltivare con sapienza e amore. Per poter vivere nella concretezza del mondo di oggi questa dimensione essenziale del messaggio giubilare, è necessario un profondo cambiamento di mentalità, una rivoluzione interiore, una vera e propria rigenerazione delle coscienze. Occorre prendere le distanze dalle strutture opprimenti che incatenano la Terra e i suoi abitanti e immaginare nuove strutture politiche, sociali, economiche, culturali. Bisogna passare dalla logica del possedere a quella del condividere e dalla logica del dominare a quella del servire, bisogna acquisire, in una parola, una logica eucaristica. Ma che cosa significa esattamente stare nel mondo con una logica eucaristica? Nell'Eucaristia, sacramento della presenza del Signore, si attua il modo di esistere proprio del Figlio di Dio. Il Figlio da sempre è ubbidiente al Padre, da sempre vive proteso verso il Padre, da sempre tutto riceve come dono dal Padre, da sempre eleva al Padre la sua lode di gloria e di ringraziamento, la sua Eucaristia . Il Figlio che dall'eternità esiste solo per il Padre , facendosi uomo, incomincia ad esistere anche per noi: per noi uomini, infatti, e per la nostra salvezza egli è disceso dal cielo nel seno di Maria, per noi ha patito sotto Ponzio Pilato, per noi è morto e per noi è risorto. Egli viene ad annunciare che è giunto per ogni Uomo un tempo di liberazione e di grazia e, inaugurando solennemente il suo ministero nella sinagoga di Nazareth, applicò alla sua persona e alla sua m issione proprio le parole di Isaia che alludevano al grande Giubileo: "Lo Spirito del Signore Dio è sopra di me per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore" . Come segno del suo definitivo e supremo annientarsi per noi uomini e per la nostra salvezza, nell'ultima cena egli si è chinato come servo a lavare i piedi dei discepoli e infine, sulla croce ha donato cruentemente la sua vita per noi e, donandoci la sia vita, ha spirato su di noi il suo divino Spirito di Figlio. Oggi, nel tempo della Chiesa, il Cristo Risorto continua a offrirsi misticamente a noi e mette nelle nostre mani il suo corpo e il suo sangue. "Corpo - spiega padre Cantalamessa - indica tutta la vita; Gesù, istituendo l'Eucaristia, ci ha lasciato in dono tutta la sua vita, dal primo istante dell'incarnazione all'ultimo momento, con tutto ciò che concretamente aveva riempito tale vita: silenzio, sudori, fatiche, preghiera, lotte, umiliazioni … Che cosa aggiunge la parola sangue, se ci ha donato tutta la sua vita nel suo corpo? Aggiunge la morte! Dopo averci donato la vita, ci dona anche la parte più preziosa di essa, la sua morte" . Nel segno del pane, Gesù offre a noi tutta la sua vita di Figlio di Dio fatto uomo, nel segno del vino ci offre la sua esistenza data per amore. Ogni giorno nell'Eucaristia Egli ripete a ciascuno di noi: "Io sono qui per te. Io esisto solo per te". Gesù Cristo è colui che esiste sempre e soltanto per l'altro: la sua è una pro-esistenza, una vita in funzione dell'altro . Il profondo cambiamento di mentalità che dobbiamo fare per liberarci dal nostro meschino egocentrismo ci chiede di assumere questa logica eucaristica, ci chiede di vivere in modo eucaristico, ci chiede di entrare nel movimento oblativo dell'Eucaristia e diventare capaci di metterci al servizi o dell'altro, di lavargli i piedi, di dare la nostra vita per lui. L'Eucaristia mette in moto un dinamismo di condivisione e di servizio. "Attraverso di essa - scrive don P. Coda - il discepolo è spinto a donarsi ai fratelli, a diventare egli stesso "Eucaristia", prolungamento del dono di Gesù nelle mille situazioni della vita e di fronte agli innumerevoli volti concreti del prossimo" . L'Eucaristia ci obbliga a vivere in sintonia con essa. Con il pane eucaristico il cristiano offre se stesso al fratello, si fa egli stesso pane quotidiano, allo stesso modo di Gesù che, nell'Eucaristia, si offre a noi come il nostro vero pane quotidiano .
