e organizzativa, di nuova impren ditorialità, di integrazione dei mercati: problemi tutti che ci assillano nel nostro impegno di evangelizzazione e promozione umana.
Ragionare di Europa in questi giorni di lavoro per noi significa soprattutto ragionare anche di "nuova evangelizzazione".
Per essere maggiormente in sintonia e sentirci tutti protagonisti in questo comune cammino di evangelizzazione del mondo sociale e del lavoro ci confronteremo al fine di conoscere meglio i problemi per uno scambio di propositi e di iniziative e per valutare l'opportunità di avviare una qualche forma di collegamento tra le pastorali dei vari paesi in vista di un aiuto reciproco.
Il Santo Padre esortava a "globalizzare" e non solo le conoscenze, le economie e le finanze ma anche la solidarietà; accogliamo questo invito anche sul piano pastorale. Ci auguriamo, perciò, un buon lavoro affidando questo nostro impegno a Maria, Madre della Chiesa, e ai Santi Patroni dell'Europa "Benedetto, Cirillo e Metodio".
Grazie.
S.E. Mons. Fernando Charrier - Presidente della Commissione episcopale della CEI per i problemi sociali e il lavoro
Carissimi confratelli Vescovi,
carissimi sacerdoti e laici presenti, e caro fratello in Cristo Segretario della CCEE, benvenuti in Italia e a Roma.
Siamo riuniti in nome di Cristo Signore, che attraverso le parole del successore di Pietro ci chiede di ripensare l'evangelizzazione del vecchio continente per un efficace impatto del Vangelo nella cultura, nella mentalità e dei comportamenti degli uomini e delle donne che vivono in Europa.
Pochi anni fa si era conviti che l'Europa fosse in declino, a fronte dell'espansione dell'estremo oriente e del nuovo continente. Pareva che l'Europa si volesse chiudere nel suo benessere per consumare quel tanto o quel poco di ricchezza, più materiale che spirituale, che aveva prodotto; sembrava non preoccuparsi più della missione, che tuttavia ancora le incombeva, di dover partecipare al mondo intero lo slancio derivante dalla sua tradizione cristiana. Le pagine della sua storia, scritte in questi ultimi anni hanno confutato un simile pensiero; e, come ebbe a dire l'attuale Pontefice agli inizi degli anni '90, l'Europa oggi ha bisogno di essere ripensata alla luce delle sue più vitali tradizioni, delle più antiche e autentiche attese dei propri popoli che affondano le loro radici nella fede in Gesù Cristo.
Voi sapete che proprio questa fede ha sostenuto per tanti anni la speranza di libertà di moltissimi nostri fratelli dalla lunga notte dell'oppressione; ora lo storico muro che divideva in nostro continente è caduto, una porta è stata aperta, anche se altri muri ancora resistono, e altri si pensa di nuovamente costruire con la coercizione, e persino con la violenza.
Noi ci inseriamo in questa porta aperta, per annunciare la libertà realizzata da Cristo Signore; siamo grati al Santo Padre che ci accompagna in questo nuovo cammino per l'annuncio al mondo sociale e del lavoro che Gesù Cristo è l'unico e universale Salvatore con un suo autorevole messaggio di cui ora vi do lettura.
(lettura del Messaggio di Giovanni Paolo II)
L'attuale situazione presenta una sua chiara ambivalenza, luci e ombre si alternano e a volte si sovrappongono; tuttavia noi, non perché ammalati di insanabile ottimismo, pensiamo l'Europa in una sua rinnovata giovinezza fondata su Cristo Gesù; a noi è affidato il compito di renderla matura con uno umanesimo plenario.
Si apre per l'Europa un nuovo ciclo di sviluppo politico ed economico, ciclo possibile sia per la consistenza delle condizioni di partenza di questo continente, nonostante la crisi economica che sta attraversando, sia per la capacità di fronteggiare la complessità delle sfide future.
Guardando all'attuale realtà europea si può comprendere come in essa, nel quadro di quella millenaria vitalità di progresso e di innovazione che si può far discendere da una fede attenta all'uomo e alla storia, si intrecciano con crescente intensità tre diverse linee di evoluzione storica, oltreché culturale. Innanzitutto, una ulteriore spinta di espansione della cultura della "razionalità capitalistica" e del "primato dei diritti individuali" e della "soggettività" dei valori e dei comportamenti; in secondo luogo si rileva la crescita dei rapporti e forse anche della dialettica, fra le culture dei Paesi d'Europa, in modo particolare tra l'Europa orientale e l'Europa occidentale; in terzo luogo si nota il rapido imporsi, specie per effetto delle migrazioni dai Paesi fuori dell'Europa, di una nuova realtà sociale, quella della società multirazziale, multiculturale e multireligiosa con il conseguente affermarsi del problema del rapporto tra fedi e culture. La "nuova Europa" deve fare sintesi delle tre dimensioni citate affinché l'integrazione europea non sia solo - come ha scritto il S. Padre - un processo economico e politico che da tutti è interpretato come sviluppo incompleto, ma un "soffio di nuovo spirito". Non è, tuttavia, difficile rilevare, anche uno sguardo superficiale, che non pienamente questo è il percorso degli attuali costruttori della nuova Europa: non vi sarà un'Europa unita, non mi riferisco certamente alla sola Europa comunitaria, se non si darà vita ad una cultura dell'accoglienza, della complementarietà, della solidarietà e della sussidiarietà, principi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa, in vista di una società autenticamente democratica e rispettosa della persona umana in tutte le sue dimensioni. La cultura dell'accoglienza deve puntare in alto cercando di valorizzare il positivo che viene da tutti i popoli, attingendo alla loro specifica cultura per più alte tensioni spirituali.
Per questo occorre ricominciare a guardare fuori di se stessi, del proprio Paese e del proprio Continente per essere in grado di rigenerare anche la propria cultura in termini di etica della responsabilità morale verso il prossimo anche lontano, etica fondata sul personalismo comunitario, sovente richiamato a parole ma altrettanto sovente dimenticato nei comportamenti.
La vitalità dell'Europa, inoltre, sembra ancora oggi derivare non solo dalla totale libertà su cui costruire il nuovo, ma anche dalla sua travagliata storia come afferma il Papa: "Le prove e le divisioni che hanno lacerato questo vecchio Continente costituiscono, anch'esse, un pressante invito per ritrovare la loro fratellanza comune e la loro cultura indelebile inscritta nella sua storia".
Così non sono da sottovalutare i processi di scontro e di integrazione fra le culture nazionali estremamente compatte ed orgogliose, oltreché di antica tradizione, a partire dalle loro espressioni linguistiche fino ai veri e propri valori che vi sono sottesi, o il processo di integrazione che si svolge attraverso itinerari squisitamente economici, quali quelli della finanziarizzazione, della divisione internazionale del lavoro, di innovazione tecnologica