UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Conclusioni e prospettive

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23 Giugno 2000

ndividuare le decisioni necessarie per realizzarle. 1. Il Giubileo: un invito a tornare all'essenziale Il Grande Giubileo che ci accingiamo a vivere costituisce un invito pressante a ritornare all'essenziale del nostro impegno di Chiesa, vale a dire l'evangelizzazione, l'annuncio della verità di Gesù Cristo, su Dio che è Padre, sulla dignità dell'uomo e sul significato della sua storia. "La nascita di Gesù a Betlemme non è un fatto che si possa relegare nel passato. Dinanzi a lui, infatti, si pone l'intera storia umana: il nostro oggi e il futuro del mondo sono illuminati dalla sua presenza. Egli è "il Vivente" (Ap 1, 18), "colui che è, che era e che viene" (Ap 1, 4)". "Incontrando Cristo ogni uomo scopre il mistero della propria vita." Gli stessi segni che Giovanni Paolo II indica nell'Incarnationis mysterium come segni giubilari costituiscono, per così dire, una traccia del nostro impegno di evangelizzazione dei lavoratori delle varie categorie e ci indicano le direttrici di fondo dell'azione pastorale al loro servizio. "Innanzitutto il segno della purificazione della memoria: esso chiede a tutti un atto di coraggio e di umiltà nel riconoscere le mancanze compiute da quanti hanno portato e portano il nome di cristiani". Anche nel mondo del lavoro è fondamentale questo impegno di purificazione e di rinnovamento, affinché la nostra pastorale colmi quella lacuna esistente tra l'impegno missionario e gli uomini e le donne del lavoro che, per tanti motivi, sentono ancora come estraneo, se non ostile, l'annuncio di salvezza di Cristo e della sua Chiesa. Questa purificazione della memoria passa necessariamente attraverso un impegno autentico di discernimento della realtà del lavoro e delle sfide che lo stanno segnando per giungere ad una comprensione corretta dei nuovi fenomeni, liberandosi dalle antiche visioni ideologiche e dai nuovi miti delle facili soluzioni. "Il pellegrinaggio - secondo segno giubilare - è sempre stato un momento significativo nella vita dei credenti, rivestendo nelle varie epoche espressioni culturali diverse. Esso evoca il cammino personale del credente sulle orme del Redentore: è esercizio di ascesi operosa, di pentimento per le umane debolezze, di costante vigilanza sulla propria fragilità, di preparazione interiore alla riforma del cuore". La strada, che di questo segno è l'icona più significativa, ci indica l'impegno della pastorale del lavoro a farsi compagna di strada dei lavoratori delle varie categorie per rimanere in ascolto, sull'esempio del Maestro, della loro vita e dei loro problemi, delle loro aspirazioni e delle loro domande di fede e di senso. La porta, terzo segno del Giubileo, "evoca il passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere dal peccato alla grazia. Gesù ha detto: "Io sono la porta" (Gv 10, 7), per indicare che nessuno può avere accesso al Padre se non per mezzo suo. Questa designazione che Gesù fa di se stesso attesta che Egli solo è il Salvatore inviato dal Padre. C'è un solo accesso che spalanca l'ingresso nella vita di comunione con Dio: questo accesso è Gesù, unica e assoluta via di salvezza". La pastorale sociale e del lavoro ha chiara coscienza che l'essenziale della sua missione, il punto di arrivo dell'ascolto dei fratelli e della purificazione della memoria è il coraggio dell'annuncio esplicito di Gesù e del sua proposta di vita. Lui è l'unico Salvatore, anche dell'uomo che lavora e che cerca di migliorare la propria vita, Lui è l'unica Porta che, attraversata, permette di accedere alla vita piena e consente di spalancare ai fratelli le nostre porte per un'autentica solidarietà e giustizia anche nel mondo del lavoro. Il quarto segno giubilare, la remissione dei peccati sta a significare il desiderio di Dio che "nessuno in questo anno giubilare voglia escludersi dall'abbraccio del Padre. Nessuno si comporti come il fratello maggiore della parabola