2. Eucaristia e comunione Il Figlio è stato inviato a noi dal Padre per radunare in unità i figli di Dio che erano dispersi (cfr. Gv 11, 52). La divisione è frutto del peccato perché il peccatore è come incapsulato in se stesso ed è incapace di aprirsi a una comunione autentica con l'altro, sia con Dio, sia con il prossimo. Il peccatore esiste solo per sé, al contrario di Gesù che esiste per l'altro. C'è quindi una antitesi profonda e inconciliabile fra il mondo di Dio e il mondo del peccato, come fra luce e tenebra, fra vita e morte. Offrendo se stesso a noi, il Figlio di Dio ricostruisce l'unità tra i figli di Dio perché riannoda il filo spezzato della comunione con Dio e fra noi e introduce nei rapporti umani il palpito della comunione divina. Intorno alla mensa eucaristica è possibile la vera e definitiva comunione fra gli uomini e si edifica, sul fondamento di Gesù Cristo, la Chiesa: "poiché c'è un solo pane - scrive Paolo - noi siamo un solo corpo" (1 Cor 10, 7). Uniti al corpo sacramentale di Gesù, i cristiani diventano essi stessi il suo corpo mistico, fatti concorporei e consanguinei suoi e quindi membra gli uni degli altri nell'unità del suo corpo, che è la Chiesa. La comunione fra gli uomini generata dall'Eucaristia è una comunione incarnata, una comunione fatta di gesti concreti di carità e di giustizia, intessu ta di solidarietà e di responsabilità. Leggiamo negli Atti degli Apostoli come i cristiani della comunità di Gerusalemme vivevano, con intensità e coerenza, il passaggio dalla liturgia alla vita e praticavano nella vita quotidiana quella comunione che celebravano nell'Eucaristia. Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nella comunione fraterna (koinonìa), nella frazione del pane e nelle preghiere . Essi - come leggiamo negli Atti - condividevano nel nome del Signore sia i beni spirituali sia i beni materiali: La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuor solo ed un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune (koinà) . La Didaché, autorevole testimone della Chiesa primitiva, mette in relazione la condivisione del pane eucaristico, che è Gesù, e la condivisione del pane terreno e si chiede: "Se condividiamo il pane celeste, come non condivideremo il pane terreno?" . L'antico apologeta e martire san Giustino (II sec.) descrive in termini vividi la dimensione concreta della comunione eucaristica: Quelli che sono nell'abbondanza donano liberamente e quanto viene raccolto è messo nelle mani di colui che presiede perché assista gli orfani, le vedove, i malati, gli indigenti, i forestieri, i prigionieri . I Padri della Chiesa spesso sottolineano la relazione fra l'Eucaristia e il povero. San Giovanni Crisostomo (350-407), forte di una dottrina eucaristica intensamente realistica, ci ricorda che "lo stesso che ha detto fate questo in memoria di me, ha anche detto l'avete fatto a me". Esiste una relazione misteriosa, ma autentica fra la presenza di Cristo nell'Eucaristia e la sua presenza nel povero, fra il corpo del Signore e il corpo del povero, fra corpo eucaristico e corpo mistico. In una celebre omelia lo stesso Crisostomo scrive: Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non trascurarlo quando si trova nudo … Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha bisogno di mantel li, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariamo quindi ad onorare Cristo come egli vuole essere onorato … A che serve che la mensa eucaristica sia carica di calici d'oro, quando lui muore di fame? Comincia a saziare lui affamato e poi, con quello che resterà, potrai ornare anche il tuo