UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Alcune consegne da sviluppare

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23 Giugno 2000

i pastorali sensibili a questo impegno, coinvolgendo le realtà diocesane e le aggregazioni laicali. c) Un'ultima proposta consiste nello stimolare le aggregazioni laicali che operano nel mondo del lavoro a costituire, tra di loro, una sorta di filiera che le aiuti a ritrovarsi tra di loro e a collaborare per portare un contributo, il più possibile unitario, alla progettualità della pastorale del lavoro. Non si tratta di far sorgere, per così dire, una contro parte della pastorale, ma di stimolare le aggregazioni laicali a diventare più propositive all'interno della progettualità comune. E questo è realizzabile nella misura in cui si sentono direttamente coinvolte nell'elaborazione del progetto e aiutate ad una maggiore conoscenza tra di loro che, nel rispetto dello specifico di ognuna, le porti ad un riconoscimento reciproco e ad un'interazione. Per certi versi è una prospettiva nuova che, sperimentata nel Progetto Policoro, ha dato i suoi frutti e che ritengo valga la pena di "provare anche nell'ambito nazionale dell'evangelizzazione per superare i rischi dell'autoreferenzialità dell'associazionismo, della clericalizzazione della pastorale e della giustapposizione delle iniziative. Non sono che alcune proposte che richiedono un ulteriore confronto e dibattito, ma anche il coraggio di intraprendere vie nuove che ci consentano di fare dei reali passi avanti nel rinnovamento della pastorale e del nostro impegno nel mondo del lavoro.1. La mia non è una relazione ma il tentativo di riprendere alcune suggestioni che sono emerse sia dai relatori che dal dibattito, cercando di proporre alcune scelte operative - alcune delle quali sono già state evidenziate in altre occasioni - con l'obiettivo di essere più operativi o perlomeno di dare più incisività ad alcune iniziative che sono già in atto. Ieri il prof. Totaro ci ha aiutato a prendere coscienza di un'urgenza, di cui siamo tutti convinti anche se oggi non è molto di moda, vale a dire l'importanza di rimettere al centro dell'attenzione e della riflessione la realtà del lavoro, non soltanto dal punto di vista delle analisi di tipo economico e strutturale, ma anche dal punto di vista culturale, vale a dire come la gente percepisce il lavoro, quali sono le sfide che deve affrontare, quali le ansie, le speranze e le incertezze che vive. Tra i vari spunti emersi colgo due elementi che mi paiono significativi. Senza voler riassumere la sua ricca e articolata riflessione sul lavoro, è opportuno ribadire la prospettiva antropologica da cui ha sviluppato tutta la sua argomentazione. Questa prospettiva particolare, che non ignora certamente le analisi di tipo economico e politico, si colloca però su un versante che è tipico e peculiare della dottrina sociale della Chiesa in particolare e della pastorale sociale e del lavoro in generale, che hanno a cuore l'uomo concreto e le sue situazioni di vita. Un secondo elemento particolarmente stimolante dell'intervento di Totaro è il fatto di aver insistito sul tema della compagnia, sulla capacità di accompagnare le persone nel mondo del lavoro a fronte delle gravi sfide e delle preoccupanti difficoltà che devono superare. Per analogia mi viene in mente il proverbio che, a proposito della disoccupazione, affermava che "piuttosto che dare il pesce alle persone, bisogna insegnare loro a pescare". Oggi la nuova variante del medesimo proverbio aggiunge che non basta insegnare a pescare, ma è necessario anche "accompagnare a pescare". Mettere al centro della nostra riflessione e del nostro impegno la persona, significa investire sulle persone, sulle loro capacità, sulle loro aspirazioni. 2. Il secondo intervento, quello di don Gianni Colzani, ci ha aiutato a riflettere sul tema dell'evangelizzazione e della missione. Il suo contributo non è entrato direttamente nella problematica della pastorale d'ambiente, ma ha offerto alcune suggestioni molto significative per il nostro impegno per l'evangelizzazione Un'evangelizzazione che parte dallo stare in mezzo alla gente, un'evangelizzazione che è, prima di tutto, una conversione di Chiesa che avverte il bisogno di uscire, di una Chiesa che è esperta di umanità ma che impara questa umanità stando con gli uomini. Di fronte al mondo del lavoro, ai problemi delle varie categorie, la Chiesa non arriva con delle risposte, ma prima di tutto deve ascoltare quali sono i problemi, le ansie, le problematiche che il variegato mondo del lavoro sta vivendo. Uno stare in mezzo alla gente che aiuta anche a vedere le cose con uno sguardo particolare, lo sguardo di Gesù. Il lavoro viene così colto all'interno di una dinamica più ampia, all'interno di una visione dell'uomo e del suo destino di salvezza voluto da Dio. Una Chiesa che sa annunciare la verità fondamentale che è Gesù Cristo e sa farsi carico e prendere a cuore le situazioni delle persone sull'esempio di Gesù l'evangelizzatore. Questo intervento ci ha proposto alcune riflessioni che da tempo stiamo dibattendo e che fanno parte del nostro approfondimento, ma è sempre necessario riprenderle, perché sappiamo che le difficoltà non mancano e c'è sempre la tentazione, nel nostro agire, di una certa inerzia. Significativo è anche il discorso sulle tradizioni che, pur essendo una ricchezza, rischiano talora di impedire il cambiamento e l'apertura al nuovo. Anche il magistero dei Vescovi italiani mi pare stimolante al riguardo, soprattutto nel documento Con il dono della carità dentro la storia, dove si ribadisce la necessità di una conversione pastorale per ritrovare il coraggio di lasciare i luoghi abituali del sacro per incrociare quelli della vita della gente e