UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Aspetti del pensiero e dell’azione sociale di S. Gregorio Magno

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25 Febbraio 1999

i casa che estrae dal suo tesoro "cose nuove e cose antiche"può essere assunta a significare l'autocoscienza della Chiesa che si costruisce e si avverte nel tempo.Gregorio Magno, consul Dei come fu definito dall'anonimo verseggiatore che ne compose l'epitaffio, è l'uomo di Dio che, all'insegna del primato della sacra Scrittura, vive il suo carisma di servizio fraterno nella comunione. La centralità della Parola di Dio, l'immagine comunionale della Chiesa, l'autorità interpretata come ministero di carità hanno ispirato la vita e l'opera del grande pontefice. Queste istanze pienamente recuperate dal Concilio Vaticano II sembrano l'orizzonte entro il quale la Chiesa è chiamata a ripensare oggi la sua presenza nella storia, per divenirne luce, sale e lievito.Mons. Mario Iadanza
Le rapide note che seguono non hanno la pretesa di lumeggiare la portata storica e le poliedriche sfaccettature di un pontefice, che ha segnato in modo tanto profondo e in forma così incisiva la storia del proprio tempo da avere voce per gli uomini di tutti i tempi; modestamente si tenterà di individuare nell'orizzonte ideale gregoriano qualche tema significativo del suo pensiero economico e della sua attività sociale, muovendo soprattutto attraverso il Registrum epistolarum. Le lettere, infatti, dettate o scritte dal papa e inviate a imperatori, re, vescovi, monaci e laici, uomini e donne di ogni condizione, espressione della personalità e del multiforme impegno del pontefice, costituiscono la testimonianza fondamentale sui caratteri dell'opera gregoriana, pastorale e di governo. Si fornisce, qui sotto, il sommarioe qualche stralcio, rinviando, per il testo integrale, al file allegato.
1. La concezione della proprietà e la destinazione comunitaria dei beni Le basi della società, secondo Gregorio, sono date "dall'uguaglianza della natura" umana che trova il suo fondamento nella creazione e dalla "diversità di meriti e di compiti" che è intervenuta a motivo del peccato originale. La santità ristabilisce l'uguaglianza e la condivisione tra gli uomini secondo il progetto primitivo di Dio. La giustizia è una delle corde che maggiormente fa vibrare l'animo di Gregorio. Tra giustizia e carità, secondo Gregorio, si stabilisce un legame indissolubile tale che la carità è corrotta se non fondata sulla giustizia
2. Amministrazione dei patrimonia della Chiesa romana Nella molteplicità delle sue occupazioni e preoccupazioni Gregorio, a somiglianza di Argo (la similitudine è di Giovanni Immonide, aveva occhi in tutte le direzioni e sapeva penetrare nelle pieghe più riposte del tessuto sociale ed economico-produttivo. Egli non svolse azione rivoluzionaria nei patrimonia della Chiesa (basti ricordare a tale riguardo il suo atteggiamento verso la questione della schiavitù, né è d'altronde assimilabile a quei riformatori dottrinari e talora astratti di cui la storia culturale e politica dell'Occidente offre numerosi esempi. Gregorio, invece, si adoperò a smascherare soprusi e violenze in nome della giustizia, si inserì nelle strutture esistenti e gradualmente tentò di modificarle dall'interno nello spirito, mirando alla conversione del cuore (dal quale trae origine il peccato) e della vita; conversione che sola consente l'elevazione all'ordine soprannaturale, anticipazione già sulla terra dell'ormai prossimo instaurarsi del Regno di Dio.
3. Il rapporto con i Longobardi e l'impegno per la pace Nella sua azione verso i Longobardi Gregorio, perseguì tre obiettivi: "impedire a costoro di estendere le loro conquiste in Italia; sottrarre la regina Teodolinda all'influsso degli scismatici dei Tre Capitoli e confermarla nella fede cattolica; condurre Longobardi e imperiali ad un intesa, che da una parte assicurasse la pace all'Italia e dall'altra permettesse di svolgere una fruttuosa opera missionaria tra i Longobardi. La sua azione nella questione longobarda fu anche importante per la doppia funzione che egli svolse: di mediatore tra i due contendenti e di rappresentante degli interessi di Roma e dell'Italia, "la sua terra", sia dinanzi ai Longobardi invasori, sia dinanzi ai dominatori bizantini, che si mostravano ogni giorno più incapaci di difenderla
4. Conclusioni "Guardate indietro" non scaturisce dalla volontà di sfuggire al confronto con la contemporaneità e non è il tentativo di ritagliarsi uno spazio sospeso di serenità attraverso l'osservazione di una vicenda umana conchiusa e lontana; d'altronde, altrettanto fuorviante si rivela l'attualismo che legge il passato in funzione del presente precludendosi così la comprensione oggettiva di ciò che è stato e di quanto a fatica si dipana. Invece l'analogia evangelica dello scriba divenuto discepolo del Regno, "simile a un padrone d

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