altare. Gli offri un calice d'oro e non gli dai un bicchiere d'acqua? Che beneficio ricava? Tu procuri all'altare veli intessuti d'oro e a Lui non offri il vestito necessario. Che guadagno ne ha? Non possiamo spezzare il pane eucaristico come Dio vuole, se non impariamo anche a spezzare il pane della Terra. Solidarietà è un aspetto della comunione perché solidarietà significa partecipazione e condivisione, significa restituzione da parte di chi ha a chi non ha, secondo il conturbante insegnamento di sant'Ambrogio (339-397) che "al povero tu non fai parte del tuo avere, ma gli restituisci il suo" . I gesti concreti di solidarietà e di giustizia che il popolo cristiano ha scelto per celebrare il Giubileo sono espressione tangibile di questa volontà di conversione nello spirito di comunione: alleggerire il debito internazionale e spezzarne la diabolica spirale, promuovere la riforma agraria ponendo la Terra nelle mani di chi la lavora, esigere condizioni umane di lavoro tutti i lavoratori della Terra, soprattutto per le donne, e porre fine allo scandaloso sfruttamento del lavoro minorile. Se la Terra è dono di Dio a tutta l'umanità, allora i beni della Terra hanno nativamente una destinazione universale. Egli l'ha creata e assegnata all'Uomo, ad ogni Uomo, di ogni tempo e di ogni luogo: "la creazione è un dono di Dio, un dono per tutti, e Dio vuole che tale rimanga" . L'ingiustizia che ruba la Terra a Dio, non soltanto esclude dall'uso della Terra e dalla capacità di decidere su di essa altri uomini, ma impedisce il compimento del progetto originario di Dio. Da "inquilino e forestiero" l'Uomo finisce col trasformarsi in arbitro e padrone assolu to della Terra. "Dio - si legge nella Centesimus annus - ha creato la Terra e l'Uomo, e all'Uomo ha dato la Terra perché la domini col suo lavoro e ne goda i frutti. Dio ha dato a Terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno. E qui la radice dell'universale destinazione dei beni della Terra. Questa, in ragione della sua stessa fecondità e capacità di soddisfare i bisogni dell'Uomo, è il primo dono di Dio per il sostentamento della vita umana" . Lo scopo del lavoro umano è di trasformare la Terra in pane sulla mensa del povero. La fonte soprannaturale e il divino modello di questa trasformazione si trovano nell'Eucaristia, perché è l'energia dell'Amore che sa amare sino alla fine e che, donandosi a noi, ci ha detto "fate questo in memoria di me" . La Terra, liberata dalla schiavitù del possesso e dell'egoismo, diventa così la Terra dell'amore e della solidarietà e si fa luogo e abitazione dell'Amore.
3. Eucaristia e Terra Nella luce dell'Eucaristia siamo condotti a guardare alla Terra con un occhio ben diverso rispetto a chi la considera semplicemente una riserva di beni da spremere e consumare o una preda da dissanguare. L'occhio avido deve trasformarsi nell'occhio amico per cogliere, accanto all'utilità, anche la bellezza, la dignità, il valore della Terra. Il riposo sabbatico della Terra e quello dell'anno giubilare ci ricordano che la Terra non è data all'Uomo per uno sfruttamento infinito, ma anch'essa come ogni creatura, deve essere amata, curata, rispettata nei suoi ritmi, nelle sue esigenze, nella sua dignità che rimanda ultimamente all'origine divina di ogni essere creato: Quando entrerete nel paese che io vi do, la Terra dovrà avere il suo sabato consacrato al Signore. Per sei anni seminerai il tuo campo e poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno sarà come sabato, un riposo assoluto per la Terra, un sabato in onore del Signore . La Terra potrà avere il suo riposo giubilare quando l'Uomo la guarderà non come un semplice oggetto naturale o come uno strumento di ricchezza, ma come fonte di bellezza e portatrice di un valore che non si