l'urgenza di elaborare itinerari per un primo annuncio di fede. 3. L'intervento di S. E. Mons. Fernando Charrier ha ripreso il discorso del ruolo della Chiesa nella pastorale e quello dei vari soggetti chiamati a costruire una progettualità unitaria accettando la sfida della comunione. La proposta che ci è stata fatta è quella di coniugare lo specifico, le caratteristiche, l'identità di ogni realtà aggregativa con l'obiettivo di una sintesi superiore che muova dalla convinzione che è possibile condividere una comune passione e missione per il Vangelo. Saper declinare la diversità non come contrapposizione ma come risorsa, imparando a lavorare insieme sperimentando itinerari nuovi. Siamo convinti che in questo impegno di evangelizzazione non siamo i padroni del Vangelo, né gli artefici primi di alcuna missione, ma è lo Spirito che guida, ed è fondamentale imparare la docilità di chi si lascia guidare. Probabilmente questa è una delle sfide più grosse che anche il dibattito ha dimostrato. Non ci siamo nascosti, infatti, i problemi, le difficoltà, le resistenze, le fatiche; ma anche che il Vangelo è fatto di queste cose, della volontà di costruire delle sinergie partendo dalle diversità. D'altra parte già nella Chiesa apostolica degli Atti troviamo delle diversità; la Chiesa di Corinto non è la Chiesa di Antiochia né quella di Gerusalemme o di Roma; eppure, pur riconoscendo ad ognuno la propria specificità e identità ritroviamo con chiarezza una passione comune per il Vangelo che si traduce anche in comunione e fraternità di vita. 4. Entrando in merito all'operatività, vorrei riprendere alcune proposte che esigono certamente un approfondimento, ma che possono essere delle piste da cui partire per avviare una prassi che ci consenta di realizzare l'obiettivo di questa Consulta nazionale allargata, vale a dire "La pastorale d'ambiente e il ruolo del laicato". a) Una prima proposta operativa riguarda la necessità di riprendere un'attenzione specifica al mondo del lavoro costituendo un osservatorio del mondo del lavoro che dovrebbe avere alcune caratteristiche. Potrebbe essere un gruppo nazionale, a geometria variabile, che si ritrova due o tre volte l'anno, formato da persone esperte che vengono interpellate su temi particolari affinché portino un contributo specifico. L'osservatorio, però, dovrebbe ramificarsi su tutta la realtà territoriale della nostra pastorale cercando di mettere in rete sia gli osservatori presenti nelle varie realtà, sia gli sforzi che le associazioni stanno facendo al proposito. Sarebbe veramente stimolante che l'Ufficio nazionale diventasse il tramite di una maggiore comunicazione di quanto le regioni, le diocesi o le associazioni riflettono e producono a riguardo della situazione del lavoro. Le nuove tecnologie, di cui quasi tutte le realtà ecclesiali sono dotate, consentono di realizzare con poca fatica e poca spesa questa rete di informazione per cui le riflessioni che vengono fatte a Milano, a Torino o presso altre Chiese del Sud, come pure gli approfondimenti che stanno realizzando, ad esempio, le Acli sul terzo settore o la GiOC sul lavoro giovanile, potrebbero diventare patrimonio di tutti e occasione di accumulo di conoscenze e stimoli al coinvolgimento anche su tematiche emergenti come l'apprendistato, la formazione professionale, il lavoro interinale, la cooperazione... Certamente questo interscambio risentirà dell'ambiente da dove viene proposta la riflessione, ad esempio, il mondo legato all'impresa o alla piccola impresa porterà una serie di problematiche, il lavoro dipendente ne porterà altre, il mondo della cooperazione altre ancora, come pure le realtà segnate dalla disoccupazione. Sono convinto comunque che questa capacità di vigilare, di essere attenti, di accogliere anche posizioni differenti, sia una delle strade maestre per entrare in un discernimento del mondo del lavoro che cerca di liberarsi da posizioni preconcette di tipo ideologico coscienti che nella lettura della realtà non è possibile una posizione univoca, ma che bisogna tenere conto di punti di vista differenti, senza perdere, naturalmente, il coraggio della scelta prioritaria a favore dei più poveri e dei più svantaggiati. In una società pluralista come quella che stiamo vivendo è impensabile una visione che pretenda di cogliere, in modo esaustivo e corretto, tutti gli aspetti. b) Un secondo aspetto operativo riguarda espressamente il discorso dell'evangelizzazione delle varie categorie dei lavoratori. La proposta concreta, prima di tutto, consiste nel potenziamento e nel collegamento dei vari ambiti dell'evangelizzazione, sviluppati con la collaborazione di alcune pastorali regionali e con l'interazione di altri settori della pastorale stessa, vale a dire i lavoratori dipendenti; gli imprenditori, dirigenti e liberi professionisti; i lavoratori delle pubbliche amministrazioni; gli artigiani; i lavoratori del mondo rurale; i giovani lavoratori; i disoccupati... Ognuno di questi ambiti ha prodotto dei sussidi per avviare la formazione di gruppi di evangelizzazione e sta tentando con la collaborazione delle aggregazioni laicali di avviare una rete tra i gruppi dei vari ambiti sparsi in Italia. Naturalmente pur avendo ognuno una specificità propria, questi ambiti non sono tra di loro separati e rispondono alla medesima esigenza di riproporre una pastorale d'ambiente che coinvolga direttamente i lavoratori delle varie categorie nell'impegno di evangelizzazione dei loro colleghi. Sarebbe opportuno che a livello delle varie regioni ci fosse un responsabile regionale per settore che curasse il collegamento nazionale e la sensibilizzazione a livello locale. L'Ufficio nazionale intende organizzare per la prossima estate due corsi sperimentali per la formazione di operator