UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Brevi interventi di dibattito

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6 Settembre 2000

, latino e il mondo anglosassone. Come hanno già osservato altri interventi non crediamo nell'omologazione, ma pensiamo sia possibile uno sviluppo della società civile e del terzo settore, rispettoso delle diverse tradizioni. La questione a livello europeo si pone anche sul come finanziare questo settore, alla pari del sostegno che viene dato ad altri scomparti della vita sociale ed economica. Domando al Presidente Prodi, augurandogli di poterlo fare, se pensa di poter intervenire in questa direzione. (Testi, non completi, ricavati dalla registrazione e non rivisti dagli Autori. Ci scusiamo per le omissioni e le inesattezze della trascrizione dovute alla pessima qualità della registrazione. E parso comunque significativo riportare quanto si è riuscito a ricostruire per documentare, almeno in parte, la ricchezza del dibattito)
Paolo Ciocca
Due pensieri brevissimi ed una considerazione. In primo luogo trovo molto lucida la sua analisi sulla situazione - Scilla e Cariddi - tra sussidiarietà e accentramento e, da uomo delle tasse, come sintetizzare il pensiero portato avanti regolarmente da Paesi anglosassoni di no taxation without representation, applicato anche agli altri settori di intervento e di discussione comunitaria? Il primo pensiero telegrafico è su Unione Europea e cittadini. Mi sembra che ci sia un problema importantissimo di avvicinamento delle strutture dell'Unione ai cittadini per far capire loro le modalità di formazione delle decisioni comunitarie. A me sembra che, su questo avvicinamento, la Commissione sia più avanti rispetto alle altre istituzioni comunitarie per le quali probabilmente la strada è ancora lunga. Penso, in particolare, al Consiglio, al Parlamento, alla Banca centrale, alla Banca europea degli investimenti. Mi chiedo se la Commissione possa essere il motore di questo avvicinamento e di riferimento esemplare di vicinanza ai suoi cittadini, e se lei è d'accordo su questo pensiero. L'altra faccia della medaglia: la posizione italiana e l'Unione. Questo è un pensiero legato in particolare all'attività che professionalmente svolgo e quindi, per esempio, sul fronte caldissimo del coordinamento delle politiche fiscali europee in questo momento. Mi sembra che, in generale, il sistema di assunzione delle decisioni - in particolare presso il Consiglio e presso la Commissione - sia fortemente legato alla qualità delle proposte e alla coerenza di queste proposte con il focus comunitario del dibattito di quel momento. Quindi, pro poste e posizioni che non rispettano questi due canoni - per esempio semplici difese delle tradizioni nazionali - non hanno alcuna speranza di successo, neanche nei settori in cui vige un potere di veto delle diverse delegazioni. Questo mi sembra che - cercando di trarre qualche pensiero generale - determini la necessità di un salto di qualità da parte dei diversi attori nazionali, che siano pubblica amministrazione, organi di categoria od organismi rappresentativi in generale. Un salto di qualità in termini di conoscenza dei sistemi comunitari di decisione, ma anche e soprattutto delle posizioni relative delle delegazioni degli altri Paesi. La mia domanda è se lei vede questa necessità di una maggiore internazionalizzazione dei centri decisionali italiani e quali potrebbero essere i meccanismi di questa attività. Grazie.