evangelica che si rifiuta di entrare in casa per fare festa (cfr Lc 15, 25-30). La gioia del perdono sia più forte e più grande di ogni risentimento". Il mondo del lavoro può diventare così luogo di accoglienza reciproca e di perdono, affinché nessuno si chiuda negli schemi rigidi dell'interesse personale o di categoria ma si apra alla misericordia che è la fonte ultima di ogni vera giustizia e solidarietà. Il banchetto, icona della solidarietà, altro segno giubilare risuona come invito a "creare una nuova cultura di solidarietà e cooperazione internazionali, in cui tutti - specialmente i Paesi ricchi e il settore privato - assumano la loro responsabilità per un modello di economia al servizio di ogni persona. Non deve essere ulteriormente dilazionato il tempo in cui anche il povero Lazzaro potrà sedersi accanto al ricco per condividerne lo stesso banchetto e non essere più costretto a nutrirsi con quanto cade dalla mensa (cfr Lc 16, 19-31)". La carità è dimensione fondamentale della vita cristiana che nel mondo del lavoro e dei rapporti sociali si traduce in solidarietà e impegno per la giustizia. La pastorale del lavoro è cosciente che ogni impegno per rendere più fraterno ed equo il mondo del lavoro è dalla parte di Dio ed è espressione della sua Signoria di amore. Anche la memoria dei martiri, ultimo segno giubilare indicato da Giovanni Paolo II, risulta stimolante e decisivo per l'azione pastorale della Chiesa verso il mondo del lavoro. "Il martire, soprattutto ai nostri giorni, è segno di quell'amore più grande che compendia ogni altro valore.. Per questo la Chiesa in ogni parte della terra dovrà restare ancorata alla loro testimonianza e difendere gelosamente la loro memoria". Martirio è testimonianza fino al dono della vita per la causa del Vangelo al servizio dei fratelli. Anche il mondo del lavoro ha avuto i suoi martiri. Senza contare quanti hanno dato la loro vita per l'avvento di un mondo più giusto, sono innumerevoli i cristiani che hanno testimoniato con la vita la fedeltà all'amore di Dio e il servizio ai fratelli. Vale la pena ricordare Mons. Oscar Romero e padre Popielusko che, sotto cieli diversi e in regimi politici differenti, sono stati, fino al dono estremo di sé, espressione dell'amore di Dio per i più poveri e gli esclusi. E' in questa ottica che l'impegno di evangelizzazione dei lavoratori intende svilupparsi affinché cresca nella Chiesa un'attenzione specifica al mondo del lavoro nella convinzione che, solo quando incrocia la vita quotidiana, la fede può calarsi nell'esistenza concreta degli uomini e segnare in profondità la loro storia. 2. Prospettive di azione Durante lo svolgimento di questo ricco e intenso seminario sulla spiritualità dell'evangelizzazione sono emerse più volte alcune urgenze particolari che richiedono una risposta progettuale da parte della pastorale sociale e del lavoro. Siamo coscienti che non basta farne l'elenco, anche esaustivo, ma che occorre la volontà precisa di porre delle scelte concrete che senza pretendere di risolvere i problemi, individuino almeno alcune direttrici di fondo per l'impegno futuro. a) la pastorale d'ambiente In primo luogo emerge con particolare significato l'urgenza di rilanciare una pastorale d'ambiente come autentica opera missionaria di evangelizzazione della Chiesa nei confronti del variegato mondo del lavoro e dei lavoratori. I tempi sono radicalmente mutati, ma resta valida l'intuizione che fu di Pio XI quando individuò i lavoratori, gli imprenditori, i commercianti come i primi evangelizzatori, rispettivamente degli operai, degli imprenditori e degli operatori del commercio. Si tratta di rivisitare una scelta che, pur alla luce delle nuove situazioni, rivela ancora la verità di fondo che non è possibile alcuna passione missionaria, senza la capacità delle comunità ecclesiali di uscire da se stesse per andare incontro agli uomini, là dove essi vivono, lavorano, si incontrano, si divertono. Questa azione missionaria apre necessariamente il problema dei soggetti della missione