UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Come le associazioni e i movimenti vivono queste spiritualità e metodologie

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23 Giugno 2000

ovani dal sindacato sta aumentando e sta calando la coscienza collettiva del lavoro. Uno degli aspetti che mi sembra più significativo della revisione di vita è che stimola i militanti ad una formazione continua. Alla fine della terza tappa, quando la revisione di vita diventa un'occasione per vivere la propria spiritualità, essa esige anche una capacità di leggere le situazioni da un punto di vista strutturale ricercando la formazione e gli approfondimenti necessari. Tra gli strumenti formativi che il movimento si è dato ci sono certamente i campi nazionali - l'ultimo di questa estate era intitolato "Educarsi educando" - il progetto educativo, raccolto nella pubblicazione "L'educazione solidale", e alcune schede operative che presentano alcune tracce per una revisione di vita.1. Movimento Lavoratori - Azione Cattolica (MLAC) Franco Sarti Il Movimento Lavoratori, come tutta l'Azione Cattolica, fa proprie le finalità della Chiesa che sono l'evangelizzazione, la ministerialità e la missionarietà e le declina secondo la propria specificità. Per il movimento l'evangelizzazione vuol dire calare la Parola di Dio nei problemi dell'uomo di oggi; la ministerialità significa che anche il lavoratore deve scoprire i suoi doni e metterli a disposizione degli altri; la missionarietà significa essere sale, luce, lievito nelle realtà temporali, negli ambienti di lavoro, nelle organizzazioni sociali e politiche. Inoltre il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica ha come finalità specifica anche quella di aiutare i lavoratori a ricostruire e a definire la propria identità umana e cristiana nella complessità del mondo del lavoro perché questo diventi un luogo per vivere e crescere umanamente e per affermare cristianamente i valori dell'uomo e della vita. Nel fare questo il Movimento Lavoratori offre ai suoi aderenti diversi momenti formativi che prevedono sia la Lectio divina che la revisione di vita. Domenica prossima celebreremo i 60 anni della costituzione del Movimento Lavoratori che all'inizio non si chiamava Mlac ma faceva parte della Gioc. Riteniamo che il metodo della revisione di vita sia valido tutt'oggi perché è uno strumento per tentare di recuperare quella frattura tra fede e vita che da tutti è stata evidenziata. Inoltre crediamo che sia un metodo da proporre anche nella fascia di età più giovanile perché risponde meglio ad un'esigenza di primo annuncio, di avvicinamento alle persone, partendo dalle situazioni di vita e con uno sguardo attento alla lettura della realtà. Nel corso di questi anni anche l'Azione Cattolica più generale, forse inconsapevolmente, ha adottato il metodo del partire dai fatti della vita quotidiana. E' nostra intenzione, quindi, ripensare l'apporto che il Movimento Lavoratori ha dato all'Azione Cattolica e alla Chiesa italiana, per quanto riguarda la pastorale del lavoro, ridefinendo i metodi, gli strumenti e i percorsi formativi che intende riproporre ai propri aderenti, per cui siamo impegnati a ripuntualizzare il metodo della revisione di vita e a offrirlo come strumento pedagogico ed educativo ai gruppi che sono sparsi nelle diverse diocesi dove siamo presenti. Oltre alla revisione di vita e alla Lectio divina ci sono altri momenti che qualificano l'attività del Movimento. In primo luogo il primato dell'annuncio evangelico inteso non tanto come proposta di informazioni, ma piuttosto come trasmissione di una vita. L'altro momento è quello dell'impegno all'interno della comunità perché il movimento è un soggetto di pastorale che vuol servire Cristo nel mondo del lavoro e tra i lavoratori, rispondendo alle sollecitazioni della Chiesa italiana tramite la pastorale sociale e del lavoro. Quella del movimento è una esperienza associativa di laici che nella vita di ogni giorno vogliono testimoniare che la Chiesa accompagna il cammino di ogni uomo, di ogni lavoratore, per annunciare che Dio è amore; che vogliono rendere presenti, nella comunità cristiana, gli infiniti nomi con cui, pur confusamente, si esprime l'anelito di ogni uomo verso la bontà e verso il bene. 2. Gioventù Operaia Cristiana (GiOC) Roberto Tebaldi Sono Roberto, un militante della GiOC di Milano. Proverò a dire come viviamo la spiritualità e il metodo della revisione di vita. Il mio intervento sarà molto pratico, caratterizzato dall'esperienza, perché mi è più facile raccontare visto che la mia esperienza è legata alla partecipazione ad un gruppo di giovani della mia età, in cui facciamo revisione di vita, e all'impegno aggregativo dei giovani e degli adolescenti del quartiere dove vivo. La prima cosa che vorrei sottolineare è che la revisione di vita è una spiritualità ed un metodo che comportano una gradualità. L'ambito aggregativo con i giovani e gli adolescenti incontrati in quartiere comporta che questo metodo, questa spiritualità, vengano utilizzati e gestiti da uno o più responsabili di gruppo. E chiaro che in questo caso il metodo risponde ad una finalità educativa ben precisa che vuole portare i giovani e gli adolescenti alla presa di coscienza della realtà che vivono e della propria dignità di lavoratori. L'obiettivo è quello di renderli protagonisti del cambiamento delle situazioni di ingiustizia dei propri ambienti di lavoro e della liberazione dai condizionamenti