Giampaolo Gualaccini
Sono Giampaolo Gualaccini della Compagnia delle Opere. Premetto che sono rimasto molto colpito dall'analisi che lei, Presidente, ha fatto della situazione europea e delle difficoltà del processo come quello che è in atto, difficoltà che dall'uomo della strada non sono conosciute. All'inizio, nell'introduzione, il dottor Scalvini diceva - e lei l'ha ripreso - che il terzo settore in qualche modo sta rompendo il monopolio pubblico, almeno per quello che riguarda la situazione italiana. Ci sono, evidentemente, grandi differenze negli altri Paesi europei, ma questa, sicuramente, è una direzione della situazione italiana. Certo è che il monopolio pubblico in Italia si difende molto bene! E in atto una sorta di guerra, in senso pacifico per fortuna, una guerra di trincea, di posizione, perché ci sono tante finte aperture, finte liberalizzazioni. Penso, ad esempio, a quella del collocamento, che però di fatto non è mai partita; a tante leggi che sono state oggetto di confronto fra di noi e che riguardano il mondo dell'associazionismo e del volontariato, la legge e la disciplina sull'associazionismo sociale, la legge qua dro sull'assistenza; e a tante altre cose che sono ancora sostanzialmente ferme, sulle quali c'è, come osservavo prima, una specie di guerra di trincea: un'insistenza da parte nostra e una resistenza del monopolio pubblico su una concezione che è ancora - almeno in Italia - sostanzialmente statalista. La domanda è questa: come l'Europa - pur nel quadro che lei dipinge tra le tantissime difficoltà e mi rendo conto che questo problema non è tra i fondamentali - può aiutare il processo dell'avanzamento del riconoscimento del primato della persona, della società civile, del terzo settore come fattore di costruzione, capace di rompere il monopolio pubblico? Non per romperlo in quanto tale ma per aumentare la possibilità della costruzione di uno Stato che sia veramente tale.

Giovanna Gioia
Innanzitutto vorrei dedicare un attimo agli auguri affinché, in settembre, possiamo avere, a tutti gli effetti, Prodi come Presidente. Lo auguriamo per lei, per l'Italia e per l'Europa. Questo lo dico perché noi, in Sicilia, abbiamo riposto in lui grandi speranze e continuiamo a riporle. Infatti la società civile, negli anni passati, si è molto mossa, ha dimostrato una presenza salda, forte e visibile; adesso ha cominciato a ritirarsi a causa delle grosse contraddizioni del nostro mondo politico. Si è sperato molto nella giustizia, non soltanto sociale, ma soprattutto in quella penale e civile. Ora ci troviamo ad avere l'attenzione solo su una criminalità piccola che è l'effetto di una criminalità grossa, delle tangenti, che tolgono quello che serve allo sviluppo sociale. Non ci sono e non vengono dati servizi perché i soldi servono per altro… Ci ritroviamo con un clientelismo imperante, con una mafia che non demorde. L'onestà, da noi, si paga con la vita. L'attenzione al Sud, a questi grossi problemi, ai penitenziari che sono l'espressione delle contraddizioni della società, deve essere un'attenzione particolare, perché altrimenti avremo non un'Europa unita, ma un'Europa di criminalità unificata, di clientelismo unificato, di illegalità unificata. Grazie.

Gianluca Fiori
Sono Gianluca Fiori della Gioventù Operaia Cristiana. Mi hanno colpito molto, del contributo che lei ci ha dato, alcune parole che ha ripetutamente utilizzato. In particolare la costruzione della "casa comune" e il senso di missione che è necessario per questa costruzione. Nel grande scenario che lei ha descritto nel mondo del lavoro, si può anche pensare ad un passaggio dai diritti rivendicati a dei diritti che implicano anche una responsabilità civile e di cittadinanza per chi lavora. La cosa che vorrei sottolineare, un po' come domanda e un po' come sfida, è come riuscire a costruire questo progetto con i giovani del mondo del lavoro, che vivono condizioni di flessibilità e condizioni sempre più precarie, per cui da un lato vengono cancellati o superati alcuni diritti e dall'altro lato gli scenari nuovi non sono sempre così accessibili a tutti. Ritornando alla premessa, per costruire una "casa comune" e per un senso della missione, occorre un senso di appartenenza e credo che una delle sfide da aggiungere sia quella di costruire questo progetto proprio con i giovani lavoratori, perché non basta dare ed avere un progetto "per" i giovani, ma credo che - per avere un senso comune e una "casa comune" - occorra saper costruire anche "con", in quanto i giovani lavoratori sono, evidentemente, una risorsa per il progetto stesso.

Maurizio Giordano
Sono Maurizio Giordano, presidente dell'UNEBA e Consigliere della Fondazione del Volontariato, anche se lei, Presidente, mi conosce come "contadino" quando ero capo di gabinetto al Ministero dell'Agricoltura. Noi - come avrà notato dai due interventi di Scalvini e Bobba - siamo molto preoccupati per diversi aspetti e particolarmente per le differenze sostanziali e concettuali sulla natura e sul ruolo del terzo settore, particolarmente tra il mondo germanico