e di conseguenza ci spinge ad approfondire una seconda urgenza emersa più volte dal nostro confronto. b) la collaborazione tra pastorale e aggregazioni laicali La necessità di realizzare una maggiore sintonia tra le pastorali diocesane, espressione dell'impegno della Chiesa locale ad essere missionaria, e le aggregazioni laicali cristiane, testimonianza privilegiata dell'indole secolare della Chiesa e della sua missione nel mondo, costituisce da sempre una sfida particolare e significativa. Anche in questo seminario si è tornati più volte su questo aspetto e su questa particolare urgenza. A fronte di numerosi e qualificati documenti del magistero ecclesiale assistiamo sovente ad una prassi pastorale troppo clericalizzata e ad una presenza "sparsa e autoreferenziale" delle aggregazioni laicali impegnate nel mondo. E' giunto il momento di avviare un confronto ed una ricerca che sappia con pazienza elaborare itinerari, proposte e modalità di collaborazione nel comune interesse per la causa del vangelo e la sua diffusione nel mondo del lavoro. c) la formazione degli animatori Più volte abbiamo fatto cenno alla necessità della formazione di operatori della pastorale che siano adeguatamente preparati per una pastorale d'ambiente. Non si tratta semplicemente di comunicare alcune convinzioni, ma di trasmettere un fondamento spirituale, delle modalità di presenza, degli strumenti di annuncio perché alcuni laici possano riscoprire il significato e l'impegno di un'azione apostolica in mezzo ai compagni o ai colleghi di lavoro. Emerge pertanto la convinzione di ipotizzare la possibilità di programmare dei corsi specifici di formazione di animatori di pastorale d'ambiente per far crescere, oltre ad una sensibilità comune, anche una prassi pastorale più condivisa e praticata. d) un osservatorio permanente La complessità del mondo del lavoro esige, da parte della pastorale sociale e del lavoro, la presa di coscienza dell'importanza di un continuo monitoraggio delle situazioni per una maggior comprensione dei fenomeni e per una più adeguata risposta di evangelizzazione. Non si tratta di fare una semplice opera di approfondimento teorico o di studio dei mutamenti del lavoro o dei modelli di sviluppo, ma di affinare la sensibilità degli operatori pastorali nella comprensione dei nuovi assetti economici e sociali nella convinzione che un annuncio autentico del Vangelo non può esimersi da un'attenzione di simpatia nei confronti dei lavoratori e di quanto stanno vivendo. Questa d'altra parte è una caratteristica peculiare della pastorale del lavoro, quella di essere stata capace, anche in passato, di un'opera di discernimento delle situazioni a partire da una retta comprensione della realtà e da una lettura di fede ispirata dalla Parola di Dio e dalla dottrina sociale della Chiesa. f) un'organizzazione più efficiente Non siamo certo i fautori di una pastorale "managerializzata", ma non possiamo fare a meno di constatare che l'organizzazione finalizzata all'evangelizzazione risulta indispensabile per una coerente opera pastorale. Più volte abbiamo osservato che la semplice lamentela nei confronti delle cose che non vanno e la sterile denuncia nei riguardi delle inefficienze non raggiunge alcun obiettivo. E' giunto il momento di cominciare con coraggio e con pazienza ad operare alcune scelte organizzative che mettano in primo piano le scelte fondamentali della pastorale sociale e del lavoro, individuando anche persone e strumenti che a livello regionale possono costituire una valida occasione per far crescere sinergie e collegare e coordinare le varie esperienze. Queste prospettive di azione le consegnano al Signore, perché ci dia la forza e il coraggio di purificarle da quanto non corrisponde alla sua volontà e la determinazione di realizzarle perché cresca la nostra fedeltà alla sua chiamata al servizio degli uomini e delle donne del lavoro. Nella prossima Consulta nazionale allargata, che si terrà nel mese di febbraio del 2000, avremo occasione di tornare su queste priorità di i