UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Conclusione dell’Incontro europeo di Pastorale sociale e Lavoro

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12 Giugno 1999

tituito un Comitato presso il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, comitato, da me presieduto, che ha anche l'obiettivo di sensibilizzare i cristiani sul significato di questi momenti giubilari per il mondo del lavoro. Ci siamo dati tre tappe. Nella prima vogliamo produrre qualche sussidio che faccia comprendere, al mondo del lavoro, il senso profondo del Giubileo cristiano; la seconda riguarda la preparazione del Giubileo stesso all'interno delle Chiese locali; la terza riguarda la celebrazione vera e propria dell'evento giubilare a Roma che vorremmo realizzare anche con la proposta di qualche gesto significativo che incida nel mondo del lavoro in termini di giustizia e di solidarietà. Per l'individuazione di questi gesti e per la loro realizzazione avremo bisogno anche del vostro aiuto. Il problema dei gesti ci è stato richiesto direttamente dal Santo Padre perché il Giubileo richiama il tema della liberazione e del riscatto della terra che esige una maggiore giustizia da parte di tutti. Grazie di tutto; abbiamo cercato di fare lo sforzo di incontrarci, ci siamo riusciti, Dio ci ha dato una mano; teniamo stretta questa mano tra di noi e con Lui. Credo che così potremo fare un passo in avanti e un po' di strada da fratelli impegnati seriamente. Siamo giunti alla conclusione di questo nostro simposio sulla Pastorale Sociale e del Lavoro a livello europeo. Sono certo di interpretare l'animo di tutti voi dicendo il primo grazie al Signore che in questi giorni ci ha arricchito, con la grazia del discernimento spirituale e culturale, grazia che intendiamo corrispondere con propositi responsabili di opere buone per il bene dell'Europa e delle nostre Chiese.
Quelle che abbiamo vissuto sono state giornate ricche di passione civile, che la fede ci ha aiutato a sostanziare di passione cristiana per il futuro della nostra Europa e il servizio nelle Chiese di questo vecchio Continente. Giornate, a mio avviso, esemplari per l'apertura e la civiltà del dibattito, per la prontezza con cui ognuno ha proposta la propria idea e le proprie posizioni, anche se con tempo molto limitato, per la comune consapevolezza che l'oggetto della nostra riflessione è connesso con dinamiche e processi storici che ci chiamano in causa direttamente. Ci sono momenti, nella storia delle nazioni e dei continenti, che richiedono risposte pronte, momenti carichi di sfide che non ammettono ne rinvii, né mezze misure; questo simposio è stato caratterizzato da questa nobile consapevolezza.
Con questo intervento non intendo fare una sintesi compiuta di tutto ciò che è emerso, né proporre una conclusione ragionata ed organica, che ha bisogno di tempo e di ponderazione, che qui non possiamo avere e che per altro sarà compito di tutti noi e della segreteria che ha programmato e dato ordine ai nostri lavori, offrendoci in futuro, speriamo prossimo, anche gli Atti di questo nostro incontro.
Voglio richiamare solamente l'asse portante del nostro incontro che ha la sua originalità sia perché è il primo di questo genere, sia perché ha focalizzato il tema del lavoro, della presenza sociale delle nostre Chiese e della consapevolezza dell'urgenza della nostra dedizione personale.
Quattro sono i punti sintetici che vorrei riprendere:
1. Gli impegni che ci siamo dati Il testo, stampato in più lingue, ribadisce che la Pastorale Sociale e del Lavoro è una sfida di grande importanza che richiede un rete a livello europeo che ci proponiamo di realizzare, con una struttura leggera collegata alla CCEE, una segreteria itinerante ogni due anni - per il momento, affidata all'Italia - che si pone in contatto con i referenti nazionali nominati dalle singole Conferenze Episcopali nazionali con l'obiettivo di organizzare, ogni tre o quattro anni, un simposio in cui vengano convocati i Vescovi, i responsabili nazionali e gli esperti. Questo è quanto abbiamo deciso assieme e che porteremo alle nostre Conferenze Episcopali. Se c'è da parte nostra la convinzione, credo che anche le Conferenze Episcopali dei nostri paesi accetteranno la proposta; questo, infatti, è un servizio utile e necessario per le nostre Chiese se si vuole evangelizzare, come affermava il Papa nel suo messaggio, gli areopaghi della vita dell'uomo, e tra questi il lavoro, la società, l'economia e la politica sono forse quelli più importanti.
2. Il clima dei nostri lavori Mi pare che abbiamo vissuto una grande fraternità; qui si è vista l'Europa unita, non divisa; nessuno ha prevalso, nessuno ha dimenticato l'identità dell'altro; anzi, proprio le diversità che si andavano riscontrando nelle nostre esposizioni, anche la difficoltà delle lingue, hanno rinsaldato nella solidarietà il cammino che abbiamo deciso di fare assieme. In questo ci ha certamente aiutato il messaggio del Santo Padre che ci chiedeva di agire assieme, di farci carico dei problemi comunitariamente, di andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo ad ogni creatura per proporre dappertutto, con rinnovato ardore, l'annuncio della salvezza.
3. I ringraziamenti Non sono formali, ma sono sinceri. Prima di tutto al Santo Padre: non capita sovente di ricevere un suo ampio messaggio che certamente dobbiamo ripensare; un grazie sincero a tutta la Segreteria che ha messo in piedi questo modo di operare: la segreteria del CCEE, la segreteria della Pastorale Sociale e del Lavoro italiana, ma anche le vostre segreterie che sono state attente all'invito che vi veniva fatto. Un grazie ai relatori che ci sono stati di stimolo e di aiuto per iniziare questo nostro cammino; non ultimo il nostro bravissimo Segretario Generale del CCEE, mons. Aldo Giordano, che ci ha fatto fare una meditazione tra la filosofia e la teologia, come diceva lui, abbastanza corposa. Un grazie alla pazienza dei nostri traduttori che, facendo salti mortali, sono stati non solo lo strumento tecnico del collegamento tra di noi, ma hanno svolto il loro compito con competenza professionale e con passione. Ho cercato di sentire le varie traduzioni e mi sono accorto che non era un parlare asettico, ma era un parlare con il cuore, cioè condividevano. Anzi qualcuno di loro mi ha detto che quelli che facevamo erano discorsi interessanti e, quindi, siamo contenti che anche loro possano intuire che non eravamo qui per delle formalità, ma per qualcosa che riguardava lo sviluppo della nostra Europa e il cammino che dovremmo fare. Un grazie a tutti voi che avete partecipato, che avete sopportato la fatica dei tempi molto ristretti dei nostri lavori. Ci rammarichiamo di non aver fatto un ulteriore uscita alla sera, con qualche buon gelato affogato... Grazie per la simpatia con cui avete trattato, pur nella difficoltà delle lingue, con gli altri e tra di noi.
4. Il Grande Giubileo del 2000 Nel duemila verranno tenuti tre eventi giubilari relativi al mondo del lavoro: il 20 marzo per i lavoratori dell'artigianato; il 1 maggio per tutti i lavoratori dell'industria, della tecnica, del terziario, gli imprenditori, gli operatori della finanza, i liberi professionisti, i commercianti, i cooperatori; il 12 novembre per i lavoratori dei campi e per coloro che custodiscono la terra.
Per l'organizzazione di questi tre eventi è stato cos

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