che vivono. Quindi è un cammino graduale, a lungo termine, che spesso impegna anche per lungo tempo un responsabile. Volendo schematizzare si tratta di un cammino che si articola in quattro tappe. La prima tappa è l'aggregazione. Il responsabile incontra i giovani nei propri ambienti di vita - nel quartiere, in oratorio, nei centri di formazione professionale... - diventando lentamente un punto di riferimento per loro, condividendo il tempo libero e coinvolgendoli in una sua gestione diversa. La seconda tappa è quella della costituzione del gruppo. I giovani imparano ad apprezzare il gusto di stare insieme e accolgono la proposta del responsabile di costituire un gruppo in cui le riflessioni, appena abbozzate nella prima tappa, diventano più sistematiche cominciando anche ad utilizzare il metodo della revisione di vita. La terza è la tappa della scelta dell'impegno e della responsabilità. Al termine di questa tappa si propone ai giovani di entrare nel movimento e di prendere in mano la responsabilità di questo cammino educativo anche nei confronti di altri giovani. In questa fase alcuni giovani, che hanno fatto questo percorso, cominciano ad incontrare degli adolescenti, dei ragazzi più giovani, e a proporre loro un cammino di crescita educativa. L'ultima tappa è quella della militanza che porta ad essere cristiani adulti e maturi, nel mondo del lavoro, nei propri ambienti di vita. In questo itinerario graduale di crescita il responsabile gioca un ruolo fondamentale nella gestione della revisione di vita perché il metodo non viene utilizzato in modo rigido, ma attento e funzionale ai bisogni e al cammino dei giovani e del gruppo. Nel vedere i giovani imparano a fare analisi della realtà, a chiedersi il perché delle cose, ad andare in profondità nelle situazioni che vivono e, in una parola, ad essere presenti nella propria vita. Nel valutare definiscono una base comune di valori condivisi, si confrontano con quanto sta loro a cuore e con la vita di Gesù, col suo modo di porsi nei confronti delle situazioni. Infine, nell'azione, si mettono in movimento cercando di inserirsi nella realtà e di cambiarla, di trasformarla mettendo alla prova le convinzioni e i valori che hanno condiviso nella fase del valutare. A questo riguardo i giovani sperimentano la fatica del fare azione perché è difficile mettersi in movimento, sia perché da parte dei giovani c'è una certa difficoltà a rendersi conto che le situazioni possono essere cambiate, sia perché, a livello personale, è arduo mettersi in discussione e provocare un cambiamento che inizialmente è essenzialmente interiore. Un'altra fatica, legata ad un itinerario educativo così lungo, è quella della capacità di tenuta dei giovani che, specialmente in questa fase, sperimentano molte appartenenze e stentano a dare continuità ad una singola appartenenza, ad un singolo impegno. Alla fine della terza tappa, il ruolo del responsabile si ridefinisce. Non è più quello che gestisce il gruppo, che provoca e stimola le riflessioni, che prepara le tracce della revisione di vita, ma diventa un accompagnatore. In questa fase la revisione di vita diventa per i giovani un'occasione per fare sintesi tra fede e vita, tra quello che vivono nel loro ambiente di vita e quello in cui credono. Uno degli aspetti su cui ci siamo interrogati molto in questi ultimi anni riguarda la capacità che abbiamo di vivere e di proporre l'unità di vita cioè la coerenza cristiana nei diversi ambienti di vita. Oggi per i giovani ci sono modi diversi di porsi a seconda dei differenti ambiti di vita - in famiglia, sul lavoro, nel quartiere, in parrocchia... - e ci sembra che la spiritualità della revisione di vita sia un metodo che favorisce la capacità di sintesi, di fare unità. Alla fine della terza tappa la revisione di vita consente ai giovani di stare dentro alla realtà e di coglierne le possibilità di cambiamento in modo più preciso, più approfondito, che prima di tutto è personale, interiore, poi delle situazioni. A questo riguardo si riscontra da parte dei giovani la difficoltà a portare nella revisione di vita dei fatti che li interpellino direttamente come ad esempio l'affettività o la gestione del denaro, perché sono situazioni che toccano in profondità e che possono provocare un cambiamento personale. In questa fase della revisione di vita la Parola di Dio non costituisce più un momento del valutare, ma segna trasversalmente tutte le fasi della revisione di vita, perché nel vedere, valutare e agire c'è un riferimento continuo a Gesù e alla sua vita. Già nella scelta stessa del fatto c'è un'attenzione al modo di Gesù di vedere gli avvenimenti, al suo modo di giudicarli e di agire nella realtà del suo tempo. Ed è in questa tappa che i giovani prendono coscienza del loro ruolo di cristiani laici impegnati nel mondo del lavoro e negli ambienti di vita, dell'importanza di essere testimoni, sale e lievito nella "pasta" delle situazioni in cui siamo inseriti. In questi ultimi anni la GiOC si è interrogata molto sul ruolo dei laici, in particolare durante un seminario tenuto a Torino, nel 1996, dal titolo "Dialogo e annuncio" in cui si è approfondito il significato di essere laici nella Chiesa di oggi. Nella quarta tappa, cioè nell'età adulta, i laici militanti sono invitati ad impegnarsi nel mondo del lavoro, ad esempio nella militanza sindacale che, pur non essendo l'unico sbocco, è tanto più significativo in un periodo in cui, per varie ragioni, la distanza dei gi