esaurisce nel valore d'uso. Lo sguardo nuovo di cui abbiamo bisogno per ristabilire l'antica alleanza fra l'Uomo e la Terra è lo sguardo di san Francesco d'Assisi, a buon diritto indicato da Giovanni Paolo II come il patrono degli ecologisti . Francesco è l'uomo che ha liberato il cuore dalla smania di possesso ed è passato dalla logica dello sfruttamento a quella del godimento, dalla logica della violenza a quella della pace, dal dominio al servizio. Francesco ha rivolto al mondo uno sguardo trasparente e ammirato che ha restituito freschezza e verginità il mondo violato dal peccato umano e, avendo scoperto nelle creature, un tempo oscurate dal peccato, un riflesso della bellezza del Creatore, se ne è fatto come scala per ascendere a Lui. Le cose - come ricorda san Bonaventura - sono state create primariamente per la gloria di Dio e solo secondariamente per il beneficio dell'Uomo, esse sono dunque buone prima di essere utili: Francesco contempla la creazione come il Creatore entrato nel riposo del settimo giorno e, vedendola bella e buona, se ne compiace. Francesco pensa a se stesso come ad una creatura in mezzo ad altre creature che sono per lui sorelle e fratelli, tutte uscite dalla mano di un unico Signore, che solo è Altissimo, e perciò, accordando le fibre intime della sua persona al diapason dell'universo, ha potuto farsi voce e interprete del canto della creazione. Francesco è l'annunciatore della pace vera e attraverso la sua esistenza armonizzata, in pace con Dio e con se stessa, può restaurare l'armonia perduta fra l'Uomo e le creature e riscattare la Terra dalla schiavitù del non-senso perché l'oblio di Dio priva di luce la creatura stessa" . E proprio l'Eucaristia che rivela in modo mirabile il senso e il valore della Terra riconducendola al suo Creatore e Redentore. Nell'Eucaristia, infatti, il pane e il vino, creature della Terra, diventano strumento e spazio della presenza del Dio Amore. Nell'Eucaristia, la Terra, donata all'Uomo per sostenere la sua esistenza quotidiana, si rivela essere anche il luogo privilegiato dell'incontro con Dio, lo spazio storico della comunione con Lui, come insegnano in un bel testo i Vescovi italiani: Poiché sono le nostre offerte - il "pane della creazione" e il "vino della creazione" di cui parla sant'Ireneo - ad essere trasformate nel Cristo crocifisso e risorto, l'Eucaristia realizza ed esprime l'intimo rapporto che lega l'umano e il divino. L'umanità … presenta la Padre, come vittima sacrificale gradita in Cristo, anche la propria storia intessuta di fatiche, di lacrime e di speranze. In tal modo l'unica celebrazione ricapitola in Cristo la storia e la vita dell'Uomo ed esprime il pieno valore del suo tempo e del suo sudore. La storia umana, con le sue speranze e con i suoi drammi, è il cantiere in cui il Regno si costruisce e ogni realtà creata è chiamata a cantare in Cristo la lode al Padre . Il dono dello Spirito Santo fatto da Gesù attraverso il suo corpo di carne ci rende simili a Cristo e orienta a Lui tutta l'azione, tutto il lavoro, tutto il servizio umano. Tutto l'Uomo è rinnovato e assimilato a Lui ed è come cristificato nell'anima e nel corpo, e non solo l'Uomo, perché insieme con l'Uomo e mediante l'Uomo "ogni carne" ed ogni realtà materiale vengono santificate. Con linguaggio suggestivo così padre P. Teilhard de Chardin spiega questa misteriosa trasformazione del Mondo: "Poiché la nostra umanità assimila il Mondo materiale, e l'Ostia assimila la nostra umanità, la Trasformazione eucaristica si estende ben al di là della Transustanziazione del pane dell'altare, e la completa. Progressivamente e irresistibilmente essa invade l'Universo" . Dalle specie eucaristiche, attraverso l'Uomo unito intimamente a Cristo, un'onda di cristificazione percorre